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Autore: blackthornssnaps    04/08/2013    1 recensioni
STORIA IN REVISIONE !!!!
Percy ricorda tutto. I suoi amici, la vita al Campo Mezzosangue, la guerra contro i Titani, l'esperienza al Campo Giove e la guerra contro Gea e i giganti. E soprattutto ricordava Annabeth e i bei momenti trascorsi con lei. Ma se si fosse sbagliato? Se fosse stato un sogno? Se fosse stato tutto frutto della sua immaginazione? Se la ragazza che ama non esistesse, se non nella sua mente? Che cosa accadrebbe? E poi sarebbe vero? Qualcuno è davvero in grado di immaginare tutto questo?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Sally Jackson
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Revelationibus

Quando Percy aprì gli occhi quella mattina, ci mise un po’ per capire che c’era qualcosa di strano.
Aveva ancora in mente il bel ricordo della fine della guerra, del ritorno al Campo Mezzosangue e il viso di Annabeth con i suoi occhi grigi. I suoi meravigliosi occhi grigi. Ci si perdeva sempre. Ogni volta che la guardava. Poteva essere arrabbiato con lei o distrutto da un combattimento, ma ogni volta che posava, per sbaglio o per abitudine, lo sguardo in quello di lei, il suo cervello andava in tilt. Dimenticava tutto. Contava solo quella particolare sfumatura di fumo. Li aveva visti un’infinità di volte, ma non importava. Ne rimaneva incantato costantemente.  A volte anche solo pensandoci.
Come in quel momento.
Malvolentieri riuscì a scacciare la visione della sua fidanzata e mise a fuoco lo strano posto in cui si trovava.
Di sicuro non ci era mai stato.
Era sdraiato su un letto con lenzuola bianchissime e accanto a lui c’erano una decina di monitor che segnalavano ogni minimo cambiamento del battito cardiaco, della pressione, del respiro…
Per il resto la stanza era molto piccola. Le pareti erano di un verdolino chiaro, molto freddo come colore, verso l’alto erano collocate piccole finestrelle, mentre sul muro di fronte a lui si apriva una grossa vetrata, anche se a quella Percy non prestò molta attenzione.
Si era, infatti, appena accorto di indossare una specie di tunica (anch’essa rigorosamente bianca) con triangoli verdi e blu stampati sopra.
Inoltre aveva un tubicino nel naso, fermato con del nastro adesivo sulle guance, per impedirgli di spostarsi. Come si chiamava? Ah sì, respiratore. E sulle braccia erano infilati aghi di ogni genere.
 “Flebo, probabilmente” pensò lui.
Era decisamente in un ospedale, ma Percy non riusciva a capire perché.
Non ebbe molto tempo per pensarci, comunque.
Appena riuscì a rendersi conto di quel che stava succedendo, la porta della stanza si spalancò ed entrarono tre persone.
Una di loro, sicuramente un dottore, aveva una cartellina in mano, una penna nella tasca e un lungo camice bianco.
Le altre due persone erano un uomo e una donna. L’uomo aveva i capelli biondi tagliati molto corti, e due profondi occhi azzurri. Non un azzurro intenso, no, piuttosto era un colore chiarissimo, quasi grigio.
La donna invece aveva lunghi capelli castani, mentre i suoi occhi… stavano lacrimando.
Non sembrava triste, anzi. Sorrideva, e nello stesso tempo piangeva.
Dopo due secondi Percy si ritrovò stritolato dal suo abbraccio. Ma a lui piaceva. Adorava gli abbracci della madre.
-       Bambino mio! Oh, non ci posso credere. Avevamo quasi perso le speranze! Come… come stai, tesoro? Ti ricordi chi sono?
-       Certo, mamma. Come potrei dimenticarmi di te? – Percy non pensava di aver detto qualcosa di sbagliato, ma Sally, sua madre, scoppiò di nuovo in lacrime.
L’uomo che era con lei l’abbracciò, mentre il dottore staccò il respiratore e sentenziò:
-       È davvero un miracolo e di questi tempi ne capitano davvero pochi. Pare che il ragazzo stia bene, e che durante il risveglio non ci siano state complicazioni di alcun genere, ma vorrei comunque tenerlo qui in osservazione ancora qualche giorno. Ora, beh vi lascio un po’ da soli.
Salutò con un cenno e sparì.
Percy guardò sua madre. Era seduta e stava ancora singhiozzando mentre gli stringeva la mano. Odiava vederla in quello stato. Nonostante tutto quello che aveva passato, era una donna forte, e ora si vedeva che era a pezzi.
Poi si girò verso l’uomo che la stava ancora consolando e gli venne un colpo.
Possibile che non l’avesse riconosciuto prima?
Era il sig. Chase, il padre di Annabeth. Ma allora lei dov’era?
