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Autore: lete89    14/02/2008    7 recensioni
Un Principe potente.
Una Principessa straniera.
Un matrimonio combinato.
Accettato e subito.
Cosa accadrà?
I pensieri lenti si trasformano in haiku.
L’ haiku rivela uno specchio vuoto: si inscrive nello spazio senza simbolizzare nulla e senza la pretesa di avere un significato. È un'immagine opaca, priva di riflessi.
Commentare un haiku è dunque impossibile. Si può solo dire che, in tutta semplicità, qualcosa avviene e basta.
Unendo i destini di un giovane guerriero e di un fiore di ciliegio.
Nell'iconografia classica del guerriero il ciliegio rappresenta insieme la bellezza e la caducità della vita: esso, durante la fioritura, mostra uno spettacolo incantevole nel quale il samurai vedeva riflessa la grandiosità della propria figura avvolta nell'armatura, ma è sufficiente un improvviso temporale perché tutti i fiori cadano a terra, proprio come il samurai può cadere per un colpo di spada infertogli dal nemico. Il guerriero, abituato a pensare alla morte in battaglia non come un fatto negativo ma come l'unica maniera onorevole di andarsene, rifletté nel fiore di ciliegio questa filosofia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sorrise aggraziata, inchinandosi nel giardino

Sorrise aggraziata, inchinandosi nel giardino.

Un hana uranai.

Bellissimo con i suoi petali viola scuro e il bottoncino d’oro.

Sakura lo raccoglie con delicatezza, beandosi di quel contatto con i petali morbidi e soffici.

Una folata di vento stacca un piccolo petalo che agonizza in aria, disegnando affascinanti arabeschi per poi tuffarsi nelle acque gelide del laghetto.

La demone si stringe maggiormente nel suo kimono dalle maniche larghe.

Non resteranno così ancora per molto.

Presto, da donna sposata, ne indosserà solo con le maniche corte.

Sorrise distraendosi da quei tristi pensieri e prestando la sua attenzione al piccolo fiore, timido fra le sue mani.

Ad Haru le colline erano sempre piene di fiori, ma l’hana uranai era sempre difficile da trovare.

Fra lei e Ami c’era sempre la sfida a chi lo trovava per prima.

Lo osservò bene da vicino.

Il violetto intenso risplendeva esaltato dall’arancione del suo kimono.

Il colore dell’autunno.

Ormai, solo una stagione la separava dalla cerimonia.

Quasi incantata dai ricordi e dal magnetismo di quel fiore, la principessa iniziò la solita cantilena, accompagnata da gesti meccanici e romantici.

 

-Suki? Kirai?...-

 

M’ama non m’ama.

E via, petalo dopo petalo, il vento rapiva le sue parole lasciando spazio a una dolorosa consapevolezza.

Qualunque fosse stato in verdetto del fiore, nulla sarebbe cambiato.

Quante volte quella filastrocca l’aveva fatta ridere e scherzare con gli amici di sempre!

E adesso, invece…

L’ultimo petalo lasciò lento la sua mano, nel silenzio.

Si era persa.

Persa nei suoi pensieri.

Aveva dimenticato l’alternanza.

Gettò ciò che rimaneva del fiorellino per terra.

Chissà dov’era adesso il Principe?

Da mesi non lo vedeva.

Da molti luminosi giorni non aveva più sue notizie.

Certo, era stata comunque molto impegnata.

La Regina, con l’avvicinarsi della data, si era fatta più severa e critica.

La piccola Rin continuava ad evitarla mentre quel demonietto, quel Jaken, cercava in tutti i modi di entrare nelle sue grazie.

Le riunioni si susseguivano incessantemente, i riti si accavallavano, i tempi si stringevano...

Eppure stava bene.

Ormai si stava abituando a quella vita di solitudine e tristezza.

Grigia, come il cielo di quel giorno.

Odiava l’autunno.

Mese di morte e di fine.

Sterile e inutile.

Di passaggio.

Triste morte prima del candore della neve.

Prima della gioia dei giochi invernali, della fine delle attività e del riposo dei campi.

Sì, gli assomigliava tanto.

Così come lei era l’Est, la Primavera, così lui era l’Ovest, l’Autunno.

Haru e Aki a confronto.

Eppure era stata così tranquilla la sua vita da quando se n’era andata.

Senza il timore della sua presenza opprimente.

Senza la paura di un incontro.

Senza la sua odiosa presenza.

Ma non sarebbe stato per sempre.

Delle voci concitate attirarono la sua attenzione.

C’era movimento nel cortile del Palazzo.

Sakura raggiunse veloce un gruppo di serve che si aprirono lasciando passare la futura Sovrana.

La Regina era lì sul trono, in attesa.

Bastò uno sguardo per capire.

Bastò un’ondata di vento per sentire il suo profumo.

 

Un soffio d’aria

Scopre del mio amato

La fodera sotto l’orlo della veste:

ecco, fresco e incantevole,

è arrivato l’autunno.

 

Uno scambio di occhiate veloci.

Stupore e fissità.

Sconforto e rassegnazione.

Verde e Ambra.

Sorpresa e stanchezza.

Poi…

Buio.

 

 

 


Sesshomaru aprì stancamente gli occhi.

Una bella sensazione.

Di fresco.

Di riposo.

Le membra bagnate e il calore di una stanza.

Un movimento gentile al suo fianco.

 

-Come vi sentite?-

 

Non c’era interesse o preoccupazione in quelle parole.

Solo obbligo.

Solo dovere.

Solo costrizione.

Sakura.

Si era quasi dimenticato di lei nel suo peregrinare.

Non ci aveva mai pensato.

E, sicuramente, non se la ricordava.

Almeno, non così.

Un’acconciatura perfetta e semplice.

I capelli violetti che scendevano morbidi fino alle spalle, fermati eleganti alla nuca da un piccolo nastro in tinta con l’elegante kimono.

Movimenti sinuoso e avvolgenti.

Volto truccato e teso.

Si mise a sedere sul futon, senza aiuto.

Non che non ne avesse bisogno.

Ma lei voleva evitare i contatti.

Si limitò a seguire i suoi gesti con gli occhi, mantenendo un’aria critica ed attenta.

 

-Certamente meglio del mio avversario…-

 

Con soddisfazione si portò una mano all’altezza del volto, stringendola a pugno.

Credeva ancora di sentire i suoi ultimi spasimi.

Il respiro veloce e il volto insanguinato.

Gli occhi oscurati dal dolore e la mascella storta in un urlo di sofferenza.

Sangue.

Urla.

Morte.

 

-Certo, vagare ramingo per queste montagne uccidendo chiunque troviate lungo la strada deve proprio darvi molta soddisfazione… Sicuramente non v’importa se quelle creature volevano invece vivere. Voi siete il Principe. Voi potete uccidere chi volete senza ripensamenti o sensi di colpa e….-

 

Si morse un labbro con fermezza, cercando di evitare altri errori.

Sesshomaru la fissava impassibile, guardandola dritta negli occhi.

Distolse lo sguardo.

La voglia di urlare era molta.

Fin da quando lo aveva visto.

Altero.

Fiero.

Ferito.

Un taglio sul fianco.

Nulla di grave.

Probabilmente aveva camminato per giorni prima di tornare a casa e la perdita di sangue gli aveva causato quel piccolo cedimento.

Le sembrava di vederlo.

Insofferente alla ferita, continuava lungo la sua strada.

Non un gemito.

Non paura.

Solo, continuare a camminare.

 

Passi smarriti

Nell'esilio eterno

Di giorni uguali.

 

Godere a fondo di quella libertà.

Peccato che quella ferita non fosse nulla di più grave.

Sakura ricordò con disgusto l’odore mescolato al suo profumo che avvertì quando corse da lui, sorretto da un soldato.

Un odore pungente.

Acre.

Aspro.

Disgustoso.

Nauseante.

Sangue.

In gran quantità.

Di creature diverse.

Di molti esseri viventi.

Moltissimo di demone.

Tantissimo di demoni minori.

Ma soprattutto…

Umano.

Represse a fatica un conato quando toccò la vesta bianca, da viaggio, macchiata di rosso.

Stomachevole.

Lo odiava.

Ora come prima.

Adesso più di prima.

Però… doveva accettare.

Con un’ingiusta consapevolezza s’inginocchio, sfiorando il tatami con la testa.

 

-Perdonate le mia parole Principe… non accadrà più.-

 

Non era sincera.

