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Autore: for___you    03/08/2013    0 recensioni
Siamo nel 2034 ed ormai il piccolo principe ha 21 anni. La vita a Palazzo non fa per lui e decide di scappare di casa e di fingersi un normale ragazzo che vuole divertirsi.
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«Comunque piacere, io sono Christal Potter.» dice porgendomi la mano.
Non potevo dirle che mi chiamavo George e che ero il principe, magari lo avrebbe detto a qualcun altro e sarei davvero entrato nei guai. «Mi chiamo Louis.» dico porgendole la mano e lei mi sorride. Louis è il mio terzo nome, quello che preferisco sinceramente, ma ormai a corte tutti mi chiamano George.
«Louis...» mi incita a continuare.
«Ehm... - dico non sapendo come continuare. Improvvisamente vedo un cartello che indica il nome di una strada ''Via. Tomlinson'' - Tomlinson. Sono Louis Tomlinson.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora non capisco come questa ragazza abbia talmente tanta fiducia in un perfetto sconosciuto da potergli dare ospitalità a casa sua. Lei non sa quasi nulla di me, e quelle poche cose che sa sono anche bugie. Non posso replicare nulla, però. Non vuole proprio farmi dormire sotto un ponte, almeno fino a quando non trovo un lavoretto e una casa.
«Christal, però sia chiaro che rimarrò da te per poco. Solo stanotte. Domani cercherò un lavoro e una casa in affitto e tolgo subito il disturbo.» dico guardandola mentre prende dalle tasche le chiavi del suo appartamento e le infila nella serratura.
Ci troviamo in uno di quei soliti condomini di città, non molto lussuoso, ma sicuramente uno dei migliori di Londra.
«Non capisco perchè tu abbia tanta fretta, Louis. Puoi rimanere a casa mia per quanto tempo vuoi e per la cronaca non mi stai causando nessun disturbo.» mi dice aprendo la porta e indicandomi di entrare prima di lei.
Entro dentro e noto che la porta principale porta al salotto dalle quali grandi finestre che fanno da muro si può osservare tutta la bellezza di Londra. Si vede perfino casa mia. Se quella può essere definita una casa. È da quando ero piccolo che sognavo di avere una casa normale, di non vedere persone ogni giorno difronte al palazzo per guardare il cambio della guardia, gente che non fa foto alla mia casa, mia madre e mio padre che non anno trecento mila foto su internet, gente che mi cerca, giornali che mi danno per disperso... avrei tanto voluto tutto questo.
«Hai una casa bellissima.» dico senza parole. È tutto così in ordine. Io la immaginavo diversa, più un tipo disordinato, ma invece mi sto ricredendo.
Lei sorride guardandosi in torno. «Vieni, ti faccio vedere la tua camera.» dice incitandomi a seguirla lungo un piccolo corridoio. Conto altre 5 Porte, tra cui una aperta che è la cucina. Una sarà il bagno, un'altra la camera degli ospiti, l'altra la camera di Christal e l'altra non ne ho la minima idea.
Apre una delle porte, quella infondo a destra e cerca nel buio l'interruttore, fino a non trovarlo e accendere la luce.
La camera è talmente in ordine e ben preparata che quasi mi fa pensare che lei sapeva già del mio arrivo. «Mi stavi aspettando?» chiedo ironico provocando la sua dolce risata, sicuramente la più bella del mondo.
«No, solamente che quando mi annoio pulisco e metto in ordine le stanze e mi piace avere la camera degli ospiti ben pronta per l'arrivo di qualcuno. E mi sa di aver fatto bene ad averla pulita questa mattina.» mi sorride.
«E' bellissima. Sai, hai un grande futuro nel mondo della pulizia.» dico ironico.
«Non credo. Inizialmente appena ero scappata ero andata al Bukingam Palace per cercare di essere assunta come cameriera, ma non sono stata presa.» dice sempre sorridendo.
Quindi se l'avrebbero presa l'avrei incontrata lo stesso. Chi sa perchè non hanno lasciato me a fare il catering per le cameriere. Lei l'avrei assunta nel primo momento l'avrei vista sorridere.
«Adesso però vai a dormire che immagino che per arrivare dall'Irlanda ci hai messo parecchio tempo. Domani dormi fino a quando vuoi, ti chiamo io per il pranzo.» dice mentre poso a terra le mie valige e lei si poggia un istante sulla soglia della porta.
«Non credo, Christal. Domani vorrei svegliarmi presto per trovare un lavoro e una casa in affitto. Non credo di...» affermo fino a quando non mi interrompe.
«Louis, domani mattina tu dormi e fidati che non puoi buttarti dalla finestra del quinto piano e stai certo che toglierò le chiavi dalla serratura.» dice cercando di essere seria.
«Anche questa decisione è stata presa?» le chiedo ironico. Sta prendendo tutte le mie decisioni da almeno una trentina di minuti.
«Esattamente.» dice uscendo e chiudendosi la porta alle sue spalle.
Evidentemente non ha capito che io mi sveglierò prima di lei ed andrò a trovare un lavoro dato che trovo intensamente imbarazzante vivere a casa sua, soprattutto per il fatto che io e lei siamo solo conoscenti. Non siamo amici di vecchia data e credo che non siamo nemmeno amici. Non posso trattenermi a lungo, anzi non posso trattenermi più di stanotte. Vedo una porta accanto all'armadio e per curiosità vado ad aprirla. È semplicemente il bagno della mia stanza.
Non esito a svestirmi ed entrare nella doccia sotto l'acqua calda. È talmente rilassante che quasi quasi rimarrei a dormire sotto l'acqua se non fosse per il fatto che la doccia è decisamente più stretta del materasso.
Appena finisco la doccia entro nella mia camera e mi metto il pigiama per poi buttarmi nel letto e dormire.

