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Autore: Dreamer91    06/08/2013    5 recensioni
"Il proprietario di questa enorme valigia qui fuori è pregato di liberare immediatamente il bagno e di ricordarsi che la camera è una doppia e che pertanto ci sono dei tempi massimi da rispettare per il suo usufrutto!" gridai, ovviamente per sovrastare il rumore dell'acqua che per mia fortuna cessò all'istante. Passarono esattamente cinque secondi dopodiché la porta si aprì rivelando finalmente il mio nuovo coinquilino. La prima cosa che notai fu il sorriso radioso con cui mi accolse... anzi radioso sarebbe stato alquanto riduttivo, era più che altro.. luminoso ed accecante. Ma passò immediatamente in secondo piano non appena sollevai appena gli occhi per incontrare i suoi. Due pozze azzurre chiarissime che si posarono su di me e.. sorrisero.. sì, gli occhi del mio coinquilino sorrisero.
E la miseria..."
Avvertimento: mini-long AU di Just a Landing sulla Seniel... enjoy :)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera fanciulli e benvenuti all'epilogo della mini-long Seniel... ahhh come sono triste.. niente più Dalton, niente più usignoli e niente più Jeff e Nick che amoreggiano ubriachi ç__ç ditemi, come faccio a resistere a tutto questo? Per fortuna ho ancora i miei Seniel e la raccolta di shots da mandare avanti ^^ ne sto scrivendo una incredibilmente angst che però è particolarmente... angst.. e quindi è difficile XD ma mi ci metterò d'impegno promesso. E inoltre, a titolo informativo, vorrei dirvi che sto progettando di iniziare una nuova Klaine.. ovviamente una long e ho già una mezza idea ma è ancora troppo confusa quindi aspetto per darvi notizie più precise ^^ spero che il mare mi porti consiglio comunque. Tornado alla mini... purtroppo è finita.. diciamo che sono soddisfatta di come è andata e di quello che è riuscita a darmi: le giuste emozioni e dei bellissimi ricordi e quasi non mi sembra vero di aver concluso quest'altra esperienza.. quando metti un punto ad una storia (corta o lunga che sia) sembra sempre di perdere un pezzo.. ç__ç però una cosa non la perderò mai.. la vostra presenza: siete fantastici e io vi amo tantissimo. Siete stati magnifici ad accompagnarmi anche in questa avventura Seniel, nonostante fosse una coppia inedita per Glee e probabilmente la trama neanche troppo originale. Ma voi siete rimasti e mi avete sostenuta sempre e per questo non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza. Sarà anche finita questa avventura, ma sono sicura che in futuro ce ne saranno tante altre e spero continueremo a viverle insieme :) l'epilogo godetevelo tutto.. volevo che fosse speciale, che racchiudesse tutto l'amore che provo verso questa coppia e in un certo senso.. sento di esserci riuscita, almeno un po'.. ovviamente a voi l'ultima parola e a me un saluto immenso a tutti voi e un bacio ancora più grande. Vi amo <3
p.s. Pagina Fb (Dreamer91 )
n.b. Questo capitolo è dedicato al mio Daniel.. perché la Seniel fa parte di te nello stesso identico modo. Ti amo.. ora e per sempre <3



- Epilogo -

Settembre


Chicago, Illinois. Ore 06.13 P.M. 13 Settembre 2013 (Venerdì)

Chicago era senza dubbio una città fantastica: viva, luminosa, in movimento continuo. Sembrava non fermarsi mai, neanche durante la notte e sicuramente la gente che vi abitava riusciva ad accodarsi perfettamente al suo ritmo. Forse per uno come me era un po' troppo: ero abituato alla monotonia e la staticità dell'Ohio e senza dubbio avrei fatto fatica a familiarizzare con un ambiente così diverso, ma ero convinto che, una volta trovato un buon motivo che mi spingesse a viverci, non sarebbe stato poi tanto difficile abituarsi come tutti gli altri.
E forse il mio motivo l'ho già trovato dopotutto...
"Avvertiamo i Signori passeggeri che tra esattamente otto minuti il treno arriverà a destinazione. La Union Station Company vi ringrazia per la fiducia accordata e vi augura una buona continuazione." una voce metallica gracchiò in maniera impersonale proprio mentre in lontananza iniziavo a scorgere la sagoma della stazione centrale e tutti i vagoni fermi sui binari tronchi. Ero arrivato, ancora pochi minuti e sarei sceso da quel treno. Con un sorriso emozionato recuperai il cellulare dalla tasca dei jeans e scrissi velocemente un messaggio.
*Otto minuti.*
Sospirai e poggiai la testa allo schienale del sedile, mentre un fiotto di adrenalina iniziava a corrermi sotto pelle, segno che fossi più agitato di quanto avessi creduto. Ero perfino incapace di rimanere fermo, soprattutto ora che sapevo quanto poco mancasse per arrivare. Il cellulare nelle mie mani vibrò, mandandomi un'altra scarica di eccitazione che per poco non fece sussultare il mio vicino di sedile
*Sembrano un'eternità... finché non ti vedo con i miei occhi, non riesco a darmi pace.*
Ridacchiai emozionato, forse perfino arrossendo leggermente e lanciai un'occhiata alla signora anziana seduta di fronte a me: lei gentilmente mi sorrise, forse ricordando le allegre chiacchiere che ci eravamo scambiati durante le tre ore di viaggio o forse anche lei era impaziente di arrivare. Eppure in quel momento, perfino rivolgerle un altro sorriso amichevole mi sembrava incredibilmente giusto da fare.
*E io cosa dovrei dire allora? É da quando ti conosco che non mi do pace :P*
Me l'avrebbe senz'altro fatta pagare per quella battuta ma ero troppo euforico per preoccuparmene. Mancava così poco, una distanza minima, quasi ridicola e poi finalmente...
"C'è qualcuno di speciale che ti aspetta, non è vero?" mi domandò la vecchietta in tono dolce, incredibilmente materno. Trattenni per un istante il fiato e provai a dare una definizione coerente della parola speciale: se con quel termine lei avesse voluto intendere qualcuno di importante, unico ed essenziale.. allora sì... speciale era la parola giusta.
"Direi di sì." mormorai arrossendo appena e facendola sorridere
"Sono contenta per te. Non vedevo un paio di occhi così emozionati da molto tempo ormai." mormorò divertita, facendomi sorridere. Avevo gli occhi emozionati?
"E per lei? C'è qualcuno di altrettanto speciale che la sta aspettando?" le domandai curioso. Sul suo viso segnato dalle rughe e dall'esperienza si aprì un sorriso malinconico, un sorriso che soltanto le persone che hanno vissuto a lungo possono mostrare
"Un tempo, forse... adesso purtroppo non più." rispose e il cuore mi si strinse per l'amarezza: stava senza dubbio parlando di qualcuno che non c'era più, qualcuno che era stato davvero importante per lei. Sapevo perfettamente quanto fosse difficile superare la perdita di qualcuno di caro, ma senza dubbio il dolore che avvertiva lei, aveva tutt'altra natura.
"C'è semplicemente una mia cara cugina che mi aspetta sulla banchina oggi... e credimi, ragazzo mio.. per un rottame vecchio e decrepito come me, basta ed avanza." e se la rise, quasi avesse capito di avermi turbato e cercasse il modo per risollevarmi. Fortunatamente riuscii a sorriderle di rimando
"Lei non è affatto un rottame... è una donna meravigliosa invece, glielo posso assicurare." le dissi convinto, perché nonostante le rughe e le spalle leggermente ricurve, dimostrava una bellezza incredibile, quasi regale, una di quelle che neanche l'età arriverebbe a spazzare via. La sua risata riempì nuovamente la cabina silenziosa
"Oh che caro che sei... se non fossi così giovane e se il tuo cuore non fosse già palesemente impegnato per qualcun altro.. ti sposerei volentieri." scherzò lusingata, facendomi nuovamente arrossire. Il mio cuore... già palesemente impegnato?
Dio mio... ma ce l'ho scritto in faccia per caso?...
Il telefono che vibrava tra le mie mani mi distolse dai miei stessi pensieri e con trepidazione aprii il nuovo messaggio appena arrivato
*Divertente.. comunque vedo già la testa del treno... quindi direi che a questo punto manca davvero poco.*
Sollevai la testa per guardare fuori il finestrino ed effettivamente eravamo appena entrati in stazione e il treno iniziava a rallentare sensibilmente la sua corsa. Gli altri passeggeri che stavano nel mio stesso scompartimento si alzarono in piedi per sistemarsi e recuperare le borse infilate nella cappelliera, così immediatamente mi precipitai per aiutare la signora e sostenerla dato che il treno non era ancora del tutto fermo. Lei mi ringraziò e accettò volentieri il braccio che le porsi da sostegno e insieme lasciammo la cabina per incanalarci nel corridoio che portava alle uscite. Il treno emise un lunghissimo e rassicurante fischio, segno che a destinazione ci eravamo arrivati davvero e subito dopo uno dei controllori si affrettò a sbloccare le porte automatiche perché c'era già gente accalcata che spingeva per uscire. Anche io stavo letteralmente fremendo: avevo un disperato bisogno di mettere piede a terra, respirare una boccata d'ossigeno dell'Illinois e poi cercare tra la folla quei due occhi familiari che appartenevano alla persona speciale che mi aveva impegnato il cuore. Era passato fin troppo tempo dall'ultima volta in cui l'avevo visto e gli avevo parlato dal vivo: mi mancava ogni cosa di lui e di noi, perfino le cose che avevo creduto di non sopportare. Non sapevo quanto ancora sarei riuscito a resistere e né volevo scoprirlo per questo, una volta che ebbi finito di aiutare la signora a scendere i tre gradini del vagone, sollevai gli occhi per iniziare a cercare.
