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Autore: fedenow    05/08/2013    4 recensioni
Stef lo stringeva, lo cullava in un modo grezzo mentre lui sentiva la rabbia montargli dentro, gli mancava l’aria, pensava che non ce l’avrebbe fatta, pensava che ti fotti quando ti innamori la prima volta a tredici anni e nemmeno te ne accorgi, e dopo puoi raccontarti tutte le stronzate a cui riesci a pensare ma la verità è che per tutta la vita cercherai di tornare a quel punto e riprenderti quella cosa e capirla per una volta, una volta soltanto, prima che ti abbia già buttato sul pavimento. Pensava che ci era passato troppo spesso per essere ancora lì. Pensava chi cazzo fosse Matt Bellamy per fargli questo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Placebo | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partenze XVI - Epilogo

Attenzione! Doppio aggiornamento: torna indietro di un capitolo.

Vorrei ringraziare di cuore chi ha seguito questa storia dall'inizio, più di due anni fa, e chi l'ha trovata da poco e ci si è affezionato. Grazie mille a chiunque si sia preso la briga di lasciare delle recensioni, che a me danno sempre una soddisfazione grande, e anche a chi ha letto più o meno silenziosamente. Grazie per aver aspettato gli esseri fino alla fine.
:*
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EPILOGO



- … E quindi?
- E quindi un cazzo, Cody! Cosa accidenti vuoi sapere?
Siamo seduti uno di fronte all’altro nel mio salotto, abbandonati stancamente sui divani con due sigarette ridotte all’osso incastrate tra le dita. Fuma anche lui, da qualche mese. Sua madre lo sa ma fa finta di niente perché sa anche che gli ho già propinato le avvertenze sul non esagerare, non drogarsi e non fare come me, insomma. Lo guardo. Ha sedici anni ma ne dimostra qualcuno di più. In questo sicuramente non ha preso da me, io sembravo minorenne quando andavo per i venticinque.
È da tanto che non parlavamo così. Discussioni caotiche. Pezzi di vita senza criterio che tornano a galla. Non ho neanche capito come mi sono cacciato in questo racconto, ricordo solo che Cody mi si è piazzato davanti senza avere niente da fare e rivolgendomi delle domande banali per sapere come stavo e cosa stavo facendo. Devo essermi molto emozionato. Poi gli argomenti vanno dove vogliono andare, e lui è stato abbastanza furbo da indirizzarli con delle richieste sibilline. Deve essersi preso una cotta e vuole capire cosa fare, ma per adesso non se l’è ancora sentita di parlarmene.
Non so granché della sua vita privata, bene o male sono un genitore nella norma. Non sono neanche sicuro che sia mai stato con una ragazza. C’è stato un periodo, l’anno scorso, in cui viveva in simbiosi con il cellulare ed era irritabile esattamente come me, ma mi sembra un tipo tutto sommato imbranato, quindi non saprei dire quanto si sia spinto in là con gli approcci al genere femminile. Gli voglio talmente bene che non mi permetterei mai di giudicarlo, è questo che ho sempre rinfacciato a mio padre.
- No, dico, se ne è andato davvero? Matthew? Porca miseria, pa’! – Mi soffia le Lucky Strike da sotto il naso, se ne accende un’altra. – Quello dei Muse!
- Spegni quella merda, Cody.
- Pensavo ti stesse antipatico.
Improvvisamente realizzo che quel dettaglio potevo davvero risparmiarlo, non perché mio figlio andrà in giro a raccontare con chi se la faceva suo padre, quanto piuttosto perché a sedici anni la faccenda acquista per forza l’aspetto di una conquista ambita mentre a me, del fatto che Matt Bellamy fosse Matt Bellamy, non è mai fregato nulla.
- … Quindi vi siete rivisti?
- Certo che ci siamo rivisti. La vita è molto meno sensazionale di come uno se la immagina e prova a raccontarsela. Poi nel nostro ambiente, nella musica, è molto facile incontrarsi a qualche premiazione o altro.
- No, ma dico… Non stavate più insieme?
- Tecnicamente non siamo mai stati fidanzati, se intendi questo.
- Mh. – Si sistema sul cuscino con fin troppa meticolosità, sorrido perché ho capito dove vuole arrivare ma è imbarazzato all’idea di pronunciare amore in una qualche frase. – Ma… Sì, insomma… Tu eri… innamorato di lui?
- Prossima domanda?
- Ehi, questo lo fai sempre nelle interviste!
Scoppio a ridere perché quando si arrabbia ha un’espressione buffissima che mi ricorda tanto Helena, un broncio infantile che tradisce, per fortuna, la sua inesperienza. - È vero. Però questa è un po’ un’intervista, no? E molto riservata. – Rimarco nonostante mi fidi ciecamente di lui. Ha imparato fin troppo in fretta come funzionano le cose se sei il figlio di un personaggio vagamente conosciuto.
- Sì, sì. Però, insomma… Com’è che si capisce? Quando… quando sei innamorato. Oh, pa’, non ridere!
- Scusa. – Faccio sparire il sorriso dal mio volto, sono felice che ne stia parlando con me. – Non lo so. Non ne ho la minima idea. Io non l’ho mai capito in tempo. Ma in fondo… - Mi concedo una pausa d’effetto. – è davvero così importante?
Sgrana gli occhi, in questo momento pensa davvero che io sia un vecchio rincoglionito. – Be’, sì!
- Cody, ascolta. - Mi allungo un po’ verso di lui, è un discorso che nessuno ha mai fatto a me e io ho la fortuna di poterlo fare a mio figlio. – Io non ho niente da insegnare a nessuno, soprattutto a te che mi sembri un ragazzo intelligente e decisamente più equilibrato di me. Quindi ti dico delle cose che penso io, ma non so assolutamente se valgono anche per te se ti possono essere utili. Amore, affetto… Sono parole. Usale quando ti servono, e basta. Sono etichette. Non mettere mai delle etichette, e soprattutto non fartele mettere dagli altri. Sminuiscono tutto. Siccome non capiamo delle cose più grandi di noi, le buttiamo in questi grandi calderoni sentendoci un po’ più al sicuro. Il fatto è che la vita è molto più complicata. È un gran casino. Tu devi solo trovare una cosa che vuoi, davvero, e seguirla. Dovunque ti porti. Poi sulla strada incontri un sacco di altre cose interessanti che ti puoi prendere, ma un obiettivo chiaro devi tenertelo stretto. Una persona, qualcosa che vuoi fare… Questo puoi saperlo solo tu, però sii onesto quando lo scegli e non barare, non si può. Okay?
- Sì…
- Quindi in questo caso, la signorina che ti piace-
- Ma non è che mi piace, più che altro ogni tanto-
- Devi solo capire cosa vuoi tu. In questo momento. Invitarla fuori? Passarci un sacco di tempo insieme? Baciarla? Adesso mi fermo perché mi sto imbarazzando anch’io. Però hai capito, – Ti guardo e sorrido. – è questa la cosa da fare. Essere sincero verso quello che vuoi. Chi se ne frega dell’etichetta che puoi appiccicare a una situazione. E lo so che è molto più difficile nella pratica.
Ti annuisco e mi rispondi, ti alzi e siamo sollevati entrambi dalla fine di quella discussione.
- Io esco, allora… - Rigiri le mani nelle tasche, guardi il pavimento.
- Va bene. Stai attento.
- Grazie, pa’…
- E di cosa. Non prendere mai per oro colato quello che dico, mi raccomando.
- Ok.
- …
- … Comunque se ti capita di rivederlo me lo devi dire, ho di là i cd e-
- Cody, gira al largo.