Non lo sarebbe mai stata.

Ma doveva fingere.

Per Haru.

Per suo padre.

Solo per questo.

Senza aspettare una risposta del Principe, si alzò, porgendogli una tazzina fumante.

 

-Prendete in segno del mio rammarico. E’ una tisana, l’ho preparata con delle erbe raccolte fuori da Palazzo. Servirà a restituirvi le forze.-

 

Sesshomaru analizzò sospettoso la bevanda dal forte colore verde, per poi sorseggiarla silenzioso.

Sakura torse le mani nel suo kimono, cercando di recuperare lucidità e non peggiorare la situazione.

Era sola con lui, nei suoi appartamenti.

Per ordine della Regina, ovviamente.

Se fosse stato per lei, sarebbe ancora disteso sul selciato a pagare con la vita il dolore che quel viaggio aveva procurato.

 

-Siete stata Voi a curarmi?-

 

Fissava la tazza, ormai quasi svuotata.

La solita aria annoiata e indifferente.

Non se l’era prese per le parole di prima.

Probabilmente non l’aveva neppure ascoltata.

Facendosi coraggio, alzò gli occhi, con un tentativo malriuscito di sorridere.

 

-No, certo che no… è stato il curatore del castello, Altezza. Io non conosco purtroppo questa nobile arte. Mia madre però era erborista e mi ha insegnato il valore delle erbe e il modo migliore di usarle. Per questo, dopo che Vi hanno curato, sono uscita a raccogliervi queste erbe. Spero che non vi dispiaccia…-

 

Le restituì la tazza, dopo averla svuotata in un sorso.

Imbarazzata.

Ecco come si sentiva in questo momento.

La rabbia di poco prima era come sparita, lasciando spazio all’ impaccio.

Sembravano proprio una bella coppia.

Lui ferito a letto e la devota moglie al suo capezzale, angustiata e preoccupata.

Disgustoso.

Non sapeva neanche lei perché gli aveva preparato quella stupida bevanda.

Forse per stare un po’ sola.

Forse per riprendersi per la sorpresa e lo spavento.

Forse per evadere quei cinque passi fuori dal palazzo, da sola.

Sapeva che non avrebbe potuto.

Sapeva che la Regina la avrebbe punita se lo fosse venuta a sapere.

Castigata, soprattutto adesso che era quasi Sovrana.

Però, ne aveva sentito il bisogno.

Veramente.

 

-Cos’è successo?-

 

Capì subito a cosa fosse rivolto il suo sguardo.

Inghiottì a fatica, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

Con una mano si accarezzò i capelli, ormai dimezzati.

 

-Ieri c’è stata la cerimonia di presentazione. Ho offerto una ciocca dei miei capelli ai Vostri antenati e un’altra agli otto Anziani del Clan, i Veterani che in primavera celebreranno l’evento… Però… è stato strano… non mi hanno condotto ad onorare la tomba di vostro Padre…-

 

I suoi capelli…

Spostò lo sguardo, cercando di non ricordare le lacrime.

Aveva pianto la sera, chiusa nella sua stanza.

I suoi capelli…

La madre li portava sempre così…

Lunghi e lisci, senza nessuna costrizione.

Eppure era bellissima.

E il suo ricordo le bruciava tantissimo.

Avrebbe sempre voluto essere così.

Una bellissima demone, sempre sorridente e spensierata.

Una Regina pronta ad affrontare a testa alta ogni avversità.

Pronta a dare la sua vita per il suo regno…

Adesso aveva un’aria più ordinata.

Più consona.

Più diversa.

Sesshomaru voltò la testa dalla parte opposta della stanza.

Già, la cerimonia di presentazione…

Se n’era completamente dimenticato.

E, in fondo, esserci o no, non avrebbe fatto differenza.

Non era importante.

Non più.

Non adesso che la persona che avrebbe dovuto onorare non c’era più.

La sua tomba era praticamente irraggiungibile.

La sua figura era completamente inafferrabile.

L’unica persona che avrebbe voluto vedere, con cui avrebbe voluto parlare, a cui chiedere delle spiegazioni, non lo avrebbe più raggiunto.

Sesshomaru sorrise con amarezza, scoprendo gli appuntiti canini.

Non ci sarebbe stato neanche questa volta.

Non sarebbe stato presente il giorno del suo matrimonio.

Così come non c’era alla sua nascita.

Così come non c’era alla sua prima trasformazione.

Così come non c’era alla sua prima battaglia.

Così, come sempre, sarebbe stato solo.

 

Troppo vicino

un ricordo lontano

grido sommesso

 

-Padron Sesshomaru!!!-

 

Rin spalancò di scatto la porta, piombando sul demone semisdraiato.

Lo abbracciava ridendo, pronunciando parole senza senso.

Le era stato impedito di vederlo.

Solo i Curatori, la Regina e la Promessa potevano assisterlo.

E questo a Rin non era piaciuto.

Dopo aver messo il suo adorabile broncio da bambina, era rimasta vicino alla porta d’ingresso, pronta ad entrare alla prima occasione favorevole.

 

-Rin è felicissima di vedervi Sommo Seshomaru! Rin si è tanto annoiata durante la Vostra assenza!! Promettete a Rin che non la lascerete più sola!-

 

Un altro abbraccio attorno al collo del demone che la fissava impassibile.

Sakura si sentì montare d’ira.

E solo poche ore prima era tornato lordo di sangue umano…

Forse aveva ucciso anche dei bambini… dei coetanei di Rin

Eppure adesso si lasciava stringere da quelle esili braccine senza obiettare.

Cos’era veramente?

 

-Cosa Vi hanno fatto bere Padron Sesshomaru?-

 

La piccola fissò disgustata la tazzina con la piccola teiera sul vassoio vicino a Sakura.

Il colore e l’odore di quella sostanza non avevano certo ricevuto la simpatia della piccola che storceva il nasino schifata.

 

-E’ una tisana, Rin. Serve per riprendere le forze. Sarebbe bene che il Principe si sforzasse di berla tutta…-

 

Sakura le sorrise comprensiva lanciando uno sguardo di avvertimento a Sesshomaru.

Anche lei aveva avuto la stessa espressione la prima volta che la vide.

Risentì nella sua testa la squillante risata della madre che la convinceva a berne solo un altro po’…

 

-Io non credo che sia una buona idea… Padron Sesshomaru è forte e non ne ha certo bisogno…-

 

Da quando Rin aveva assunto quell’aria da saputella?

Nonostante questo, Sesshomaru, rimase zitto ad osservare le reazioni.

Non gli era piaciuto il comportamento che Rin aveva assunto appena arrivati a Palazzo.

Ormai aveva quattordici anni, non era più la bambina impacciata e timida che aveva raccolto sette anni prima.

Era una piccola donna.

Doveva iniziare a comportarsi come tale.

A essere più indipendente.

Le aveva permesso di andare con alcune guardie e Ah-Un a un villaggio abbastanza lontano, dopo le prime settimane dal loro arrivo, prima della sua partenza.

Era entusiasta di rivedere quell’amichetto dal sorriso facile e dai capelli spettinati.

Certo, Sesshomaru non caldeggiava questa amicizia e il piccolo umano non poteva entrare nel Palazzo, però sentiva che quell’affetto della piccola per il giovane non fosse solo amicizia.

Almeno, non del tutto.

Certo, Rin non era una donna matura, ma neanche una bambina, ormai.

Le femmine umane lasciavano la casa di famiglia verso i sedici, diciassette anni, a differenza dei demoni.

Avevano una vita molto più breve.

E, questo significava, che presto se ne sarebbe dovuta andare.

E era certo che Rin questo lo sapesse.

Eppure, da quando era a palazzo, aveva iniziato a comportarsi in modo infantile come mai prima d’ora.

Aveva sempre ordinato a Jaken di essere paziente, ma qualche volta aveva ammesso in cuor suo che Rin stava proprio esagerando.

E questo da quando Sakura era entrata nelle loro vite.

La Principessa, impassibile, aveva versato un’altra tazza della tisana al Principe.

 

-Forse hai ragione, ma è sempre un aiuto. E adesso faresti meglio a sederti vicina a lui e a lasciarlo riposare tranquillo, senza soffocarlo in quell’affettuoso abbraccio. La ferita al fianco potrebbe risentirne…-

 

Ma chi si credeva di essere!?!?