C'erano così tante persone su quella banchina, così tante che quasi si faceva fatica a capire dove finisse lo spazio per un binario e dove iniziasse l'altro. Molti già spingevano per passare, altri gridavano per farsi sentire in tutto quel rumore, altri ancora già scappavano via verso l'interno della stazione, magari per prendere la coincidenza con un altro treno o per tornare a casa. Io ero fermo immobile e continuavo a scrutare ogni volto, ogni corpo, ogni espressione per trovare finalmente quella a me più familiare e corrergli incontro. Sapevo che c'era... sapevo che fosse lì da qualche parte, sapevo che stesse aspettando solo me e sapevo anche che mi avrebbe riservato la migliore delle accoglienze: niente di eclatante o eccentrico ma senza dubbio nel suo stile. Mi sollevai perfino sulle punte per poter vedere meglio ma venni spinto da un signore particolarmente ingombrante che non chiese neanche scusa. Non riuscii neanche a lamentarmi o a farmi prendere dal panico che il telefono che ancora stringevo in mano vibrò di nuovo.
*Sei dannatamente bello così impaurito e perso. Quasi quasi rimango qui ancora un altro po' ad osservarti da lontano.*
Sollevai di scatto gli occhi, con il cuore in gola che batteva ad una velocità disumana. Mi stava guardando... era da qualche parte in mezzo a quella folla e.. mi guardava. Come un angelo custode. Eppure.. perché lui riusciva a vedere me, mentre io non riuscivo neanche a capire dove mi trovassi? Era sparita anche la signora con cui avevo parlato e non sapevo davvero a chi rivolgermi per chiedere aiuto. Forse avrei potuto minacciare quell'idiota che tanto si divertiva a vedermi in difficoltà così magari si sarebbe mosso e mi sarebbe venuto a prendere oppure sarebbe stato meglio...
"Spero tu non ti offenda troppo ma.. devo dirtelo: non sei proprio tagliato per le grandi città, scricciolo."
Oh...
Mi girai di scatto, talmente tanto veloce che lo zaino che avevo poggiato su una spalla colpì un paio di persone che però non sembrarono farci caso. Quella voce... Dio Santissimo... quella meravigliosa, profonda e incredibile voce. Ed era lì, a mezzo passo da me, con i suoi occhi verdi e divertiti, i capelli perfettamente ordinati e quel sorriso temerario che più di una volta mi aveva causato qualche scompenso cardiaco. In tutta quella folla e in quel luogo così maledettamente sconosciuto, finalmente riuscii a sentirmi di nuovo a casa.
Neanche mi accorsi di essermi mosso - o forse era stato lui a muoversi verso di me - solo che neanche tre secondi dopo mi ritrovai stretto nel suo abbraccio a stringere a mia volta, più forte che potessi, più forte di quanto fosse umanamente sopportabile, più forte perché ne avevo un bisogno disperato e da come stava rispondendo, la cosa sembrava essere condivisa. Ero di nuovo con lui, eravamo di nuovo assieme, potevo finalmente concedermi il lusso di gioire e smetterla di sentirmi così.. solo. Faceva incredibilmente male quando la vita ti teneva lontano dalle persone importanti, soprattutto quando di soluzioni per il problema ce n'erano davvero pochissime. Per tornare da lui ci volevano esattamente tre ore e quarantasette minuti.. e personalmente avrei fatto quel sacrificio anche ogni week-end pur di riaverlo con me, come in passato.
"Sei qui... finalmente." mormorò direttamente nel mio orecchio, sovrastando tutto il caos che ci circondava e riuscendo a farmi estraniare dal mondo intero. Bastava un piccolo sussurro, un abbraccio sentito e il suo profumo attorno a me e tutto tornava a girare nel senso giusto. Perché Sebastian era diventato per me come il meccanismo che permette alle lancette dell'orologio di muoversi ogni secondo in maniera corretta e costante, senza sbalzi, senza errori, senza nessun tipo di ostacolo. Tic.. tac... tic... tac...
"Sono state le quattro ore più lunghe della mia vita." borbottai con un sospiro stanco; in effetti, benché avessi viaggiato abbastanza in comodità, stare fermi per tutto quel tempo su un sedile di tessuto quasi del tutto consumato, non era particolarmente piacevole. Sebastian strinse appena più forte attorno alle mie spalle, quasi mi stesse chiedendo scusa per quella fatica che avevo dovuto affrontare. Ma non doveva farlo.. era stata una decisione che avevo preso consapevolmente e lo avrei rifatto all'infinito se solo al mio arrivo ci fosse stato lui ad attendermi.
Anzi... a proposito di attese e di arrivi..
Mi scostai dal suo abbraccio ma prima di potermi perdere nella contemplazione del suo bellissimo viso, mi preoccupai di tirargli uno schiaffo su una spalla, abbastanza forte da fargliela ricordare per molto tempo.
"Ahia!" si lamentò infatti, poggiandoci una mano sopra "Perché mi hai colpito?" mi domandò confuso e leggermente spaventato
"Da quanto tempo mi hai visto?" lo aggredii imbronciandomi. Non mi ero di certo dimenticato di quello scherzetto che mi aveva fatto e per quanto fossi emozionato di vederlo di nuovo, non gliel'avrei fatta passare liscia tanto facilmente. Sebastian si aprì in una risata distesa e smise di accarezzarsi il braccio, perché forse non gli avevo fatto poi così tanto male
"Più o meno da quando sei sceso dal vagone." rispose e io lo colpii di nuovo, appena più forte
"Ed ero uno spettacolo tanto divertente?" abbaiai ancora, mentre lui ridacchiava indisturbato.
"Se fossi o meno divertente non saprei dirtelo... però eri uno spettacolo... senza ombra di dubbio." disse lanciandomi un'occhiata a dir poco sconvolgente. Bene.. come diavolo potevo credere di rimanere arrabbiato con lui se tirava fuori frasi come quelle? Io.. uno spettacolo?
"No, Smythe.. non attacca. Ora sono offeso." tentai di rimanere impassibile per fare
un po' il sostenuto, anche se dentro mi stavo letteralmente sciogliendo come un cubetto di ghiaccio
"Ti sei fatto quasi quattro ore di treno per me.. non puoi tenermi il muso adesso." si lamentò sconsolato cercando la mia mano e stringendola delicatamente nella sua. C'era tanta gente ed era la prima volta che si permetteva un gesto così... intimo in pubblico. Ma sicuramente l'Illinois non era l'Ohio e forse certi gesti non erano poi così mal visti in giro.
"Ti conviene trovare un modo per farti perdonare allora." lo minacciai divertito, puntandogli l'indice contro e contemporaneamente mi premurai di accarezzargli discretamente il dorso della mano con il pollice: quanto mi erano mancati quei piccoli gesti tanto naturali che in un certo senso facevano parte di noi. Da una settimana era ricominciata la scuola e avevo già avvertito l'enorme differenza che si era creata da un anno all'altro: camminare nei corridoi non era più confortante come prima, fermarsi a mensa non sembrava più così rilassante, sbirciare le prove degli Usignoli non mi divertiva più allo stesso modo ma soprattutto.. la mia nuova camera non assomigliava minimamente a quella che avevo avuto fino a Giugno. Era parecchio triste ma sapevo che sarebbe successo e non potevo fare nulla per cambiare le cose. Sebastian doveva rimanere a Chicago e studiare nella sua meravigliosa Università... e forse, se le cose fossero rimaste invariate e magnifiche così com'erano già.. beh forse dopo il diploma lo avrei decisamente raggiunto.
Sebastian stava giusto per dire qualcosa che probabilmente aveva a che fare con la mia leggera minaccia, quando una voce ormai familiare ci giunse alle orecchie
"Sono contenta che tu sia riuscito a trovare la tua persona speciale.. nonostante tutta questa gente." mi girai verso destra e ritrovai la signora di poco prima, seguita a ruota da una donna leggermente più giovane con lo stesso cordiale sorriso contagioso. E infatti non potei fare a meno di sorridere anche io.
"Fortunatamente sì... anche lei c'è riuscita vedo." e feci un gesto di saluto verso la sua accompagnatrice che ricambiò all'istante
"Mia cugina ha una vista fenomenale... se fosse dipeso da me, starei ancora setacciando la banchina palmo a palmo." disse ridacchiando e poggiando la mano sulla spalla dell'altra donna che scosse la testa e si unì alla risata. Soltanto in quel momento però me ne resi conto: io e Sebastian stavamo ancora tenendoci per mano, di fronte a lei. Ci aveva già visti? Aveva visto l'abbraccio che ci eravamo scambiati poco prima? Si era accorta di come ci guardavamo e aveva sentito cosa ci eravamo detti? Mi avrebbe guardato in modo diverso ora che.. aveva capito che ad attendermi su quella banchina ci fosse un ragazzo e che questo fosse.. la mia persona speciale?
Dio... che agonia...
Provai perfino a ritirare la mano da quella di Sebastian, non perché mi vergognassi di lui o.. di noi, solo che mi sarebbe seriamente dispiaciuto se quella signora tanto gentile avesse cambiato opinione su di me soltanto per colpa di un pregiudizio. Stando accanto a Sebastian avevo imparato che il giudizio degli altri per me contava davvero poco e non dovevo farmici influenzare, ma in quel caso.. c'era qualcosa che mi spingeva a comportarmi in maniera irrazionale e mi suggeriva che forse per una volta sarebbe stato meglio fingere qualcuno che non ero piuttosto che vergognarmi di chi fossi in realtà. Tuttavia mi bastarono pochi secondi e la stretta ferrea di Sebastian attorno alla mia mano per capire di non avere scampo: gli occhi della signora scivolarono tra di noi e ovviamente notò quell'intreccio intimo di due persone che senza dubbio non sono dei semplici amici ma necessariamente qualcosa di più. Mi preparai al peggio, trattenendo il respiro per precauzione e ripetendo nella mia testa che in fondo quella signora, per quanto dolce e gentile, non l'avrei più rivista, dunque.. cosa importava a quel punto il suo giudizio?
