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Autore: Rory e Dedy    11/02/2008    4 recensioni
Cullato da queste considerazioni e accompagnato da un repentino cambio di posizione finalizzato alla ricerca di una posizione abbastanza comoda, il ragazzo s’addormentò quasi senza accorgersene.
Il nostro primo lavoro assieme...firmato Dena e DarkSelene. ^^
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Iori Hida/Cody
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Un viaggio per conoscersi

Un viaggio per conoscersi

 

Iori: Ciao Sora89, innanzitutto Rory e Dedy ti ringraziano infinitamente per la recensione... finalmente sono felice di aver trovato qualcuno che mi comprende!! Dannato Koushiro che mi fa fare sempre brutte figure... mi fa piacere che il capitolo dove intervisto Koushiro ti sia piaciuto, e credo che già in questo capitolo potrai trovare i tanto attesi risvolti, poiché...

Mimi: zitto zitto zitto!! Non anticipare niente! Meglio ringraziare Kari89 che fornire anteprime del capitolo che segue! Dunque cara, che male ti ho fatto per meritare un fidanzamento con un uomo che pensa solo al proprio pc? Comunque Rory e Dedy ti ringraziano per la tua recensione! ^.-

Koushiro: perché, ho qualcosa di sbagliato io, brutta zitella incallita? È sicuramente più proficuo porgere a memi i ringraziamenti delle autrici, che ascoltare i tuoi discorsi! Dolce scrittrice, le autrici sono liete del tuo complimento riguardo le loro idee innovative! Ma cara, perché vuoi farmi morire per mano del cacciavite di un giornalista? Merito questa fine, io? E poi sembra tu mi voglia dare il colpo di grazia con l’augurarmi di fidanzarmi con Mimi... un’altra no, eh? Sarebbe ben accetta, garantisco! ^^ Grazie di tutto comunque, memi-chan!
Sora: E dillo, che vorresti fidanzarti con memi! In ogni caso, non sono qui per sindacare te ma per ringraziare la nostra nuova lettrice Kalie da parte di Rory e Dedy! Le autrici sono contente che la storia ti piaccia! Bene, ora non mi resta che augurare...

Daisuke: Buona lettura a tutti!

Sora: E tu cosa ci fai qui?

Daisuke: Accelero i tuoi lentissimi tempi! Ecco a voi il terzo capitolo! Un caloroso saluto a tutti!

 

***

 

Capitolo terzo: A Madrid

 

Sicuramente adesso Iori Hida stava svolgendo il proprio incarico con maggiore entusiasmo rispetto a quando aveva lasciato la sua patria.

Mentre viaggiava a bordo del volo Berlino-Madrid, sperava caldamente che l’incontro con la stella del Real Madrid Taichi Yagami somigliasse a quello con Koushiro e non con Takaishi. Non che fosse difficile.

Non aveva dimenticato, infatti, l’esperienza nel ristorante francese, e sicuramente non ci sarebbe riuscito né facilmente, né in breve tempo.

Ma non era quello il momento di pensare al passato, il volo sul quale il ventitreenne viaggiava era appena giunto a destinazione.

 

Non moltissimo tempo dopo il giornalista occupava la camera che si era fatto riservare in un lussuosissimo albergo al centro di Madrid. Il viaggio era interamente a spese del suo giornale, quindi avrebbe potuto egoisticamente concedersi qualche lusso maggiore.

 

***

 

Il sole splendeva alto nel cielo mentre Taichi Yagami raccoglieva le lodi dei propri compagni di squadra. Adorava quel momento dell’allenamento, in cui la sua bravura veniva esaltata. Tipico atteggiamento leonino.

D’altro canto, era questo l’unico sistema per evitare di pensare alla sorella lontana, in quanto, causa il suo smisurato orgoglio tipico del suo segno zodiacale, non avrebbe mai ammesso quanto fortemente sentisse la sua mancanza.