Certo, parlava facile lei!!!

Lo vedeva da tutto il giorno, lei!

A lei non era stato vietato di entrare!

Una cosa del genere prima del suo arrivo non sarebbe successa!

E il Padrone non se ne sarebbe certamente mai andato da Palazzo!

Era colpa sua se si era allontanato!

E non aveva neanche cercato di fermarlo!

Era colpa sua se si era ferito!

Era tutta colpa sua!

 

-No! Rin non…-

-Ubbidisci Rin.-

 

Rabbrividì.

Sesshomaru impassibile già sorseggiava la calda bevanda, mentre lei lo fissava con gli occhi lucidi e sconsolati.

Tristemente si sedette al suo fianco, motivata a non guardare la demone di fronte a lei.

Padron Sesshomaru non si era mai comportato così con Rin prima che “quella” arrivasse

Rin aveva bisogno di Padron Sesshomaru.

Anche la Regina la trascurava, troppo presa da “lei”…

E Rin doveva passare tutto il tempo con Jaken o le istitutrici ascoltando le loro noiose lodi

Per fortuna Kaminari faceva del suo meglio per farla divertire, ma la mancanza del demone era sempre tanta…

Ma lui doveva stare con la Principessa

Lei non poteva entrare perché era con la Principessa

Adesso era tempo che Sesshomaru stesse con la Principessa

 

-Rin! Cosa ci fai qui?-

 

La piccola sobbalzò, spaventata dalla voce irata della demone.

La Regina si accostò appena sulla porta, mentre la piccola cercava di nascondere la testolina nelle spalle.

 

-Le ho dato io il permesso, Regina. Voleva solo salutare il Principe…-

 

Sakura si volse verso la porta, cercando di essere il più convincente possibile.

 

-Non è vero! Sta mentendo! Sono entrata da sola! Volevo vedere Sommo Sesshomaru…-

 

Non le avrebbe permesso di aiutarla!

Non voleva il suo aiuto!

E poi la Regina le era affezionata, non la avrebbe sgridata per così poco!

Cosa mai aveva fatto di sbagliato?

Sakura fissò spaventata Rin.

Perché aveva parlato?

Nessuno aveva il permesso di entrare in una stanza dove il Principe e la Principessa fossero soli!

Cercò un aiuto da parte del demone vicino a lei, ma ottenne solo uno sguardo freddo e lontano.

 

-Piccola peste! Ti avevo avvertita di non entrare! Il Principe Sesshomaru non deve essere disturbato da te quando è in compagnia della Principessa! Vieni subito fuori e va nella tua stanza! E non uscire fino al mio ordine!-

 

Rin abbassò ancora di più la testolina, lasciando scorrere le lacrime sulle guance.

Era colpa sua.

Era tutta colpa sua!

Lei le aveva portato via Padron Sesshomaru!

Lei aveva stregato Jaken!

Lei aveva ingannato la Regina!

Lei aveva raggirato tutto il Palazzo!

Corse via singhiozzando, ma decisa.

Lei le aveva allontanato tutte le persona che amava…

Sapeva come fargliela pagare!

Sapeva come vendicarsi.

 

 


-Razza di stupida!-

 

Sakura tremò, arretrando di qualche passo.

Non aveva mai visto la Regina tanto infuriata.

La rabbia le aveva deformato il volto, arrossano la candida pelle e sfigurando gli occhi.

Era entrata decisa nella stanza della ragazza, senza bussare.

Gli occhi iniettati di rabbia.

 

-Regina, cos’è successo…?-

 

La voce leggermente allarmata…cos’era accaduto per farla infuriare così tanto?

 

-La tisana che hai preparato al Principe…dove hai preso le erbe?-

 

La Regina si avvicinò con fare minaccioso, obbligando la demone ad arretrare fino a toccare la parete con le spalle.

 

-Io… nel giardino…-

-Bugiarda!-

 

Uno schiaffo.

Un segno rosso sulla pelle candida.

Gli occhi sbarrati per la sorpresa e il dolore.

Il volto della Sovrana era vicino… vicinissimo.

Poteva sentire il suo respiro affannato, il cuore pulsante.

Sentiva l’indignazione nei suoi confronti che cresceva.

 

-Come hai potuto…-

 

Parole masticate con odio e vomitatele addosso con cattiveria.

Sakura girò freneticamente gli occhi sul volto della Regina, cercando di trovare il motivo di tanta collera.

Un respiro trattenuto attirò la sua attenzione.

Rin, seminascosta nell’oscurità del corridoio, osservava la scena.

 

-Altezza, se ho fatto qualcosa che potesse offendervi in qualche modo io…-

-Offendere me?-

 

Sibilava…

Schioccando la lingua sui denti e cercando di scandire le parole in modo che fosse tutto chiaro.

 

-Tu hai offeso tutta la dinastia!-

 

Un altro schiaffo e Sakura scivolò a terra, appoggiata alla sottile parete.

 

-Permettetemi almeno di capire il mio sbaglio…-

 

La voce le tremava impaurita.

Terrore.

Sgomento.

Incubo.

Facendo forza su se stessa, la Sovrana cercò di riprendere la calma che la caratterizzava e di spiegare il tutto.

 

-Dopo l’arrivo del Principe, ti sei allontanata da sola fuori dal Castello per raccogliere quelle erbe per la Tisana del Principe… e non cercare di negare!…-

 

A quelle parole la bambina si acquattò maggiormente contro la parete, sperando quasi di esserne inghiottita.

Sakura sbarrò gli occhi.

Tutto qui?

Un sorriso tirato dalla paura si accese sulle labbra.

 

-Sì Sovrana, ma è stato solo per pochi minuti… -

-Pochi minuti sono sufficienti perché una fanciulla perda la sua dignità…-

 

Sentiva l’acido di quelle parole scorrerle addosso sulla pelle.

Bruciante.

Umiliante.

 

-Ma non è successo nulla del genere!-

-E se qualcuno vi avesse vista? A pochi mesi dal matrimonio poi! Come avete potuto deluderci così? Non potete neanche immaginare il disonore che avete fatto scendere sul Principe! E ringraziatemi che non l’ha ancora saputo! Ma presto…!-

 

La Regina si voltò di scatto, quasi nauseata dal continuo contatto visivo con Sakura.

 

-Volevo solo prendere le erbe per fargli una Tisana… non credevo che…-

-SILENZIO!-

 

Stizza.

Sdegno.

Irritazione.

Rin sobbalzò a quel grido, stringendo al petto il piccolo Kaminari.

 

-Questa è una delle regole fondamentali del nostro protocollo che Voi non avete saputo rispettare…Una delle prime che vi ho insegnato. Una Regina non può permettersi errori simili. Ma, in fondo, da una straniera di Haru potevo aspettarmi un comportamento così irrispettoso. Forse mio figlio ha sbagliato a togliere l’assedio così presto… siete solo un gruppo di selvaggi con una terra troppo ricca che non meritate. Il principe aveva ragione! Molto meglio conquistare la tua terra sul campo di battaglia, magari subito dopo la morte del vecchio Kamigawa! Così malato, non vivrà comunque a lungo… Consiglierò a mio figlio di rivedere la sua decisione riguardo queste nozze…-

 

Piccole lacrime imperlarono il volto della demone, mentre la Sovrana si allontanava a piccoli passi.

Con uno scatto ,quasi sdraiandosi per terra, la ragazza tirò un lembo del sontuoso kimono della Regina.

No!

Non avrebbe permesso che tutti i suoi sacrifici venissero resi vani per così poco!

Non le avrebbe permesso di distruggere Haru!

 

-Vi prego… vi prego altezza… non… non fatene parole con il Principe… vi supplico! Vi prometto che non errerò più, sarò un’allieva attenta, una Regina giusta e una moglie devota! Vi prego, accettate le mie scuse! Non impedite questo matrimonio!-

 

A terra, singhiozzava senza vergogna.

Il petto si muoveva contorto dagli spasmi.

Haru!

Haru!

Haru!

Suo padre, gli amici, i ricordi…

Non voleva che tutto venisse così banalmente distrutto!

Avevano vinto!

Lo avrebbe sposato!

Si sarebbe concessa a lui!

Si sarebbe completamente sottomessa a lui!

Ma non Haru!

Non la sua terra!

La Regina si chinò appena, strappandole di mano la stoffa.

