Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eloise_Hawkins    04/08/2013    9 recensioni
La guerra non si è ancora conclusa: mentre Harry Potter cerca disperatamente gli ultimi Horcrux, Voldemort conquista Hogwarts, ora sua roccaforte. La popolazione magica vive nel terrore, nascondendosi in piccoli gruppi e cercando di sopravvivere nonostante le continue incursioni dei Mangiamorte.
In questo clima di terrore e violenza, l’Ordine della Fenice, o almeno ciò che ne rimane, come la creatura da cui prende il nome tenta di risorgere dalle sue ceneri, accogliendo sotto la sua ala protettiva chiunque ne abbia bisogno ma, soprattutto, chiunque sia disposto a combattere.
Hermione Granger milita tra le fila del Bene, prima combattente in ogni battaglia. La sua concentrazione, però, vacilla quando Draco Malfoy, pur avendola riconosciuta nonostante il suo travestimento, la lascia libera di scappare. Perchè? E cosa nasconde lo sguardo grigio di quel ragazzo?
La guerra è ormai alle porte: un'ultima possibilità, una sola speranza, per chi nella vita ha fatto solo scelte sbagliate. E, forse, per chi ha ancora la possibilità di commetterle.
Ispirato a "Espiazione", di Ian McEwan
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Luna Lovegood, Neville Paciock, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2.

Si vive insieme, si muore soli



(Parte seconda
)

 

Una sottile lama di luce fendeva la fitta oscurità del sotterraneo. La fioca penombra di quel luogo dimenticato era, insieme, una compagna docile e una nemica sempre in agguato. Polvere e umidità, ormai, non potevano più spaventarlo: Draco Malfoy, bambino viziato e cresciuto tra lusso e bambagia, aveva imparato negli anni precedenti cosa significasse vivere all’addiaccio. Non era nemmeno il buio a intimorirlo – quello era diventato un alleato prezioso – né gli insulti aspri che la loro prigioniera lanciava, le maledizioni e le minacce, l’asprezza e l’odio: a quello si era abituato già a scuola.

A tormentarlo era più quel dolore dolcissimo che gli crepitava sotto la pelle, l’angoscia che aveva scoperto di provare, incredulo, quando al suo risveglio aveva saputo che i suoi compagni avevano catturato una donna dell’Ordine. Saputo il suo nome, la morsa che gli stava lacerando lo stomaco si era allentata diventando feroce speranza.

Poteva sopportare le sue urla indignate, se il premio che gli si prospettava era meglio di tutto ciò che aveva fino a quel momento ricevuto dal Signore Oscuro. Poteva sopportare l’umidità, la scomodità di una branda improvvisata, il freddo e la noia, l’attesa ossidante e l’ansia sorda, se il suo primo e ultimo desiderio aveva anche una sola possibilità di realizzarsi.

Aveva finto di accogliere con malagrazia e disinteresse quel compito ingrato che aveva fatto storcere il naso a più di un Mangiamorte – fare la guardia a un morto che cammina non era una prospettiva esaltante – ma dentro di lui un mostro gridava con ferocia la sua compiacenza. Doveva essere una punizione, la sua, assegnata dai suoi superiori per la sua inettitudine, ma qualcosa gli dava un motivo per accogliere quella notizia con falso distacco.

Con un mugolio di stanchezza, le ossa che scricchiolavano stancamente, si alzò dalla branda. Poi, aprì la porta della cella e gettò ai piedi della ragazza un tozzo di pane e una brocca d’acqua.

Ginevra Weasley, i polsi legati da catene invisibili che la facevano somigliare a un Cristo in croce, alzò il capo e lo inchiodò con il suo sguardo d’odio feroce. Le lentiggini spiccavano livide sul suo volto pallido, solleticate da una ciocca di capelli sudici, rosso fuoco nonostante tutto.

« Di tutti i vermi, tu sei senz’altro il più schifoso » sputò con rabbia, lo sguardo stretto dal rancore e dal disgusto.

Un ghigno arcuò le labbra sottilissime e livide del giovane Malfoy.

« Strano. Avrei giurato che fossi tu quella sporca di terra e lerciume » replicò con leggerezza, mentre richiudeva la porta cigolante della cella e si abbandonava sulla piccola sedia di legno assegnata al guardiano del momento.

