Cap. XVIII°
Insieme
Hilary
salutò il tenente Kinomiya all’ingresso dell’ospedale.
Erano
accadute molte cose. Erano trascorse molte settimane, settimane cariche di
ansia e di speranza e finalmente la certezza…
Appena
era giunta la notizia del ricovero dell’Angelo, il tenente si era recato di
persona a controllare che qualcuno non si desse la briga di accelerare i tempi.
Ma
per il mondo intero era meglio che il killer restasse solo una leggenda. Uomini
potenti erano coinvolti nei traffici di Spyro e Kei non aveva fatto loro che un
favore uccidendolo. La cosa migliore era lasciare che tutto affondasse nel
nulla.
La
calma stava tornando a regnare insieme alla giustizia.
Ed
era stato felice di vedere la giovane sana e salva. Sebbene la scoperta
dell’identità del killer più ricercato del Giappone lo avesse lasciato a bocca
aperta: era solo un ragazzino…si poteva essere così giovani e così spietati
allo stesso tempo? Certo che era sempre riuscito a svanire: nessuno avrebbe
sospettato di lui. Ma era anche merito suo se tutto ora stava recuperando una
sua logica.
Un
sorriso gli incurvò le labbra mentre rispondeva al saluto.
-Buongiorno,
Hilary.
-Tutto
bene qui?
-Sì,
a parte il paziente che è poco paziente- scherzò, riferendosi all’ennesimo
tentativo di fuga di Kei. Hilary rise, entrando nella stanza.
Il
ragazzo era decisamente contrariato e non vedeva l’ora di andarsene.
-I
giornali non ci metteranno molto a trovarci.
-Come
ti senti?
-Meglio…anche
se devo ammettere di essermela vista brutta. Senza di te…
-Non
pensarci. I medici hanno detto che puoi continuare le cure a casa, ma che non
devi affaticarti- gli spiegò la fanciulla, porgendogli i vestiti. –Possiamo
andarcene.
-E…la
polizia?- chiese stupito.
-Nessuno
sa chi sei. Ti basta? Il tenente non ti ha mai visto.
-Vuoi
dire che mi lasciano andare come se niente fosse?
-Esatto.
E potremo stare insieme, per sempre.
-Hilary…tu
meriti più di me…io non sono…
-Hai
cambiato la mia vita, Kei. È il destino che ci ha fatti incontrare: tu avevi
bisogno di me e io di te.
-Tu
credi?
-Certo.
Ti amo.
Quelle
parole…da quanto tempo desiderava sentir parlare di amore? Pensava che per lui
non ce ne fosse in nessun luogo di quella palla rotante chiamata Terra. E
invece lo aveva trovato, proprio nel momento in cui non ci sperava più.
E
avrebbe fatto di tutto per tenerselo stretto.
-Ti
amo.
Si
raccontano molte storie sull’Angelo della morte.
Nessuno
ebbe mai la certezza che fosse reale e non solo una leggenda metropolitana. E
se era esistito veramente nessuno seppe mai il suo nome: chi ne era a
conoscenza, lo teneva segreto.
Forse
non c’era davvero molto di buono in lui, ma aveva imparato ad amare, a
sacrificare la sua vita per un’altra.
E
fu una lezione che non dimenticò mai.
FINE