Sono nato da ogni dove, le ombre che intorno a te
creano cornici di luce mi hanno dato un tesoro, un dono che ora so essere più
prezioso d'ogni altro, i miei fluidi vitali sono le tue lacrime, calde e soffici
frammenti di gioia.
Ero morto e sono rinato, un freddo cadaverico mi
implodeva nell'animo mentre carne putrescente mi
divorava il cuore, un cuore pulsante d'infinito, le cui fibre si esaltano al
solo tuo tocco, al tocco della Verità.
Ti chiedo di non sfiorarmi, è troppo poco il tempo
da cui sono fuoriuscito per stare a contatto di una
divinità, sono poco meno flebile di un alito di vento per riuscire a camminare
sulle mie gambe, sul mio essere che tu potresti distruggere con un bacio
mancato, tu, l'unica che abbia potere su di me, l'unica che ha reso l'orrore un
qualcosa d'amare, il dolore felicità, la rabbia amore, non so come tu abbia
fatto e non voglio saperlo, mentre perdo me stesso tu mi parli, sento la tua
voce,vedo il tuo viso, sento la tua pelle ma tu non ci sei, non sei qui davanti
a me come vorrei, ma non me ne preoccupo, so che per ora la tua unica casa sono
io e di questo rendo lode all'esistenza, so che però ora non ci sei e danno
chiunque mi si avvicini e non sia tu, la mia mente che naviga lo Stige terrestre
che mi bagna gli occhi, e l'acida allegria di chi riesce a esistere in maniera
autonoma mi lacera, mi deturpa e io ho paura, ho paura di ciò, ho paura che
possa non amarmi più solo per tale orrore del corpo.
Mentre sento questo dentro di me, percepisco che
gli altri provano a raggiungermi con le loro stridule voci, e con il loro finto
affetto verso di me, mi credono ancora sull’orlo del baratro, ma si sbagliano,
quanto si sbagliano, ed e già da questo che si vede la loro falsità, dal fatto
che quando ero lassù, e guardavo il mondo dalla cima del mio abisso, allora sì
che ero solo,
davvero ignorato da chi ora dice di pensare a me, solo a me,
mentre io morivo eternamente e mi decidevo a buttarmi, certo a buttarmi visto
che chiunque mi si avvicinava fingeva di comprendermi e si chiedeva internamente perché io avessi tanta paura di loro,
tanta paura degli uomini, così tanta da abbagliare persino Dio, lui luce eterna
e sadica, illuminante tortura, etereo egoismo.
Tutto questo non aveva spiegazione, era solo una
misera sensazione, ma una sensazione assassina che mi ha tolto la vita, la vita
che non so come ho riavuto grazie a te...
...non uscivo quasi mai se
non per l’università, andare per locali o in un negozio a comprar qualcosa era
fuori discussione, troppa pressione da parte degli uomini, troppa aria occupata
per me, a cui anche l’esistenza di un singolo non poteva fare altro che
tormentare l’anima e far piangere il cuore, fargli piangere roventi lacrime di
sangue, un tocco bastava per desiderare di non essere mai nato, una sola parola
e il suicidio era lì, dietro un angolo del mio cuore, per fortuna sono riuscito
a dirlo senza pensarci e desiderarlo, suicidio, la mia morte, la fine di ogni
istante, l’apocalisse dell’anima,tu, un suicidio da questa vita per la ricerca
di una nuova tramite la mia unica metempsicosi, il tuo umido e freddo bacio che
ha creato un mondo davanti ai miei occhi, tassello dopo tassello, sentimento
dopo sentimento, evento dopo evento...Assurdo, mentre prima ero cieco e non
volevo vedere, sordo e non volevo ascoltare le felicità che ci circonda, vedendo
mostri e deliri nascosti in ogni anfratto, cercando il male in ogni bene,
vedendo nell’ombra la luce e soprattutto desiderando di portare il male in quel
poco di bene che ancora intravedevo come un’unica stella d’esistenza davanti al
nulla, una vista macabra, abitata da sangue e cadaveri, di stragi di innocenti e di
pura violenza su ogni uomo, donna, bambino, proprio io vedevo ciò, io che volevo
il coraggio di dare all’altro il male che subivo, di torturare chi invidiavo e
violentare chi amavo perché non potevo capire come era possibile volerla, come
era possibile desiderarla, quell’ infima vita e quella detestabile libertà con
cui siamo stati cresciuti ed educati, deboli educati alla debolezza, destinati a
essere spazzati via dall’orrore quando si fosse deciso a scaraventarsi su di
noi, e allora dovevo essere io a decidere, io a valutare quando morire e l’ho
