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Autore: JulietAndRomeo    06/08/2013    5 recensioni
Dal prologo:
-Non indovinerai mai quello che abbiamo visto- disse Pansy.
-Perché, che avete visto Pan?-.
-Malfoy si è dichiarato- rispose Daphne.
Per chi di voi sarà così coraggioso da leggere questo sclero notturno, tutte le informazioni alla fine del prologo.
E adesso: leggete, leggete, leggete! :D
... e recensite se vi va. xD
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Ginny, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 25.






Fu come una mazzata tra capo e collo a tradimento, per Hermione, ritrovarsi nel salotto dei Malfoy. Sotto lo sguardo allibito di Draco che, per la sorpresa, strappò esattamente nel mezzo il giornale che stava leggendo e le facce compiaciute di Lucius e Narcissa, Pansy fu la prima a muoversi.
-Buongiorno, Lucius, buongiorno, Narcissa- salutò, con un lieve cenno della mano.
-Ciao, cara, come stai?- chiese Narcissa alzandosi e venendo incontro a Pansy.
-Ad essere sincera non lo so. Sono… siamo un tantino confuse- disse la ragazza, indicando le amiche che si stavano ancora guardando intorno.
-Lo capisco, ma non preoccupatevi, passeremo un ottimo Natale anche in pochi- disse la donna, dopo aver sorriso gentile.
-Ehm… posso contattare via camino i miei genitori?- chiese Hermione, tentando di dissimulare il suo disappunto.
-Ma certo, Kelly ti accompagnerà-.
Un attimo dopo, una minuscola creatura con le orecchie a punta teneva per mano Hermione, mentre la conduceva attraverso corridoi e stanze enormi. Arrivati alla stanza del camino, l’elfo scomparì ed Hermione camminò spedita fino al tavolo di legno su cui c’era il barattolo della Polvere Volante, ne prese una manciata e la gettò nel camino, pronunciando chiaramente il nome della località alpina che a suo padre piaceva tanto e infilandovi la testa dentro. Un attimo dopo, vide sua madre sobbalzare alla vista della sua testa tra le fiamme verdi e suo padre sorridere.
-Vorrei, se non vi disturba troppo, una spiegazione. Non me lo avete detto per gufo, ma mi avete lasciato un biglietto. Non è la stessa cosa? Se mi aveste detto prima questa cosa, mi sarei preparata mentalmente al pensiero delle mie vacanze natalizie in compagnia di Draco Malfoy, mi sarei abituata, forse, agli imbarazzanti silenzi che si verranno a creare e forse adesso non avrei voglia ti mettere in atto una strage o di suicidarmi. Ne vogliamo discutere?-.
-Hermione, tesoro, noi ti vogliamo bene, ma credevamo che magari avresti potuto pensare che volevamo liberarci di te e poi… abbiamo pensato di farti una sorpresa-.
Hermione li guardò entrambi con occhi truci e un’espressione assassina sul volto.
-Voi non avete mai pensato di dirmelo di persona! Sapevate che vi avrei chiesto di non venire ad Hogwarts per salvare la faccia, così mi avreste per forza dovuto scrivere un biglietto e avreste evitato che io dessi i numeri! Oh, è vero allora che chi va con lo zoppo impara a zoppicare, credevo foste due Corvonero, non due Serpi!-.
-Ci dispiace, Hermione, troveremo il modo di farci perdonare- disse Matt infilandosi gli scarponi da neve.
-Saresti più credibile se non stessi fremendo dalla voglia di andare a rotolarti giù per la montagna, papà!- esclamò Hermione, al limite della pazienza.
-Tesoro, adesso dobbiamo davvero andare, ti vogliamo bene!- disse Jean, uscendo dalla baita seguita da suo marito.
-Accidenti a loro- borbottò tra i denti Hermione, ritirando la testa.
 