Sorprendentemente i suoi occhi non persero la vitalità, il suo sorriso non lasciò il posto ad una smorfia disgustata e soprattutto dalla sua bocca non uscì nulla di sgradevole contro di noi; solo una semplice frase che valse come un saluto e forse perfino un augurio
"Spero che per ogni tuo arrivo ci sia sempre una persona tanto importante ad attenderti e che ogni volta riesca a farti brillare gli occhi esattamente come oggi."

Chicago, Illinois. Ore 7.00 P.M. 13 Settembre 2013 (Venerdì)

Il sole era completamente tramontato quando arrivammo nell'appartamento di Sebastian, in una strada meravigliosa e circondata dagli alberi, a soli dieci minuti dal centro della città. Era una complesso di appartamenti particolarmente imponente e già da una semplice occhiata esterna sarei riuscito con tranquillità ad esprimere un giudizio definitivo: quel posto gridava lusso da ogni angolo. Era sensazionale, elegante, di classe.. uno di quei posti che soltanto nei film riescono a farti vedere; eppure io stavo osservando tutto di persona e... cazzo, Sebastian lì ci abitava.
"Questo posto è... maledizione.. è un sogno!" esclamai, mentre varcavo la soglia del suo appartamento, ovviamente trovandomi davanti altro lusso e altro comfort a cinque stelle. Sebastian ridacchiò alle mie spalle mentre richiudeva la porta e accendeva tutte le luci
"Devo dire che mio padre questa volta ci ha saputo fare. Dopo quasi diciannove anni ha capito in che modo ragionare con suo figlio." disse posando il mio zaino sul pavimento e lanciando un'occhiata soddisfatta all'appartamento. Il soggiorno in cui ci trovavamo era immenso, un open space attrezzato e arredato benissimo in maniera lineare e moderna con tanto di televisore ultra-piatto e divano ad angolo in pelle bianca. Alla mia destra si apriva una cucina particolarmente spaziosa con un tavolo grande che occupava quasi tutta la stanza messo al centro e degli sgabelli a fare da contorno. Di fronte a noi c'era il corridoio e potevo già intravedere una grande stanza ma non riuscii a capire se si trattasse della camera di Sebastian o dello studio. Lì ci voleva immediatamente un giro turistico per la casa.
"Avrà speso una fortuna.. guarda che roba." mormorai incantato, scorrendo con gli occhi la pila di dvd che svettava in un grande mobile-libreria. Erano centinaia di titoli, alcuni perfino di recente visione e aspettavano soltanto di essere visti. Magari quella sera ce ne saremmo potuti concedere almeno uno e approfittare di quel comodo divano per rilassarci un po'. D'altronde avevamo due giorni interi per uscire e visitare la città.
"Ammetto che sia un po' esagerato per me ma.. secondo lui è stato un ottimo investimento ed io non potevo di certo scontentarlo." borbottò divertito raggiungendomi
"Mai scontentare un genitore!" mi accodai ironico indicando con un gesto il lettore dvd con l'impianto home theater. Lui ridacchiò
"E non hai visto ancora il meglio... c'è un terrazzo qui sopra con una vista spettacolare sul Navy Pier... ormai ci passo praticamente tutte le sere." mi disse entusiasta indicando il soffitto sopra di noi. Feci una mezza smorfia poco convinta
"Ci passi le sere a fumare, vorrai dire." mi lamentai lanciandogli un'occhiataccia. Sebastian buttò gli occhi al cielo e incrociò le braccia
"Quante volte devo dirtelo che ho smesso? Questa tua scarsissima fiducia inizia a ferirmi sul serio, scricciolo." rispose fingendosi offeso e facendomi sorridere. Sapevo che aveva smesso di fumare e sapevo anche che lo avesse fatto soltanto per farmi felice. Io non glielo avevo mai detto apertamente ma ero incredibilmente, profondamente e infinitamente fiero di lui.
"D'accordo... andiamo a vedere questo famoso terrazzo!" esclamai passandogli accanto per superarlo e dirigendomi verso un punto imprecisato, dato che non avevo la minima idea di come arrivarci. Ma a metà strada dovetti fermarmi perché qualcosa si strinse attorno al mio polso e mi costrinse a girarmi di scatto
"Eh no mio caro... adesso che siamo finalmente soli devi permettermi di salutarti come si deve. Mi dispiace, ma dopo tre settimane non mi accontento di un semplice abbraccio o di una stretta di mano." mormorò con la voce ridotta ad un debolissimo sussurro che mi entrò direttamente nelle ossa, scuotendomi del tutto. Mi ritrovai senza neanche accorgermene a corto di aria e di parole e fu un bene perché per quello che successe dopo non avevo bisogno né di una né dell'altra cosa. Sebastian si avventò sulla mia bocca senza neanche darmi modo di reagire e l'istante dopo mi ritrovai bloccato dalle sue labbra calde, circondato dalle sue mani quasi disperate e sorretto dalla sua confortante presenza. E solo allora, mentre approfondiva il bacio ed io iniziavo seriamente a rispondere decentemente, mi resi veramente conto di quanto mi fosse mancato. Aveva detto che erano passate tre settimane dall'ultima volta che ci eravamo visti, ma a me erano decisamente sembrate molte di più. D'altronde, da quando stavamo insieme - anzi.. da quando ci conoscevamo in realtà - non eravamo mai stati così a lungo distanti. Avevamo trascorso perfino l'estate a Westerville ed essere passati dal vederlo tutti i giorni al sentirlo soltanto per telefono... non era stato affatto semplice. Erano soltanto un paio di mesi che io e Sebastian ufficialmente eravamo una coppia anche se, pensandoci, probabilmente lo eravamo già da molto tempo, solo che nessuno dei due era mai riuscito a dirlo ad alta voce. Lui era troppo orgoglioso ed io ero ancora leggermente frastornato dall'aver scoperto di essere gay. Forse in passato l'avevo sospettato, forse il mio eccessivo attaccamento a Spencer e il fatto che nessuna ragazza mi avesse mai attratto, avrebbero dovuto aiutarmi a capire. Ma era senza dubbio stato Sebastian e quel sentimento che ci aveva uniti fin da subito ed era cresciuto in maniera esponenziale, a darmi la conferma. Io ero gay, completamente gay e mi ero perdutamente innamorato del mio compagno di stanza che era la persona più comprensiva, spontanea e eccezionale che avessi mai conosciuto. E poi era anche bello da mozzare il fiato, il che senza dubbio non guastava.
Mi meravigliavo ogni volta di quanto coinvolgente Sebastian potesse essere, soprattutto in quel momento: sentivo la sua presenza ovunque, nelle labbra che accarezzavano le mie, nella sua lingua che mi avvolgeva e mi viziava, nella presa attorno ai miei fianchi. Mi sentivo circondato da ogni fronte ma mai come in quel momento ero stato più al sicuro nella mia vita. Avrei dato di tutto per rimanere per sempre così, tra le sue braccia a preoccuparmi esclusivamente di come assecondare meglio i suoi movimenti e nient'altro. Non avrei mai pensato che una persona del mio stesso sesso potesse regalarmi quel tipo di emozioni eppure.. era così.. Sebastian ne era perfettamente in grado.
Feci scivolare le mani dietro al suo collo per poi affondarle tra i capelli e mi lasciai scappare un sospiro perché gesti così intimi mi erano davvero mancati. Mi era mancata perfino la sensazione di leggero dolore che mi causavano i suoi morsi giocosi sul labbro inferiore e le mie pronte risposte divertite. Era una lotta ad armi pari e se quello fosse stato sempre il sapore della sfida, allora avrei continuato a combattere con lui anche in eterno. Ci separammo alcuni istanti più tardi con uno schiocco morbido e i respiri affannati, quasi avessimo corso la maratona.
"Ecco.. ora sì che ragioniamo." mormorò stringendo appena la presa attorno ai miei fianchi, facendomi arrossire. Era una reazione che ancora non riuscivo a controllare in sua presenza e Sebastian sembrava provarci seriamente gusto. Nonostante l'imbarazzo però, non riuscii a fare a meno di sorridergli 
"Mmm.. ciao." sussurrai piano e lui rispose immediatamente al sorriso
"Ciao anche a te.." disse, mentre socchiudeva appena gli occhi dato che le mie mani gli stavano accarezzando lentamente la nuca
"Ti sono mancato?" domandai scioccamente, con il disperato desiderio di sentirmelo dire anche se in effetti lo immaginavo già.
"Da impazzire... non sai quanto." disse infatti, facendomi arrossire ancora di più, mentre il cuore accelerava nel petto.
"Dalla tua irruenza penso di aver avuto una vaga idea." lo presi in giro ricordando perfettamente con che vigore mi avesse afferrato e avesse fatto iniziare quel bacio. Di certo non mi stavo lamentando, anzi.. solo che se magari mi avesse avvertito in tempo non avrei sprecato secondi preziosi a cercare di riprendermi. Si abbassò verso di me e mi lasciò un piccolo bacio delicatissimo sulle labbra, che si incurvarono naturalmente
"Scusa..." mormorò imbarazzato ma io scossi la testa con vigore
"Non importa." lo rassicurai allungandomi per lasciargli un altro bacio sul labbro inferiore "E poi mi sei mancato anche tu... tantissimo." un altro bacio, quella volta sulla mascella che tremò appena forse sotto il peso di quelle parole o di quelle attenzioni finalmente ritrovate. Quello di cui fui certo però, fu la bellezza stravolgente del sorriso che mi rivolse.
"Allora.. questo terrazzo?" gli domandai, cercando di distogliere l'attenzione dai suoi occhi chiari e recuperare un po' di lucidità
"Vieni con me." mi disse allungando una mano nella mia direzione ed io non me lo feci ripetere due volte: gliela strinsi ed esattamente come ogni volta mi fidai di lui e lo seguii, pronto a farlo anche in capo al mondo.

