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Autore: l_s    13/02/2008    6 recensioni
...perché la leggenda è continua e immensa, serpeggia tra la gente, insinuando la speranza tra le menti innocenti e Lui acquista sempre più seguaci. Più di Cristo, di Maometto, di Buddha, di Zeus. Anzi, tutti loro erano suoi seguaci. Perché tutta la nostra società vi è fondata, nessuno ha via di scampo. Forse nella natura umana è insita questa credulità, questa speranza in Lui...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina d’inverno, una desolata e lugubre mattina d’inverno come tante. Camminavo tra la gente scrutando volti sconosciuti di ragazzi. Niente. Niente di speciale. Niente di sconvolgente. Niente di più dei soliti ragazzi anonimamente belli o brutti. Non sapevo cosa stessi cercando in realtà. Un ragazzo bellissimo, forse. Tuttavia, ero certa che me ne sarei accorta se l’avessi visto. Sconvolgente, avevano detto quelli che l’avevano incontrato. Non avevano saputo dare una definizione migliore. I miei pensieri furono interrotti da una voce e fui raggiunta dalla mia amica.
“Ciao” mi disse. Lei l’aveva incontrato solo qualche volta di sfuggita, non era ancora mai stata rapita da Lui, ma lo attendeva, di certo, con meno impazienza di me.
“Ciao” le risposi e mi voltai a guardarla. Era una ragazza semplice, pura, non aveva ossessioni maniacali come la mia.
“Ci stai di nuovo pensando”non era una domanda, ma un rimprovero.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata. Come al solito, non potevo nasconderle neppure la mia vergogna più grande.
“Sta diventando una fissazione” sospirò “Porta pazienza, cara, e sarai ricompensata”.
No… non di nuovo…pazienza…da quanto me lo dicevano? Anni, probabilmente.
“Tu l’hai conosciuto”borbottai semplicemente, ma nella mia voce s’intuiva un vago tono d’accusa.
Raggiunsi in fretta la mia classe, sedetti al mio banco. Durante l’ora successiva, chiesi di Lui alla mia compagna di banco.
“Non lo conosci?” fu la scettica risposta, “Non prendermi in giro!”
Naturalmente non poteva sapere quanto il suo scetticismo potesse imbarazzarmi ed umiliarmi.
Avevano spesso quella reazione, e la mia risposta non cambiava. No, non lo conoscevo. Né l’avevo mai conosciuto. Certo, avevo sentito di lui. Del resto, tra i banchi di scuola era estremamente popolare. Più d’una volta, avevo anche avuto modo di ammirare il suo operato. O quello che gli altri credevano tale. Avevo creduto a quel mito da quando ero piccola e, ascoltando le storie di bambine più grandi, mi aveva fatto sognare. Ricordo ancora quando ci raccontavano le loro avventure, ricordo la mia ammirazione infantile per Lui. Che sporca illusione! Come se esistesse davvero! Guardatevi dalle dimensioni di questa cospirazione, dicevo, molto più tardi. Ma non trovai nemmeno un fedele Sancho che mi accompagnasse nella mia battaglia contro i mulini a vento. Perché la leggenda è continua e immensa, serpeggia tra la gente, insinuando la speranza tra le menti innocenti e Lui acquista sempre più seguaci. Più di Cristo, di Maometto, di Buddha, di Zeus. Anzi, tutti loro erano suoi seguaci. Avevo forse otto anni, quando cominciai a sentirlo reale, vicino, ma questo era quello che avevo imparato a credere, quello che tutti impariamo dopo anni di costante lavaggio del cervello. Non illudetevi, anche se non guarderete la televisione, non sopravvivrete. Perché tutta la nostra società vi è fondata, nessuno ha via di scampo. Forse nella natura umana è insita questa credulità, questa speranza in Lui. Sapete qual è il bello? Che spesso non si rivela vana: siamo talmente convinti che Lui esista che lo troviamo. Lo creiamo da noi. Beh, all’età di tredici anni, tutti l’hanno già incontrato almeno una volta. Tutti tranne me. Io, sì, proprio io, quella che continua a crogiolarsi nella sua disillusione, che si ostina a non credere in lui, a disprezzarlo come fa la volpe con l’uva. Per tutti questi anni, mi sono sforzata di credere che fosse un bene per me conoscere la verità, ma in fondo non ne sono mai stata convinta. Su questo rimuginavo anche quel giorno, mentre una voce monotona scandiva il ritmo dei miei pensieri, quando la porta si spalancò di colpo, senza rumore alcuno, ed un ragazzo splendente scivolò silenziosamente dentro la classe. Mi coprii gli occhi con la mano, per non rimanere abbagliata dalla luce che irradiava, e d’improvviso capii. Capii quando notai la sua bellezza sconvolgente, il suo sorriso rassicurante, e, illusa e stupida, commisi il più grave errore della mia vita. Mi concessi di sperare. Credetti che fosse venuto per me, dimentica delle altre persone nella stanza. Ma lui si diresse verso una mia compagna, e le fece cenno di seguirlo, mentre io sprofondavo nella sedia e, nel momento stesso in cui i miei occhi si riempivano di lacrime di tristezza, le debolezze che per anni avevo tentato di negare furono palesi. Repressi i singhiozzi e cercai forza nella disperazione. Mi alzai e mossi pochi passi decisi verso di lui, travolgendo tutto ciò che trovavo sulla mia strada. Lo chiamai, ma Lui non rispose. Cominciai a scrollarlo bruscamente per le spalle, quasi tentando di fargli male, mentre i miei occhi tornavano lucidi. Finalmente si girò, il viso di una bellezza disumana leggermente sorpreso dalla forza della mia aggressione. Lo ignorai, e cominciai ad urlargli in faccia tutta la mia frustrazione:
 “Mi vedi? Sono qui. I capelli disordinati, gli occhiali e questa camicia a quadri forse troppo grande per me. Io la vedo, questa ragazza qui accanto. La vedo. È uguale a me. Sì, è dannatamente uguale a me. E allora perché, o crudele? Perché lei ride, esulta, piange, si dispera, ti maledice, ti loda, ti tocca e io no? Perché a lei quella dolce illusione e a me solo l’amaro sapore della verità? Tienila, questa dannata disillusione, prenditi ciò che vuoi, in cambio di quella sofferenza così dolce, di quel dolore illusorio, restituiscimi la speranza! Io so tutto di te: il tuo volto quando nasci e quando muori, quando sei deluso, quando non ricambiato e mi hanno insegnato che non sei mai inutile…ecco, è questa la verità. Amo guardarti mentre infiammi gli animi, amo guardarli piangere e ridere per mano tua…Sono innamorata di te. Lo sono sempre stata. E se mi avessi mai degnata di uno sguardo lo sapresti…