Non era nell’indole del ragazzo che aveva appena interrotto i propri allenamenti per usufruire di una bottiglia d’acqua che troneggiava nei pressi della panchina.

Proprio quando stava per soddisfare la propria sete, il giovane venne avvicinato dal proprio allenatore. Taichi non impiegò molto tempo per comprendere che intenzioni avesse quell’uomo.

“Yagami... oggi pomeriggio avrà luogo l’intervista con quel giornalista giapponese.” Gli ricordò fermamente l’uomo anziano, la cui voce risuonava nelle orecchie del suo interlocutore come una silenziosa minaccia.

“La ricordo perfettamente!” esordì Taichi con la sua celeberrima ilarità, che in quel momento gli fu molto utile per smorzare la tensione.

“Ti ho sempre reputato un ragazzo sveglio, Yagami. Ma soprattutto intelligente” riprese il mister “mi raccomando su quello che dirai.

Poiché Taichi possedeva realmente le doti che un attimo prima il suo allenatore gli aveva riconosciuto,  aveva anche perfettamente compreso quanto, seppur velatamente, il suo interlocutore voleva comunicargli.

In una parola: omertà.

 

***

 

Iori Hida lasciò il proprio albergo in un bel pomeriggio assolato. Adorava il clima spagnolo, un po’ meno la serie d’interviste che stava svolgendo. Tuttavia, non poteva nascondere l’interesse per l’informatica che il giovane Izumi aveva destato in lui.

Eppure il calcio era qualcosa che proprio non riusciva ad appassionarlo...

Crudele coincidenza di vita fu lo sciopero dei tassì di quella giornata, che costrinse il giornalista a raggiungere lo stadio con i mezzi pubblici.

Era arrivato a metà percorso in largo anticipo, quando la suoneria del proprio cellulare interruppe i suoi pensieri, inerenti all’incontro con Yagami e le domande che avrebbe potuto porgli.

Il giovane Iori lesse sul display del suo cellulare un numero che non conosceva, a suo parere molto probabilmente di un cellulare spagnolo. Chissà chi lo cercava...

Nel rispondere, scoprì che quella era una telefonata da parte di Yagami. Eppure, si chiedeva Hida, che senso aveva chiamarlo un paio d’ore prima dell’intervista? Doveva essere successo sicuramente qualcosa.

“Lei è Iori Hida?” chiese affabilmente Taichi in un giapponese perfetto, dopo essersi presentato.

Iori notò immediatamente come il suo interlocutore avesse perso i formalismi tipicamente giapponesi a vantaggio di una parlantina più colloquiale e informale, ancor prima di rilassarsi per essersi accorto di poter parlare liberamente il giapponese. La sua lingua.

“Certo... posso aiutarla, Yagami?” chiese, cercando di risultare cordiale.

“Ho bisogno di parlarle in un luogo sufficientemente lontano dallo stadio. Scelga lei quale di preciso, tenendo in considerazione solo questa mia esigenza.

A quel punto Iori lesse la fermata successiva del metrò sul quale si trovava comunicandola al calciatore, chiedendogli se andasse bene come luogo per l’incontro.

“Perfetto... la raggiungo subito. Mi aspetti all’uscita del metrò.” Fu pronunciata da Yagami l’ultima frase di quella conversazione telefonica.

 

***

 

Iori Hida era da poco arrivato nel luogo dell’appuntamento, quando scorse Yagami raggiungerlo di corsa, trafelato.

Era sufficiente osservarlo, per percepire la preoccupazione che attanagliava la sua anima.

Dopo qualche minuto, i due erano seduti a uno dei tanti tavolini di uno dei numerosissimi bar di Madrid.

Yagami nascondeva qualcosa di grave, Iori era certo di questo. Eppure ancora non riusciva a comprendere cosa fosse questo qualcosa.

“Quando più tardi ci incontreremo allo stadio sarà come fosse la prima volta.” precisò Yagami.