« Pagherai. Per ogni cosa » sibilò Ginny, indignata, mentre il ragazzo si dondolava sulla sedia con gli occhi fissi sul soffitto.

« Non sei nella posizione di minacciare » sussurrò debolmente il giovane, con voce stanca e annoiata.

« Non è una minaccia, ma una promessa » Sul viso della ragazza si disegnò un lieve sorriso che ricordava la dolcezza di ricordi andati perduti, ma che conservava una sfumatura di ferocia sottile e inquietante.

« Non fare promesse che non puoi mantenere, Weasley » Quello di Draco, però, era un sorriso ancor più accentuato. « Il Signore Oscuro non ti ha ancora messo le mani addosso » Le scoccò un’occhiata carica di beffardo divertimento, che poteva significare qualsiasi cosa, ma che aveva il solo scopo di sondare la sua reazione. Nonostante il suo tentativo di rimanere impassibile, una goccia di sudore freddo scivolò sulla tempia di Ginny.

 

***

 

Si vive insieme, si muore soli”: era una regola che avevano imparato a rispettare da quando la guerra li aveva costretti a una vita nomade e incerta. Ogni giorno era un’incognita, il domani una remota possibilità: in condizioni come quelle, lo spirito di squadra che aveva sempre caratterizzato l’Ordine non era venuto meno, ma la stretta rete che erano un tempo aveva ceduto e si era lacerata, lasciando buchi in più punti. Le scelte di ognuno pesavano come macigni sul destino di tutti: era per questo che avevano istituito quella legge, un monito e insieme una necessità.

L’Ordine della Fenice, ormai, è solo uno sparuto gruppo di topolini che cerca di difendersi con la ferocia di una tigre, ma che rimane pur sempre incapace di contrattaccare efficacemente.

« Anche io volevo bene a Ginny, ma la legge è uguale per tutti! » Dedalus Lux batté con forza un pugno sul tavolo, scattando in piedi tanto repentinamente che la sedia su cui era adagiato il suo scheletro sottile rotolò a terrà. « Abbiamo stabilito delle regole ed è bene rispettarle. Non possiamo infrangerle non appena le circostanze cambiano, cosa pensate che… »

« È mia figlia! » Molly lanciò un mugolio isterico, lo sguardo indignato puntato sull’uomo che aveva appena parlato. « Non lascerò mia figlia in mano a quei mostri » Le sue spalle vibrarono in modo preoccupante, ma nonostante i segni premonitori, che lasciavano presagire un pianto nervoso, la donna rimase impassibile, il mento alto e gli occhi puntati su Dedalus.

« Molly, non sappiamo nemmeno se... » Lupin, la voce pacata e il tono neutro, intervenne nel tentativo di placare gli animi dei presenti, ma tutto ciò che ottenne fu un’occhiata oltraggiata da parte di Molly.

« Remus ha ragione, cara, forse si è solo nascosta… » balbettò impaurito Arthur, aggrappandosi alla folle speranza che l’uomo accanto a lui gli aveva dato.

« Hermione è tornata cinque ore fa. Cinque, Arthur! » ululò ferita la donna, spostando lo sguardo da Dedalus al marito. « Se nessuno vuole andare a riprenderla, ci andrò io, costi quel che costi » asserì con determinazione, sfidando con lo sguardo chiunque osasse ribattere alla sua decisa affermazione.

« Eppure avresti lasciato morire Hermione » Elphias Doge, i corti capelli argentati che catturavano la fioca luce delle torce, prese la parola all’improvviso. Molly guardò confusamente tutti i presenti, spostando lo sguardo sulle loro espressioni altrettanto incerte e mortificate, prima di individuare il vecchio mago, seduto in disparte rispetto al resto del gruppo.

« Ginny è mia figlia… » mormorò la donna, in un pallido tentativo di difendere se stessa e le sue idee. Era evidente, però, che nella sua voce cominciava a serpeggiare un senso di colpa non indifferente.

« Dicevi che anche Hermione era come se lo fosse » ribatté Elphias, il capo chino e gli occhi chiusi, come se stesse parlando a se stesso. Il cappello che indossava lanciava un’ombra scura sul suo viso, una ragnatela di rughe senza fine. Sembrava quasi dormire, e nella sua immobile pacatezza aveva l’aspetto saggio e antico di quell’amico perduto che aveva elogiato poco dopo la sua morte. « Eppure l’avresti lasciata morire » esalò con voce rauca.