Nel frattempo la situazione in salotto non era delle più gradevoli.
Draco teneva un occhio fisso sul giornale, uno fisso sui genitori che sorridevano innocenti e, se lo avesse avuto, avrebbe tenuto un terzo occhio sulle due ragazze che di tanto in tanto gli rivolgevano occhiate fuggevoli per poi guardarsi tra di loro, complici.
Nessuno si era preoccupato di informarlo delle novità e a quanto pareva neanche le ragazze ne sapevano niente. Le facce della Greengrass e della Granger in mezzo al salotto al loro arrivo erano più che eloquenti. La Parkinson era stata la prima ad essersi ripresa dallo shock e aveva salutato i padroni di casa con modi più o meno rilassati.
Lui invece era rimasto immobile, con il giornale strappato a metà tra le mani e la mandibola che per poco non sfiorava il pregiato tappeto. Gli ci erano voluti cinque minuti buoni per capire che tutti lo stavano fissando come fosse ammattito e aveva quindi chiuso la bocca e riparato il giornale con la bacchetta.
Fu in quel momento che la Granger tornò, con un’aria che non prometteva altro che tempesta. Un attimo prima che i suoi genitori perà alzassero lo sguardo, lei si stampò il sorriso più finto che Draco avesse mai visto in faccia e chiese anche a nome delle sue amiche di poter salire in camera, per poter sistemarsi. I due adulti annuirono, ripetendo che quella per le vacanze natalizie era anche casa loro e che non c’era bisogno di certe formalità. La ragazza annuì brevemente e sparì alla velocità della luce su per le scale.
Draco quindi si girò verso i genitori con sguardo interrogativo.
Fece una faccia che ispirava solo compassione e pietà e chiese, con aria supplichevole –Perché? Che ho fatto di male? Mi odiate?-.
-Draco, sei nostro figlio, perché dovremmo odiarti?- chiese Narcissa, confusa.
-Passerò il Natale con tre ragazze, mamma. Tre ragazze, di cui una è la figlia adolescente di Satana e le altre due le sue migliori amiche! Mi volete morto, vero?-.
-La figlia adolescente di Satana? Eppure ho sentito che è la tua ragazza- disse Lucius con un sorriso compiaciuto sul viso, accompagnato da uno sguardo divertito della sua consorte.
Oh, per le mutande a scacchi di Silente  pensò Draco.
-Lei non è… ok, ma non significa che… devo andare- decretò inforcando le scale a gran velocità.
-Ah!- sospirò Lucius. –L’amour!-.
 