Chicago, Illinois. Ore 11.23 P.M. 13 Settembre 2013 (Venerdì)

"Dai ammettilo... era o non era il miglior paté di verdure che tu abbia mai mangiato?" la domanda di sfida di Sebastian mi arrivò forte e chiara nonostante fosse perso nei meandri del frigorifero ed io fossi già seduto comodamente sul suo enorme divano. In effetti la cena che aveva preparato era stata a dir poco ottima ed era riuscito a sorprendermi perché davvero non avevo immaginato che fosse così bravo ai fornelli. Io invece ero un autentico disastro e probabilmente sarei perfino stato capace di avvelenare qualcuno.
"Accettabile... l'ho mangiato proprio perché avevo fame." lo presi in giro per non dargliela immediatamente vinta. Emise un lamento strano, ancora immerso nel frigo.
"Vorrà dire che la prossima volta ti porto al McDonalds... oppure prenoto cibo italiano da asporto.." borbottò facendomi ridacchiare. Con il cibo italiano avevamo già avuto una bella esperienza in passato e in effetti non mi sarebbe dispiaciuto fare un bel bis. Ne era passato di tempo da quell'occasione, il suo compleanno, e tra di noi le cose erano notevolmente cambiate: probabilmente anche allora c'era qualcosa tra di noi, ma nessuno dei due si era ancora preso la briga di capire cosa fosse.
Sebastian finalmente mi raggiunse in salotto, stringendo due coppette di gelato in mano che poi posò sul tavolino basso di fronte a noi, prima di sedersi al mio fianco. Mi lanciò un'occhiata buffa, a metà strada tra un broncio offeso e un sorriso divertito mal trattenuto. E solo Dio in quel momento sapeva quanto fosse bello.
"Ti sei offeso per caso?" lo provocai con una mezza risata mentre mi allungavo per recuperare il mio gelato
"Tze..." borbottò incrociando le braccia e fingendosi interessato ai titoli iniziali di 007 Skyfall, il film che avevamo scelto di vedere
"Che caratteraccio che hai, Smythe... mi chiedo come possa riuscire ancora a sopportarti." dissi ficcandomi un cucchiaino di gelato in bocca - fragola e pesca, buonissimo - e lanciandogli un'altra occhiata divertita. Notai come l'ombra di un sorriso gli stesse stirando le labbra e mi preparai alla sua risposta
"Ma come osi? Io non ho un brutto carattere." e prima che potessi accorgermene, mi aveva già tolto la coppetta dalle mani e l'aveva posata di nuovo sul tavolo. Non riuscii neanche a chiedergli perché lo avesse fatto, che immediatamente mi ritrovai schiacciato contro il bracciolo del divano, sovrastato dal suo corpo e con il suo sorriso maligno a pochi centimetri dal mio viso. Non riuscii neanche a preoccuparmi dello scompenso che quel gesto mi causò, perché le sue mani che si muovevano agilmente sui miei fianchi provocandomi il solletico, mi fecero distrarre. Scoppiai in una fragorosa risata, mentre lui iniziava a prenderci gusto e mi attaccava da più parti contemporaneamente.
"Oh sì invece... è tremendo.. tu sei tremendo!" esclamai senza fiato, mentre le risate diventavano quasi isteriche e tentavo inutilmente di liberarmi della sua presa. Ma lui era più alto di me, più forte di me e probabilmente io ero troppo sensibile al solletico per riuscire a ribellarmi.
"Se non ti amassi già così tanto, probabilmente starei architettando un modo per lasciarti." lo minacciai divertito, contorcendomi tra le sue mani e annaspando aria che non riuscivo più a trovare. Ma all'improvviso, quasi avessi appena premuto il tasto off, Sebastian si bloccò. Riaprii gli occhi finalmente e ne approfittai per riprendere fiato e bloccargli i polsi, per evitare ulteriori attacchi a sorpresa. Ma dalla sua espressione, non dava molto l'idea di qualcuno sul punto di ricominciare a punzecchiarmi. Aveva gli occhi sgranati, quasi fino all'inverosimile e potevo sentire perfettamente l'assenza del respiro, segno che lo stesse trattenendo volutamente. Ma perché lo faceva? Che cosa gli era preso? Davvero aveva creduto che potessi essere serio e riuscissi a... lasciarlo?
"Ehi... non ci avrai mica creduto?" gli chiesi allarmato, afferrandogli il viso con entrambe le mani e stringendolo "Non è vero che ti lascerei.. questa è una cosa che non farei mai... ormai dovresti saperlo." gli dissi cercando di metterci tutta la convinzione di cui fossi capace. Giù una volta ero andato via lasciandolo da solo.. ma poi il sentimento aveva avuto la meglio sulla ragione ed ero tornato, con la promessa di non andare più via. E avevo intenzione di mantenerla quella promessa. Sebastian mi afferrò le mani e si liberò dalla mia presa, per poi sollevarsi a sedere.
"Non te ne sei neanche accorto." sussurrò atono. Mi sollevai anche io, squadrandolo per bene
"Di cosa?" chiesi confuso
"Di quello che hai detto."
"Perché... cosa ho..." e alla fine l'illuminazione arrivò, all'improvviso e in maniera quasi violenta, sbattendomi in faccia la spiegazione di tutto.
Se non ti amassi già così tanto... amassi... amare.. gli ho appena detto che...
"Oh..." mi lasciai scappare quel suono indistinto, non seppi se per la realizzazione appena fatta o per la sua reazione a quelle parole. Quella frase mi era letteralmente scappata dalla bocca, l'avevo detta senza pensarci, era uscita fuori nella maniera più naturale e spontanea del mondo... quasi non fosse poi tanto strano dirglielo in un cotesto tanto giocoso. Peccato che fosse la prima volta e, per quanto fossi certo dell'autenticità dei miei sentimenti, non era affatto quello il modo per dirglielo. E poi Sebastian sembrava così... sconvolto.
"Eri serio?" mi domandò, quasi volesse analizzarmi "Non lo hai detto solo per... scherzare?"
Come ti viene in mente una cosa del genere?...
"No." risposi scuotendo la testa ma abbassando gli occhi, sentendomi stranamente a disagio sotto il peso dei suoi "Ero serio." affermai con forza, per quanto in quella situazione potessi riuscire a trovarne. Mi sentivo strano, come se stessi vivendo una delle situazioni più belle al mondo ma non riuscissi a sentirmi minimamente felice. Forse dipendeva dal fatto che lui non sembrava reagire come avevo sperato. Forse lui non provava le stesse cose e in quel momento cercava il modo più indolore per farmelo capire. Eppure... esisteva un modo per farlo?
All'improvviso, mentre ancora mi distruggevo con quei pensieri, sentii una mano calda posarsi sotto il mento e mi ritrovai a sollevare la testa, aiutato da quella gentile spinta, fino a ritrovare i suoi occhi verdi, belli come non mai, intenti a scrutarmi l'anima e a farmi sentire ancora più esposto.
"E allora dillo..." soffiò a pochi centimetri dal mio viso, facendomi rabbrividire
"Io..."
"Guardami negli occhi e dimmelo." ordinò con una certa intensità, tanto da togliermi il respiro. Non potevo pensare di riuscirci davvero, non in quel modo, non mentre continuava a guardarmi così ed io mi sentivo tanto indifeso. Eppure... quanto difficile poteva essere dire ad alta voce qualcosa di cui si è già perfettamente convinti, senza avere minimamente paura di farsi male?
Non fa male... l'amore non dovrebbe mai fare male...
"Ti amo." dissi infatti, nonostante la voce tremasse e non riuscissi a regolarizzare il respiro. Sebastian chiuse gli occhi, poggiò la fronte alla mia e si lasciò scappare un lunghissimo sospiro. Non sapevo se fosse un buon segno oppure se stesse prendendo tempo per evitare di rispondermi, ma l'attesa non era affatto piacevole. 
"Daniel..."
"Ti amo." ripetei, con l'ingenua speranza di poter evitare il peggio, bloccando ogni suo tentativo di risposta. Per me già il fatto che mi chiamasse per nome non sembrava essere un buon segno. Avevo paura.. una paura incredibile di aver rovinato tutto e di poterlo perdere semplicemente perché non condividevamo lo stesso sentimento: eppure.. io lo sentivo.. sentivo l'intensità delle emozioni che mi trasmetteva ogni volta e in quel momento sentivo perfettamente il suo cuore battere forte, non era la mia immaginazione. Che cos'era allora? Cosa volevano dire i suoi baci tanto morbidi e dolci? Cosa cercava di trasmettermi ad ogni tocco, se non.. l'amore?
Sebastian in quel momento riaprì finalmente gli occhi e mi lasciò stordito per qualche secondo, mentre se ne stava in silenzio a guardarmi, quasi in contemplazione, con una strana espressione sul volto e gli occhi luminosi. Sentii perfino una mano posarsi dietro la mia testa, poco più sopra della nuca e iniziare ad accarezzarmi. E sarebbe stato davvero piacevole se solo non fossi stato in ansia e ancora alla disperata ricerca di una risposta da parte sua.

"Mi ami?" mi domandò allora, ma non fui del tutto sicuro che la domanda fosse seriamente rivolta a me. Sembrava più che altro un modo alquanto bizzarro per convincere sé stesso di quella nuova scoperta, quasi non ci credesse, quasi fosse talmente tanto strano da doverlo sentire dalla sua voce per poter essere sicuro. 
"Sì Sebastian... tanto." confermai, mentre il mio cuore faceva a gara con il suo per chi battesse di più e mi allungai perfino per lasciargli un bacio sulle labbra "Ti amo." ripetei ancora e ancora e ancora.. forse all'infinito. D'altronde.. mi sarei mai stancato di ripeterglielo? A quel punto, dopo averglielo detto per ben quattro volte, forse una reazione da parte sua sarebbe stata d'obbligo. Voleva seriamente lasciarmi ancora cuocere nel mio brodo e farmi sentire tanto idiota? Contro ogni aspettativa, però, iniziò a ridacchiare e poggiò di nuovo la fronte alla mia.