***

- … Ciao.
- Ciao.
Sei appoggiato al cofano della tua auto e mi guardi come se avessi aspettato quel momento da tutto il giorno.

Qualche mese fa è capitato che ci rivedessimo, una volta fra tante, a un evento di XFM.

- Come stai?
- Bene.

Poi è capitato che ci parlassimo.

- Cosa vuoi fare?
- Non so. Mangiamo qualcosa?
- Okay.

… Così come è capitato che venissimo a sapere che nessuno dei due era impegnato, in quel momento.

Avvii il motore.
- Cosa hai fatto oggi?
- Ho scoperto che devo bruciare dei dischi di mio figlio.
- Eh?
- Niente, ascolta musica un po’ di merda.

È capitato anche che ci accorgessimo di quanto ci era mancato parlarci dei fatti nostri, e alla fine è capitato che non resistessimo e finissimo dentro un letto a ridere come due cretini continuando a non dirci cose che non ci diciamo da dieci anni.

Andremo avanti così, io e te. Ci ritagliamo dei giorni delle nostre vite in cui ci concediamo il lusso di vedere come sarebbe se solo si potesse. O se solo lo volessimo davvero. Penso al discorso delle etichette che ho fatto con Cody e davvero non saprei quale appendere sopra di noi, sopra i tuoi capelli che continuano, imperterriti, a essere spettinati.

Il fatto è che siamo capitati, e basta. Poteva andare altrimenti, ma non mi interessa assolutamente sapere come.

- Senti, ma se restiamo da me? Ho una Fender del ’63 e voglio farti sentire una cosa che mi è uscita ieri notte.



Just promise me we’ll be all right

Mumford & Sons, Ghosts that we knew



   
 
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