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Autore: lithium    04/08/2013    3 recensioni
Fergus Finnigan non può credere alle sue orecchie quando, fresco diplomato dell'Accademia degli Auror, gli viene offerta la posizione di Assistente Personale Temporaneo del Capitano Ronald Weasley. Si imbarcherà in un'avventura roccambolesca, fatta di appunti indecifrabili, auror gelosi, incidenti di percorso e un cattivissimo mago oscuro. E chissà se lungo la strada non troverà anche il tempo per innamorarsi.
Dal primo capitolo: "“Ehi, su, su, ora non fare quella faccia! Dannazione, Hermione mi ha detto un milione di volte che devo essere meno severo con le reclute. Non dirai a nessuno che ti ho spaventato, vero?” Chiese il Capitano, passando in venti secondi netti da minaccioso e terrorizzante all’uomo più sorridente ed accomodante che Fergus avesse mai visto.
Scosse la testa “Nossignore, Signore.”
“Bravo ragazzo! Ci intenderemo alla grande io e te! Certo non hai le gambe che aveva Annette, ma non si può avere tutto. E poi, ripensandoci, credo che siano state proprio le gambe di Annette a causarle quest’increscioso incidente dei gemelli…” disse Ron, pensieroso.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Percy Weasley, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il caso Mackenzie serie'
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CAPITOLO VIII

 

N.d.A. Buone vacanze e buona lettura. Grazie a tutti coloro che vogliono bene a questa storiella, seguendola, commentandola o ricordandola

 

DI CAMBIAMENTI, CATENE E CATTIVONE

 

Dopo la strigliata di prima categoria ricevuta da sua moglie Hermione, il Capitano Weasley non avrebbe dovuto aver il morale ancora così buono. Eppure sembrava che il suo morale fosse oscenamente alto. Quando poco dopo che la sua consorte aveva lasciato il suo ufficio, egli aveva chiesto al suo assistente di fare tre copie della relazione che l’auror Wallace aveva preparato per il dottor Esperanthus, il giovane auror si era stupito di vedere che era come se Ron non potesse smettere di sorridere. Fergus non conosceva il motivo di tanta felicità, ma non poteva che esserne lieto. Era piacevole lavorare senza tutta la tensione che aveva caratterizzato l’ufficio degli Auror fino a un paio di giorni prima, quando non vi era il benché minimo indizio su come muoversi per cercare di catturare Diodora Mackenzie.

Thabatha Goldielocks entrò nell’Ufficio levitando innanzi a sé quattro enormi faldoni di documenti. Indossava una veste azzurro ortensia, lo scollo non era audace come quello di quella lilla famigerata di qualche giorno prima, ma comunque più che sufficiente a catturare l’attenzione del suo compagno di lavoro.

Più l’osservava, più lavoravano insieme, più Fergus si chiedeva come avesse potuto non notare prima quei particolari di lei che ora le apparivano tanto chiari e così graziosi: la gentilezza della sua voce anche nei momenti di maggiore stress e tensione, la pazienza e lo scrupolo con cui si dedicava anche alle occupazioni più noiose o la piccola fossetta che si formava all’angolo delle sue labbra quando sorrideva.

Se non avesse saputo in prima persona dai tempi dell’Accademia che con una bacchetta in mano Thabatha avrebbe dato filo da torcere ai più perfidi tra i maghi oscuri e che, quando infine la sua pazienza si fosse esaurita, era in grado di esplodere come un calderone lasciato sul fuoco troppo tempo, avrebbe immaginato che la ragazza fosse la creatura più dolce e delicata che avesse mai conosciuto, una specie di bellissima rosa che avrebbe dovuto essere accudita con le cure più premurose per evitare che il minimo alito di vento ne sciupasse la perfezione.

Thabatha fece librare elegantemente i faldoni sul piano del tavolo, prima di sedersi alla scrivania.

Fergus incrociò il suo sguardo, sorridendole.

“Buona giornata Fergus” lo salutò.

“Ciao Thabatha. Scartoffie?”

