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Autore: someeonelikeu    04/08/2013    4 recensioni
« A tutti i ragazzi,una volta compiuti i sedici anni,che siano del nord,del sud,dell’est o dell’ovest,lo stato cancella la memoria.
Per questo non è permesso avere piu’ di un figlio e per questo facciamo nascere tutti i bambini nello stesso giorno,nessuno deve venire a conoscenza di questa procedura.
Noi vogliamo solo il meglio per i nostri cittadini e speriamo che questi siano capaci di crearsi una propria vita senza l’aiuto dei genitori.
Adesso tu attraverserai quella porta lì infondo,quella bianca,ti verrà cancellata la memoria in modo assolutamente indolore e poi sarai fatta entrare in un’altra porta che ti condurrà in una nuova città.
Sai,Cassandra,vogliamo sempre migliorarci,rinnovarci,questo è il perché sarete tutti mandati via,in modo che le persone piu’ anziane possano avere una dolce morte mentre le vecchie città vengono distrutte per far spazio alle nuove.
Nel giro di un mese la tua città sarà distrutta,ma tu non ricorderai nulla.»
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vorrei ringraziare Apathy_ per aver betato i miei capitoli.

We must fight to survive.


L’aria fuori era fredda, gelata.
Cassandra si maledisse per non aver portato con se una giacca più pesante: ad ogni folata di vento, si stringeva inutilmente nelle braccia.
A dire la verità non era molto lontana da casa: se lo avesse voluto sarebbe tranquillamente potuta tornare indietro e prendere qualcosa di più pesante. Se lo avesse voluto. Il punto era proprio la volontà di Cassandra: la ragazza aveva esaminato bene ogni angolo della casa, rendendosi conto di quanto fosse perfetta, pulita e in ordine; sembrava che fosse pronta per lei da anni.
C’erano anche vestiti della sua taglia e altri oggetti scelti secondo il suo gusto personale. Altre ragazze avrebbero descritto quel posto come “paradiso”, per lei era l’inferno.
Tutta quella perfezione, quella finzione, l’avevano costretta ad allontanarsi da quel posto e a non volerci più tornare - anche se era inevitabile, dato che non aveva altri posti in cui stare. Adesso si ritrovava a camminare in una strada sconosciuta, tra persone dallo sguardo vuoto che le passavano accanto senza neanche notarla.
La cosa che la faceva sentire ancora più sola era che, tra tutti i visi spenti che aveva guardato, ne aveva anche riconosciuto qualcuno di familiare; aveva represso l’istinto di andarci a parlare perché sapeva che non avrebbe portato a nulla, non essendo loro in grado di riconoscerla.
I capelli biondi le svolazzavano davanti al viso e, se non avessero fatto da schermo contro il freddo, Cassandra se li sarebbe portati dietro le orecchie.
Non aveva una meta precisa, si lasciava condurre dalle proprie gambe.
A un certo punto alzò lo sguardo e notò un grande schermo appeso a un palazzo, su cui venivano riprodotte, una dopo l’altra, le immagini di una ragazza castana dagli occhi verdi e di un ragazzo dai lineamenti duri e gli occhi chiari. Sopra queste immagini, a lettere cubitali, lampeggiava la scritta RICERCATI.
Ma perché i ragazzi erano ricercati? Non era specificato, anche in fondo sapeva piuttosto bene il motivo.
La ragazza scosse la testa, la vita le sembrava già abbastanza complicata, non aveva bisogno di interessarsi di questioni che non la riguardavano.
Continuò a camminare finché non si decise a guardarsi intorno, almeno per vedere in che posto era finita: non sapeva per quanto aveva camminato. Intorno a lei si estendevano palazzoni moderni, luci e strade, niente di particolare. Le sembrava tutto uguale.
Cassandra si girò verso sinistra, poi verso destra e qualcosa attirò la sua attenzione.
La ragazza sentii il cuore accelerare e spalancò gli occhi.
Non poteva crederci. Non aver visto per davvero casa sua, in lontananza.
Era impossibile, eppure le sembrava così reale. Cominciò a pizzicarsi, a chiudere e riaprire gli occhi, ma la casa continuava a rimanere lì, immobile, e adesso riusciva quasi a sentire l’odore dei pancakes appena fatti di suo padre.
Cominciò a correre senza fermarsi. Non aveva mai corso così velocemente, ma non sentiva la stanchezza.
La casa si avvicinava sempre di più e, lentamente, si trasformava in qualcosa di più grande, di diverso.
Cassandra non riusciva a spiegarsi in che modo l’immagine che aveva davanti agli occhi cambiasse forma, eppure non poteva fermarsi, anche se quella davanti a lei non era più casa sua, ma era un… castello? Più si avvicinava, più la ragazza avvertiva la fatica della corsa e arrivata alla porta sentì il fiato venirle a mancare.
Bussò con tre colpi secchi alla porta, per poi venire trascinata dentro le mura.

[…]

Killian aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e si teneva la testa tra le mani mentre Quentin, il ragazzo davanti a lui, che doveva essere di cinque o sei anni più grande, continuava a dire cose che solo per metà sembravano avere senso.
In qualche modo il fatto di sapere di non essere solo in quella città, che non era anormale, lo rassicurava.
Il divano su cui era seduto era di pelle morbida, comodo al punto giusto. Si massaggiò per qualche secondo le tempie decidendo di non ascoltare più, era troppo complicato.
Lanciò uno sguardo alle sue ragazze sedute affianco a lui: la bruna dagli occhi verdi che diceva di chiamarsi Evangeline, con la quale era arrivato al castello, e Cassandra, la bionda dagli occhi chiari che era arrivata poco dopo.
Entrambe avevano lo sguardo attento e sembravano, almeno dalla loro espressione e dal modo in cui entrambe annuivano con la testa, seguire per filo e per segno la spiegazione. «Quindi, Quentin, stai dicendo che lo stato cancella la memoria a tutti i ragazzi sedicenni perché bisogna “uccidere il vecchio per dar spazio al nuovo senza provocare rivolte”? Ma che senso ha? Perché devono uccidere persone innocenti ? E perché noi ricordiamo ancora tutto?»
Fortuna che Evangeline era intervenuta, rendendogli comprensibile quella prolissa spiegazione.
“Uccidere il vecchio per dar spazio al nuovo”, come aveva detto Quentin, era il motto dello Stato e, in un certo senso, il ragazzo lo condivideva, anche se si sarebbe potuto mettere in atto in modo diverso.
Killian cercò di ascoltare la risposta di Quentin, ma ormai qualunque cosa dicesse per lui era incomprensibile. Alla fine si arrese, sbuffò e si lasciò cadere sul divano, mentre gli altri tre discutevano tra di loro.
«Ciò significa tre cose: noi adesso rappresentiamo una minaccia per lo Stato, prima o poi verranno a cercarci, e siamo costretti a combattere per sopravvivere.»
Quentin terminò così il suo discorso e per Killian quella fu l’unica cosa sensata che disse.
  
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