"Non pensavo facesse questo effetto." mormorò visibilmente emozionato
"Di che parli?"
"Sentirselo dire... avvertire un'emozione così grande provenire da una sola persona." piegò appena la testa e mi sorrise, in uno strano ma bellissimo modo che mi fece arrossire
"É destabilizzante!" aggiunse, forse riuscendo finalmente a spiegarmi perché avesse reagito in quel modo. Era destabilizzante allora... sentirsi dire da qualcuno ti amo faceva quell'effetto? Aveva davvero quel potere?
"Io non..." non seppi in realtà cosa fossi in procinto di dirgli: forse che mi dispiaceva per averlo scioccato tanto, forse che non potevo farci molto perché in effetti era quello che sentivo o forse che non potevo capire come si sentisse perché nessuno me lo aveva mai detto. Sapevo cosa significava dirlo a qualcuno ma non cosa si provasse a sentirselo dire. Ma non riuscii a continuare perché all'improvviso e con tutta la naturalezza del mondo, lui mi restituì la stessa identica emozione su un piatto d'argento.
"Ti amo anche io." e mi servirono svariati secondi per realizzare ciò che fosse successo, ciò che mi avesse detto e come mi stesse guardando. Troppe cose assieme, troppo da metabolizzare e un solo cuore già troppo agitato per sopportare tutto. Quando tutte e quattro le parole mi arrivarono chiare e precise al cervello, fu come buttarsi da un aereo e sentire lo stomaco rimanere indietro rispetto al resto del corpo che nel frattempo precipita verso il basso. E non si può fare niente, se non sperare che ritorni esattamente dove era prima senza fare troppo male.
"Oh..." riuscii a dire solo questo e considerando che non fu una vera e propria parola, stavo messo proprio male. Sebastian scoppiò a ridere e quel suono così armonioso riuscii ad avvolgermi completamente
"Già... esattamente quello che intendevo." mormorò divertito mentre la sua mano tra i miei capelli continuava ad accarezzare lentamente. Mandai giù una manciata di saliva che mi ostruiva la gola e per qualche secondo ancora rimasi muto ad ascoltare soltanto l'eco del mio battito nelle orecchie e il suo respiro più tranquillo sul mio viso. Forse era quello che mi impediva di impazzire del tutto.
"Lo hai fatto apposta? Per vendicarti?" domandai ancora scosso, dato che lui continuava a ridere
"Forse un po'." rispose per poi lasciarmi un altro bacio sulla bocca che sapeva di sincerità e di quella emozione genuina che sembrava aver coinvolto entrambi "In realtà l'ho fatto perché lo sentivo.. è da tanto che avrei voluto dirtelo, ma.. come tu stesso hai detto.. ho un brutto carattere quindi non ci sono mai riuscito." e quasi volesse chiedermi scusa si sporse per baciarmi ancora e quella volta non fu un semplice sfiorarsi casuale, fu un vero e proprio bacio, fu un incontrarsi a metà e andare avanti spediti fino alla fine, fu un altro momento di intesa e complicità, fu la meraviglia dell'attimo e la voglia di goderselo.. fu semplicemente amore. Quando ci separammo ci sorridemmo a vicenda senza neanche accordarci e il mio cuore ebbe un altro sussulto, quella volta decisamente più piacevole.
"Ma adesso ci sei riuscito." gli feci notare mentre mi scappava una risatella sciocca, tipica di quelle ragazzine innamorate dei peggiori film adolescenziali, ma sinceramente me ne infischiavo. Era così che mi sentivo ed ero fiero di potermi comportare in quel modo. Avevo avuto l'immensa fortuna di provare dei sentimenti così forti e sinceri per qualcuno che li ricambiava e non se ne vergognava affatto. Cos'altro avrei potuto volere di più?
"Merito tuo." sussurrò sulle mie labbra per poi baciarmi ancora "Come sempre."

Chicago, Illinois. Ore 01.03 A.M. 14 Settembre 2013 (Sabato)

Alla fine avevo capito cos'altro potevo volere dalla vita. Era stata più che altro un'illuminazione improvvisa, mentre stavo pensando a tutt'altro e mi aveva colpito come il getto ghiacciato della doccia di prima mattina, senza abbandonarmi neanche per un istante, fino a quel momento. Eravamo da poco rientrati nell'appartamento di Sebastian, dopo essere stati fuori tutto il giorno a visitare Chicago ed eravamo praticamente distrutti. C'era così tanto da vedere, così tanto di cui meravigliarsi e così poco tempo per farlo. Se fosse bastata la voglia e la buona volontà probabilmente non ci saremmo fermati neanche a mangiare, ma alla fine la stanchezza aveva avuto la meglio ed eravamo tornati a casa. 
"Mi ero ripromesso di iniziare a fare jogging la mattina, una volta trasferito a Chicago.. dopo oggi però, penso di stare apposto fino a Natale." borbottò Sebastian da dentro il bagno, dove probabilmente si stava rinfrescando prima di andare a letto. Io me ne stavo seduto in camera, ad osservare incuriosito ogni gioco che le luci esterne riuscivano a creare sui mobili e i muri, cercando di ignorare i miei assillanti pensieri. Invano, purtroppo.
Non mi era mai capitato prima.. o meglio.. non mi era mai capitato con quella... frequenza e intensità. Da quando le cose con Sebastian però si erano fatte serie e concrete, dovevo ammettere che quel tipo di pensieri iniziavano a diventare quasi assillanti. A tutto quello ovviamente si aggiungeva ciò che era successo la sera prima e l'infinità di baci passionali che ci eravamo scambiati subito dopo, ignorando completamente James Bond che combatteva in sottofondo. Dopotutto... ero un ragazzo anche io, ero fatto di carne ed era più che normale avere quel tipo di.. impulsi, no?
In quel momento la porta del bagno si aprì e Sebastian rientrò in camera con i capelli scompigliati e sbadigliando apertamente: perfino così stanco e disfatto riusciva ad essere bellissimo. Mi lasciai andare ad un sospiro, perso nella contemplazione, osservando ogni sua mossa e mordendomi la lingua quando si piegò per recuperare il caricabatterie da terra per il telefono. Non riuscii a distogliere lo sguardo neanche quando si sedette sul letto e si perse in un altro sbadiglio.
"Ho qualcosa in faccia, per caso?" mi domandò ad un tratto, girandosi verso di me e facendomi sobbalzare.
"Cos... no, assolutamente.. sei... no. Perché me lo chiedi?" balbettai a disagio e lui mi sorrise, particolarmente divertito
"Continui a guardarmi in maniera strana... qualcosa non va?" e a quella domanda non riuscii a non arrossire. Mi ero fatto beccare come un ragazzino.. davvero complimenti, Daniel!
"Tutto bene." cercai di risultare il più convincente possibile mentre mi sdraiavo nella mia metà di letto e cercavo di ignorare la sua vicinanza. La notte precedente avevamo dormito abbracciati ed era stato semplicemente meraviglioso: il potermi aggrappare alle sue spalle liberamente, farmi cullare dal suono regolare del suo respiro, sospirare per le sue carezze delicate e i suoi baci innocenti lungo la linea del collo. Ma la cosa più bella era senza dubbio stata il risvegliarsi al suo fianco, osservarlo dormire tranquillo e godermi a pieno il sorriso assonnato che mi aveva rivolto appena aveva aperto gli occhi. Non c'erano parole per descrivere come mi ero sentito.. bene, come non mai, soprattutto grazie a quello che ci eravamo confessati. Tuttavia credevo che quella sera non sarebbe stato così semplice: soltanto lo sdraiarmi al suo fianco mi causava la tachicardia e non osavo immaginare cosa sarebbe successo se solo si fosse avvicinato un po' di più o se avesse cercato di nuovo il mio abbraccio. Il mio cervello e il mio corpo non avrebbero retto.. soprattutto il mio corpo.
"Sebastian... tu mi ami giusto?" domandai ad un certo punto, sentendomi un idiota.
"Certo!" esclamò di getto, facendomi battere il cuore "Credevo l'avessimo superato lo shock iniziale." aggiunse confuso, stendendosi al mio fianco. Mi agitai appena, stringendo la trapunta in un pugno 
"No... cioè.. sì... ma non è quello." non aveva senso ciò che stavo dicendo. Non aveva senso neanche quella conversazione, ma ovviamente ormai era iniziata e di certo Sebastian non si sarebbe accontentato di una risposta stentata o frettolosa.
"E allora cosa?" domandò, sempre più confuso. Con la coda dell'occhio lo vidi posizionarsi su un fianco, dimezzando la distanza e quel gesto mi impedì perfino di rispondergli
"Cosa succede, scricciolo?" domandò ancora, con il tono più basso e calmo, lo stesso che utilizzava quando iniziava a preoccuparsi
"Niente..."
"Non è vero.. c'è qualcosa.. lo sento." rispose, dandomi la conferma di ciò che temevo.

Sapessi quanto io sento te in questo momento...

Non sarei riuscito tanto facilmente a chiudere quella conversazione, quindi o mi inventavo qualcosa all'istante oppure.. confessavo.
"Sì in effetti c'è... solo..." mi morsi il labbro tanto forte da rischiare di sanguinare, ma quelle parole non dovevano uscire.
"Cosa?" mi esortò cauto e io scossi la testa, testardo come un mulo.
"Mi.. vergogno." confessai arrossendo sensibilmente e forse questo gli fece intuire l'importanza della questione, perché lo sentii sospirare profondamente
"Di me?" tentò, leggermente esitante e forse anche un po' spaventato
"No!" esclamai con forza, talmente tanta da farlo sobbalzare. Scossi la testa e mi concessi un sospiro leggero "É di me che mi vergogno!"
"Perché mai?" 
"É una cosa imbarazzante." confessai e neanche a dirlo, arrossii ancora. Ormai le guance scottavano, quasi avessi preso l'influenza.