“È ovvio...” confermò il giornalista “...ho compreso subito che tu devi dirmi qualcosa che lì non vuoi far sapere, o almeno, sebbene i tuoi amici o addirittura il tuo allenatore ne siano al corrente, non devono scoprire che ne hai parlato con me... è questo il problema, vero?”

Lo stesso Iori si stupì riflettendo su quanto avesse detto, ma, giudicando dall’espressione del volto di Taichi doveva aver centrato in pieno il problema.

“Mi faresti un piacere?” chiese, spezzando il silenzio, il maggiore tra i due presenti.

“Se mi sarà possibile adempiere alla tua richiesta, ne sarò felice.”

“Ecco... mia sorella, Hikari, deve spedirmi un pacco, e come ben saprai se me lo mandasse per posta, poiché arriva da un Paese di un altro continente, dovrebbe indicare il nome del mittente.”

“Sì, è la prassi.”

“Purtroppo, con mio enorme rammarico, devo ammettere che quel bastardo del mio allenatore ha avviato, e condotto a termine con successo, una strana pratica secondo la quale ogni pacco indirizzato da me proveniente dall’Australia viene spedito a lui.”

Nel momento in cui Taichi finì di spiegare al giornalista la sua situazione, quest’ultimo sgranò gli occhi in un’espressione meravigliata: si trattava di un’esplicita violazione della privacy e della libertà personale. Come mai Yagami non l’aveva ancora denunciato?

Si accordarono velocemente e sommessamente sulla risoluzione del problema del calciatore, prima di darsi appuntamento allo stadio, per l’intervista ufficiale.

 

***

 

Dopo qualche ora dal loro primo, segreto, incontro, Taichi Yagami e Iori Hida erano in uno dei tanti uffici dello stadio del Real Madrid, pronti per un’intervista indispensabile al giornalista che, come di consuetudine, fece partite il proprio registratore. Anche quella macchina era molto felice di non contenere in sé la voce di Takeru Takaishi, si era ritrovato a pensare Iori, un po’ infantilmente.

“Per cominciare... vuole fornire ai nostri lettori qualche informazione generale su di lei, tipo data di nascita e simili?”

“Certo! Sono nato il 7 agosto del 1988, di domenica, alle 10:30 e sono Leone ascendente Bilancia con la Luna in Gemelli, al momento sono single ma è meglio non parlare della mia vecchia storia perché sarebbe solo una tragedia, io che credo all’astrologia dico solo a tutti i Leone, donne o uomini che siano, di non decidere mai di vivere il resto della propria vita con un esemplare, uomo o donna che sia, della Vergine. Un’esperienza fallimentare, mi creda!”

Taichi accompagnò le sue dichiarazioni con una risata cristallina, mentre Iori abbozzò un mezzo sorriso, prima di procedere con la domanda successiva.

Dunque, Yagami, cosa l’ha portata dal Giappone alla Spagna?”

“Solo la curiosità di giocare un calcio diverso da quello giapponese. Infatti, almeno inizialmente, avevo l’intenzione di tornare nella mia patria dopo tre stagioni al massimo.

“Di quanto tempo fa stiamo parlando? E cosa le ha fatto cambiare idea?”

“Arrivai qui a Madrid dopo il diploma, a 18 anni. Ero ancora minorenne per la legge giapponese, ma non fu molto difficile ottenere la doppia cittadinanza. Io e mia sorella lasciammo la nostra terra natale assieme, ma lei raggiunse Sidney. Ancora oggi non ho remore nell’ammettere che l’andarmene da Tokyo mi ha aiutato moltissimo a crescere. Ero così infantile, in gioventù!”

Nel sentirlo parlare, sembrava avesse cinquant’anni e passa! Iori annuì, ma preferì non proferire parola, come in un tacito invito al calciatore a continuare. Cosa che egli fece.