ti amo, Amore

...

...

...

Quanto tempo è passato, Amore, da quel momento? Quanto, da quando mi sfiorasti il viso con la mano calda e i tuoi occhi mi chiesero fiducia? Io te la concessi, e guardami adesso: il mio vecchio cuore è stanco e di pietra, i miei occhi svuotati dall’ennesima speranza delusa hanno atteso troppo a lungo la tua venuta e le labbra, mai concesse ad alcuno, attendevano solo te…

So che il tempo per te non esiste e so che credi di poter sconfiggere la morte, ma quando soffierà via la vita dal mio corpo, tu cosa farai? Avrai definitivamente perso. No, forse a perdere sarò stata io, soltanto io…

Amore, sei davvero il bambino volubile che dicono?

È davvero passato il tempo in cui avresti potuto ingannarmi con una semplice promessa dei tuoi occhi profondi?

...e mentre mi avvicino al tramonto, già vedendone il colore, mi volto indietro e guardo la tua figura con incredibile tenerezza, ed i miei occhi stanchi si lucidano un’ultima volta…

L’ultima cosa che vedo sei tu che tendi le mani nel vuoto, per afferrare la mia anima che ti scivola tra le dita, prima di turbinare ancora una volta intorno a te e volare via, finalmente libera, serena...

...forse perfino felice...

   
 
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