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Autore: Fallen Star 91    06/08/2013    2 recensioni
Festeggia quando c’è la luna nuova.
Piangi quando c’è luna piena.
Non incrociare lo sguardo con un lupo.
E se la tua vita è in pericolo: corri, corri e prega di essere abbastanza veloce.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. SOTTO MENTITE SPOGLIE
 
Il suono di una sirena echeggiò nell’aria ridestando dal sonno i timidi abitanti di Rodrev. Lentamente pallide luci cominciarono ad illuminare la cittadina mentre ombre sparute cominciavano a riversarsi per le strade dirette ai loro rispettivi posti di lavoro.
Fulminea Gwyn si allacciò gli stivaletti e si aggiustò addosso la divisa blu con il distintivo dei messaggeri: un falco che, ad ali spiegate, volava in alto verso la sua meta. Abbandonato accanto ad una pila di libri trovò il suo messaggiatore: un oggetto delle dimensioni di un orologio che, al posto del quadrante, aveva un piccolo display su cui il messaggero di turno poteva battere la comunicazione da recapitare.
Con un movimento meccanico la ragazza si infilò al polso l’oggetto e guardò distratta verso gli alti edifici che sovrastavano le basse abitazioni di Rodrev. Lassù, divisi dai quartieri delle volpi da una muraglia di rovine e reti con filo spinato, protesa verso l’alto come a voler sfidare il cielo, si alzavano i grattacieli e i sontuosi palazzi di Lycan: la città dei lupi.
Dal corridoio la voce del padrino la richiamò e, gettando un’occhiata furtiva all’orologio, la ragazza si accorse del ritardo che, quella fantasticheria mattutina, le aveva fatto accumulare.
 
Seduto dietro al suo bancone Lunz contava pigramente l’incasso del giorno precedente inumidendosi di tanto in tanto le dita grassocce per avere maggior presa su quei pezzetti di carta rettangolare. I suoi occhi grigi guardavano con avidità le mazzette di banconote e, quando le cifre che segnava sul suo registro erano particolarmente alte, con la lingua si leccava le labbra livide accompagnando il tutto con un soddisfatto sonoro schiocco.
Gwyn entrò furtivamente nel locale e la puzza di chiuso e di sudore le strinsero lo stomaco facendole venire un conato che riuscì tuttavia a reprimere. Lavorava per il signor Lunz già da trentasei lune, ma, malgrado fosse passato così tanto tempo dalla prima volta che aveva messo piede nella sua agenzia, l’odore sgradevole che investiva chi entrava nel negozio la investiva ogni volta mettendole sottosopra lo stomaco.
- Sei in ritardo.-
L’uomo continuò a contare le mazzette e a segnare cifre sul quaderno della contabilità senza degnare di uno sguardo la ragazza. Gwyn rimase immobile accanto alla porta indecisa se accampare una scusa o aspettare che il suo datore di lavoro prendesse nuovamente parola.
- Ho appena spedito Cahil nei quartieri alti. Se tu fossi arrivata solo cinque minuti fa avresti potuto prendere il suo cliente e, molto probabilmente, avresti intascato una bella mancia.-
La giovane non si mosse e, per tutta risposta, cominciò a tormentarsi una ciocca di capelli castana frizionandola tra i polpastrelli.
- Intendi stare accanto a quella porta tutto il santo giorno?- Lunz alzò finalmente lo sguardo dalle banconote e guardò spazientito la ragazza – Sei una messaggera, non un’usciere.-
Gwyn si avvicinò timidamente al bancone e prese il foglietto che l’uomo le aveva appoggiato sul tavolo leggendo il nome del mittente.
- Il signor Rikdom è uno dei nostri migliori clienti. Se lo servirai a dovere sono sicuro che saprà essere riconoscente.- Lunz si aggiustò sulla sedia e cominciò a consultare il registro su cui appuntava messaggeri e mittenti – Cosa ci fai ancora qui? Hai un indirizzo, no? Fila, va a guadagnarti il pane inutile volpe!-
Gwyn prese l’appunto e sparì velocemente tra le strade di Lycan diretta verso la zona più ricca e luminosa della città.
Veloce come una scheggia continuò a correre tra i viali e a salire verso l’alto schivando agilmente passanti e veicoli. Dopo parecchi minuti finalmente sentì l’aria farsi più leggera e le strade farsi più ampie e luminose, era entrata nei quartieri degli alphas: le famiglie più potenti e ricche della città.
Stremata dalla corsa la ragazza si fermò nei pressi di un giardinetto per riprendere fiato e osservò distrattamente un gruppo di ragazzini intenti in una partita di nascondino. Seduta sulla panchina di marmo bianco Gwyn controllò nuovamente l’indirizzo del mittente e, dopo essersi crogiolata ancora un po’ al sole, riprese il cammino puntando con decisione verso alcuni palazzi dalle facciate in vetro.
 
