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Autore: glendower    06/08/2013    1 recensioni
[ NxTouya - Isshushipping ]
Dodici volte un modo diverso per sapere chi sono. Dodici, come i mesi, come i giorni - come gli incontri in cui le linee del palmo di una mano sono diventate gemelle di un'altra.
Dodici diviso per quattro.
Dal primo cap: «Io non ho paura di niente.»
E allora il mostro verde lo attacca, si getta con tutto il suo peso e gli si aggrappa addosso, mordendolo sul collo e facendolo sbandare finché la terra non diventa il cielo e il cielo prende la forma di quella staccionata contro cui sbatte più volte.
[...] «Sei caduto, non c’è salvezza. Il mostro adesso ti mangia il cuore»
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, N, Touya
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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[9 giorno; Per sentirti respirare dentro di me sono diventato onda, relitto e corpo portato via dell'acqua - 462 words

 


 
L’azzurro fresco dell’acqua è liquido in eccesso – è mare incastrato tra pareti di vetro dure come il diamante, strada lunga che prosegue ininterrotta sotto le alghe e la morsa rossa dei coralli piegati in forme strane lungo l’esterno della galleria. È un acquario gigantesco, scatola per pesci dove lustrini di bolle fanno il bagno ai pokémon marini, accompagnandoli in morbide acrobazie tra le pieghe dei flutti. In branchi senza colore continuamente in movimento, il fantasma di una sirena si pettina i capelli, cantando a chi le offre uno spettacolo che non vede dai tempi in cui era solo un grumo di squame, trappola per pescatori e pugnale per navi.
     Nel cunicolo asciutto non c’è quasi nessuno, solo due persone verso la fine che puoi notare appena perché schiacciate l’una sull’altra al fine di completarsi in una forma unica ed inscindibile, come sole e luna fuse in un’eclissi d’amore perenne.
     Il riflesso di N sul vetro del tunnel infatti ingloba quello di Touya, lo spinge contro i pannelli trasparenti fino a legarlo con le mani in un unico gesto, strette sui polsi dove chiazze violacee sono state poco prima l’alcova di baci e frasi d’addio che hanno promesso di non ripetersi mai più.
     «Respira, Toutou, respira su di me» gli dice N all’orecchio, premendogli le labbra umide sul collo per lasciare un altro segno – per distrarlo quando gli guida le dita alla cintura che libera sbrigativo dalla fibbia, obbligandolo a tirare in basso la stoffa con una lentezza esasperante in cui, subito dopo, dentro infila curioso le dita.
      «Q-qui, N?» qui, in mezzo a sguardi indiscreti ed occhi di pesce. Un pubblico muto di cui avere paura.
     «Voglio vederti annaspare, amore mio. Lo voglio adesso, non ti trattenere più. Ti prego» mormora, prima di piegargli l’interno di un ginocchio in avanti – prima di obbligarlo ad alzarsi in punta di piedi per allacciarsi una sua gamba ad un fianco, intenerendosi quando lo vede tremare mentre non prova nemmeno a resistere.
     Quello più esperto, l’albero verde, gli alza la maglietta sul petto, permette al ragazzino dai capelli castani di stringersi alle sue braccia e nascondersi nella sua spalla quando gli invade la linea curva poco sopra il centro dei glutei semiscoperti.
      «N, non voglio farmi male se poi succederà quello che già so.»
      «Oh sì invece, lo farai, e quando arriverà il momento che temi sarà bellissimo.»
     Touya non respira, Touya affoga. Sprofonda in quel blu in cui è avvolto e galleggia, trascinato via e sbattuto come un’onda nel momento in cui chiude gli occhi e smette di essere carne per diventare un tutt’uno con la bocca premuta a forza contro la sua, piccola e dischiusa per accettarne il fiato.
      È un’Ophelia, l’affogata e la martire di un Amleto che la lascerà, diventando solo il suo assassino. 

 

 

[10 giorno; Ci sono guerrieri che divorano Re e Regine che ne piangono la scomparsa cancellando l'intera scacchiera – 431 words 