fatto, mi sono deciso, ho vagabondato tra la gente fin quando davanti a me si è
parato lui, l’altare del mio sacrificio, il patibolo della mia bocca infame, il
vortice delle anime dannate, mia allucinazione in vita e visione in morte, ho
salito i suoi gradini uno per uno assaporando l’eccitazione massima,
incamminandomi verso un istantanea
divinità, con l’estasi dipinta in volto, e la follia che come una linfa vitale
mi abbandonava sgorgando dal mio corpo...uno...finalmente sarò io a decidere, nessuno mi
avrà se non l’ho stabilito io...due...abbandonerò tutto l’orrore senza avere
contribuito ad esso...tre...e abbandonerò tutti dominando il loro cuore e
stabilendo cosa e quando dovranno soffrire, chi e quando dovranno odiare per
averli abbandonati...trentotto...sono io Dio, colui che decide quando lasciare
il mondo, denigrare il paradiso e ...trentanove...dire addio a gli angeli, agli
unici esseri divini che mi abbiano reso la vita meno vita e più
morte...quaranta...i bambini, uniche scintille di positività nel nostro
marciume, ancora di purezza lungo il vizio, perso legame con l’anima del mondo
che finalmente ritroverò.
Gli scalini continuano
mentre la mia anima divaga, mi sento scivolare mentre il corrimano si fa
più carnoso, e mentre la mente si svuota la vista si riempe come al solito di
lampi, lampi di luce e d’ombra,
allucinazioni che non lo hanno mai abbandonato diventando monotone ma
quasi come degli amici rompiscatole a cui però lui affezionato, c’è l’oscurità
in cui lui si sente come una soffice nuvola rossa che dilaga, il sangue che
ricopre i contorni di tutto ciò che vede, mentre muta anche la sostanza del
mondo che diventa carne umana, o per meglio dire viscere, un intestino in cui
lui si sente sprofondare, ma tanto manca poco, sa benissimo che anche le sue
visoni lo vogliono salutare e allora
capisce che ha qualcosa da rimpiangere( ma ancora non sa quanto), la sua
fantasia, il ponte verso livelli d’esistenza più elevati, scissi tra di loro in
piccole bolle d’utopia, soffici schegge d’esistenza, vortici senza fondo in cui
si affacciano altre realtà e altri sogni, amici che ha mai avuto e nemici che ha sempre desiderato
per rendere il suo monotono girovagare su questo pianeta disperso, almeno
vivibile, ma oramai è tardi, il confine
da oltrepassare è giunto, mentre spalanca la porta capisce che sarebbe surreale
rinunciare proprio ora, e appena volge lo sguardo, sente una rivoluzione dentro
di sé, dove prima era l’odio ora c’è amore, dove prima morte ora c’è vita,
nonostante la banalità di tali sensazioni lui ne è preda, ma ha deciso e un vero
uomo(che frase fatta, come se lui fosse un vero uomo) non può far altro che
portare a compimento una decisione e quindi le si avvicina, mentre i suoi
capelli rossi gli si riflettono negli occhi, i suoi di occhi gli scaldano il
cuore, una sensazione che non ha mia provato e che mai dimenticherà, lei è sul
cornicione e sta piangendo ma gli ha rivolto lo sguardo e allora lui ha deciso
di parlare(perché? non l’avesse mai fatto, lui ha
deciso di morire e allora che bisogno c’è, ma sente che deve, o altrimenti il
mondo finirà, il suo mondo, ma non è questo che voleva?!)
:
-Ciao, che succede(che frase stupida da dire ma
d’altronde lui non è abituato a parlare, specialmente con un angelo), cosa vuoi
fare?-
-Sei stupido o cos’altro, scusa ma è chiaro come il
sole e limpido come l’acqua che voglio uccidermi-
- D’accordo ma come mai?(non capisce che gliene
importi e perché le parli, anche lui vuole morire, e allora perché cavolo
continua a parlare)-
-Senti non vorrai mica fermarmi, tanto ormai ho
deciso-
Analizzando la banalità della situazione, che lui
ha visto in un infinità di film, decide di sedersi sul
cornicione gambe all’aria, pensando come la vita riesca a essere assolutamente
più schifosa di qualsiasi stupido film, è la vita a imitare l’arte e non
viceversa(non si ricorda chi ma qualcuno aveva detto quelle famose parole, che
ora sembrava calzassero a pennello) ma non capiva come era possibile raggiungere
questo livello di malvagità da parte di Dio, lui ha capito che il mondo è in
rovina, ma come può esistere un mondo in cui un angelo decida per il suicidio piuttosto che vivere accanto
al suo signore questo non lo capirà mai...