 

-Non fate mai più un errore simile. MAI più.-

 

Sakura si portò le gambe al petto, cercando di tranquillizzarsi, mentre la sovrana lasciava le sue stanze.

Rin, ancora scossa dalla scena, accortasi della vicinanza della Regina, iniziò a correre lungo i corridoi, fermandosi a un angolo a piangere.

Rin non aveva voluto questo.

Rin non pensava che la Regina fosse tanto cattiva con lei.

Rin voleva che fosse sgridata anche lei!

Voleva passare solo più tempo con il Padrone!

 

-Rin…-

 

Quella voce.

In uno scatto si fiondò a piangere abbracciata a lui

Voleva essere protetta.

Voleva non aver mai parlato con la Regina.

 

 


Le sohjo si aprirono lente.

Sakura sobbalzò, asciugandosi le ultime lacrime.

Lui...

Strano, non veniva mai nella sua stanza…

Forse…

Forse aveva saputo…

In piedi un po’ incespicando, improvvisò un inchino poco riuscito.

 

-Principe.. .scusate per questo mio stato… la Regina vi avrà riferito…-

 

Con fermezza, Sesshomaru spinse nella stanza una piccola figura tremante che Sakura riconobbe presto come Rin.

Aveva il volto arrossato e le lacrime continuavano a scendere copiose.

La Demone la fece avvicinare, abbassandosi per poterle accarezzate materna una guancia.

Gesto che scatenò un ulteriore gemito della piccola.

 

-Rin… cos’è successo?-

 

Uno sguardo di fuoco verso il Principe.

Perché Rin piangeva a quel modo?

Cos’era successo?

Cosa le aveva fatto?

Sesshomaru, per tutta risposta, alzò un sopracciglio, offeso, per poi appoggiarsi alle sohjo aperte.

 

-Rin…-

 

La piccola sobbalzò, stringendosi di più in quell’abbraccio sconosciuto.

Strano…

La sua voce non era stata fredda come al solito.

Anzi.

Una nota di dolcezza l’aveva trasformata…

Che non fosse davvero così cattiva?

 

-E’… è stata Rin a parlare con la ReginaRin ti ha vista questo pomeriggio fuori dal Castello e sa che non potevi… è tutta colpa di Rin…-

 

Altre lacrime le impedirono di continuare il racconto.

Sakura le accarezzò la testa dolcemente, infilando le dita nei capelli corvini e cercando di tranquillizzarla.

 

-Sta tranquilla Rin… non è successo niente…-

-Sì invece!-

 

La piccola si staccò, ormai ignara delle lacrime.

 

-Rin è stata cattiva! La Regina ti ha fatto de male per colpa di Rin! Adesso sarai arrabbiata con Rin! Anche Padron Sesshomaru sarà arrabbiato con Rin! Ma Rin non voleva che succedesse così… Rin si sentiva tanto sola… Rin non poteva mai vedere Padron Sesshomaru perchè doveva sempre stare con Sakura… A Rin mancava il Padrone… nessuno presta più attenzione a Rin… nessuno si preoccupa più di Rin-

 

Che dolce…

Sakura non si trattenne e l’abbracciò, ormai dimenticando il bruciore della guancia.

Gelosia.

Un sentimento reale.

L’estrema confessione dell’amore.

La prova del reale affetto.

E della solitudine.

Con delicatezza se la fece sedere in grembo, quasi cullandola…

 

-Sta tranquilla Rin… nessuno vuole allontanarti dal Principe… ma, vedi,… fra qualche mese noi ci sposeremo… è per questo che il Principe era obbligato a passare del tempo con me… per conoscerci meglio…-

 

Sesshomaru rimase in silenzio, ad ascoltare le loro confessioni e le loro scuse, finché, a notte inoltrata, Rin non s’addormentò.

Presala con cura, s’avviò all’uscita, per essere presto fermato dalla sua voce.

 

-Altezza…-

 

Un inchino.

 

-Perdonate la mia sventatezza di questo pomeriggio. Non accadrà più, ve lo prometto. E… perdonate anche il disturbo che vi ho creato stasera.-

 

Senza un gesto, o una risposta, uscì.

Silenzioso come era entrato.

 

-Forse sono stata dura, ma era necessario perché in futuro non vi disobbedisca…-

 

La Regina lo stava aspettando nel corridoio.

Tutto era stato programmato.

Tutto era stato previsto.

Non aveva alcuna intenzione di convincere il figlio a sciogliere quel vantaggiosissimo matrimonio, ma voleva essere certa dell’ubbidienza della demone.

Dopo questa notte, la paura del ricordo, la avrebbe fatta desistere da ogni forma di resistenza.

 

-La prossima volta parlatene prima con me.-

 

Algido e etereo, sfumò con le ombre del corridoio.

 

 

 


-Scusate il ritardo!-

 

Con un sorriso smagliante e una risatina mal celata, Sakura entrò nella stanza.

La Regina la osservò con aria critica e attenta, facendole notare il suo stato.

Sakura si scusò, senza però nascondere la gioia provata poco prima.

Il vestito candido, ricamato con sottili fili cobalto, era bagnato in più punti, mentre la chioma violetta era poco domata da uno spillone argentato.

Sesshomaru non si voltò neppure a guardarla, mantenendo lo sguardo fisso su Rin che, allegra e spensierata, correva a braccia aperte nel giardino.

Il pesante kimono che aveva addosso proteggeva a fatica quel corpicino che, scatenato, cercava insistentemente di far volare un aquilone.

 

Cielo smaltato

Al sole novembrino

Un aquilone.

 

Era stata una sua idea.

Così come sua era la stoffa usata per l’oggetto.

Un vecchio vestito dal tessuto prezioso e ricercato.

Ma diverso da quelli del protocollo di corte.

Rin aveva accettato entusiasta l’idea della demone e, fra una palla di neve e due chiacchere sorridenti, si poteva scorgere la figura gialla e blu volare nel gelido cielo invernale.

Dal giorno del suo ritorno, Rin e Sakura avevano parlato molto, del perchè lei fosse lì, del matrimonio… e così la Principessa era finalmente venuta a scoprire come mai la piccola vivesse con i demoni.

Che avventura straordinaria.

E raccontata dalla bambina con dovizia di particolari, sembrava quasi vera.

Eppure…

Eppure Sesshomaru non era il demone che gli occhietti neri di Rin vedevano.

O meglio, non era lo stesso che vedeva Sakura…

Comunque, dal ritorno del Principe, le due giovani avevano passato molto tempo assieme e Rin, piano piano, iniziata ad accettare la presenza di quella fanciulla straniera.

 

-Perché ci avete convocato?-

 

Domanda annoiata, posta senza interesse verso la Madre.

Si era sorpreso che volesse parlare con loro.

Assieme.

 

-E’ per una questione molto importante che riguarda entrambi…-

 

Sakura e Sesshomaru incontrarono un attimo i loro occhi, per poi deviare la vista scocciati.

Avevano intuito…

L’ultima cosa di cui volevano parlare…

In quell’ultimo periodo la convivenza non era stata affatto difficile.

Anzi.

Sesshomaru che si allenava in cortile con altri soldati…

Sakura che lo guardava indifferente con Rin, parlando e giocando…

Senza mai dialogare con lui.

Sorridere elegantemente al suo fianco durante le feste.

Un bel premio da esibire…

Sguardi di comprensione e di ordini, ma poche parole…

Solo il minimo indispensabile.

Sakura osservò la piccola Rin correre felice nel giardino, completamente innevato, cercando infantilmente di far alzare dal vento quella piccola opera d’arte.

Chissà cosa le era venuto in mente, quando lo aveva proposto a Rin

Lei odiava gli aquiloni.

Odiava la loro falsa promessa di libertà.

Volavano indipendenti nel cielo, sorvolando le mura e osservando le persone a terra con indifferenza e superiorità.

Era libero.

Libero di una libertà concessa e non duratura.

Una libertà costretta.

Perché c’era sempre lui…

Quel fragile filo che lo teneva ancorato a terra.

Che gli ricordava incessantemente che la sua condizione era solo momentanea.

Bastava una piccola pressione, una debole mossa per farlo tornare a terra.

Sospirò, mentre un’ondata di vento gelido portava più in alto l’oggetto dei suoi pensieri.

 

-Il vostro matrimonio sarà celebrato fra soli tre mesi…-

 

Sakura osservava assorta Rin che, disperata, cercava di far abbassare quel nuovo giocattolo.

Senza riuscirci.