L’ascensore correva veloce dando a Gwyn la sensazione di librarsi nel vuoto, in pochi istanti i viali ordinati e le strade affollate erano spariti oltre una coltre di nuvole bianche e ora, guardando oltre le pareti trasparenti della cabina, la giovane poteva vedere le città e i campi incolti che circondavano la città di Lycan e il sobborgo di Rodrev. Uno scampanellio avvisò la ragazza della fine della corsa e, quando le porte dell’ascensore si aprirono, Gwyn si ritrovò a camminare in uno degli appartamenti più grandi che avesse mai visto. Il pavimento era di parquet e la superficie era talmente lucida che rifletteva qualunque cosa come uno specchio, due grandi finestre si aprivano ai lati dell’ascensore, che costitutiva l’unica via d’accesso, e attraverso le ampie vetrate si diffondeva una calda luce che sfiorava i mobili e le pareti bianche che si accendevano dando ancor più luminosità all’ambiente.
Gwyn si avventurò timida nell’ingresso guardandosi intorno con stupore sempre crescendo e giocando a trovare le differenze tra quel posto e l’appartamento che condivideva con il padre.
Un odore pungente e selvatico la distrasse da quell’operazione e voltandosi la giovane si trovò faccia a faccia con una donna che la guardava con diffidenza e altezzosità.
Una lince. Era la terza volta che Gwyn si trovava a così poca distanza da una di quelle creature e, come era accaduto la prima volta, sentì i muscoli e i nervi tendersi e i suoi sensi farsi più acuti, pronti, se necessario, alla lotta.
La donna la squadrò con i suoi occhi felini e le girò intorno tenendo tuttavia una discreta distanza tra lei e la giovane.
- Sei la messaggera?-
Gwyn annuì senza tuttavia interrompere il contatto visivo.
- Ci hai messo parecchio. Il mio principale aveva espressamente chiesto il messaggero più veloce di Lunz, che scusa hai per giustificare il tuo ritardo?-
La lince incrociò le braccia sul petto e lottò con tutta se stessa per non dimostrare alla ragazza il disgusto che le provocava il solo averla a così poca distanza. Gwyn da parte sua non rispose e si limitò a guardare la donna e ad assumere la sua espressione più contrita.
- Ad ogni modo.- la donna prese alcuni fogli dalla cartellina che teneva in mano e cominciò a sfogliarli sfoderando tutta la sua professionalità – Il mio principale darà una festa la prossima settimana. Bisogna ordinare cibo, bevande, chiamare gli invitati, … .-
La lince cominciò a camminare per la stanza gesticolando e picchiettando con le dita sui fogli.
- Per oggi tu sei a nostra completa disposizione. Manderai e riceverai messaggi solo per il signor Rikdom, intesi?-
- Intende che servirò solo voi per tutta la giornata?-
La donna alzò gli occhi al cielo esasperata e scosse la testa ridendo dell’ingenuità della ragazza.
- Ma certo, mi pare ovvio.-
- Dovrebbe chiamare il signor Lunz in questo caso, riservare un messaggero per un giorno intero rientra in un’altra tariffa.-
La lince si avvicinò a Gwyn e le consegnò una lista di nomi e luoghi con accanto i messaggi da recapitare.
- Tu non ti preoccupare, penserò io a parlare con il tuo dirigente e a concordare il prezzo per i tuoi servizi.- la donna si voltò e si avvicinò al frigorifero versandosi un bicchiere di succo senza ovviamene offrirne alla giovane – Cosa ci fai ancora qui? Muoviti, non ho tempo da perdere! Creatura ottusa e meschina!-
Gwyn lasciò l’appartamento sprofondando nuovamente nel caos della città. Con una mano si massaggiò l’orecchio nel tentativo disperato di levarsi dalla testa l’eco fastidioso della voce della lince. Quando finalmente i rumori di Lycan presero il posto delle parole della donna, un nuovo pensiero si fece largo nella mente della ragazza: per tutto il giorno avrebbe dovuto stare agli ordini di quella lince, incassare stoicamente i suoi insulti gratuiti e sopportare la sua voce sottile e penetrante come una lama.
La giovane finì di copiare in fretta i messaggi sul suo apparecchio e si passò una mano tra i capelli cercando di realizzare la cosa e di trovare la forza per affrontare quella giornata.
Prima di rimettersi in strada Gwyn lanciò un’occhiata verso il palazzo del signor Rikmond e per un istante le sue iridi castane divennero gialle come il sole rivelando, per pochi secondi, gli occhi vigili e fieri di una giovane lupa.
   
 
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