La scacchiera sulla tavola non è altro che un giocattolo d’ossidiana e vetro soffiato, un insieme di scanalature e graffiti che riproducono arabeschi con la forma di fiori ramificati su ciascun pezzo; oggetto raro della collezione personale del principe, salvato via dalla polvere e dal problema dei tarli.
     Alta due pollici e mezzo, sopra è coperta da una tovaglia romboidale di legno, un chiaroscuro di macchie dove marionette di piombo si spostano e si mangiano con la forza del pensiero.
     È un palco ottagonale in movimento dove gli elementi sono volti di persone, miniature umane di amici che è certo di aver già visto da qualche parte, forse in uno dei suoi viaggi, forse in quella memoria che vorrebbe non avere.
     Dalla sua parte, Touya tiene inconscio una piccola versione di se stesso, un cavaliere triste che regge una lancia con la punta capovolta, diretta verso il petto dove a sinistra batte un cuore di carta. A lui tocca muovere, distruggere – uccidere e stravolgere le sorti dell’esercito avversario.
     «Oh, e io che pensavo di vincere» sbotta N perplesso, calcolando con un’ occhiata le possibili azioni per uscire da un guai; niente da fare, solo danni su danni – solo una seconda sconfitta a quella già accumulata, zero possibilità di salvare sudditi bianchi ad aspettare fuori dal gioco.
     Soffiando comunque soddisfatto, bacia una per una le punte delle dita di Touya che tiene fra le mani, sorridendogli con tenerezza dall’altra parte del tavolo rotondo.        «Fai pure la tua mossa Toutou.»
    «Scacco matto» sussurra meccanicamente il ragazzo, voltandosi da una parte e stringendo le palpebre per non vedere l’alfiere trafiggersi, mandando il suo cavallo nero al galoppo, dritto a sbattere contro il Re, un reale che getta con rabbia a terra la corona e se ne va, abbandonando, come tutti i figli del suo regno hanno già fatto in precedenza, il campo.
     Dietro il buio degli occhi ancora chiusi, ci sono suoni: una sedia trascinata ed una porta che sbatte e si chiude con un colpo. Appoggiato sopra c’è N, un orologio da taschino in mano – un giocattolo dei suoi che si è fermato nel momento esatto in cui l’ha incontrato a Quattroventi. Lo lascia cedere in terra, tra frammenti d’ingranaggio e lancette, buttandosi tra le braccia di Anthea e Concordia.
    Nella stanza, il Touya rimasto si alza e ribalta la scacchiera, colpendo ogni pezzo per schiacciarlo sotto le scarpe , urlando impazzito mentre taglia via teste e sgrana facce familiari per puro piacere personale.
     Vicino al suo piede, la Regina nera piegata sul Re bianco, gli preme silenziosa le mani sul viso. 
 

 

[11 giorno; Sentivi tutte quelle voci tranne le mie grida, forti e chiare tranne che a te - 365  words 



«Cosa stanno dicendo?»
     La testa di Touya che si solleva è una morbida curva nel buio – un contorno sfocato alla luce di una candela, bagnato dal riflesso della pioggia leggera che s’intravede da una finestra, un ritaglio grigio tra le tende tirate. Sulla piega disfatta delle lenzuola ci sono loro due a chiacchierare, i rimpianti di due identici accumuli di vestiti stropicciati ed accantonati in un angoletto, sopra una sedia piegata e storta sotto tutto quel peso; c’è l’odore secco e primitivo della prima notte di marzo, ancora tiepida ma fresca se non diventi anima e corpo con le coperte.
     N sposta la guancia dalla coscia nuda a cui è appoggiato, guardando una ragnatela argentea ciondolare sul soffitto. Nelle sue orecchie qualcuno lo chiama, ripete il suo nome per attirarlo a sé e urla indistinte lo preoccupano fino a fargli tappare distratto le orecchie, infastidito per la troppa confusione e gli insulti.
     «Mi vogliono, Touya.»
     «Non possono aspettare? Almeno un po’…»
    I sentieri che il grande gli traccia sul suo corpo sono carezze fugaci, lo assordano di parole che può ma non vuole sentire, tranquillizzandolo. Maliziose tracciano il confine della sua pelle e passano affamate la sporgenza appuntita delle costole, gli addominali ancora imperfetti e i muscoli duri e tesi delle spalle curve, alternando il sacro passaggio di un bacio al brusco taglio di un’unghia.  
    «Muoviamoci Touya e dammi tutto, ogni cosa, prima che sia tardi» dice il suo Re quando lui socchiude la bocca e la richiude senza rispondere, spingendolo a tendere le mani fino a stringergliele sulla testiera del letto, aprendogli le ginocchia già abbracciate ai cuscini.
    «Per favore N, no.»
   «Almeno fai rumore, così non posso sentirli» istiga, quando appoggia il petto alla sua schiena per stringerlo da dietro. Sa che è spaventato esattamente come lui – sanno che domani, al risveglio, non sarà lì a dargli il bacio del buongiorno ma non gliene fa una colpa.
   Touya ha gridato abbastanza e ancora griderà, anche questa notte, tra sussurri insistenti a coprirlo e pokémon che esigono aiuto e non lo vogliono lasciare in pace. Farà di tutto pur di farsi sentire, anche se le voci sono troppe e la sua è solo una. 
 
