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Autore: Alice Dream Girl    05/08/2013    2 recensioni
La vita di una celebre band musicale "I raggi di sole", viene sconvolta dall'omicidio del leader gruppo.
SUl luogo del delitto, accanto al cadavere viene trovato un ragazzo, Kai, e immediatamente arrestato.
La polizia italiana guidata dall'ispettore Ginevra De Rosa, inizia a collaborare con la Polizia coreana guidata dal commissario SUho e dagli ispettori Luhan e Lay e dagli agenti MInho e XIumin. Indagando congiuntamente i poliziotti scoprono che Kai è membro di una banda di teppisti, chiamati "GLI SPETTRI" il cui leader Kris, guida e protegge gli altri membri: Sehun, Chanyeol, Tao e Kai. Le indagini si spostano poi sui compagni di gruppo della vittima le celebrità BAekhyun, D.O, Chen, Onew e Taemin. Le indagini porteranno ad una verità sconcertante che coinvolgerà e cambierà le vite di molte persone; il tutto condito da love story turbolente che si instaureranno tra i personaggi e sullo sfondo uno scenario a metà strada tra il pericoloso e l'affascinante.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kai, Kai, Lay, Lay, Lu Han, Lu Han, Suho, Suho, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Un’ombra si stagliò sul suolo del Quartiere Coppedè. Una figura snella a passi lenti si avvicinò piano a ciò che rimaneva della strabiliante potenza di YK. Sotto la luce fioca del lampione due occhi neri e profondi iniziarono a scrutare il corpo che avevano davanti. La figura allungò una gamba fasciata con grazia da un paio di Jeans né troppo alrchi né troppo stretti, e con il piede custodito da una scarpa da ginnastica rovinata ma perfettamente intera, girò il cadavere in modo da poterlo vedere in faccia. Quando ebbe quel viso deformato dalla paura davanti agli occhi il ragazzo si morse il labbro superiore morbido e perfetto e si inginocchiò. “Con gli occhi aperti eh, YK? Sempre plateale, come al solito!” mormorò Poi con la mano altrettanto bella, affusolata, ma devastata da tagli e bruciature chiuse gli occhi alla super star. Le sirene delle auto della Polizia allertate da qualcuno che aveva dato l’allarme di nascosto, impercettibilmente, un po’ come quel quartiere voleva, illuminarono il viso del ragazzo e il cadavere di YK. “Non si muova!” urlò un poliziotto al ragazzo. Lui fece per scappare ma qualcuno lo agguantò. “Non mi faccio svegliare nel cuore della notte per poi farti scappare caro il mio assassino!” disse il commissario Donati mettendogli le manette ai polsi. Il ragazzo guardò davanti a sé… due occhi magnetici scintillarono nel buio di uno dei vicoli. Il ragazzo fece un segno di assenso con la testa e quegli occhi di lince improvvisamente sparirono. Se c’era una cosa che il commissario Donati odiava era essere svegliato nel cuore della notte, cosa del tutto normale per chi faceva il suo mestiere. Ma ultimamente Roma era diventato teatro di troppi omicidi e le nottate lunghe, interminabili e senza sonno erano ormai, all’ordine del giorno per lui. Giacomo Donati aveva superato da poco la trentina, ma era arrivato già in alto grazie alla sua vivida intelligenza. Quello, per lui, era l’ennesimo caso bomba. “Cosa abbiamo qui?” chiese avvicinandosi al medico “Un ragazzo, asiatico, 27 anni circa…” disse il medico “Aspetti un po’…” fece il commissario avvicinandosi “Ma questo non è il leader di quella band che si è esibita allo stadio Olimpico?” “Non ne ho idea, ma ora, purtroppo per lui, è solo un cadavere. Due colpi ben assestati uno alla schiena e uno alla nuca, quest’ultimo letale.” “Cosa diavolo ci faceva un idolo da solo in mezzo al Coppedè di notte?” “Eh chi lo sa, commissario? A volte le star hanno di questi momenti un po’ così, come dire, sui generis.” “La nazionalità?” “Ho dato un’occhiata ai documenti, è Coreano, di Seul.” “Questo sa che vuol dire?” “NO!” “Che andrà allertata la Polizia Coreana e che le indagini andranno condotte