Il filo si spezzò, facendo agoniare quell’informe pezzo di stoffa in balia del vento.

Rin gli correva dietro, ansimando, finché non lo recuperò, con un lungo taglio.

Già, solo tre mesi…

Come se non lo sapesse…

Come se una voce odiosa e insistente non glielo ricordasse ogni mattina, ogni sera, nei sogni…

 

-…e, certo, non voglio mettervi fretta, ma, naturalmente devo pensare al futuro della stirpe…-

 

Sakura aprì il ventaglio, nascondendo così uno sbadiglio annoiato.

Sesshomaru, dal canto suo, ascoltava disinteressato.

 

-Presto, almeno spero, nasceranno degli eredi…-

 

Sesshomaru si voltò cinico a fissare la Madre incontrando così gli occhi di Sakura che, arrossita violentemente, si nascose maggiormente dietro il ventaglio.

Ma cosa stava dicendo!?

Che imbarazzo!!!

Eredi?

Intendeva quindi…

Figli!

Suoi e …di quel demone?

Insomma… loro due…

Certo, in un matrimonio era normale pensare anche alla stirpe, ma… ma non aveva ancora focalizzato la nascita dei piccoli!

Aveva già avuto così tanti pensieri che … che proprio non aveva individuato quella situazione…

Questo significava un’unione fra lei e il Principe… che ancora faceva fatica ad accettare…

Pensare poi ai figli…

 

-…e non potrete certo permettere che vengano allevati al fianco di piccoli umani…-

 

Un lampo di chiarezza si fece largo fra i pensieri della demone che saettò gli occhi fuori dalle sohjo aperte.

Ecco cosa voleva dire.

Il candore della neve nascondeva ogni cosa.

Rin e l’aquilone erano misteriosamente spariti.

No!

Non poteva voler allontanare quella bambina dal demone!

Come avrebbe fatto quel fiorellino a sbocciare senza aver accanto il suo sole?

 

-Veramente, Altezza, se posso permettermi, anch’io sono cresciuta circondata da coetanei umani e non, e non credo proprio che…-

-Qui siamo nelle Terre dell’Ovest, Sakura, temo che ve ne dimentichiate troppo spesso… e comunque Rin ha ormai raggiunto i quattordici anni, a quest’età le ragazzine umane incominciano a interessarsi ai giovani. Fra massimo tre anni ci lascerebbe lo stesso, quindi…-

 

Sakura si morse la lingua.

Vipera!

Si voltò in cerca di aiuto verso il Principe.

Possibile che quella notizia non lo avesse minimamente colpito?

Se ciò che le aveva raccontato Rin era vero, allora anche Sesshomaru doveva nutrire dei sentimenti di affetto verso quella bambina…

Perché allora restava così impassibile?

 

-Ci penseremo, Madre…-

 

Quella risposta la sorprese non poco.

La Regina, invece, sorrise, alzandosi raffinatamente.

 

-Molto bene. Allora vi lascio soli a discuterne.-

 

In un fruscio di veste pesanti, scomparve.

Silenzio.

Come sempre.

Perchè quando si ritrovavano soli in una stanza era sempre il silenzio a regnare sovrano?

E ora, soprattutto, misto ad imbarazzo.

Aveva capito male o il Principe aveva appena detto che avrebbero parlato del futuro dei loro figli?

Eredi che, tra l’altro, dovevano ancora nascere?

Accarezzò con gli occhi la sua figura, senza farsi notare.

Bello e altero.

Freddo e impassibile.

Come poteva iniziare un discorso?

Fuori, solo l’assordante silenzio della neve che cadeva leggera.

 

-Musica di neve

Grillo d’inverno

Sotto i miei passi-

 

Un sussurro.

Un bisbiglio.

Un pensiero nato nel cuore, sfuggito dalle labbra, fluttuante nell’aria.

Suggestivo.

Commovente.

Lo guardò sconcertata.

Anche lui conosceva quelle antiche poesie.

Sorrise rassicurata.

In un modo o nell’altro, avevano rotto il ghiaccio.

 

-Avete ragione Principe…

Neve limpida,

passerella di silenzio

e di bellezza-

 

Fissò anche lei il freddo invernale, lasciando una pausa di serenità nel discorso.

Adesso, era il momento di affrontare il discorso.

Un sospiro.

Coraggio…

 

-Son solo io

A provar tenerezza,

nella luce del crepuscolo,

ove canta il grillo,

per il grazioso garofano selvatico?-

 

Sesshomaru aggrottò leggermente le sopracciglia, pensieroso.

 

-No…-

 

Sakura sorrise.

Allora, non la avrebbe mandata via!

Rin sarebbe rimasta a Palazzo con lui!

Con loro..

 

-…ma non può restare.-

-Ma perché?-

 

Uno scatto violento la fece alzare in piedi.

Perché no?

 

-E’ un’umana.-

-E con questo?-

 

Sesshomaru sospirò.

Inutile.

Quel precetto proprio non voleva impararlo…

 

-Perché odiate tanto gli uomini? Perché disprezzate i mezzo-demone? Non capisco…-

 

E lui non l’avrebbe aiutata a far chiarezza.

Non avrebbe riaperto una vecchia ferita.

 

-Se li conosceste…-

-Mio cugino era mezzo- demone. Il figlio della sorella di mia Madre…-

 

Fu Sesshomaru questa volta, sorpreso, ad alzarsi in piedi.

Questa informazione lo prendeva alla sprovvista…

 

-Perché…-

-Perché non lo sapete? Immagino che se vi fosse stato detto prima avreste rifiutato queste nozze… non volete un essere “inferiore” in famiglia… ma non temete. E’ morto. Sono tutti morti. Lui e suo padre, un soldato, in battaglia, per difendere Haru, e mia zia al ricevere la notizia… Ho pochi ricordi di lui, ma quello indelebile è il suo coraggio e il suo sguardo strafottente…-

 

Sesshomaru non rispose.

Avrebbe parlato con sua Madre.

Lei certamente lo sapeva.

Certo, all’inizio gli era sembrato strano che in un Regno “liberale” come Haru la famiglia regnante si fosse mantenuta “pura”…

E adesso infatti ne aveva avuto la prova…

Ignorò volutamente la sfumatura triste della voce della demone, volgendo altrove i suoi pensieri.

 

-Comunque Rin non può restare. C’è un villaggio umano, non troppo lontano da qui, fuori dai confini del Regno. Potrà andare lì.-

-Ma Rin…-

-Padron Sesshomaru!!-

 

Jaken entrò ansante nella stanza, ignaro della tensione e dei toni sostenuti.

Il sudore del demonietto non presagiva nulla di buono.

Sesshomaru si calmò.

 

-Che c’è, Jaken?-

 

Il demonioetto inghiottì a fatica, vagando con lo sguardo per la stanza e cercando da qualche parte il coraggio per parlare.

 

-Rin è sparita.-

 

 

 


-Torniamo a Palazzo!-

 

La voce potente del Principe si fece spazio a fatica nel gelido vento autunnale.

I soldati più vicini, sentito l‘ordine, iniziarono un ampio passaparola perché quelle parole giungessero a tutti.

Sesshomaru mosse qualche passo verso la Reggia, coprendosi gli occhi per le forti sferzate di vento.

Freddo.

Neve.

Grigio.

Luminose gemme di ghiaccio trascinate dai venti gli frustavano sdegnate le pelle.

La fiera camminata del Principe fu sbarrata da un docile Ah-Un.

 

-Non possiamo ritirarci così!-

 

Sakura, con una carezza sul dorso dell’animale, lo convinse ad abbassarsi, lasciandola calpestare per la prima volta il freddo invernale.

Chiuse ulteriormente il piccolo fazzoletto di stoffa che doveva ripararle le spalle.

Nuvolette dense di freddo le uscivano irregolarmente dalla bocca.

Le guance arrossate per il gelo.

Gli occhi socchiusi per l’oscurità.

I capelli sparpagliati dal vento e arrangiati sulla nuca con un Kanzashi brillante nel freddo pungente.

Non le avrebbe dovuto permettere di accompagnarlo nella ricerca.

Aveva tanto insistito alla scoperta della scomparsa di Rin

Ma quei boschi non erano luoghi sicuri.

per Rin, né per lei.

Soprattutto per lei.

Sesshomaru le era rimasto al fianco durante tutte le ricerche.

Per cercare Rin e per proteggere lei.

