Questa
è la storia della regina Marlene, nobildonna
astuta quanto sottovalutata, la quale, data in moglie al re Julien
contro la
sua volontà, elabora in continuazione piccoli stratagemmi
per rinviare i suoi
doveri coniugali e incontrare invece l’amante Skipper,
capitano delle guardie
reali.
La
donna sobbalzò, come una voce squillante la
strappò al
suo quieto torpore.
Sospirò
profondamente, ben consapevole a chi apparteneva.
Re
Julien spalancò le porte della camera da letto,
trovando la sua consorte seduta davanti la finestra.
–
Eccovi, moglie!
– esclamò raggiante.
“E
dove altro dovrei essere?” avrebbe voluto rispondere
sarcasticamente la regina, ma si trattenne. Doveva trattenersi per
forza, da
quando era sposata. La sua indole beffarda ne soffriva non poco.
Si
alzò umilmente.
–
Mi desideravate?
Il
re annuì, il suo sorriso non sparì.
–
Moglie, è tempo
di pensare al nostro JJ!
–
A chi? – domandò
confusa lei.
–
A Julien Junior!
Il mio futuro erede! A proposito, bello il nome che ho scelto, vero?
–
Ah-ah… Oh, già,
è vero! Vedete, mio signore, non credo che questo sia il
momento propizio per concepire
JJ…
–
Cosa? Gli
Spiriti del Cielo ti hanno parlato di nuovo?
–
Esatto, mio
signore – Marlene indicò un punto
lontano nel cielo stellato – Loro
sconsigliano assolutamente di
progettare l’arrivo di un figlio in questi giorni…
Sarebbe nefasto per tutti
noi, soprattutto per l’erede, andare contro i loro
consigli…
Re
Julien si curvò appena, perse il sorriso. Fu solo per
un attimo però, perché già si era
raddrizzato, allegro come prima.
–
Beh, se lo
dicono gli Spiriti del Cielo avranno sicuramente ragione loro!
Pazienza!
Troveremo la data giusta prima o poi!
Detto
questo, se ne andò sbattendo sonoramente le porte.
Al
che, la maschera di serena obbedienza della regina si
ruppe, lasciando spazio a un’espressione scocciata. Si
accasciò sulla sedia e
sospirò, lamentandosi mentalmente della sua situazione.
Re
Julien era il legittimo sovrano del suo regno ed era
un tiranno.
Costui
non badava alle necessità e ai dolori che
opprimevano il suo popolo – stanchezza, fame, malattia
– bensì si preoccupava
unicamente della sua persona.
Egoista,
vanesio, orgoglioso, testardo, avido, ingenuo, era
solo grazie ai suoi fedeli servitori se il suo corpo non si trovava
sottoterra
a dar da mangiare ai vermi, frequente bersaglio di sociopatici
criminali.
Capirete
dunque perché l’allora principessa Marlene fu
così restia all’idea di sposarlo.
Era
il suo dovere, le spiegava sua madre con ferma
dolcezza, poco importava, anzi, non importava affatto se lo
amava oppure no. A una sola cosa servono le regine: a
sfornare eredi.
Fortunatamente
per lei, Re Julien era fermamente convinto
nell’esistenza dei fantomatici “spiriti del
cielo”, le uniche creature –
qualunque cosa siano – a cui dia retta. A nulla servivano le
valide
contestazioni di Kowalski, lo scienziato di corte, e le pacate
spiegazioni del
consigliere Maurice sull’argomento
“gravidanze”. Chi erano loro per obiettare
le scelte degli Spiriti del cielo?
Marlene
non avrebbe potuto rimandare per sempre il suo
compito, certo, ne era consapevole. Per quel che ne sapeva lei
però, poteva
addirittura aspettare un bambino dal suo amante e far credere a Julien
che
fosse suo. “Un dono degli Spiriti del cielo”.
Poteva anche funzionare. Doveva
ricordarselo!
Questi
furono i pensieri che tennero compagnia a Marlene
fino a quando qualcuno non bussò. Sapeva già chi
era.
–
Entra – rispose subito, senza riuscire a trattenere un
sorriso.
–
Mia regina – la
salutò con compostezza Skipper, il capitano delle guardie,
dopo aver richiuso
piano le porte.
–
Marlene – lo corresse lei, andandogli incontro
quasi di
corsa, una cosa molto poco
regale – Devi chiamarmi Marlene! E devi darmi del
tu!
Non farmelo ripetere altre centomila volte!
Il
soldato parve esitare per un attimo, poi sbuffò. Anche
lui stava per abbandonare il suo ruolo, almeno solo per quella notte.
–
Come
ti pare. Marlene,
questa storia deve finire.
Marlene
alzò gli occhi al cielo e fu ora il suo turno di
sbuffare. Quella discussione non portava mai da nessuna parte. Ah,
stupido
codice d’onore da soldati! Tuttavia, una parte di lei
squittiva dalla gioia per
il fatto di poter dimostrare liberamente il suo “lato
oscuro” – la sua
testardaggine, il suo sarcasmo, la sua irritazione –
con quel giovane. La faceva sentire la vecchia
se stessa, la vera Marlene.
–
Tutto questo sta
diventando troppo rischioso – continuò
lui – Non parlo per me, ma per te!
–
Pff, non ci
scopriranno, è tutto sotto controllo.
–
Ma…
–
Zitto e baciami! – gli ordinò.
Skipper
felicemente obbedì.