Stava per chiederlo, quando si ricordò della madre. Prima doveva tranquillizzare lei.
-       Mamma, io non volevo farti star male. – disse, stringendole la mano più forte.
-        Dove sono? Perché sono in un letto d’ospedale? Che cos’è successo?
-       Sally, vi lascio un po’ da soli. Hai bisogno di stare con tuo figlio. Ha diritto a delle spiegazioni. Se avete bisogno, sono qui fuori. –  e detto questo, il sig. Chase uscì a sua volta dalla stanza.
-       Mamma… - Percy non riusciva a parlare, non riusciva a capire, né tantomeno a ricostruire i fatti. L’ultima cosa che ricordava era di essersi addormentato sul letto della cabina 3 al campo, dopo la serata di festeggiamenti.
Com’era arrivato in ospedale? E dov’erano Paul, il fidanzato della madre, e Annabeth?
Era sconvolto e confuso, e vedere sua madre distrutta mandava in frantumi anche quel briciolo di forza che gli era rimasta.
Fu Sally a rompere il silenzio. Si era calmata e aveva iniziato a parlare al figlio con dolcezza.
-       Tesoro, non ricordi nulla di quello che è successo?
Percy stava per raccontare che si ricordava tutto per filo e per segno, ma qualcosa gli fece capire che sua madre si riferiva al ricordare com’era finito in quel posto. E lui questo non lo sapeva. Tipico di lui, non pensare mai prima di parlare. Almeno stavolta si era fermato in tempo, prima di dire una stupidaggine.
Guardò Sally e scosse la testa. Così lei cominciò a spiegare:
-       Stavamo tornando a casa, eravamo usciti per festeggiare la fine della scuola…
Fine della scuola? Com’era possibile? Probabilmente era una scusa perché ovviamente non poteva dire davanti ai mortali di avere un figlio semidio che ha appena combattuto una guerra. Forse, anche se la stanza era deserta, qualche medico ascoltava tutto quello che si dicevano tramite appositi apparecchi elettronici, per assicurarsi che, nel caso fosse stato male, qualcuno lo avrebbe soccorso subito. Sally però era così seria. Sembrava davvero convinta di ciò che diceva, così Percy decise di lasciarla continuare.
-       … Eravamo in macchina e c’è stato un incidente. Un tizio ubriaco ci è venuto addosso. La macchina è saltata in aria. Io ho perso conoscenza. Quando mi sono svegliata, ero qui. Il dottore ha detto che stavo bene, che avevo sbattuto la testa, ma che non avevo subito danni gravi. Però… - i suoi occhi divennero lucidi.
Fece un respiro profondo e proseguì.
-       Però… mi dissero che… Percy mi dispiace molto! Tuo padre è morto nell’impatto, non hanno potuto fare niente. Mentre tu, avevi subito un forte trauma cranico e sei finito in coma per colpa di un’emorragia. I medici pensavano non ti saresti più svegliato.
A Percy crollò il mondo addosso.
Non ci credeva.
Ok, la storia del “padre morto” non aveva molto senso. Suo padre era un dio. Non poteva morire. Però penso che si riferisse a Paul, che era stato come un secondo padre per lui.
Gli girava la testa. Non ci capiva nulla.
Non aveva la forza di parlare, si sentiva svenire, ma riuscì comunque a formulare debolmente una domanda, quella che gli ronzava di più in testa.
-       Da… da quanto tempo sono in coma esattamente?
-       Dall’ultimo giorno di scuola, di quando avevi 12 anni.






ANGOLO AUTRICE!!
Ed ecco il secondo capitolo! Ok, non chiedetemi cosa mi sia venuto in mente di scrivere i titoli in latino, non lo so nemmeno io. Considerato poi che io non studio latino!
Comunque, in questo capitolo viene descritta la reazione di Percy nel trovarsi in un ospedale, e inizia a essere spiegato come mai ci è finito! Il sig. Chase è lì per un motivo ben preciso, perché posso anticiparvi che la bella Annabeth farà poi la sua comparsa! (mi pare ovvio dato che è una percabeth, anche se ancora non si capisce molto). Altro che dovrei precisare è che Percy ha 17 anni, come se la guerra fosse appena finita sul serio, e beh metaforicamente lo è, ma non sono qui per fare la filosofica. Spero di aver chiarito tutto, nel caso non ci fossi riuscita recensite e fatemi domande! Beh recensite anche solo per dirmi se la storia per ora vi piace, a me fa piacere. E un ringraziamento a quelli che hanno recensito, e messo la storia tra seguite/ricordate. Grazieeee :3 Al prossimo capitolo! *smack*
Becki_diAngelo
p.s. : si amo alla follia Nico *--*, oltre alla percabeth! (ma anche questo si era capito xD)

   
 
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