 

 [12 giorno; Gli anni non trascorrono mai e finiscono sempre per romanzare gli amori - 576  words

 

Il ballo nella piazza e nel perimetro davanti e dietro la Lega ospita centinaia di persone, donne in fiore strette dentro abiti da sera larghi quanto ombrelli e uomini dai volti celati, interpretanti cavalieri e figure da fiaba libere di mostrarsi insieme ai pokémon almeno per una volta l’anno; si muovono sulle piste e ai lati delle panchine, tra le siepi e nei labirinti di rose ed alberi da frutta.
     Fontane di bevande fosforescenti regnano su tavoli da buffet decorati con pietanze dagli odori più variegati: croste di burro in salsa di lamponi con schegge d’arancia e biscotti alla cannella così leggeri da sembrare ali di farfalla, torte di carta zuccherina e cupole di gelati talmente morbidi da poterli traforare con la punta di una forchetta.
    Lanterne a testa di drago serpeggiano sui fili di microscopiche lampadine, illuminando la serata a festa tra il sottofondo dell’orchestrina di musicisti da carillon in miniatura e i piedi che ballano a tempo sotto il pergolato dell’edificio principale.
    L’uomo in nero che corre in alto ha una maschera d’osso, gli copre il contorno degli occhi e non permette a nessuno di riconoscerlo, scava sulla sua pelle nell’elegante disegno di un falco e nasconde il brillare eccitato del suo sguardo in attesa. Agile, scivola saltando giù dai balconi più bassi dentro ad una finestra aperta, seguito da uno Zoroak celato dalle pieghe del suo mantello nero ed entrambi aprono porte con grimaldelli sottili come un filo. Non ha bisogno di cercare per molto tra una stanza e l’altra, ciò che vuole è subito dietro un angolo, girato di spalle per parlare con una dama tinta d’azzurro.
    Riconoscere subito Touya è così facile che sembra scontento – sembra deluso di averlo riconosciuto nel giro di poco, anche a distanza di tanti anni e gli è impossibile non trascinarlo tra le pieghe di una tenda, tirandolo per un braccio quando nessuno lo sta guardando; a quel gesto non ottiene neanche sorpresa, solo un sorriso privo di maschere e lacrime che vogliono fingersi gioielli.
   «Ti ho trovato finalmente, non mi scappi più» fa lo sconosciuto dal volto coperto, avvicinandolo per sfiorargli con tenerezza una tempia, prima di accogliere le sue braccia strette attorno il collo insieme ad un sorriso che sembra la fine di un romanzo senza conclusione da secoli.
    «Cosa dirà il mio amore se mi scopre qui, con qualcun altro che non è lui?» mormora Touya, rubando un ricciolo verde dell’altro per impigliarci in mezzo le mani ed attaccarsi in modo definitivo alla capigliatura infilata sotto il cappello piumato.
    La risata profonda che ne segue basta come risposta e il bacio da cui non riesce a distaccarsi – a cui non vuole rinunciare, gli lascia le labbra rosse e gonfie, innamorate ora e per sempre. «Oh N…»
    «Zitto, ora sono solo quello che vuole portarti via con sé» risponde, allontanandolo per condurlo a Zekrom che li aspetta nell’ala vuota del Palazzo, giù per lo scalone che porta al piccolo giardino sul retro in cui, senza neanche averlo programmato di proposito, non si vede anima viva.
    «Tutto questo rimarrà tra noi come un segreto, non lo saprà mai. Adesso non preoccuparti, andiamo» poi spiccano il volo. Hanno troppo da recuperare ma una vita intera per farlo.
    Felici e contenti, pensa Touko, quando alza gli occhi dal bicchiere di vetro che regge in mano, notando tra le ciglia un piccolo puntino allontanarsi a grande velocità verso il cielo.
Felici e contenti come hanno sempre voluto





[ note dell’autrice; chiudo questa raccolta di dodici giorni, finalmente. Ormai è da ottobre dell’anno scorso che attende una conclusione e finalmente è arrivata. Ci ho messo un po’ a partorire le ultime flash perché, all’inizio, non erano affatto così, erano molto MOLTO p0rn ma, sicché non mi andava affatto di stravolgere il rating e passare da un verde foglia ed un rosso (cinquanta sfumature di yaoi), ho preferito tirare le somme con qualcosa di più leggero, tenendomi un’eventuale R-18 per continuare a stressare dentro al fandom. Dopo innumerevoli cambiamenti e ripensamenti, eccoci qua! In realtà non ho molto da dire, se non che si tratta di un riassunto di una mia precedente raccolta che, per questioni di tedio mentale, non verrà mai continuata – Alla fine però ricordati di me. La scacchiera fa un ovvio riferimento a HP perché, parlandone con una ragazza di EFP, mi ha fatto venire voglia di rileggerlo (io che poi mi sono fermata al quarto/quinto) e questo è il mio modo per ringraziare lei e il libro. Note brevi, un grazie a chi l’ha seguita e ha pazientato. <3 BYEBYE]

  
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