"Riguarda te?" continuò ad indagare lui, pazientemente
"Sì... più o meno. Riguarda anche te... riguarda entrambi." in che modo speravo di riuscire a tirare tutto fuori se solo pensarci mi mandava nel panico più totale?
"É per qualcosa che ho detto o che ho fatto?" tentò allora, poggiando una mano sul mio petto e facendomi agitare: perfino un contatto così semplice riusciva ad incendiarmi
É qualcosa che vorrei facessi piuttosto...
"No.. tu non c'entri." confermai, mentre tremavo sotto il suo tocco che era tanto innocente quanto distruttivo "É.. un pensiero che ho da qualche tempo." era alquanto riduttivo parlare di pensiero: era più che altro un'ossessione ormai. Un chiodo fisso. Una tortura psicofisica.
"Da quando precisamente?" mi chiese, aggrottando la fronte. Storsi la bocca in una smorfia e mi presi un istante per osservare le sue dita muoversi leggere sul mio petto, senza una meta precisa, semplicemente disegnando cerchi e linee immaginarie, davvero molto piacevoli.
"Da quando.. stiamo insieme.. forse perfino da prima." e per quanto mi sentissi un cretino e fossi imbarazzato fino all'inverosimile, riuscii ad essere sincero. Almeno con lui.
"Mmm.. d'accordo... e come mai ti vergogni tanto? Lo sai che con me puoi liberamente parlare di tutto, vero?" eccola, la domanda della fiducia: chissà perché me l'aspettavo.
"Sì.. lo so. Solo che questo.." mi interruppi un attimo per scuotere la testa e sospirare "Non ci riesco."
"Ho capito." disse lui semplicemente, ritirando la mano di colpo e facendomi trattenere il fiato. Si era arrabbiato per caso? Se l'era presa perché non ero intenzionato a dirgli tutto? Girai lentamente gli occhi verso di lui e lo trovai intento ad osservarmi con il doppio dell'intensità. Come poteva un solo sguardo essere tanto profondo, rimaneva un grande mistero per me. Sebastian poi sembrava farlo in maniera ancora più pronunciata o forse ero io ad essere troppo schiavo dei suoi occhi. E ovviamente arrossii ancora.
"E se ti dessi già una risposta... se ti dicessi già da ora quello che penso io, questo ti farebbe stare più tranquillo?" domandò dopo averci rimuginato a lungo, in silenzio. Sgranai gli occhi colpito e sollevai immediatamente il sopracciglio.
"Come.. come puoi rispondermi se.. non sai cosa voglio chiederti?" domandai a mia volta scettico come non mai. Era la legge più vecchia del mondo: ad ogni domanda esiste anche un risposta.. come faceva allora ad esserci una risposta, se non esisteva la sua precisa domanda? Sul viso di Sebastian però si aprì un sorriso sghembo che mi fece sussultare.
"Scommettiamo?" fece in tono apertamente provocatorio, facendo vibrare ogni terminazione nervosa. Scommettere? Scommettere su cosa? E perché poi? Eppure lui aveva quel potere su di me.. quel potere così forte, con il quale sarebbe riuscito a farmi fare davvero di tutto. E infatti...
"O-ok."
Da quel momento, dall'esatto istante in cui pronunciai la mia risposta a quello in cui Sebastian agì, passò decisamente troppo poco, così poco che quasi non me ne accorsi. Un attimo prima eravamo sdraiati uno di fianco all'altro sul suo letto matrimoniale, quello dopo Sebastian era arrampicato su di me, seduto poco più sotto del mio stomaco, con le mani ai lati del mio viso e sulle labbra ancora lo stesso ghigno. Non seppi esattamente quale fu la reazione del mio corpo, perché classificarla sotto un unico aggettivo sarebbe alquanto riduttivo: fu allarmata, sconvolta, totalizzante, inaspettata, stravolgente. Fu un mix perfetto tra paura ed eccitazione, ansia e desiderio... tra imbarazzo che puntava ormai alle stelle e la voglia disperata di averlo ancora più vicino. Ignorai perfino le guance che scottavano e il cuore che sbatteva freneticamente le sue ali nel petto. Dovevo preoccuparmi di troppe cose nello stesso istante e avevo decisamente troppa poca lucidità per farlo. O mi preoccupavo di quanto la situazione fosse imbarazzante, oppure mi concentravo interamente sul fatto che il corpo di Sebastian fosse schiacciato sul mio ed ogni fibra del mio essere gridava per ottenere qualcosa di più.
Oh Santissimo...
"Sì... assolutamente sì... mille volte sì." mormorò abbassandosi su di me per posare le labbra sulle mie e lì rimase per alcuni secondi, respirando piano e togliendomi ogni speranza di reagire.
"Non c'è niente al mondo che vorrei di più in questo momento." aggiunse spostando la bocca sulla mia mascella irrigidita e accarezzandola meticolosamente in ogni angolo, nascosto e non.
No.. non può essere...
"Sebastian.." provai a dire, ma dovetti fermarmi perché sentivo già i primi effetti di quella vicinanza sulla mia voce particolarmente incrinata. Se solo parlare mi causava problemi, cosa sarebbe successo di lì alla fine?
"E tu, scricciolo? Qual'è la tua risposta?" mi domandò distraendomi, continuando a spostarsi su e giù lungo la linea del collo e percorrendo con delicatezza una vena particolarmente sporgente. Anche lì fui costretto a mordermi la lingua per non farmi scappare nulla di eccessivamente avventato.
"La mia... risposta?" domandai confuso. Avevo capito con molta difficoltà le sue parole eppure continuavo a non coglierne il senso. Ma di cosa stavamo parlando? Davvero Sebastian aveva capito ciò che volevo dirgli? Davvero aveva detto di sì a.. quello? No... non poteva essere... eppure... era lì, sopra di me, che mi baciava con una lentezza quasi insostenibile e viziava la mia pelle ultrasensibile come non aveva mai fatto. Che fosse un segno quello? Che avesse seriamente capito e avesse... dato il suo consenso? Oh... Gesù...
Piegai la testa di lato, senza neanche pensarci, per dargli più spazio e per stare più comodo e proprio mentre lui ne approffittava per spingersi più sotto verso l'incavo del collo, io riuscii a sentire ben due cose nello stesso istante: la prima fu qualcosa di particolarmente duro che si scontrò con il mio bacino e mi mandò in fiamme la faccia e anche lo stomaco; la seconda, forse la peggiore, fu il gemito che finalmente riuscì a scappare fuori dalla mia bocca... decisamente troppo alto e troppo, troppo sconcio. Non provai neppure a sentirmi in imbarazzo perché lui mi intrappolò di nuovo le labbra con le sue e mi coinvolse in un bacio che sarebbe stato capace di togliere il respiro a chiunque. Figuriamoci a me.. che già ero così boccheggiante e sconvolto. Lo assecondai senza neanche la forza per ribellarmi... non che volessi davvero opporre resistenza, anzi. Mi sentii immediatamente avvolto da una precisa consapevolezza e riuscii perfino a trovare il coraggio per muovere qualche muscolo: alzai un braccio e lo portai sulla sua schiena, spingendolo ancora più contro di me e pregando in tutte le lingue che non si fermasse. Perché a proposito di lingue, la sua stava facendo decisamente un ottimo lavoro: giocava con la mia, la accarezzava voracemente e poi si ritirava, quasi si aspettasse di essere inseguita e facesse la preziosa. Io, che ero incapace perfino di rinunciare al suo calore, mi strinsi a lui in maniera fin troppo possessiva, ignorando tutto, perfino il movimento sospetto nei miei jeans, che in un altro momento mi avrebbe fatto morire di vergogna e mi lasciai andare ad un altro inevitabile gemito perché.. cazzo.. era esattamente quello di cui avevo bisogno. Ciò che desideravo disperatamente. Lui.. solo e soltanto lui. Ero completamente inebriato dalla sua presenza, dal suo tocco e dal suo respiro che si infrangeva sulle mie labbra fin troppo sensibili, consumate dai baci. Probabilmente ero perfino senza vie di fuga, circondato da ogni fronte e difficilmente sarei riuscito a tornare indietro ma.. d'altronde non mi importava. Avevo Sebastian... volevo Sebastian e ce l'avevo.. ce l'avevo con me e lo sentivo così vicino che quasi faceva male pensarci. E se fosse stato un sogno? Se la mia immaginazione mi avesse giocato quel brutto tiro mancino, approfittando del fatto che fossi così sensibile ed esposto?
No, Daniel.. non è la tua immaginazione questa... è la realtà... è quello che ti sta realmente accadendo... riesci a sentirlo? Riesci a sentire Sebastian?...
"Sì!" risposi con un piccolo gemito, sia alla sua domanda che alla mia testa impazzita. Non era affatto un sogno e tutto quello che mi circondava sapeva troppo di Sebastian per essere finto. Avere il suo corpo premuto sul mio e le sue labbra così vicine, fu senza dubbio meglio di qualsiasi pizzicotto potessi mai chiedere. E la conferma definitiva la ebbi nel momento in cui avanzai di nuovo verso di lui per riprendere il bacio interrotto e, nel muovermi in maniera troppo irruenta, la mia gamba urtò contro qualcosa di duro e fin troppo evidente. Dentro di me esplose qualcosa, forse la consapevolezza e l'orgoglio per essere stato proprio io a provocare quella reazione - che a dirla tutta non era tanto diversa dalla mia - e mi lasciai andare ad un piccolo sospiro smorzato, schiacciato dal peso dell'eccitazione. Peccato che in quel momento non fossimo tutti della stessa idea.