-Guarda il lato positivo, Hermione: non siamo dai Weasley- disse la voce di quella che lui, da dietro la porta, identificò come Daphne.
Che problemi hanno con Ron? pensò Draco, appoggiato al legno di quercia.
-Daphne, tu non afferri la gravità della situazione! Due settimane sono lunghe, lunghissime se si contano i silenzi imbarazzanti dei pasti, quelli della mattina di Natale e…-.
-Perché la mattina di Natale dovrebbe essere imbarazzante?- chiese Pansy.
-Beh… ecco… io credevo che saremmo state lontane da qui e quindi… come dire, io… gli ho fatto… gli ho preso un pensiero. Ad Hogsmeade, due settimane fa- disse Hermione, balbettando.
Draco per poco, da dietro la porta, non ci rimase secco. Lei gli aveva fatto un regalo? Beh, sarebbe potuta anche essere una cosa carina, in fondo ufficialmente era la sua ragazza.
Sarebbe potuta essere una cosa carina… se lui avesse ricambiato.
Adesso era il 22 Dicembre e lui, non solo non sapeva cosa  prenderle, ma non sapeva neanche quando  andare a comprare qualcosa.
C’era una sola persona che poteva aiutarlo. Sperando che la sua sfortuna si fosse fatta viva e lui fosse alla Tana. Si raddrizzò appena in tempo, per evitare che un colpo di porta lo mandasse al tappeto.
-Malfoy? Ti serve qualcosa?- chiese la Parkinson uscendo. –Se cerchi Hermione è dentro, aspetta un attimo-.
Pansy tornò dentro, afferrò Daphne mentre stava rovistando nella valigia di Hermione, per la collottola e la trascinò fuori dalla porta. Poi, prima di allontanarsi, girò Malfoy di spalle e lo spinse dentro la stanza, chiudendogli la porta alle spalle e urlando un –Divertitevi!- ad entrambi i ragazzi che adesso si guardavano in silenzio, attenti anche a non respirare troppo forte.
Draco, racimolando un po’ di coraggio, proferì le uniche parole che riuscì a formulare.
-Senti, due settimane… voi e tu e io e i miei qui… lo stesso tetto… e poi disagio e questo... devo andare- disse facendo dietrofront.
-Non ho capito molto, ma da quello che ho capito hai ragione- disse lei afferrandolo per la maglietta in modo che non potesse scappare come un coniglio.
Non piaceva neanche a lei la situazione, ma bisognava prenderla di petto, era l’unica cosa da fare.
Affrontare gli altri e minacciarli era semplice. Fare la dura le riusciva bene e la faceva divertire. Psicanalizzare gli altri e toccare i tasti più dolenti per farli piangere come mocciosi era quello che le veniva meglio, ma quando si arrivava al confronto con se stessa e con quello che le succedeva con Draco tutto diventava confuso, non aveva un filo logico, forse proprio perché di logico non c’era un fico secco, e ogni volta che provava a scigliere la matassa, questa si faceva più grande. E allora lei abbandonava i suoi propositi di capire e si lasciava trasportare dagli eventi, il che, fin quando gli eventi stessi non avessero preso una brutta piega, non era una brutta cosa.
Ma adesso erano costretti a vivere vicini e tutto diventava più strano. Per quanto grande, Malfoy Manor non era grande quanto Hogwarts e loro dormivano solo ad un paio di camere, non a quasi otto piani di distanza.
-Prometto che tenterò di comportarmi nel modo più normale e meno crudele possibile. Tu prova a non comportarti come fai di solito- disse lei mollando la maglietta.
Lui, finalmente libero si voltò.
-Perché?-.
-Perché ti comporti sempre in modo strano… a proposito di modi e tipi strani, Allison ti ha più cercato?- chiese con indifferenza.
-No, non mi ha più cercato. Eppure l’ho incrociata spesso per i corridoi, adesso sembra essere terrorizzata da me- disse con aria confusa.
Nel frattempo Hermione, per evitare che la sua espressione tradisse la sua soddisfazione si girò e prese ad armeggiare con le valigie.
-O forse- continuò Draco, quando vide, la ragazza girarsi tanto in fretta, -Da qualcuno che sta vicino a me… tu ne sai niente?- chiese quindi avvicinandosi alle spalle di Hermione.
-No, assolutamente- rispose la ragazza, continuando ad armeggiare con le sue cose.
-Ne sei sicura? Io non le ho mai messo paura, ma mi guarda con uno sguardo che le ho visto solo la notte in cui le hai puntato la bacchetta alla gola- continuò mettendo le mani sulle braccia di Hermione.
Lei quindi, consapevole di non avere via di fuga da quella discussione, tentò di cambiare discorso.
-I tuoi amici non vengono?-.
-Non tentare di cambiare discorso, Granger- disse Draco, girando di peso la ragazza, aggrappata saldamente ad una maglietta. –Che le hai fatto?- concluse avvicinandosi per guardarla negli occhi, con fare inquisitorio.
-Diciamo che la gente mi piace di più quando capisce chi comanda- disse messa alle strette.
-L’hai cruciata, per caso?- chiese semi-serio il ragazzo.
-No… ma ammetto di averci pensato-.
-E allora che le hai fatto?- disse sorridendo sghembo.
-Non ti basta sapere che non ti darà più fastidio?-.
Lui le guardò intensamente il volto e le labbra prima di allontanarsi.
-Per il momento sì, ma ti assicuro che non finisce qui, ho due settimane per darti il tormento e farti confessare- sussurrò, strizzandole l’occhio.
-Tu credi davvero che riuscirai a farmi sputare il rospo?- ribatté lei, ridendo divertita.
-Ovviamente!-.
-Beh, allora buona fortuna! Vedremo se sarai tanto bravo- esclamò Hermione mentre Draco si allontanava in direzione della porta.
-Parola di Grifondoro che canterai come un canarino- disse lui con la mano sul pomello.
Poi aprì ed uscì in corridoio, chiudendosi poi la porta dietro.
Hermione si lanciò al suo inseguimento e dalla soglia della porta urlò –Ti farò rimangiare tutto, buffone!-.
Quando si voltò, entrambe le sue amiche, la guardavano con la fronte corrugata ed un’espressione confusa.
-Cose tra me e lui- spiegò Hermione, ritornando in stanza.
Non sapeva quanto Draco avesse ragione.












Spero il capitolo vi sia piaciuto!
Per il prossimo capitolo se ne parla giorno 18 ragazzi, perché la vostra Juliet se ne va in Grecia! :DD
Dato che è l'una di notte, risponderò domani alle vostre precendenti recensioni, un bacio a tutti.
Juliet :D
   
 
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