Pablo
Pablo passava la mano nelle corde della sua chitarra e sua madre batteva le mani a tempo felice. A Pablo piaceva quando sua madre era felice in quel modo.
< Bravissimo Pablito! > urlò sua madre più forte quando lui toccò la corda per concludere la canzone.
< Non c’è che dire Pablo, l’insegnate ha fatto un ottimo lavoro > tuonò suo padre. Pablo si staccò dalla madre che lo aveva abbracciato e guardò suo papà. Era in piedi a braccia conserte dietro la moglie, aveva la sua solita espressione severa i capelli già grigi pettinati a regola d’arte; e non come i suoi: Pablo aveva i capelli spettinati di un colore biondo.
< Adesso basta coccolarlo tanto Mora, altrimenti crescerà mammone! > rimproverò il signor Bustamante alla moglie.
Mora lo ignorò, e domandò a Pablo di suonare un’altra canzone.
Il bambino afferrò la chitarra e sedette sulla sedia di prima, di fronte i genitori.
Le sue piccole mani presero ad accarezzare dolcemente – come gli ripeteva il suo maestro privato – le corde dello strumento. Ma questa volta non suonò lo spartito datogli dal maestro, iniziò a suonare una canzone in voga in quel momento.
Sua madre lo guardava sorridente, riprese a battere le mani a tempo, gli faceva cenno di proseguire.
Gli occhi del bambino si accesero di gioia, stringeva la chitarra e suonava.
All’improvviso rientrò il fratello maggiore di Pablo, era felice e stringeva una medaglia tra le mani.
< Mamma. Papà ho vinto! > urlò saltellando.
Suo padre Prese a urlare al figlio maggiore complimenti per il suo concorso vinto a scuola sulla tesi del mantenimento e dei costi della città di Buenos Aires. Era un concorso per ragazzi, a cui lui aveva partecipato e vinto.
< Bravissimo figliolo. Sei un vero Bustamante! > disse orgoglioso, negli occhi aveva lo stesso orgoglio che Pablo notava negli occhi della madre.
Mora abbandonò Pablo per dedicarsi e complimentarsi con il figlio, Bustamante prese ad interrogare il figlio su ogni dettaglio accaduto durante l’esposizione del progetto e della premiazione.
Pablo – che nel frattempo aveva smesso di suonare – prese a guardare la scena, sua mamma adesso era concentrata ad ascoltare suo fratello e al bambino non infastidì.
< Non puoi capire papà, la felicità che ho provato quando i giudici hanno chiamato il mio nome! > disse il ragazzo.
< Sei andato a prendere il premio orgoglioso, come un vero Bustamante. Vero figliolo? > domandò il signor Bustamante.
Pablo guardò il padre, era piccolo e non poteva ricordarsi molto. Ma per quello che sapeva non aveva mai visto suo padre così felice per qualcosa che aveva fatto lui. Prima, però, quando aveva suonato aveva fatto i complimenti al maestro, probabilmente perché aveva suonato bene.
< Non c’è che dire, seguirai le mie orme al centro per cento > affermò.
Pablo non ci pensò due volte, strinse la chitarra e ricominciò a suonare la canzone che prima non era riuscito a terminare. Voleva vedere suo padre orgoglioso di lui, perciò insieme alla melodia prese a cantare le parole.
< Ehy, ma il piccoletto è veramente bravo! > urlò il fratello di Pablo.
Bustamante sorrise al figlio maggiore, ma quando i suoi occhi si fermarono su quelli del piccolo Pablo erano pieni di rabbia. Si alzò e strappò la chitarra al bambino, Pablo prese a piangere.
Mora lo raggiunse e lo abbracciò, lo alzò in braccio molto goffamente e lo riportò in casa.
< Con te facciamo i conti dopo > sussurrò in un modo quasi impercettibile al marito.
Quella sera quando Pablo aveva bevuto il latte che sua madre gli aveva portato in camera, gli aveva rimboccato le coperte e spento la luce.
< Amore riavrai la tua chitarra, perché tu devi cantare > disse Mora chiudendo la porta.
Prima di addormentarsi Pablo aveva sentito discutere i suoi genitori e pianse in silenzio quando suo padre disse con tono grave: < Pablo riceverà un’alta istruzione, tale da permettergli di prendere un giorno il mio posto in politica > .
Il piccolo bambino consumò tutte le lacrime a sua disposizione, era grande abbastanza per capire che il padre non gli avrebbe facilmente concesso di tornare a suonare.
Quando finalmente si addormentò sognò di svegliarsi dentro la sua chitarra, e scoprì che quella era la sua casa. Si rese conto che non doveva mangiare latte, verdure o carne ma lui si nutriva delle note che uscivano ogni volta che dava uno scossone a una delle corde della chitarra.
Al suo risveglio trovò il padre che lo guardava, gli chiese scusa e gli restituì il suo strumento, gli spiegò che la sera prima lo aveva fatto perché aveva mal di testa e gli fece promettere che mai avrebbe voltato le spalle a suo padre per seguire la musica.
< Allora figliolo. Tua madre ti ha abbandonato, ma io sono sempre qui per te. Lascerai la musica e quella stupida band? > domandò Bustamante al figlio.
< No papà. > rispose il ragazzo deciso, non poteva permettere a suo padre di farlo soffrire di nuovo come aveva fatto quella volta quando era bambino. Se lo avesse fatto sarebbe stato infelice. Perché lui viveva grazie alla musica.
Angolo Saphira96 ~ Ringrazio i lettori per aver letto e recensito lo scorso capitolo, spero che sarete molti anche per questo e per quelli prossimi che sono in fase di lavorazione. Questo capitolo è dedicato a Pablo, l’ho centrato sulla musica e il padre che glielo impedisce fin da bambino ma ho cercato anche di mettere in risalto la nascita delle insicurezze del ragazzo; cose che Marizza mette sempre in risalto.
Spero sia stata di vostro gradimento. Al prossimo capitolo!
Autrice ~ Saphira96