Ma poi, crescendo, cambiano anche le aspirazioni. Ora coltivo il sogno di diventare il migliore calciatore in Europa che ha militato tra le fila di una sola squadra, per questo ho deciso di rimanere.

Un bel sogno, non c’era nulla da obiettare. Taichi Yagami era una persona che sognava in grande, e che non aveva problemi nell’ammettere le proprie manie di grandezza.

Fu questo il pensiero che il giovane Hida fece precedere a un’ulteriore domanda: “Come ha affrontato l’integrazione in una società completamente diversa dalla giapponese?”

“Non è stato eccessivamente complicato. Quando giunsi qui avevo tanta voglia d’imparare, d’inserirmi in un contesto sociale che non conoscevo. Nonostante da un lato fossi avvantaggiato dall’essere già stato acquistato dal Real Madrid, e quindi dall’avere perlomeno un punto di partenza dal quale poter incominciare a farmi degli amici, da un altro lato c’è da considerare che quando arrivai dal Giappone non conoscevo...” fece una pausa, per poi riprendere “...mi venga cortesemente concessa l’espressione: neanche mezza h di questa lingua che, me lo lasci dire, reputavo inutile fino a un attimo prima che il Real m’ingaggiasse.”

Iori rimase colpito da tanta spontaneità: ammirava moltissimo quel ragazzo capace di difendere quella sua particolare dote.

“Poi ha appreso la lingua e, con il tempo, le è stato riservato un posto di tutto rispetto nel cuore della maggior parte dei tifosi, che oserei dire è riuscito a conquistare con tutti i meriti del caso. Come si sente adesso, Yagami?”

Ecco... ora Iori si aspettava un lungo discorso da parte del suo interlocutore. Con quella domanda, la sua intenzione era d’innescare una specie di racconto autobiografico che sicuramente sarebbe stato molto apprezzato dai suoi lettori. Tuttavia, non avvenne quanto il giornalista s’auspicava. La risposta del calciatore lo lasciò enormemente interdetto.

“Se mi è concesso rispondere con una parola sola, direi di sentirmi... realizzato.

Eppure, quella parola conteneva significati intrinseci difficilissimi da esporre. E forse non ce ne sarebbe neanche stato bisogno, poiché quella parola riusciva a racchiudere le innumerevoli sensazioni provate dal giovane Yagami.

“Bene, Yagami, per quanto mi riguarda, l’intervista è finita... ha altro da aggiungere?”

Se mi è concesso, sì. Avrei qualcosa da dire a tutti i giovani che hanno l’intenzione d’intraprendere la mia professione, o comunque una strada che chieda loro dei sacrifici... posso?”

Iori annuì semplicemente con il capo: la magnificenza del suo interlocutore l’aveva privato persino della parola.

“Vorrei dire loro di non arrendersi qualsiasi cosa accada, perché non esiste niente al mondo di più bello e appagante del realizzare un proprio sogno, qualunque esso sia.

Quindi, vorrei dire loro di lottare sempre con tutte le forze, senza mai arrendersi di fronte alle innumerevoli avversità che la vita pone sul cammino di ognuno di noi, perché non esiste ostacolo che non possa essere superato con successo. Basta un po’ di coraggio, e tanta voglia d’avventura. In fondo, io non parlavo lo spagnolo quando arrivai qui, no?”

Quella domanda retorica concluse quell’avvincente intervista, e l’avventura a Madrid che a Iori aveva insegnato tantissimo.

Mentre lasciava lo stadio dopo aver salutato calorosamente il suo nuovo amico Taichi, il giovane Iori pensava alla sua prossima intervista: la meta sarebbero stati gli Stati Uniti d’America.

Naturalmente, aveva rammendato di ricordare al calciatore che aveva promesso di aiutarlo con la questione della sorella e, a tal fine, si erano scambiati i numeri del rispettivo cellulare.

E, vedendolo allontanarsi, Taichi rinforzava la propria certezza che quello era un ragazzo su cui poter contare.

  
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