« Io… » Molly sembrava sull’orlo delle lacrime, adesso.

« Siamo in guerra, Molly. Ci sono vittime ogni giorno. Ma noi abbiamo delle regole; e le abbiamo decise insieme » La voce di Elphias, bassa e monocorde, sembrava aver attratto l’attenzione di tutti, costringendo i presenti a un silenzio attonito. « Non possiamo rischiare la vita di tutti per la sopravvivenza di pochi. Tua figlia ha fatto la sua scelta: è stata lei a tornare indietro, a voler rischiare. Una sciocca. Nobile, certo, ma pur sempre una sciocca » Ora l’uomo sembrava cominciare a mostrare i primi segni di affaticamento: la sua voce vibrò e il suo respiro divenne più affannato.

Un silenzio implacabile calò sui presenti. Mentre Molly Weasley scoppiava in un pianto disperato, un sottilissimo filo color carne scivolava lentamente tra le foglie secche e il terriccio umido dell’accampamento, serpeggiando come una vipera silenziosa e letale fino alle mani di due giovani nascosti dietro l’ombra di un albero.

« Noi non siamo mai stati d’accordo con questa stupida regola, vero? »

« Mai, fratello »

I due si scambiarono uno sguardo d’intesa. Perfino nel buio era impossibile non notare che nei loro sguardi vispi brillava un sorriso.

« Andiamo a riprendere Ginny »

***

 

« Non posso scappare » Ginny tirò verso di sé i gomiti: catene invisibili tintinnarono nell’oscurità. « Perché rimani qui? Pensi davvero che potrei andarmene? »

Lo sguardo di Malfoy si piantò dritto nei suoi occhi: le iridi plumbee, tanto intense da farla rabbrividire per un attimo, sembravano beffarsi di lei. Il sottile ghigno che gli arcuava le labbra avvalorava le sue ipotesi.

« Aspetto che Potter venga a riprenderti » esalò con la compiacente soddisfazione di un cacciatore che ha appena avvistato la sua preda. Ginny sbuffò, e un’ombra scura le velò gli occhi per qualche istante.

« Harry non verrà. Non è stupido » Nonostante la determinazione delle sue parole, il suo tono vacillò per un istante. La sua voce tremava quando guardò Draco negli occhi. « E poi, Malfoy, mi dispiace deluderti, ma è la nostra regola: si vive insieme, si muore soli ».

Nonostante il suo viso sembrasse una maschera imperturbabile, qualcosa dentro lo sguardo di Malfoy si incrinò.

 

***

 

Nel silenzio della notte, uno scricchiolio. Non diverso dai soliti che circondavano il bosco durante la notte, e come di consueto accompagnato da bubbolii di gufi e frusciar di fronde. Le torce vibrarono al vento sempre più freddo che spirava da nord, ambasciatore indiretto di un inverno implacabile.

Hermione non aveva niente con sé, se non la bacchetta che stringeva convulsamente, mentre con il mento alto e lo sguardo combattivo e deciso di una dea camminava verso la barriera magica eretta a difesa dell’accampamento.

« Dove stai andando? »

Non aveva raccontato a nessuno della sua decisione, perché sapeva che nessuno avrebbe capito, approvato. Sapeva che nessuno l’avrebbe lasciata andare, e non poteva permettersi di rimanere indietro, mentre la sua migliore amica si sacrificava per la sua salvezza. Era solo colpa sua se era stata catturata, d’altronde. Quella guerra poteva anche aver cambiato gli adulti, reso i genitori meno attaccati ai figli e i capi più severi e inflessibili, ma lei non era cambiata, era la stessa di prima, la stessa di sempre: un’amica fedele e leale, pronta a morire per i suoi ideali e per i suoi compagni.

« In nessun posto » ribatté con voce ferma, sondando l’oscurità con gli occhi alla ricerca della fonte di quella voce.

« E in questo nessun posto c’è Ginny, per caso? » Dal fitto buio del bosco intorno all’accampamento sbucarono due sagome alte e snelle. Gli allampanati gemelli Weasley, un sorriso furbo e ironico a far da contralto alla magrezza del volto, la fissarono con sguardi compassionevoli, come se la ritenessero una bambina talmente poco incline alle monellerie, da non riuscire nemmeno in un’impresa estremamente semplice.