congiuntamente!” “Buona fortuna, allora, soprattutto perché non c’è traccia dell’arma del delitto.” “SI me lo hanno appena riferito i miei agenti.” “Io qui ho finito, le auguro una buona notte Commissario!” “Ammesso che riesca a dormire, dottor Rossi.” “In tal caso, allora, buona nottata.” E se ne andò. Giacomo Donati si grattò e sospirò. Poi si voltò in direzione degli agenti che tenevano stretto il ragazzo appena fermato. “Mandate la comunicazione al PM che abbiamo un soggetto non ancora identificato in stato di arresto… poi chiamatemi subito l’ispettore Martini.” “Anche l’ispettore De Rosa?” domandò uno degli agenti “No per carità… per ora ne basta uno.” Una volta in Centrale il commissario Donati diede ordine immediato di contattare la pOlizia coreana. Mezz’ora dopo l’avviso. “Commissario, la squadra coreana sarà qui domani pomeriggio, sono già in viaggio!” disse l’addetta “Molto bene… fate portare quel ragazzo nella stanza degli interrogatori!” ordinò poi. “Buon…buon insomma salve commissario!” disse l’ispettore Martini facendo capolino dalla porta “Eccola finalmente… allora si è informato su quanto accaduto?” “SI!” “Bene… dobbiamo interrogare quel ragazzo…” “L’ispettore De Rosa è già qui?” “Non ancora… preferisco che ce la vediamo noi, per ora.” “Molto bene!” “Andiamo!” Il ragazzo sedeva a gambe aperte e braccia conserte su una sedia. Era alto, con lunghe gambe, un torace perfetto, capelli neri corvini e occhi luminosi. Aveva labbra perfette e un naso storto appena quanto bastava a donargli un’aria bella, affascinante e dannata. “Salve!” dissero i due poliziotti entrando “Capisce la nostra lingua o ha bisogno che qualcuno traduca?” chiese il commissario “Can you under stand me?” ripetè l’ispettore Martini Il ragazzo sospirò Poi si mise diritto sulla sedia “Non vi applicate comprendo e parlo italiano!” disse alla fine con voce molto più adulta rispetto all’età che doveva avere. “Bene!” fece il commissario… “Come ti chiami?” gli chiese “Come, non lo sapete?” rispose quello “Non hai documenti addosso, non riusciamo a identificarti!” “Uau, che efficienza!” disse e sulle sue labbra si dipinse un ghigno che scoprì un canino dritto e bianco Il commissario guardò l’ispettore “Cerca di collaborare… la tua, non è tra le posizioni migliori, ragazzo.” “Ne sono consapevole!” disse alzando le spalle “Ma non ho fatto niente!” continuò “Questo è tutto da verifcare… sei stato trovato sul luogo del delitto attaccato alla vittima!” “E quindi?” “Quindi sei il primo indiziato per questo omicidio!” “Lo dice lei, questo.” “Lo dicono i fatti. Quindi se non vuoi peggiorare ulteriormente la tua posizione dicci come ti chiami.” “Non si agiti!” Il commissario si passò una mano tra i capelli. Stava iniziando a perdere la pazienza. “Per favore, cerchi di collaborare!” lo spronò il commissario Martini “In questi casi si dice… c’è bisogno di un avvocato?” disse il ragazzo piegando la testa di lato e sgranando i profondi occhi a mandorla “Le stiamo solo chiedendo di darci le sue generalità!” continuò l’ispettore “allora, vuole dirci come si chiama?” “Mi chiamo Kai!” disse alla fine il ragazzo “Kai?” fece il commissario inarcando un sopracciglio “SI KAi!” rispose quello “Kai come?” “Kai e basta!” “Dovrai avere pure un cognome!” “Tutti mi chiamano Kai…” “ossignore… ci servono le tue vere generalità… nome, cognome, luogo e data di nascita, residenza.” “Tutte queste cose? Siete curiosi!” Il commissario sospirò. Stava davvero per arrabbiarsi. Notti insonni, tranquillità familiare turbata, insomma… un caos e ora pure un omicia irriverente. “Tutto bene?” chiese Kai divertito “NO!” tuonò il commissario sbattendo il pugno sul tavolo davanti a lui “Mi dica come si chiama e che ci faceva sul luogo del delitto o la sbatto in carcere!” urlò Il ragazzo si alzò tanto quanto bastava e si avvicinò con il viso a quel del commissario. “Da me non otterrà niente se continuerà con questi