"Asp... aspetta, scricciolo.. aspetta." Sebastian con qualche movimento sconnesso riuscii a liberarsi della mia stretta, bloccandomi i polsi sopra la testa e interrompendo l'ennesimo bacio focoso che ci stavamo scambiando. Ma perché lo aveva fatto? Stavo per caso sbagliando qualcosa? Con il fiato corto, puntai gli occhi nei suoi e sentii lo stomaco contorcersi alla vista dei suoi: erano bellissimi, velati di qualcosa di maledettamente intenso che, pur non avendo mai visto prima, riuscii a classificare immediatamente come desiderio. Desiderio viscerale.. allo stato puro. Desiderio che mi fece tremare da capo a piedi. Desiderio.. per me. Si perse in un profondo respiro, quasi volesse recuperare le forze e alla fine parlò
"Ne sei davvero sicuro?" mi chiese esitante, accarezzandomi con il pollice l'interno del polso. Cercai di divincolarmi per poter avere libere le mani e avvicinarlo di nuovo, ma lui non me lo permise
"Sì... sicurissimo." confermai agitandomi appena e tremando sensibilmente sotto il peso del suo sguardo, che pareva anche leggermente tormentato. Non mi ero mai neppure immaginato di poter raggiungere un tale livello di intimità con qualcuno, ma d'altronde.. era di Sebastian che stavamo parlando e da quando lo conoscevo ne erano successe di cose particolarmente imprevedibili. 
"E se... se poi te ne penti? Se capisci troppo tardi che hai commesso un errore e... non vorrai più avere niente a che fare con me?" domandò ancora, con una piccola nota di panico a sporcargli la voce, che mi fece stringere ancora di più lo stomaco
"Non succederà... questo non succederà mai." dissi con quanta più convinzione potessi e finalmente dopo un piccolo strattone, liberai una mano e immediatamente la portai sulla sua guancia, per avvicinarmi a lui e far combaciare ancora le nostre labbra. Le sue tremarono appena, quasi esitanti ma si adattarono a me e mi accarezzarono nello stesso identico modo di sempre.
"Non posso pentirmi.. non di te. Sei l'unica certezza di cui ho bisogno." sussurrai con un mezzo sospiro, direttamente sulla sua bocca. Sentii una sorta di mormorio indistinto provenire da dentro la sua gola, ma non riuscii neanche a chiedermi cosa fosse, perché lui riprese a parlare
"Io non... voglio farti del male... non me lo perdonerei mai.." mormorò preoccupato, poggiando la fronte alla mia e abbandonandosi completamente a me, senza appesantirsi minimamente. Mi morsi istintivamente il labbro inferiore mentre facevo scivolare la mano libera tra i suoi capelli e stringevo forte, quasi a volergli trasmettere un po' di sicurezza che sembrava aver completamente perso. Era particolarmente tenero in effetti, il fatto che in quel momento tra i due, lui sembrasse quello più spaventato. In fondo per lui non era la prima volta, aveva avuto altre esperienze prima di me, eppure... sembrava così.. terrorizzato. Così vulnerabile. Ero agitato anche io, lo stomaco continuava a rivoltarsi senza sosta e rischiavo seriamente di rimanerci secco se solo il cuore non avesse rallentato i battiti per rendermi più facile la respirazione... ma lui senza dubbio stava messo peggio. Forse era appena capitato anche lui in un territorio sconosciuto e, quando non si sa dove andare né come arrivarci.. il viaggio può far paura a tutti.
"Shhh..." cercai di tranquillizzarlo posandogli una mano sulla bocca e gli sorrisi, sentendo un po' di quella maledetta ansia allentarsi di conseguenza "Io mi fido di te, Sebastian.. più di chiunque altro al mondo... so che con te sarà speciale... ogni cosa lo è al tuo fianco..." gli dissi, con il cuore in mano.
Tu sei speciale, Sebastian...
"Dan..." sembrava quasi del tutto convinto, eppure mancava ancora qualcosa, un ultimo e piccolo incentivo per farlo crollare del tutto
"Voglio fare l'amore con te." soffiai ma fu quasi come gridarlo con tutto il fiato che possedevo perché rimbalzò ovunque, soprattutto nella mia testa. L'avevo detto... finalmente l'avevo detto davvero e.. ad alta voce. Erano settimane intere che ci pensavo, giorni lunghissimi durante i quali non avevo fatto altro che desiderarlo e alla fine... quelle parole tanto imbarazzanti erano venute fuori e fu decisamente liberatorio. Molto più semplice di quanto avessi potuto immaginare, ma senza dubbio la sensazione più appagante del mondo. E anche a Sebastian quella frase fece effetto: in un primo momento sgranò gli occhi, quasi fosse colpito dal fatto che fossi seriamente riuscito a dirlo ma si riprese subito, sospirò profondamente e finalmente.. ritornò a sorridere, bello come sempre.. bello come io volevo vederlo... bello come nei sogni e anche nella vita reale.
Fu sempre più delicato nei minuti a seguire, quasi avesse a che fare con un oggetto pregiato e avesse il terrore di sciuparlo o peggio distruggerlo: le sue mani, benché fossero particolarmente esperte, si mossero su di me con estrema lentezza e riuscii a cogliere perfino una nota di esitazione che provai a far sparire del tutto con un altro bacio, che gli rubai all'improvviso. Avevo bisogno di concentrarmi su qualcosa che conoscevo già e il suo sapore in quel momento era perfetto, perché era familiare e evitava di farmi cadere nel panico più totale. Soprattutto quando sentii le sue mani scivolare sotto il bordo della maglietta... lì fu veramente difficile rimanere immobile a subire. Non avevo mai sentito la pelle di Sebastian così vicina alla mia e soprattutto non avevo mai immaginato che il tocco delle sue dita fosse così piacevole: dimenticai perfino di soffrire di solletico quando mi sfiorò delicatamente il fianco, perché una carezza del genere era fin troppo calcolata per non sentirne l'intensità. Come intenso fu il sospiro che mi scappò dalle labbra quando spostò la bocca sotto la mascella, all'attaccatura del collo. Non pensavo di essere così sensibile a quel genere di tocchi, ma era pur vero che nessuno prima di lui mi aveva toccato in quel modo, neanche nel migliore dei miei sogni. Si muoveva piano, in maniera accurata e ogni tocco sembrava delicato come una piuma, dolce come un bacio e carico di tutto il sentimento che provava per me. Era quello il modo per sentire: chiudere gli occhi e lasciare che tutti gli altri sensi recepissero le sue intenzioni e tutti i modi che aveva per amarmi. Le carezze che continuavano sul fianco e lo stomaco, i baci languidi che mi lasciava sulla linea immaginaria che aveva deciso di tracciare sul collo ormai sensibile, il calore che sprigionava in basso dopo ogni millimetrico movimento, che andava ad intensificare tutto. Non ero mai stato tanto eccitato nella mia vita e sospettavo che quello fosse solo l'inizio: in fondo eravamo entrambi ancora vestiti.
Lui, quasi avesse letto i miei pensieri, si bloccò per un istante, giusto il tempo necessario per sfilarsi velocemente la maglietta e lanciarla lontano, in qualche angolo sconosciuto della camera per poi tornare a dedicarsi a me: Dio.. tutta quella pelle... così vicina.. così invitante e così... bollente. Potevo allungare una mano e toccarlo? Oppure sarebbe stato osare troppo?
Ma che dici, Daniel? Sebastian è il tuo ragazzo... puoi fare quello che vuoi adesso...
Così, ignorando le guance in fiamme e il leggero tremore che ancora mi scuoteva, mossi un braccio fino a poggiarlo dietro il suo collo: non era niente di diverso rispetto al solito e niente di quello che potevo senza dubbio ancora fare... c'era una distesa sconosciuta di pelle che aspettava solo di essere esplorata e se volevo davvero darmi da fare e smetterla di essere eccessivamente.. passivo in quel momento.. beh dovevo farmi coraggio. La mano però si mosse quasi da sola, perché proprio in quel momento le labbra di Sebastian si spostarono poco più sopra, fino all'orecchio, per catturarne il lobo con i denti e stringere appena. Per la sorpresa inarcai la schiena verso di lui, che gemette leggermente per il contatto inaspettato e istintivamente spostai la mano fin sotto, poco più sopra del sedere: come avevo immaginato aveva la pelle caldissima e fu quasi automatico per me arricciare leggermente le dita e graffiarla appena, cercando di essere il più delicato possibile. Lui non si lamentò affatto anzi... spostò la bocca di nuovo sulla mia e mi tolse il respiro con un altro bacio particolarmente intenso. Ormai non c'era più niente di razionale in quello che stava succedendo: era senza dubbio lui a mandare avanti le cose ma di lucidità non ne era rimasta neanche l'ombra perché, per quanto fossi privo di esperienze, mi rendevo perfettamente conto di quanto i suoi movimenti fossero sconnessi e disordinati. Tipico di chi vuole qualcosa, ma non sa ancora come ottenerla. O se almeno può farlo.
Spogliarsi del resto dei vestiti fu davvero duro soprattutto perché ad ogni pezzo di pelle nuova che scoprivo, mi sentivo sempre più sopraffatto: non sapevo cosa toccare, da cosa iniziare e quanto in là potessi spingermi. E se per caso una carezza sbagliata l'avesse infastidito e lo avesse fatto bloccare? Cosa sarebbe successo se per caso avessi commesso qualche errore, facendolo innervosire? Avevo una voglia matta di lui.. di sentirlo completamente mio ma avevo anche paura. Paura soprattutto di non esserne in grado. Era vero che certe cose non si imparavano a scuola e che, affidandosi all'istinto, sarebbero venute naturali.. però... quello non mi impediva di sentirmi in ansia.
"Non sai quante volte ho sognato questo momento." la sua voce, ridotta ad un misero sussurro tremante mi fece spalancare gli occhi e perdere la cognizione del tempo
"L'hai... sognato?" chiesi sconvolto, in una voce non del tutto naturale. Lui mormorò in assenso e fece scivolare le mani lungo i miei fianchi, fino a sfiorare con il pollice le ossa del bacino
"Sì... che mi toccavi, che ti contorcevi sotto di me.. che chiamavi il mio nome." confessò con la voce sempre più persa nel turbinio della passione e le sue parole, sommate alle carezze e al pensiero che probabilmente una cosa del genere l'avesse sognata davvero, fu davvero troppo per me. Mi lasciai scappare il primo vero gemito, che mi spezzò in due il poco respiro rimasto
"Seb..astian..."