-Cosa stai pensando?-
-A nulla e comunque ancora non mi hai risposto,
perché?-
-Mi hanno mollata contento, i miei genitori, il mio
fidanzato, i mie amici,
tutti-
-Perché?-
-Sono..., cioè ero una
drogata, una tossica che si faceva di tutto quello che poteva reperire, hanno
cercato di impedirmelo ma non c’è l’hanno fatto, e allora...i miei genitori mi
hanno dato un ultimatum che non ho rispettato, e il mio ragazzo mi ha tradito
con mia sorella di 12 anni -
-E tu vuoi morire per questo, e poi, tra parentesi
quanti anni hai?-
-Tredici e comunque no, voglio morire perché la
vita fa schifo, va bene, ma ora ci buttiamo o no?-
-Insieme?-
-Certo, allora?-
-Aspettiamo solo cinque minuti, voglio godere della
tua compagnia
per almeno cinque minuti, prima di essere certi che valga la pena
morire-
-Per me non c’è problema, ma non ho intenzione di
far nulla se non morire, insieme -
- D’accordo- disse mentre
le contemplava il viso, sembrava quasi che la natura si fosse sforzata di
avvicinarsi al sovrannaturale nel crearla, la delicatezza di un elfa millenaria,
fusa perfettamente con la realtà che la circondava si univa decisamente ai
tratti marcati e lussuriosi di una vampira, una dea, non vi erano altri termini,
tutto di lei l’eccitava e non solo fisicamente, anche sfiorarla per lui sarebbe
stato come raggiungere l’eden, e tentò.
Cosa che lui non sapeva e che anche i pensieri
della giovane erano simili, ma ormai aveva deciso di morire, e avrebbe portato
fino in fondo, per la prima volta una sua decisione soprattutto dopo quello che le aveva fatto lui, fare l’amore con un’altra
persona e soprattutto con la sua sorellina di soli 12 anni, ancora una bambina
(anche se non è che lei fosse una donna, aveva solo un anno in più di Sara), che
però come gli aveva confidato aveva reagito illuminandosi alla proposta di lui, lui che lei amava e che le aveva
tolto la purezza, ma era ora, inutile rivangare il passato, sicuramente le
toccherà una vita migliore in futuro, oppure si fonderà con la natura e con
l’anima del mondo, è ora, quindi lei si alza, prende la mano di lui
e...
Lui è felicissimo, lei gli ha preso la mano, ma sta
quasi per lanciarsi nel vuoto, sta quasi per abbandonarlo, se lui non farà
qualcosa lui (Dio) gli rovinerà persino il giorno della sua morte, e allora la
decisione è fulminea, le stringe la mano fine a farle male,-Aaahhh!!Ma sei rincretinito-
nonostante il finto linguaggio volgare e la presunta rabbia, lui non può
permetterlo.
Pensa che aveva deciso di
morire perché nessuna ragazza era disposta a contraccambiare l’amore che lui era
disposto a donare, ma ora l’ha trovata e non la lascerò andare, tanto lui è più
forte di lei che è minuta, mingherlina , una vera piccola
dea...