“In quantità, come puoi vedere. Il capitano Potter odia questa parte del lavoro, ma stamane era così di buon umore che ne ha conservato una parte per sé, per aiutarmi. Nonostante non sembri, stranamente, qualcuno ha già fatto una parte del lavoro.”

“Dev’essere successo qualcosa di bello… Forse con il caso…. Anche il capitano Weasley sembra essere al settimo cielo…”

“Vuoi dire che non lo sai?” Chiese la ragazza, stupita che qualcuno che lavorasse tanto a contatto con Ron potesse ignorare la notizia che dal mattino aveva fatto il giro di tutti i dipartimenti del Ministero.

“Cosa non saprei?” Era un po’ contrariato dall’essere all’oscuro di quello che tutti sembravano conoscere.

“Oh, non preoccuparti Fergus è una bellissima cosa… La moglie del capitano aspetta un bambino. Doveva essere un gran segreto, ma Ron non è riuscito a trattenersi e la notizia.... Ne sono sicura perché ho sentito il Capitano Potter dirlo al procuratore Weasley. Si sono incrociati nel corridoio diretti all’appuntamento con quel tizio esperto di lingue antiche. Comunque è una gran bella notizia non ti pare? Voglio dire avere un bambino con la persona che ami dev’essere una cosa bellissima. Se fosse mio, sarei anch’io felicissima.” Nell’ultima parte della frase il tono di Thabatha era diventato quasi un po’ sognante, come se avesse desiderato anche lei costruirsi una famiglia e trovare l’amore.

“Oh, ecco perché…”

La frase di Fergus fu interrotta dalla porta dell’ufficio del Capitano Weasley che sbatteva violentemente contro l’architrave. Il volto dell’uomo tradiva una tensione completamente nuova rispetto a quello che era stato il suo umore fino a quel momento.

“Auror Finnigan cerca in metterti in contatto in ogni modo con l’Auror Wallace. Ecco il suo file personale con tutti i recapiti e le informazioni che il Ministero ha su Audrey. Dovessi in qualsiasi modo riuscire a parlarle voglio essere informato immediatamente. Non importa con chi sono in riunione o se ti dicono che sono occupato. Tu entri nel mio ufficio o mi chiami via camino e me lo dici, mi sono spiegato. Sai usare quell’aggeggio babbano il felefono? Ne ho uno nel mio studio, se non riesci a contattarmi diversamente usi quello Devi digitare il numero scritto sulla pergamena appiccicata sulla mia scrivania.”

“Sissignore.” Annuì Fergus. Non aveva mai usato personalmente uno di quelli aggeggi, ma avrebbe potuto farsi aiutare da Thabatha che era babbana di nascita. Non sapeva esattamente cosa fosse accaduto, ma il viso del suo superiore non annunciava niente di buono. Quando era concentrato sulla sua missione, il Capitano Ronald Weasley appariva veramente come l’Auror formidabile che tutti gli riconoscevano essere. Vedendolo in quel momento, nessuno avrebbe potuto dubitare che avesse dato un contributo tanto importante alla Seconda Guerra Magica a soli diciotto anni.

“Io ho un felefono portatile, me l’ha preso la madre di Hermione, lo porterò con me. Intendo andare personalmente a verificare presso l’abitazione di Audrey.”

“Capitano… E’ successo qualcosa all’Auror Wallace?”

Gli occhi azzurri di Ron si fissarono nei suoi. Se i lineamenti del suo viso apparivano impassibili, il suo sguardo era carico di ansia ed apprensione.

“Io mi auguro di no.” Rispose Ron continuando a camminare.

Se non avesse avuto un ottimo udito, Fergus non gli avrebbe mai sentito pronunciare “Percy non mi perdonerebbe mai..”, mentre si affrettava verso l’uscita.

Non potè far a meno di scambiare con Thabatha uno sguardo preoccupato.

** * **

La stanza era buia.

Il collo le doleva come se fosse stata colpita da un grosso peso.

Percepiva il suo corpo, ma era come se fosse impossibilitata a muoversi. Non era l’incanto Impedimenta, quello lo conosceva bene. Questo invece aveva un non so che di più esotico e infinitamente più sinistro.

