Un viaggio per conoscersi
Iori: Ciao Sora89, innanzitutto Rory e Dedy ti
ringraziano infinitamente per la recensione... finalmente sono felice di aver
trovato qualcuno che mi comprende!! Dannato Koushiro che mi fa fare sempre
brutte figure... mi fa piacere che il capitolo dove
intervisto Koushiro ti sia piaciuto, e credo che già in questo capitolo potrai
trovare i tanto attesi risvolti, poiché...
Mimi: zitto zitto zitto!!
Non anticipare niente! Meglio ringraziare Kari89
che fornire anteprime del capitolo che segue! Dunque
cara, che male ti ho fatto per meritare un fidanzamento con un uomo che pensa
solo al proprio pc? Comunque Rory e Dedy ti
ringraziano per la tua recensione! ^.-
Koushiro: perché, ho qualcosa di sbagliato
io, brutta zitella incallita? È sicuramente più proficuo porgere a memi i ringraziamenti delle autrici,
che ascoltare i tuoi discorsi! Dolce scrittrice, le autrici sono liete del tuo
complimento riguardo le loro idee innovative! Ma cara, perché vuoi farmi morire per mano del cacciavite di
un giornalista? Merito questa fine, io? E poi sembra tu mi voglia dare il colpo di grazia con l’augurarmi di fidanzarmi con
Mimi... un’altra no, eh? Sarebbe ben accetta, garantisco!
^^ Grazie di tutto comunque, memi-chan!
Sora: E dillo, che vorresti
fidanzarti con memi! In ogni caso, non sono qui per sindacare te ma per ringraziare la nostra nuova lettrice Kalie da parte
di Rory e Dedy! Le autrici sono contente che la storia ti piaccia! Bene, ora
non mi resta che augurare...
Daisuke: Buona lettura a tutti!
Sora: E tu cosa ci fai qui?
Daisuke: Accelero i tuoi lentissimi tempi!
Ecco a voi il terzo capitolo! Un caloroso saluto a tutti!
***
Capitolo terzo: A Madrid
Sicuramente adesso Iori Hida stava svolgendo il proprio incarico con maggiore entusiasmo rispetto a quando aveva lasciato la sua patria.
Mentre viaggiava a bordo del volo
Berlino-Madrid, sperava caldamente che l’incontro con
la stella del Real Madrid Taichi Yagami somigliasse a
quello con Koushiro e non con Takaishi. Non che fosse difficile.
Non aveva dimenticato, infatti, l’esperienza nel
ristorante francese, e sicuramente non ci sarebbe riuscito
né facilmente, né in breve tempo.
Ma non era quello il momento di
pensare al passato, il volo sul quale il ventitreenne viaggiava era appena giunto
a destinazione.
Non moltissimo tempo dopo il giornalista occupava la
camera che si era fatto riservare in un lussuosissimo albergo al centro di
Madrid. Il viaggio era interamente a spese del suo giornale, quindi avrebbe potuto egoisticamente concedersi qualche lusso
maggiore.
***
Il sole splendeva alto nel cielo mentre
Taichi Yagami raccoglieva le lodi dei propri compagni di squadra. Adorava quel
momento dell’allenamento, in cui la sua bravura veniva
esaltata. Tipico atteggiamento leonino.
D’altro canto, era questo l’unico sistema per evitare di
pensare alla sorella lontana, in quanto, causa il suo smisurato orgoglio tipico
del suo segno zodiacale, non avrebbe mai ammesso
quanto fortemente sentisse la sua mancanza.
Non era nell’indole del ragazzo che aveva appena
interrotto i propri allenamenti per usufruire di una bottiglia d’acqua che
troneggiava nei pressi della panchina.
Proprio quando stava per soddisfare la propria sete, il
giovane venne avvicinato dal proprio allenatore.
Taichi non impiegò molto tempo per comprendere che intenzioni avesse
quell’uomo.
“Yagami... oggi pomeriggio avrà luogo
l’intervista con quel giornalista giapponese.” Gli ricordò fermamente l’uomo
anziano, la cui voce risuonava nelle orecchie del suo interlocutore come una
silenziosa minaccia.
“La ricordo perfettamente!” esordì Taichi con la sua
celeberrima ilarità, che in quel momento gli fu molto utile per smorzare la
tensione.
“Ti ho sempre reputato un ragazzo sveglio, Yagami. Ma
soprattutto intelligente” riprese il mister “mi raccomando su quello che dirai.”
Poiché Taichi possedeva realmente le doti che un attimo
prima il suo allenatore gli aveva riconosciuto, aveva anche perfettamente compreso quanto,
seppur velatamente, il suo interlocutore voleva comunicargli.
In una parola: omertà.
***
Iori Hida lasciò il proprio albergo in un bel pomeriggio
assolato. Adorava il clima spagnolo, un po’ meno la serie d’interviste che
stava svolgendo. Tuttavia, non poteva nascondere l’interesse per l’informatica che
il giovane Izumi aveva destato in lui.
Eppure il calcio era qualcosa che
proprio non riusciva ad appassionarlo...