-Non puoi-
Finalmente si è deciso, lei non ne avrebbe avuto la
forza, e allora sarebbe morta con il primo uomo che abbia mia
veramente amato
-Cosa? Come ti permetti, sono cose che non ti
riguardano, sei un villano presuntuoso, un falso che prima dice di voler morire,
e poi vuole decidere di revocare la morte agli altri-
Ma che dice, è quello che lei vuole, ha da sempre
desiderato questo, fin da bambina quando sognava il
principe azzurro, c’era tutto, proprio tutto, tranne il cavallo
bianco
-Hai capito, non ti dovevi permettere- gli dice
ritrovandosi entrambi al di qua del cornicione del palazzo, lui con la sua mano
ancora stretta, ma l’altra ancora libera, e allora parte uno schiaffo che lui
decide di avere per sentire la sua mano sul cuore e al contempo avvicina le sue
labbra a quelle di lei che dopo avergli dato lo schiaffo
,con la mano paralizzata su di lui, riceve, il primo bacio della sua
vita, o meglio il primo bacio di qualcuno che ami
Il bacio è travolgente ,
entrambi sentono di toccare il cielo con un dito, frase banale e insieme
adattissima
-Allora come ti chiami?-
-Renee e tu, che ti sei attribuito il dovere di
salvarmi, quale il tuo nome?-
-Non ne ho, io sono morto oggi e rinato a nuova
vita-
-Cosa, ma allora sei veramente pazzo,d’accordo ma almeno posso sapere perché mi ha
“salvata”?-
-Una dea non può morire, soprattutto la dea
dell’amore-
Quelle parole le sciolsero il cuore mai veramente
adirato vero il giovane e allora lei decise che lui sarebbe stato il suo Dio e
l’avrebbe sempre amato e onorato oltre la morte e non finché la morte non li
avesse separati come recita quello stupido rito cristiano
-Tu sei amore, il tuo nuovo nome è amore, il mio
amore e io ti battezzo con tutta me stessa-
-Se mai uno di noi due volesse morire facciamo giuramento di farlo
insieme-
-Sicuro ?-
-Meglio morire insieme alla donna che ami, che
vivere per sempre da solo-
-Come vuoi, ma come faremmo, tu sei molto più
grande di me, giusto?-
-Sì, ho 22 anni, ma non è certamente il tempo che
può sconfiggere una coppia di dei-
- E’ vero, allora è meglio
scendere-
Chi vede una violenza nell’amore che si può provare
verso una Dea come Renne non comprende l’amore, che non è mai violenza e che io
non potrò mai fare a meno di rivolgere se non verso Renee, il mio ossigeno, il
mio sole, il mio mondo(non sono mai stato bravo con le parole e questa sequela
di banalità ne è una prova, ma è quello che provo, e sarà sempre
così).
Purtroppo capita che lei non ci sia, cioè che vada a scuola visto che in ogni altra
occasione, sempre se lei vuole( e per fortuna è sempre così, comunque nel caso,
quel palazzo è ancora lì, nemmeno il nostro amore l’ha distrutto, e quindi
rimane indelebile prova di cosa stavo perdendo, cioè il tutto, lei, Renee)sto
vicino a lei, lei a cui non faccio mai pesare il fatto che mi suiciderei
veramente se non l’avessi accanto, altrimenti sarei come Dio che tiene le sue
creature legate con catene di libertà, lei starebbe con me solo per questo, ma
tanto non lo sa, la mia piccola, stupenda, divina, Renee, come adoro dire il suo
nome, soprattutto ora che sono davanti alla sua scuola, vedo altre ragazzine che
mi attraggono ma mai come lei, Renee, Renee, -Ti amerò per sempre, mia piccola
Renee, come è soave il suono del tuo nome, Renee,
Renee-
-Lo so grazie, andiamo Amore- disse baciandomi e
rendendomi ancora una volta l’uomo più felice del mondo
-Ai tuoi ordini, mia Dea- le disse Amore mettendole
una mano sulla spalla e sentendosi sfiorare da delle piume,capì che aveva colto nel segno e che persino Jaweh (era la prima volta che lo chiamava col suo nome)
aveva riconosciuto che un essere come Renee poteva essere solo un angelo, e solo
un angelo può stare con il Dio dell’amore tragico.
Salve a tutti, e da un secolo che non pubblico
qualcosa, so che non importa a nessuno, comunque riguardo alla storia,
nonostante io sono un depresso cronico, ho provato a fare una storia a lieto
fine, una storia che all’inizio doveva essere solo introspettiva e la lei a cui pensava il protagonista doveva essere la sua nuova dea,
ma a metà( più o meno quando lui vedeva Renee, allora lì è diventata d’amore),
spero recensirete in molti (anche se non ci conto).
Comunque se qualcuno volesse vedere la visione col finale negativo me lo può anche
chiedere nelle recensione e se posso la riscrivo volentieri, poi ero indeciso se
scrivere una one-shot o una storia, ma non lo so, se
qualcuno ha suggerimenti su cosa farne di questa storia che non ha il minimo
senso me lo dica( non ha senso perché non si capisce se è finita, potrebbe
essere qualsiasi categoria, infatti non so se mai la continuerò,
allora...).
Grazie per essermi stati a sentire e alla
prossima