Hermione aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse subito dopo. Non era mai stata particolarmente brava a mentire, ed era sicura che, in quel frangente, i suoi occhi l’avrebbero tradita.

« Sentite, non m’importa cosa dicono gli altri o quali siano le regole, io… » Fu interrotta da Fred, che alzò una mano in segno di monito e scosse la testa.

« Non importa nemmeno a noi » disse, e questa volta persino dietro il suo sorriso c’era la traccia di una determinazione dura e implacabile, impossibile da sconfiggere.

« Ginny è nostra sorella » soggiunse George. Anche lui aveva smesso di sorridere. Entrambi la fissarono con risolutezza, nei loro occhi tutto l’affetto che li aveva spinti fin lì. « Stiamo andando a riprenderla ». Hermione annuì, ma prima che potesse replicare Fred sopraggiunse: « Noi due da soli » rimarcando con enfasi le ultime tre sillabe.

« Io vengo con voi » asserì invece la ragazza, la bocca imbronciata e uno sguardo contrariato. George scosse il capo.

« No, è troppo pericoloso » La giovane strega stava per aprire la bocca e replicare, ma lui continuò, ignorandola volutamente « Insieme a Ginny e Ron, tu sei la persona più vicina a Harry in questo momento » spiegò pragmatico.

« Siete carne da macello » precisò Fred con un tono che aveva una sfumatura di divertimento piuttosto inquietante.

« Prede fin troppo appetibili » George annuì. « Perdere te per recuperare Ginny sarebbe davvero una mossa stupida. E lei non ce lo perdonerebbe mai, comunque. Non dopo aver rischiato la pelle per te »

Hermione arrossì violentemente, e il suo sguardo si oscurò. George sembrò rendersi conto con un attimo di ritardo che le sue parole l’avevano ferita oltre ogni modo: aveva parlato senza riflettere, con un’inclinazione divertita nella voce, perché quello era il suo modo di fare. Non l’aveva detto con cattiveria, ma con l’intenzione di convincerla a rimanere.

« So badare a me stessa » sibilò Hermione, al colmo dell’irritazione.

« Non ne dubitiamo. Ma sappiamo anche che non sei invincibile, e che Harry sarebbe così stupido da venire a riprenderti » Le labbra di Fred si aprirono in un sorriso angelico e sornione al tempo stesso. Suo malgrado, la ragazza non riuscì a trattenere l’angolo della bocca, che si arcuò leggermente verso l’alto.

« E poi, se ti dovesse succedere qualcosa, chi lo sente Ron? » George sghignazzò, assestando una gomitata nelle costole al gemello.

« Già, non ho nessuna intenzione di sopportare i suoi piagnistei » aggiunse Fred, prorompendo in una risata che avrebbe potuto svegliare l’intero accampamento.

Ancora una volta, Hermione arrossì, ma stavolta per motivi del tutto diversi. Chinò il capo ed emise un sospiro.

« È colpa mia se hanno catturato Ginny. Non posso lasciarvi andare da soli, è mio dovere… » Poteva anche essere una strega potente e attenta, Hermione Granger, ma di certo non poteva aspettarsi un attacco in piena regola da due dei suoi alleati, da due dei suoi amici, da due Weasley. Non intercettò lo sguardo d’intesa che si lanciarono i gemelli: semplicemente, si ritrovò pietrificata prima che riuscisse a concludere la frase.

 

***

 

Quei giorni di nulla trascorsero vuoti, inutili, affollati da pensieri che di concreto non avevano nulla, da speranze che scivolavano nel buio ogni giorno di più, sbiadendo sotto l’incedere inclemente di un freddo sempre più pungente. L’inverno cominciava a stringere con una morsa spettrale, e lui iniziava a perdere ogni interesse in quel compito. La fiducia che nutriva quando aveva accettato era scomparsa, sostituita da un desiderio di rivalsa che bruciava più di ogni cosa.

Poteva sopportare con indifferenza il freddo, il pessimo cibo, la scomodità della branda e le urla di dolore della piccola Weasley, quando veniva torturata, ma non quell’attesa logorante.

Adagiato pigramente su una vecchia sedia cigolante, Draco fissava il soffitto con occhi vuoti, socchiusi, perso in elucubrazioni di cui era difficile carpire il filo.