Crudele coincidenza di vita fu lo sciopero dei tassì di
quella giornata, che costrinse il giornalista a raggiungere lo stadio con i
mezzi pubblici.
Era arrivato a metà percorso in
largo anticipo, quando la suoneria del proprio cellulare interruppe i suoi
pensieri, inerenti all’incontro con Yagami e le domande che avrebbe potuto
porgli.
Il giovane Iori lesse sul display
del suo cellulare un numero che non conosceva, a suo parere molto probabilmente
di un cellulare spagnolo. Chissà chi lo cercava...
Nel rispondere, scoprì che quella era una telefonata da
parte di Yagami. Eppure, si chiedeva Hida, che senso
aveva chiamarlo un paio d’ore prima dell’intervista? Doveva essere successo
sicuramente qualcosa.
“Lei è Iori Hida?” chiese affabilmente Taichi in un
giapponese perfetto, dopo essersi presentato.
Iori notò immediatamente come il suo
interlocutore avesse perso i formalismi tipicamente giapponesi a
vantaggio di una parlantina più colloquiale e informale, ancor prima di
rilassarsi per essersi accorto di poter parlare liberamente il giapponese. La
sua lingua.
“Certo... posso aiutarla, Yagami?” chiese, cercando di risultare cordiale.
“Ho bisogno di parlarle in un luogo sufficientemente
lontano dallo stadio. Scelga lei quale di preciso, tenendo in considerazione
solo questa mia esigenza.”
A quel punto Iori lesse la fermata successiva del metrò
sul quale si trovava comunicandola al calciatore, chiedendogli se andasse bene come luogo per l’incontro.
“Perfetto... la raggiungo subito. Mi aspetti all’uscita
del metrò.” Fu pronunciata da Yagami l’ultima frase di quella conversazione
telefonica.
***
Iori Hida era da poco arrivato nel luogo dell’appuntamento,
quando scorse Yagami raggiungerlo di corsa, trafelato.
Era sufficiente osservarlo, per percepire la
preoccupazione che attanagliava la sua anima.
Dopo qualche minuto, i due erano seduti a
uno dei tanti tavolini di uno dei numerosissimi bar di Madrid.
Yagami nascondeva qualcosa di grave,
Iori era certo di questo. Eppure ancora non
riusciva a comprendere cosa fosse questo qualcosa.
“Quando più tardi ci incontreremo allo stadio sarà come fosse la prima volta.”
precisò Yagami.
“È ovvio...” confermò
il giornalista “...ho compreso subito che tu devi dirmi qualcosa che lì non
vuoi far sapere, o almeno, sebbene i tuoi amici o addirittura il tuo allenatore
ne siano al corrente, non devono scoprire che ne hai parlato con me... è questo
il problema, vero?”
Lo stesso Iori si stupì
riflettendo su quanto avesse detto, ma, giudicando
dall’espressione del volto di Taichi doveva aver centrato in pieno il problema.
“Mi faresti un piacere?” chiese,
spezzando il silenzio, il maggiore tra i due presenti.
“Se mi sarà possibile adempiere alla tua richiesta, ne sarò felice.”
“Ecco... mia sorella, Hikari,
deve spedirmi un pacco, e come ben saprai se me lo mandasse
per posta, poiché arriva da un Paese di un altro continente, dovrebbe indicare
il nome del mittente.”
“Sì, è la prassi.”
“Purtroppo, con mio enorme
rammarico, devo ammettere che quel bastardo del mio allenatore ha avviato, e condotto a termine con successo, una strana
pratica secondo la quale ogni pacco indirizzato da me proveniente
dall’Australia viene spedito a lui.”
Nel momento in cui Taichi finì
di spiegare al giornalista la sua situazione, quest’ultimo sgranò gli occhi in
un’espressione meravigliata: si trattava di un’esplicita violazione della privacy e della libertà personale. Come
Si accordarono velocemente e
sommessamente sulla risoluzione del problema del calciatore, prima di darsi appuntamento allo stadio, per l’intervista ufficiale.
***
Dopo qualche ora dal loro primo,
segreto, incontro, Taichi Yagami e Iori Hida erano in uno dei tanti uffici
dello stadio del Real
Madrid, pronti per un’intervista indispensabile al giornalista che, come di
consuetudine, fece partite il proprio registratore. Anche quella
macchina era molto felice di non contenere in sé la voce di Takeru
Takaishi, si era ritrovato a pensare Iori, un po’ infantilmente.
“Per cominciare... vuole fornire
ai nostri lettori qualche informazione generale su di lei,
tipo data di nascita e simili?”
“Certo! Sono nato il 7 agosto
del 1988, di domenica, alle 10:30 e sono Leone
ascendente Bilancia con
Taichi accompagnò le sue
dichiarazioni con una risata cristallina, mentre Iori abbozzò
un mezzo sorriso, prima di procedere con la domanda successiva.
“Dunque,
Yagami, cosa l’ha portata dal Giappone alla Spagna?”