Certo, il Principe aveva mobilitato circa metà esercito per le ricerche e il protocollo prevedeva solo che la Futura Regina non fosse sola…

Però anche i soldati sono fatti di carne…

 

-Rin è ancora qua fuori! Non può resistere con questo freddo!-

 

Urlava, sperando che il vento non trasportasse lontano dal suo interlocutore le sue parole.

Le mani le accarezzavano frementi le spalle, cercando di dare un po’ di sollievo in quel clima rigido.

Lo pregò in silenzio con gli occhi.

Angosciati.

Pieni di ansia.

Di preoccupazione.

 

-Le truppe sono pronte, Altezza…-

 

Un demone, probabilmente non accortosi del dialogo fra i regnanti, s’inchinò di fronte al Principe.

Sesshomaru fece un cenno veloce col capo, incamminandosi verso la schiera.

 

-Non potete lasciarla così! Morirà!-

 

Vicini.

Come mai prima.

Sakura lo aveva rincorso, aggrappandosi al kimono che gli proteggeva il petto.

No!

Non poteva tornare a Palazzo!

Tutti loro erano stanchi, dopo averla cerata in quel freddo tutto il giorno, ma non poteva abbandonarla così!

 

-Vi supplico Altezza…-

 

Aveva gli occhi lucidi.

Ma non per il freddo.

In lontananza, le brevi frasi seccate dei soldati riempivano l’atmosfera.

Uscire nel mezzo dell’inverno in un bosco per cercare una bambina umana…

Non era certo un compito gradevole.

Andava eseguito, perché ordinato dal Principe.

Anche con insofferenza e approssimazione.

Non un odore.

Un profumo.

La neve, spietata, copriva e nascondeva ogni cosa.

 

Nella tormenta

l'anima persa cerca

l'orma smarrita

 

Sesshomaru voltò la testa, superandola di lato e allontanandosi da quel contatto.

Freddo.

Ecco cosa sentiva Sakura in quel lungo instante.

Ma non certo per la neve.

 

-A Palazzo prenderò altri uomini e i demoni da caccia. Forse loro sapranno trovare una pista. Queste truppe non mi sono più di alcun aiuto, troppo gelate e insofferenti. E poi… Ormai è notte. Potrebbe essere pericoloso per Voi restare fuori da Palazzo in queste condizioni.-

 

Una folata di vento.

Cristalli in aria.

Silenzio nel cuore.

Paura e emozione.

Sakura si voltò con lentezza, cercando le parole giuste.

 

-Se è pericoloso per me, immaginate come possa essere per Rin. Non potete interrompere le ricerche per ricondurre a Palazzo i soldati, Altezza. Sarebbe troppo rischioso. Questi boschi pullulano di demoni e ogni minuto potrebbe essere l’ultimo per Rin. Se posso permettermi, Principe, potrebbe mandare gli uomini con un generale a Corte, con l’ordine alle altre truppe di venire e continuare la ricerca con noi. Per quanto riguarda me, sono lusingata del vostro interessamento, ma non avete di che preoccuparvi. So badare a me stessa e poi non potrei stare nella mia stanza sapendo Rin fuori, con questo tempo…-

 

Sesshomaru sondò l’aria,alzando altero la testa.

Poco dopo, si ritrovarono nel fitto del bosco, alla ricerca della piccola Rin.

Silenzio.

Non c’era spazio per la paura.

Almeno, non per quella di Sakura.

Era in mezzo a una bosco, sola, con il “demone assassino”, suo futuro marito.

Eppure, non riusciva proprio a pensarci.

Anzi.

Adesso le sembravano ridicoli tutti quei pensieri formulati a Palazzo, quando lo incontrava.

Era tutto così distante e sfuocato.

Solo un’immagine e un pensiero si rincorrevano nella sua mente.

Una bambina che gioca con un aquilone.

Sesshomaru si bloccò di colpo, assottigliando gli occhi.

Si voltò lento.

Per poi girarsi ancora.

E ancora.

Sakura si concentrò sull’udito.

 

Odo richiami

ma sembrano sussurri

nel crepuscolo

 

In un attimo, il Principe già correva via, inseguito dalla demone.

Eccola lì.

Macchilina rosso scuro affogata in un mare di bianco.

Rin osservava impietrita i giganteschi oni di fronte a lei.

Un fragile alberello le offrì riparo, lasciandola appoggiare le deboli spalle.

Tremava.

Lacrime silenziose scivolavano lente, sciogliendo la neve.

Erano enormi per lei così piccina.

E erano affamati.

Nel periodo invernale il cibo in quella parte della montagna, loro territorio, era sempre scarso.

Gli animali andavano in letargo, i demoni deboli migravano e gli umani non si addentravano più nel bosco.

Inutile sperare che, convincendoli che fosse la ragazzine che vive al palazzo del Principe, la avrebbero lasciata viva.

Gli Orchi non erano considerati demoni molto potenti, ma sicuramente molto stupidi.

Il loro difetto di intelligenze e, soprattutto, di vista, era coperto dall’enorme forza fisica che ne facevano dei pericolosi avversari e dei difficili sudditi.

La piccola chiuse gli occhi.

Si era avvicinato.

Tremante si acquattò sempre di più contro l’albero, uccellino perduto che vorrebbe ritrovare il nido.

Silenziosa invocò disperata il suo aiuto.

Sapeva che non c’era.

Sapeva che non sarebbe arrivato.

Sapeva che era inutile.

Ma nei momenti difficili si pensa sempre alle persone veramente importanti.

 

E' inverno: è una notte oscura

piena di paura.

Ma all'improvviso…

 

Chiuse gli occhi con forza e si tappò ostinatamente le orecchie nel sentire lo scricchiolio dei passi di quel mostro sulla neve fresca.

Poteva vederne l’ombra enorme.

Poteva sentirne l’odore disgustoso.

Poteva sentire il suo tocco sulla pelle…

La luna rischiarò la scena, intrufolandosi furtiva fra i rami degli alberi.

 

-Rin! Rin! Come ti senti?-

 

La piccola aprì piano gli occhi, ritrovandosi a fissare quelli preoccupati e ansiosi della Principessa.

Ancora sconvolta, si voltò.

Davanti a lei, la maestosa figura di Padron Sesshomaru.

Tenseiga sanguinava, impregnando il candore della neve.

Un attimo.

Un’occhiata.

Un accertamento sulle sue condizioni.

Poi…

Un balzo veloce e a combattere l‘altro demone.

Nelle orecchie, il continuo ronzio delle insistenti parole di Sakura.

 

dalle nuvole esce la luna:

non ho più paura e

mi si riapre il cuore.

 

Le sorrise, avvicinandosi di più al petto della giovane.

Calore.

Sakura le cinse le spalle, facendo un cenno al Principe.

Stava bene.

Era solo spaventata.

Molto.

Quando anche l’ultimo demone fu ucciso, Sesshomaru si voltò.

Sakura stava consolando la piccola, obbligandola però a stare nascosta al suo petto, sotto il pesante kimono.

Non voleva che vedesse.

Non voleva che sentisse.

Mentre la bambina era ancora in preda agli ultimi singhiozzi, la Principessa fissava imperterrita la neve davanti a lei, con rapide occhiate per accertarsi della situazione.

Non voleva vedere.

Non voleva sentire.

Rinfoderò la sua arma, tranquillizzato.

Anche se quegli occhi spaventati e quelle labbra tese e nervose gli facevano sentire uno senso di colpa.

Era strano vedere Rin in quello stato.

Non era la prima volta che si trovava faccia a faccia con dei demoni, eppure dopo lo scontro correva sempre da lui.

Lo cercava sempre.

Poche lacrime.

Sempre sorrisi con gli occhi ridenti.

Sorrisi per lui.

 

Dipingo d'ombra

ogni tuo sguardo che mi

nega il sole

 

Sesshomaru si perse in quei pensieri.

Pericoloso.

Molto pericoloso in un momento del genere.

Fu un attimo.

L’odore del sangue dei compagni aveva richiamato tutto il branco.

Affamato e irrispettoso.

Incosciente dell’identità del Principe.

Sesshomaru ricominciò a combattere.

Una lenta e seducente danza.

Però, non sapeva che quel primitivo popolo fosse così numeroso.

Un grido.

Affondò Tessaiga senza ritegno nel corpo martoriato di un Oni, voltandosi alla disperata ricerca della piccola Rin.