 

Apro gli occhi lentamente e noto che a stanza è completamente illuminata dalla luce del sole. Merda. Dovevo svegliarmi prima, ma credo che non aver dormito prima di sgattonare fuori di casa sia stata una pessima idea. Lentamente il mio sguardo si posa sull'orologio appeso di fronte al letto che segna le 13:15.
O mio dio ho dormito così a lungo? Caspita devo assolutamente uscire e cercare qualche annuncio di lavoro.
Mi alzo dal letto e dopo essermi lavato e vestito metto il portafogli in tasca ed esco dalla mia stanza, trovando Christal a guardare la televisione in salotto. «Buongiorno.» mi sorride.
«Buongiorno.» sorriso ancora sopraffatto dal sonno.
Si alza e raggiunge la cucina, mentre io la seguo a ruota. «Dormito bene?» mi chiede mettendosi ai fornelli.
«Si. Però credo di aver dormito troppo.» dico passandomi una mano sulla nuca.
Lei sorride leggermente. «Se ti saresti svegliato prima ti avrei mandato di nuovo a dormire.» dice ridendo.
«Sai, sembra che il mio arrivo fosse già programmato a casa tua...» dico cercando di essere vano sedendomi su una sedia al bancone della sua cucina.
Lei mi sorride. «No, è che mi piace essere accogliente. Poi te l'ho detto che quando sono scappata di casa non mi ha accolto nessuno ed ho dormito per ben una settimana sotto il ponte, almeno fino a quando mio padre non si è calmato e mi ha riattivato la carta di credito. Poi ho comprato quest'appartamento e ho deciso di ospitarti dato che ti trovavi in difficoltà. Non ci trovo nulla di male.» dice tutto d'un fiato iniziando a cucinare qualcosa.
«Ti piace aiutare le persone?»
«Si. Ho sempre sognato di farlo, ma non ci sono mai riuscita ad ottenere un lavoro che possa permettermelo. Per ora sono in vacanza e a Settembre inizio il secondo anno di università. Sai, mi sarebbe piaciuta nascere tra la famiglia reale.» dice continuando a cucinare.
Quest'affermazione mi provoca qualche leggero colpo di tosse. Tutti volevano far parte di quella famiglia, tranne me. «E posso sapere come mai?» le chiedo cercando di essere vaga.
«Beh, essendo una principessa o una regina, potrei aiutare molte persone. Darei la maggior parte dei miei soldi in beneficenza, passerei tanto tempo con il popolo e mi piacerebbe tanto fare viaggi in Africa per aiutare i bambini, costruire scuole ed abitazioni per loro...» dice rivolta verso il fornello.
Sicuramente lei come principessa sarebbe stata la migliore di tutte quelle precedenti. Lei ha un animo buono, sa come far sentire a proprio agio le persone e non pensa a se stessa, ma bensì alle persone che nemmeno conosce e sogna di aiutarle.
«Sai, non capisco perchè il principe George non sia mai uscito di casa per sei anni. Insomma, io fossi in lui sarei per il mondo ad aiutare le persone.» dice vaga.
Appena sento che pronuncia il mio nome, quello vero, mi sento avvampare. «Magari, non gli piace la vita da reale.» dico cercando di essere naturale e di non parlare come se si stesse riferendo a me.
Improvvisamente si gira verso di me portando due piatti mettendone uno difronte e a me ed uno difronte a lei insieme a due posate. «Tu invece che scuola stai frequentando, o hai già finito?» dice cercando di cambiare l'argomento. Evidentemente non condivide il fatto che sia stato per sei anni chiuso nel palazzo, mentre potevo aiutare tante persone.
Che scuola ho fatto? Beh, quella privata. «Oh, a Settembre torno in Irlanda a studiare giurisprudenza.» improvviso.
Beh, di legge so molte cose dato che fanno parte delle cose basilari che un principe deve sapere.