“Solo la curiosità di giocare un
calcio diverso da quello giapponese. Infatti, almeno
inizialmente, avevo l’intenzione di tornare nella mia patria dopo tre stagioni
al massimo.”
“Di quanto tempo fa stiamo
parlando? E cosa le ha fatto cambiare idea?”
“Arrivai qui
a Madrid dopo il diploma, a 18 anni. Ero ancora minorenne per la legge
giapponese, ma non fu molto difficile ottenere la doppia cittadinanza. Io e mia
sorella lasciammo la nostra terra natale assieme, ma lei raggiunse
Sidney. Ancora oggi non ho remore nell’ammettere che l’andarmene da Tokyo mi ha aiutato moltissimo a crescere. Ero così infantile, in
gioventù!”
Nel sentirlo parlare, sembrava
avesse cinquant’anni e passa! Iori annuì, ma preferì
non proferire parola, come in un tacito invito al calciatore a continuare. Cosa che egli fece.
“Ma
poi, crescendo, cambiano anche le aspirazioni. Ora coltivo il sogno di
diventare il migliore calciatore in Europa che ha militato tra le fila di una
sola squadra, per questo ho deciso di rimanere.”
Un bel sogno, non c’era nulla da
obiettare. Taichi Yagami era una persona che sognava in grande, e che non aveva
problemi nell’ammettere le proprie manie di grandezza.
Fu questo il pensiero che il
giovane Hida fece precedere a un’ulteriore domanda:
“Come ha affrontato l’integrazione in una società completamente diversa dalla
giapponese?”
“Non è stato eccessivamente
complicato. Quando giunsi qui avevo tanta voglia d’imparare,
d’inserirmi in un contesto sociale che non conoscevo. Nonostante
da un lato fossi avvantaggiato dall’essere già stato acquistato dal Real Madrid, e quindi dall’avere perlomeno un punto di
partenza dal quale poter incominciare a farmi degli amici, da un altro lato c’è
da considerare che quando arrivai dal Giappone non conoscevo...” fece una pausa, per poi riprendere “...mi venga cortesemente
concessa l’espressione: neanche mezza h di questa lingua che, me lo lasci dire,
reputavo inutile fino a un attimo prima che il Real
m’ingaggiasse.”
Iori rimase colpito da tanta
spontaneità: ammirava moltissimo quel ragazzo capace di difendere quella sua
particolare dote.
“Poi ha appreso la lingua e, con
il tempo, le è stato riservato un posto di tutto rispetto nel cuore della
maggior parte dei tifosi, che oserei dire è riuscito a
conquistare con tutti i meriti del caso. Come si sente adesso, Yagami?”
Ecco... ora Iori si aspettava un
lungo discorso da parte del suo interlocutore. Con quella domanda, la sua
intenzione era d’innescare una specie di racconto autobiografico che
sicuramente sarebbe stato molto apprezzato dai suoi lettori. Tuttavia, non
avvenne quanto il giornalista s’auspicava. La risposta del calciatore lo lasciò
enormemente interdetto.
“Se mi è concesso rispondere con
una parola sola, direi di sentirmi... realizzato.”
Eppure, quella
parola conteneva significati intrinseci difficilissimi da esporre. E forse non ce ne sarebbe neanche stato bisogno, poiché
quella parola riusciva a racchiudere le innumerevoli sensazioni provate dal
giovane Yagami.
“Bene, Yagami, per quanto mi
riguarda, l’intervista è finita... ha altro da aggiungere?”
“Se mi
è concesso, sì. Avrei qualcosa da dire a tutti i giovani che hanno l’intenzione
d’intraprendere la mia professione, o comunque una
strada che chieda loro dei sacrifici... posso?”
Iori annuì semplicemente con il
capo: la magnificenza del suo interlocutore l’aveva privato persino della
parola.
“Vorrei dire loro di non
arrendersi qualsiasi cosa accada, perché non esiste niente al mondo di più
bello e appagante del realizzare un proprio sogno, qualunque esso sia.
Quindi,
vorrei dire loro di lottare sempre con tutte le forze, senza mai arrendersi di
fronte alle innumerevoli avversità che la vita pone sul cammino di ognuno di noi,
perché non esiste ostacolo che non possa essere superato con successo. Basta
un po’ di coraggio, e tanta voglia d’avventura. In fondo, io non parlavo lo spagnolo quando arrivai qui, no?”
Quella domanda retorica concluse quell’avvincente intervista, e l’avventura a Madrid
che a Iori aveva insegnato tantissimo.
Mentre lasciava lo stadio dopo
aver salutato calorosamente il suo nuovo amico Taichi, il giovane Iori pensava
alla sua prossima intervista: la meta sarebbero stati
gli Stati Uniti d’America.
Naturalmente, aveva rammendato
di ricordare al calciatore che aveva promesso di aiutarlo con la questione
della sorella e, a tal fine, si erano scambiati i numeri del rispettivo cellulare.
E, vedendolo allontanarsi, Taichi rinforzava la
propria certezza che quello era un ragazzo su cui poter contare.