metodi…” sibillò. Poi tornò a sedersi. “Andiamo!” disse il commissario prendendo l’ispettore per un braccio e conducendolo fuori dalla stanza. “Chiama De Rosa!” gli disse una volta fuori. “Ma aveva detto che…” “Chiama e basta!” “Va bene!” “Si è già arreso!” fece Kai quando il commissario rientrò nella stanza. “Ora avrà di che masticare con quei suoi bei denti!” disse Giacomo Donati serio. Ginevra De Rosa era giovane. Aveva 25 anni, non era altissima, ma aveva una folta criniera di capelli ondulati biondo cenere, due grandi occhi verdi, e una pistola. DI temperamento aggressivo, finiti gli studi universitari, annoiata da libri e scartoffie era entrata in Polizia come ispettore e si era aggiunta alla squadra di Giacomo Donati, Era una delle poche donne che Donati aveva accettato nel suo team. Ginevra odiava la vita impostata. Si annoiava. Le regole la annoiavano. Sul punto di lasciarci la pelle più volte durante ogni sua indagine, amava la vita movimentata e rifiutava qualsiasi tipo di esistenza basata sulla calma e la routine. Ma ci era andata comunque a finire dentro. Quando il telefono alle 4 del mattino squillò nel suo appartamento, si liberò a fatica dall’abbraccio del suo perfetto e ricco fidanzato avvocato e si avviò in salotto ancora intontita dal sonno. “Ponto!” fece “Ginevra!” “Marco!” fece “Dovresti venire alla centrale!” fece l’ispettore Martini “Cosa è successo?” “Un omicidio, al Coppedè!” “Stai scherzando?” “Niente affatto!” “Arrivo subito!” Mise giù e si avviò verso il bagno. Sulla porta trovò la strada sbarrata “Dove credi di andare?” “Stefano levati, ho bisogno di una doccia veloce!” “Sono le 4 del mattino dove stai andando?” domandò il suo fidanzato “A lavorare!” “Posson fare a meno di te ogni tanto?” “No e ne sono felice!” “Perché diavolo non lasci questo lavoro e pensi a fare qualcosa di più tranquillo?” “Più tranquillo del rischiare la pelle ogni giorno? Direi che la cosa si farebbe monotona!” “Ginevra la dovresti piantare una volta per tutte, lo dico davvero… sono due anni che rischi la vita... non ti sei stancata? Le donne dovrebbero reggere in mano mazzi di fiori e non portare una pistola.” “Ma come? Dovresti essere felice! E’ grazie al mio lavoro che ci siamo conosciuti!” “Si lo so… sgominasti due folli colletti bianchi che stavano tentando di far fallire la società di cui ero il legale!” disse lui illuminandosi più per il fatto di essere il legale di una società di quel calibro che non per l’incontro con la fidanzata “Già! E quella fu la cosa più emozionante del nostro rapporto!” pensò Ginevra nella sua testa andandosi a infilare sotto la doccia. Dieci minuti dopo era nella sua macchina diretta alla Centrale. “Quanto diavolo ci mette ad arrivare?” disse il commissario Donati grattandosi la testa nervosamente “Chi deve arrivare?” domandò Kai curioso “La persona che ti interrogherà!” “Cos’è lei non ce l’ha fatta e ora sta mandando un grosso uomo cattivo a farmi venire paura?” “L’uomo, come lo chiami tu, carissimo Kai, sarà qui a momenti e si… fa davvero tanta paura.” “L’ispettore De Rosa è qui!” fece l’ispettore Martini comparendo all’improvvio “Bene… la faccia entrare!” disse Donati sollevato “La?” fece Kai credendo di non aver capito bene. Ma quando la figura di una ragazza, apparentemente innocua si materializzò nella stanza Kai rimase a metà strada tra il sorpreso e il divertito. Ginevra strinse la mano al commissario, poi si girò verso l’indiziato. Incrociò il suo sguardo per la prima volta, occhi negli occhi. Lui lo sostenne. Fu allora che furono pervasi da una scarica elettrica senza bisogno di corrente. “Lo hanno preso!” disse un giovane ragazzo piombando in un’enorme stanza debolmente illuminata. “Hanno preso chi?” domandò un altro alzandosi dalla sedia sgangherata su cui stava seduto “Kai!” “Ne sei sicuro, Tao?” “SI, Kris, ne sono sicuro, l’ho visto con i miei occhi!”
  
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