Lo schiocco che risuonò nel sotterraneo arrivò al suo cervello solo dopo alcuni istanti che si era realmente verificato, e la sua reazione non fu istintiva e rapida come avrebbe dovuto essere. Saltò su dalla sedia tanto in fretta che questa si attorcigliò attorno alle sue gambe, quasi fosse dotata di vita propria. Crollò a terra con un tonfo sordo, il fiato spezzato, rumore di ossa a risuonare per le pareti fredde della cella.

Ebbe appena il tempo di darsi dello stupido, prima che uno dei gemelli Weasley gli puntasse la bacchetta alla gola con un ghigno allegro, che non aveva nulla di crudele, ma che sembrava, piuttosto, sinceramente divertito.

« Troppo lento, Malfoy » lo canzonò, facendo dondolare la testa. Con il viso schiacciato sul freddo pavimento in pietra della terra, Draco scoccò un’occhiata adirata al giovane, per poi cercare con lo sguardo il suo fedele fratello, intendo a liberare la più piccola dei figli Weasley dalle catene che la tenevano prigioniera. Un sottile nervosismo gli crepitava sotto la pelle, adesso: la pigra noia di qualche minuto prima era scomparsa, sostituita da una scarica di adrenalina che gli faceva prudere le mani e galoppare il cuore. Gli occhi grigi, torbidi, saettavano da un lato all’altro della piccola cella alla ricerca di altri compagni, ma c’erano troppi angoli ciechi dalla sua posizione. Tentò di muoversi per avere una visuale migliore, per poter controllare, ma lei gli fu addosso prima.

Ginny gli si era avvicinata con sguardo fermo e infuocato. Lentamente, l’andatura ciondolante e stanca di una prigioniera che era stata costretta all’inedia e alle torture, aveva raggiunto il corpo del suo secondino. L’aveva guardato come si guarda il più disgustoso degli insetti, poi gli aveva sferrato un calcio dritto tra le costole, tanto potente che il fiato gli si era spezzato.

Il dolore, sordo e acuto, gli penetrò come un coltello nei polmoni e rimbombò nelle orecchie per diversi minuti. Draco lo sopportò con stoico silenzio, perché aveva subito di peggio e sapeva che era preferibile questo ai trattamenti dei suoi compagni.

Quando riaprì le palpebre, aveva gli occhi della Weasley a pochi centimetri. Non li dimenticherà mai, Draco: quelli sono gli occhi di una donna. Neri pozzi senza fondo, colmi d’odio e rancore, ribollivano di rabbia e risentimento.

Il giovane Mangiamorte si guardò ancora attorno, costretto a terra come un verme dal piede di uno dei gemelli, premuto sulla sua tempia. Impossibilitato a muoversi, non poteva far altro che evitare quello sguardo vuoto e spaventoso e continuare a sperare. Il cuore che batteva forte contro il petto rendeva ancora più tangibile il dolore alle costole.

« Lui non c’è. Te l’avevo detto che non sarebbe venuto » disse Ginny, e nella sua voce c’era una latente sfumatura di amarezza. Se Draco non si fosse trovato in una situazione di evidente difetto, gli sarebbe venuto spontaneo sorridere.

« Che ne facciamo di lui? » Uno dei gemelli gli scoccò un’occhiata in tralice.

« Lasciamolo marcire qui. Ci penseranno i suoi a dargli una lezione » Il cuore di Draco diminuì i battiti: sembrava quasi che il suo corpo accogliesse quell’idea con la placida calma di un’accettazione non violenta. Sia lui che i suoi aguzzini sapevano qual era il destino che lo attendeva: Voldemort non accetta fallimenti, e perdere un prigioniero così prezioso era un crimine che avrebbe pagato con la morte.

Prima che potesse anche solo tentare di ribattere, Ginny sospirò.

« Se lo lasciamo qui lo condanniamo a morte » Il suo tono era stanco, ma deciso. Draco non riusciva a guardarla in viso, ma sapeva che lei aveva preso la sua decisione. Nonostante il disappunto dei suoi fratelli, la ragazza si chinò su di lui e gli fece qualche rapida raccomandazione. Lui evitò il suo sguardo fino a quando non ci riuscì, poi, incitato dalla ghigliottina del piede di uno dei gemelli, fu costretto a incrociare il suo sguardo. Anche quegli occhi Draco non li dimenticherà mai: sono gli occhi di una donna che sa.

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eloise_Hawkins