Era a terra.

Spaventata.

Ma sana.

Un pensiero leggero gli sforò la mente.

Sakura…

La Principessa era in piedi, mentre una lama affilata passava da parte a parte il suo elegante ventaglio.

Solo allora lo riconobbe.

Un Tessen.

Un ventaglio da combattimento.

Un arma da difesa efficace quanto uno scudo se ben adopertato.

Con un gesto elegante e calcolato, la demone lo richiuse e con appena un leggero colpo di polso, disarmò l’avversario.

Riaprì il ventaglio, lasciando cadere a terra l’arma e riponendolo come difesa.

Certo, adesso era senza armi, ma non certo indifesa.

L’enorme stazza del demone superava molto la Principessa e la forza fisica non era nemmeno paragonabile.

Fili violetti nel candore invernale.

I capelli di Sakura volteggiavano liberi fra i fiocchi di neve.

In mano, il suo Kanzashi in mano.

Certo!

L’elegante ornamento che usava per i capelli, altro non era che un efficace pugnale, usato spesso dalle donne dei Samurai e dei combattenti.

Ma non fu necessario usarlo.

Sesshomaru intervenne prontamente, eliminando così anche l’ultimo degli avversari.

 

 


-Si è addormentata…-

 

Il Principe fece appena un cenno con la testa.

Sakura si sedette stancamente vicino a lui, sul pavimento di legno chiaro.

Era stanca.

Si passò fiaccamente la mano sulla fronte sudata.

Dalla bocca le uscì un tremito respiro.

Lo spavento era passato.

Ma la paura restava imperterrita.

Rin non aveva voluto parlare con lui.

Aveva svelato a lei la verità su quella misteriosa fuga.

 

Neve allo specchio

 Non rassegnato è il

Pianto di bimbo

 

Il Principe fissava immobile la bianca parete della stanza, soffermandosi appena su uno dei tanti disegni che la adornavano.

 

-… aveva sentito la vostra decisione… di mandarla via…-

 

Un sospiro.

Mille pensieri.

Gli occhi di Sesshomaru rimasero inespressivi.

L’espressione immutata.

 

-Voleva chiedere aiuto per l’aquilone rotto e… e ha sentito la proposta di Vostra Madre… e poi la nostra conversazione…-

 

Lasciò cadere la voce, facendo fluttuare le parole nell’aria gelida.

Non un commento.

Non una domanda.

Si morse il labbro, obbligandosi a non offendere il suo poco interesse.

 

-Cosa avete deciso?-

 

Possibile che dovesse sempre fare delle domande?

Possibile che lui non fosse in grado di darle delle informazioni?

 

-Ho rassicurato Rin dicendole che resterà…Spero di non essermi sbagliata, altrimenti la deluderete due volte…-

 

Il demone si voltò, fulminandola con lo sguardo.

Sakura lo fissò imperterrita e ostinata.

 

-Resterà.-

-Bene.-

 

Entrambi voltarono la testa, finendo quella battaglia di sguardi.

Insopportabile.

Ecco cos’era per lui la Principessa.

Insofferente.

Ecco cos’era per lei il Principe.

Una pallida aurora iniziava a rischiarare i campi innevati.

 

Alba di veglia

Fugace esala il sogno

Vergine aurora.

 

Quell’orrendo incubo era finalmente finito.

Sakura sorrise, dando i buongiorno alla nuova alba.

Sicuramente più luminosa per la piccola ragazzina umana.

 

-Sapete combattere…-

 

Domanda o affermazione?

Difficile da capire…

L’unica cosa certa era il tono freddo e altero.

 

-So solo difendermi…-

 

Si voltò di nuovo.

Nuovo combattimento.

La sfida era appena all’inizio.

 

-Non mi era stato riferito…-

-Non me lo avete chiesto…-

 

Era arrabbiata.

E faticava a nasconderlo.

Arrabbiata per come trattava la piccola Rin.

Arrabbiata per come la piccola Rin si era affezionata a quel mostro.

Sì, mostro.

Aveva aiutato la piccola in quel bosco, difendendola da quei demoni.

Ma quante altre volte lui si era ritrovato dall’altra parte?

Quante volta aveva avuto la meglio grazie alla sa prestanza fisica?

Quante persone aveva massacrato con quella danza macabra che si dimostrava sempre felice di compiere?

 

-E’ stato Kamigawa?-

 

Sorrise.

Quel nome…

Anche se sulle labbra di quell’odioso demone, suonava comunque in modo dolce…

 

-Sì… certo… mio padre è stato anche precettore alle armi del Sommo Inutaisho-

 

Sorrise di quei momenti di gioco e di duello.

Quante storie di guerrieri, quante pratiche assurde e diverse aveva sentito narrare distesa sulle colline di Haru insieme a Ami e Toryu!

Quanto le mancava tutto questo…

 

-E allora perché non avete mosso l’esercito contro le truppe dell’Ovest?-

 

Sbarrò incredula gli occhi.

Aveva sentito bene?

Strinse convulsamente le mani nella preziosa stoffa del kimono.

Rabbia.

 

-Sapete bene che il Vostro esercito è decisamente superiore a quello della mia terra…-

-Credevo che i soldati di Haru fossero addestrati a combattere fino alla morte per difendere la loro patria…-

-E così è!-

 

Si costrinse a respirare.

Ossigeno.

Le mancava ossigeno.

Lucidità.

Ecco di cosa aveva bisogno.

Non doveva assolutamente alzare la voce con lui.

Non gli avrebbe assolutamente permesso di offendere i suoi sudditi.

 

-La colpa è mia, Altezza. Mio Padre mi aveva insegnato le migliori tecniche di combattimento, di ogni genere. Katana, lancia… qualsiasi cosa… e una volta mi portò con sé in battaglia… ma…-

 

Sospirò.

Pausa.

Non per accrescere la curiosità.

Solo per mantenere la mente lucida a quei pensieri.

 

-… ma, una volta sul campo, con gli eserciti schierati, mi mancò la forza.-

 

Abbassò lo sguardo, cedendo al Principe.

Vincitore.

Aveva perso la battaglia.

Ma proprio non ce la faceva.

Non riusciva a pensare a tutto quello e a sopportare il suo sguardo.

Era troppo.

 

-Fra quei soldati, c’erano molti miei compagni d’infanzia, o giovani figli di mercati, altri erano veterani e vecchi che mi avevano vista crescere e avevano partecipato ai miei progressi. Molti di loro mi avevano vista nascere, la maggior parte di loro mi avevano insegnato qualcosa, che fosse una lingua non conosciuta o un lavoro con le stoffe. Tutti loro mi parlavano frequentemente e senza timore. Erano il mio popolo. E mi mancò la forza di dare il via alla battaglia. Non riuscì a dir loro di andare a combattere. Sapevo che era per Haru, la nostra patria. Sapevo che tutti loro avrebbero donato mille volte la vita per questo. Ma non riuscivo a sopportare l’idea che un solo mio gesto potesse costar loro la vita. Intervenne mio padre e la battaglia fu vinta. Poche perdite. Sempre troppe. Fra queste il fratello minore di Toryu…

Non ce la facevo a sopportare l’idea di vivere di nuovo momento simile.

Non volevo ritrovarmi sulla stessa collina, con davanti un principe straniero e il suo enorme esercito.

Non avrei più avuto l’aiuto di mio padre.

Non volevo condannare il mio popolo al massacro.

Quando ordinaste alla vostre truppe di disporsi al confine, capì subito cosa era giusto fare.

Se anche Haru si fosse opposta, l’esercito sarebbe stato distrutto, mio padre ucciso, le donne e i piccoli condotti via schiavi… fuoco, devastazione… sarebbe stata la fine per Haru.

Come Hime dell’Est il mio compito era quello di salvare il mio popolo e il mio paese…-

-E adesso siete qui.-

 

Alzò piano gli occhi.

Anche lui fissava un’altra parte della stanza.

Non la guardava più.

Fiero e altero.

Borioso e arrogante.

 

-Se sono qui la colpa è unicamente vostra e del vostro esercito. Se i Sovrani delll’Ovest avessero mantenuto i patti, adesso ognuno di noi starebbe vivendo la propria vita nell’incoscienza dell’esistenza dell’altro. E saremmo entrambi più felici.-

 

Pochi passi leggeri e uscì, temendo di scoppiare.

Sesshomaru chiuse gli occhi, stirando stanco il collo.