 

Le strade Londinesi alle 16:00 sono completamente piene. Camminare in mezzo alle persone è bellissimo, soprattutto se non sanno che sei il principe. Insomma, non ti guardano come se fossi un lingotto d'oro, ma come se fossi un semplice passante indaffarato, uno di loro. È una sensazione meravigliosa. Nessun paparazzo mi segue o mi fa foto, nessuno che mi da particolari attenzioni.
Per la prima volta in vita mia voglio andare in un bel bar inglese e bere un caffè, così entro nel primo che trovo e mi siedo al bancone. «Un caffè, grazie.» dico al signore che frettolosamente lo mette nella macchinetta per poi andare via in una stanza la quale porta si trova a destra del bancone.
Passano cinque minuti, il caffè è pronto e sicuramente anche freddo e lui ritorna miracolosamente.
«Ecco a lei. Scusi il ritardo ma manca del personale e cerchiamo di fare quello che possiamo.» mi spiega scusandosi.
Manca del personale? Ecco la mia opportunità. Non ho mai preparato un caffè in vita mia, non sono mai stato dietro ad un bancone, non ho mai messo dei soldi in una cassa, ma potrò imparare. «Senta a me servirebbe un lavoro...» dico solamente prima di essere interrotto da lui.
«Sai fare il caffè?»
«Posso imparare.»
«Ok. Le altre cose te le insegnerò io. Sei assunto, ma ricorda.
Il cliente ha sempre ragione
Perfetto, se è solo questo che devo sapere credo che sia più semplice di quanto io pensassi avere un lavoro.

 

Per la prima volta in tutta la mia vita mi trovo dietro un bancone, seduto su una sedia aspettando che qualche cliente arrivi per mettere in pratica ciò che John mi ha appena insegnato. Evidentemente questo posto non è frequentato da nessuno, anche se devo dire che è un posto molto carino e moderno. «John, perchè non c'è nessuno?» chiedo impaziente.
«Tranquillo, tra poco mi chiederai quando andranno via...» dice scomparendo di nuovo nella sua porta.
Improvvisamente la porta d'entrata si apre e da essa entrano più o meno una decina di persone tutte insieme.
Una ragazza si avvicina al bancone con dei soldi in mano. «Un caffè, grazie.» dice gentilmente.
«Subito.»
«A me una cioccolata calda.» dice un'altra alle sue spalle.
«A me un succo di frutta, grazie.» interviene un'altra dietro.
«Io voglio un gelato...» dicono ininterrottamente altre persone.
Sono nella merda.



shiauuuuuuuuu

Lo so che ho aggiornato appena tre giorni fa ma dato che mi avete lasciato 2 e dico 2 recensioni mi sono rallegrata e ho scritto il secondo capitolo.
voglio ringraziare le 2 ragazze che hanno recensito e mi ha fatto molto piacere che voi abbiate letto la mia storia, l'1 persona che ha aggiunto la storia tra le preferite e l'1 che l'ha messa tra le seguite.
Mari è tanto felice.
Nel capitolo precedente ho scordato di dirvi che Edward, il fratello minore di Louis, sarebbe Harry e Christal ha il volto si Selena Gomez.
Ho una domanda da fare... ma il banner si vede??
lol
Baci da Mari
   
 
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