Della sua bacchetta nemmeno l’ombra.

Una parte dei lei era troppo furiosa e incollerita per essersi fatta catturare per sentire la paura, l’altra confusa da una specie di torpore simile ad un profondo sonno.

Sapeva avrebbe dovuto essere molto spaventata, ma quella sorta di bozzolo in cui le sembrava di essere racchiusa le impediva di focalizzarsi su l’una o l’altra sensazione, di modo che tutto appariva con contorni indefiniti.

Per quanto cercasse di mettere a fuoco l’uno o l’altro oggetto, nessuno appariva chiaro, come se le fosse impossibile concentrarsi anche solo il tempo necessario per vedere chiaramente. Sapeva che doveva lottare contro quella sensazione, era la sua unica chance. Se, come sospettava, la sua attuale situazione aveva a che fare con il suo ruolo nel caso Mackenzie, la sua vita era appesa ad un filo. Se i suoi sospetti sulle mire di Diodora erano fondati, il mondo magico era in gravissimo pericolo.

Non sapeva che ore fossero, ma in quel momento avrebbe dovuto essere con il Dottor Esperanthus per lavorare ancora sulla traduzione del frammento di documento. Se il Dipartimento degli Auror non fosse riuscito in quell’intento, Audrey sapeva che Diodora sarebbe stata sempre un passo avanti a loro e la rovina per il mondo magico dietro l’angolo. Sperava solo che Percy avrebbe potuto sostituirla con quello che aveva imparato da lei… Già, Percy… Come sarebbe stato crudele il destino, se l’avesse privata di quella parvenza di felicità, non appena aveva cominciato ad assaggiarla. No, Audrey Wallace avrebbe combattuto fino in fondo, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per rendere più difficile possibile a Diodora raggiungere il suo obiettivo, qualunque esso fosse concretamente.

** * **

Stava combattendo con tutte le sue forze. Era un buon segno, significava che la sua volontà e il suo fisico erano di ferro. La circostanza non la stupiva, per diventare Auror era necessario affrontare la durissima selezione dell’Accademia, soli i più adatti, i più volonterosi riuscivano a diplomarsi.

 Diodora era entusiasta, poteva sentire la potenza della magia della sua preda attraverso l’incantesimo. Lei era sempre stata una maga capace di grande concentrazione, poteva estraniarsi completamente dal mondo circostante, se necessario. Dimenticare di bere, mangiare e dormire per giorni se ciò era necessario a raccogliere l’energia per scagliare alcuni incanti.

Il particolare tipo di magia a cui aveva sottoposto Audrey avrebbe dovuto renderla del tutto incapace di qualsiasi reazione, fermarle ogni pensiero, ogni funzione vitale che lei non ritenesse di permetterle. Eppure sembrava che l’Auror stesse cercando con tutte le sue forze fisiche e mentali di sottrarsi alla sua influenza. Era lusinghiero, eppure del tutto inutile.

Sarebbe stato veramente un’enorme delusione se la sua preda si fosse rivelata insignificante, se il suo fisico si fosse dimostrato incapace di canalizzare tutta l’energia necessaria a sopportare l’incantesimo che la strega intendeva scagliare.

La strenua lotta che Audrey stava combattendo per sfuggire alla sua magia era il segno che una volta cominciato definitivamente il suo progetto, il Mondo Magico si sarebbe trovato di fronte al suo peggior incubo e nulla, tantomeno il Ministero, avrebbe potuto impedire a Diodora di realizzare il suo sogno.

La pozione era pronta. Domattina la strega avrebbe potuto rivelare il suo ricatto al Ministero e niente sarebbe stato come prima. Certo, avendo per le mani l’esperta di codici cifrati dell’Ufficio Auror avrebbe dovuto rinunziare a camuffare il suo messaggio. Peccato! Era molto bello sapere che si sarebbero affannati per ore per risolvere enigmi che per essere creati non richiedevano che pochi minuti, ma in questo caso era necessario essere capita per creare l’effetto terrore che Diodora desiderava. Avrebbe avuto altre occasioni per giocare al gatto e il topo col Ministero.

 

   
 
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