 

 

Ciao a tutti!!!!

Eccomi, FINALMENTE con il nuovo capitolo!!!

Okokok!!!!!

Sono un pochino in ritardo…

Però almeno il capitolo è lungo!

E riguarda il rapporto Sakura-Rin al quale molte di voi mi sono sembrate mooolte interessate!!

Ringrazio davvero di cuore tutte le persone che mi hanno recensita, chi ha messo la storia fra i preferiti e tutte le persone che l’hanno letta!

Grazie di cuore!!!

Vorrei poi fare una piccola precisazione… ho notato che si è creato un po’ di confusione riguardo mia “sorella” e mi sembra giusto chiarire!!!

La mia unica, inimitabile e adorata sorellona è AVALON9 , anche lei iscritta in questo sito (con delle storie davvero-davvero magnifiche che vi consiglio calorosamente di leggere)!!!!

Avalon9 però non è “solo” mia sorella, ma è anche colei che mi ha avviato alla scrittura delle fanfic, che mi sostiene nello scrivere, la prima lettrice… insomma! In realtà sono i suoi consigli a rendere così come sono le mie fic!!!

Insomma, Avalon9 è per me la persona più importante…

Chi si è “spacciato” per lei, invece, altri non è che un’amica, una commentatrice molto affezionata e che ringrazio per l’onore che mi ha fatto nel citarmi con quell’appellativo affettuoso nella sua storia.

Ecco, ci tenevo solo a precisare questo!!!

E adesso….

Ringraziamenti!!!!!

 

Ary22: Inuyasha sparito dici!? Vedremo…ihihih!!!^^ Ho in mente delle belle sorpresine per voi!!! Come!?! No!!! Non mi puoi dire che Sesshomaru fa bene ad andarsene!! Beh, sì, in effetti fa bene a andare via da palazzo, ma io come facevo a fare un capitolo senza di lui!? Grazie mille del commento! Bacio!

 

AYRILL: Beh… se nell’altro capitolo si sono davvero un po’ avvicinati, in questo… si sono allontanati ancora di più!!!! Sei ancora dell’idea che la storia “meglio di così no potrebbe andare?” Ihihih!!! Sono terribile! Ma ne ho ancora molte in serbo per la futura coppia… prima fra tutte: sarà davvero la futura coppia!? Grazie mille dei complimenti (^///^) e della bellissima recenzione!!!! Bacio!!!

 

Sessho94: ho risposto alla tua domanda con questo capitolo? Direi che si è chiarito il rapporto fra le due e anche si è sviluppato e modificato positivamente! Però però… sarà davvero finita? Poveri nobili!!! A me stanno così simpatico… e anche Jaken non è poi così male!! …lui è … è… ok, propongo una campagna “pro-jaken”! Chi ci riesce trovi i suoi lati positivi!!! Inizio io !!! Jaken è… VERDE!!! (speranza!!!!) Grazie del commento!!! Bacio!!!

 

Celina: Ho come la VAGA impressione che tu sia patita di civiltà orientale… ihihih!!!! Bene bene!!! allora ho un paio di cose da consigliare a te e a tutte le altre!!! Vai in fondo alla pagina ma ALT!!!! Ehi!!!! Un attimo!! Non ti fiondare subito!!! Prima volevo ringraziarti per la minuziosa recensione!!! Che bello!!!Me felice!!! Grazie anche per i complimenti!!! Bacio!!!

 

Sweetprincess: Certo che mi fa piacere conoscerti! E grazie mille per il grande onore che mi fai! Parlare con una principessa non capita tutti i giorni, se poi è sweety come te…scherzo!!!! Grazie mille per le belle parole!!!! Bacio!!!

 

Crilli: Ciao!!! Sposami!!! Ehm… scusa…. Piccolo (esagerato!) slancio affettivo dettato dalla felicità nell’aver letto il tuo commento!!! Davvero ti piace la Regina!? Credevo di essere l’unica a adorarla così! Mi piace quasi più di Sakura!!! In fondo-In fondo non è proprio cattiva… tutto ciò che fa lo fa per un motivo… e poi bisogna anche pensare a come è stata allevata lei… è difficile cambiare ideologia a una persona!!! Comunque non ti preoccupare!! Arriveranno parti mucho interessanti sulla Regina! Ma non subito, mi dispiace… prima devo far accadere un paio di cose… comunque, come vedi, anche se poco, la Regina compare comunque!!! Grazie dell’incoraggiamento a scrivere !!!! Bacio!!!

 

Rosencranz: E Amleto come sta!? Scusa, spero di non aver fatto un qui pro quo di letteratura, ma rosencranz non è quello(mi spiace ammetterlo, ma sfigatino…) che compare nell’amleto? Quello che poi viene ammazzato? Che nick originale!!! Sono davvero lusingata del tuo commento!!! Giuro che non me lo sarei mai aspettata!!! Ti conosco (molto positivamente!) per fama! Ho anche provato a leggere le tue storie (esbat per il momento) ma… devo ammettere che mi è sembrata un po’ difficile all’inizio… sigh (me stupida….) cmq non demorderò! Prima o poi riceverai un mio commento (magari capendo il contrario della storia, ma almeno ci proverò!!!) Davvero Sesshy è struggente?!!!?!? Che bello!!!*_* sono strafelice!!!!! E l’ambientazione anche va bene?! che bellissimo!!! Beh… grazie mucho per il commento!!! Spero di risentirti presto!!! Bacio!!!

 

Riza Hawkeye: … e io che non ci credevo… DAVVERO allora esiste qualcuno più pazzo di me!!! Tutta in una volta!?!? Una maratona insomma!!! Solo questo capitolo sono 38 pagine!!! Beh… tu sarai pazza, ma io sono felice!!!! Se davvero l’hai letta con questa fretta, vuol dire hce ti è davvero piaciuta, giusto!? Me strafelice!!!! A presto!!! Bacio!!!

 

Sesshydil: Ancora non hai capito che fine ha fatto inu!?!? Male male (ihihih!!!) ma intanto non svelare niente degli altri personaggi.. .e neanche del “resto”… intesi!? ^___^ Davvero tu avresti fatto andare Sesshy con Sakura via da palazzo!? Uhm… sarebbe stata un’esperienza interessante… ma ti ho detto di non svelare niente!!! Se no gli altri capiscono!!!! Per Sesshy a corte, non ti preoccupare, sta benissimo, LUI… se in caso lo posso consolarlo io!!! Grazie del commento!!! Bacio!

 

Valere-Ivanov: …quanto vuoi per stare zitta!?!?!? Uffa!!!! Però non è giusto!!! Forse sono troppo prevedibile…. Sigh… capite tutto!!! Beh… parlare mi sembra difficile… ma almeno conoscersi un po’…. Vedrai vedrai cosa ti combino ihihih(risatina satanica…) Grazie del commento!!! Bacio!!!

 

Kaimi_11: Mi sei mancata!!!! Come va!?!? E’ da u sacco che non ti sento!!! Mi dispiace, ma non ti svelo se si innamoreranno… ti dico solo che sarà a lieto fine (più o meno…) per tutti!!! Contenta!? Ihihihihih!!! Beh, trasferirsi in un altro paese non è certo facile… lo sai! Forse sei quella che capisce Sakura più di molte di noi … spero solo che tu non debba sposarti con uno sconosciuto!!!!Ihihih!!!! Anche se, con uno come Sesshe… Grazie mille del commento!!! Bacio!!!

 

Beh, che dire ancora!?

Siete fantastiche!!!

Ah, già!!!

Mi dimenticavo!!!

Visitate (imperativo categorico!!!)

http://hanazakarinomori.splinder.com/

E’ un sito stra super mega fantastico!!!!!

Parla di un sacco di cose sul giappone, molte anche utili per capire la storia!

Viene aggiornato abbastanza spesso ed è davvero fantastico!!!

Parla di cucina, vestiti, feste…

Visitatelo, davvero!

Ve lo consiglio!!!

E… anzi!!!

A proposito di feste!!!

Buon San Valentino a tutte le single!!! (beh? Di che vi lamentate voi fidanzate!? Tanto gli auguri ve li faranno le dolci metà!!! Lasciate anche a noi questo scambio di auguri!!!)

 

Auguroni!!!!

 

Lete89(e, visto il giorno, Lete+ Seto!!!! Avalon, sono certa che tu capisci….ihihih)

   
 
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