"Dio... sei così.. fottutamente eccitante... non hai idea." aggiunse spingendosi appena contro di me, quasi cercasse sollievo o volesse semplicemente dimostrarmi la veridicità della sua affermazione. Ma fu molto peggio perché scontrarsi di nuovo con la sua eccitazione e constatare quanto la mia fosse altrettanto dura e pulsante, non fu molto d'aiuto. Per nessuno dei due.
Io mugugnai qualcosa di disperato, mentre lui trattenne il fiato e probabilmente anche l'istinto. Chissà.. magari se tra di noi non ci fosse stato quel tipo di sentimento, uno come lui sarebbe già arrivato al sodo fregandosene del fatto che io fossi un ragazzino vergine e impaurito. Ma con me non l'avrebbe mai fatto e poi quel momento era importante per entrambi e come me, anche lui voleva renderlo speciale. Le sue  mani scivolarono ancora più sotto e si intrufolarono in mezzo ai nostri corpi fino alla chiusura dei miei jeans: gli ci volle relativamente poco per sbottonarli del tutto e spingerli giù e fu davvero bravo perché io al suo posto sarei già scoppiato a piangere per la frustrazione. Oltre all'esperienza, senza dubbio Sebastian possedeva un ottimo autocontrollo.
Mi ritrovai quasi del tutto nudo sotto di lui, con soltanto il tessuto dei boxer a fare da barriera e questo rese tutto più... sensibile. Non avere più l'ingombro dei pantaloni a proteggermi, mi consentiva di sentire in maniera decisamente più intensa ogni suo movimento, perfino i respiri che si lasciava scappare perché ogni volta colpivano esattamente lì, senza sosta. Sarebbe stato decisamente imbarazzante per me far finire tutto così in fretta e in maniera così poco dignitosa, per questo provai a riconquistare un po' di controllo e di respiro.
"Sebastian.. posso... posso finire di...spogliarti io?" gli domandai, facendo appello a tutta la mia forza per resistere ai suoi tocchi sempre più intimi lungo le gambe. Lui finalmente si bloccò e sollevò gli occhi per puntarli nei miei: quella volta fu ancora più doloroso leggere quanto desiderio ci fosse all'interno e quanto scuri fossero diventati. Si leccò lentamente le labbra, con calcolata arguzia e sorrise, quasi avesse appena avuto una notizia meravigliosa.
"Certo, scricciolo.. tutto quello che vuoi." mi concesse e si sollevò da me con un movimento fluido per mettersi in ginocchio tra le mie gambe. Per fortuna resistetti all'impulso di lamentarmi per la mancanza di calore e soprattutto all'ondata di imbarazzo che mi invase nel constatare quanto fossi eccitato e quanto la cosa si notasse. Sapevo che fosse normale e che lui non fosse da meno, solo che.. era la prima volta che mi mostravo in quel modo a qualcuno e per quanto lui fosse il mio ragazzo e io lo amassi.. non riuscivo ugualmente ad impedirmi di arrossire. Eppure riuscii a sollevarmi a sedere e come prima cosa posai entrambe le mani sul suo petto. Lui mi lasciò fare senza commentare, né mettermi fretta. Mi lasciò ammirare, esplorare, prendere confidenza con tutta quella pelle così dannatamente invitante che gridava solo di essere assaggiata. Ma forse era troppo avventato per la prima volta.. forse in futuro l'avrei fatto. Nonostante il buio che regnava nella stanza, riuscii a scorgere una miriade di piccoli nei che gli coloravano il fianco sinistro e immediatamente pensai che fossero davvero deliziosi: Sebastian sembrava averne davvero tanti e mi sarei davvero divertito a scoprirli tutti. Ma anche questo lo avrei fatto in un altro momento. Ora dovevo concentrarmi su cose semplici, come respirare e non impazzire del tutto.
Con molta delicatezza percorsi tutto il petto fino ai fianchi e lì arrossii di nuovo, ancora più violentemente, perché ero così dannatamente vicino. E per un momento, un piccolo insignificante momento, pensai di abbandonare tutto e dirgli di lasciar perdere perché non ero affatto capace e forse mai lo sarei stato, ma per fortuna lui sembrò capirlo perché venne a recuperarmi a metà strada: si sporse verso di me e poggiò le labbra sulle mie e la mano calda sulla guancia, che mi accarezzò con lentezza, bloccando il tempo che scorreva attorno a noi. Mi concessi di respirare solo quando si staccò per rivolgermi un sorriso e contemporaneamente le mie dita si posarono sul primo bottone dei suoi jeans e lo sfilarono dall'asola senza eccessivi problemi. C'era qualcosa che pulsava vigorosamente dietro quel tessuto ingombrante e bastava ancora così poco per liberarlo del tutto. La cerniera fu un po' più complicata da far venire giù, perché lui pensò bene di riprendere a distrarmi con i suoi baci e le sue carezze alla base della mia schiena che finirono per confondermi del tutto: e nel subbuglio che c'era nella mia testa, con il rumore del mio cuore e dei miei pensieri sconnessi e soprattutto il suono dei suoi baci dati un po' ovunque, feci involontariamente scontrare la mia mano con la sua erezione, provocandogli un gemito dolente che mi tolse almeno dieci anni di vita.
"Dio..."
"Oh... non.. scusa.. scusami Seb..astian non.. volevo.. mi disp.." ma mi interruppe anche quella volta, con l'ennesimo bacio travolgente.
"Non scusarti... non quando riesci a sconvolgermi in questo modo." sussurrò placando la mia ansia e liberandosi definitivamente dei pantaloni che presero la stessa via del resto dei vestiti.
Bene, ora eravamo nella stessa identica situazione: entrambi con l'ultima barriera dell'intimo rimasta, entrambi affannati ed entrambi terrorizzati da ciò che ci avrebbe atteso dall'altro lato. Quella volta fui io a prendere l'iniziativa perché legai le braccia dietro il suo collo e le mie labbra alle sue, incollando i nostri petti in maniera fin troppo intima. Sebastian mi strinse a sé più forte, quasi avesse paura che potessi scappare e volesse legarmi a lui.. magari per sempre. E forse con questo preciso pensiero si ritrovò a parlare non appena gli liberai la bocca
"Ti amo... tanto..." mi disse spingendomi con delicatezza di nuovo verso il basso, fino a toccare il materasso e si riposizionò su di me. Fremetti più forte, sia per il contatto ritrovato - e diecimila volte più intenso - sia per quelle parole così maledettamente azzeccate per il momento.
"Ti amo anche io." risposi un attimo prima di sentire la sua mano scendere in mezzo ai nostri corpi e stringersi attorno alla mia intimità. Gemetti ancora più forte e in maniera decisamente più indecente mentre la sua mano scendeva appena verso il basso e poi tornava su, verso la punta che spingeva sensibilmente il tessuto dei boxer. Era irreale.. era troppo forte... era molto di più di quanto fossi in grado di sopportare. Sentire un calore del genere attorno a me era.. indescrivibile. Ma ovviamente sapevo già che quello fosse davvero niente rispetto al resto: attesi con trepidazione la sua prossima mossa, la sua mano che risaliva leggermente e superava senza fatica l'elastico dell'intimo e finalmente si stringeva attorno alla carne pulsante e dolorosa, mozzandomi il respiro. Mi sarei dovuto vergognare per la quantità di ansiti indecenti che mi feci scappare nei minuti successivi, ma ero troppo eccitato e la sua mano si muoveva fin troppo bene per farmene preoccupare. Volevo soltanto liberarmi di quella sensazione opprimente al basso ventre, avevo solo bisogno di esplodere e volevo farlo grazie a lui. D'altronde doveva saperlo che soltanto le sue carezze riuscivano a farmi quell'effetto.
Quello che successe dopo fu esclusivamente merito suo perché io mi limitai a subire ogni cosa passivamente, riducendomi ad un ammasso ansimante di muscoli. Preferii godermi tutto, piuttosto che essergli d'intralcio e cercai in tutti i modi di tenere gli occhi aperti, per quanto chiuderli aiutasse a sentire: Sebastian però era uno spettacolo troppo invitante per rischiare di perderselo. Era così bello mentre si preoccupava di baciare ogni lembo di pelle che riusciva a raggiungere e si ricordava di non trascurare le mie labbra, che chiedevano disperatamente di lui. Neanche mi accorsi del fatto che mi avesse tolto anche l'intimo perché ero troppo preso a contorcermi per le sue carezze e a graffiargli la schiena ampia e soltanto quando si mosse su di me per sfilarsi i boxer, capii quanto ormai fossimo vicini al momento fatidico e quanta ansia ancora avessi addosso.
Forse strinsi troppo forte la presa attorno alle sue spalle o probabilmente mi irrigidii sotto di lui, perché si affrettò a baciarmi con delicatezza e a sorridermi, illuminandomi con quegli occhi meravigliosi e quello sguardo innamorato. Innamorato di me.
"Non avere paura... ci sono io qui... sono con te." mi rassicurò con altri baci sempre più morbidi e sempre più convincenti. Alla fine riuscii a concedermi un lungo respiro che mi riempì i polmoni, che gridarono di sollievo e poi gli sorrisi. Mi fidavo ciecamente di lui e sapevo di non dover avere paura. Non era né l'inesperienza, né il timore per l'eventuale dolore fisico a spaventarmi così tanto... era più che altro la situazione, molto più grande di me, molto più forte di qualsiasi cosa avessi mai provato. Temevo di non essere in grado di gestirlo. Eppure sorrisi e ancora una volta mi abbandonai completamente a lui e alla sua guida, che non mi lasciò solo neanche per un istante.
Mi viziò ancora con i baci, con le carezze, con i sospiri. Mi riempì di dolcezza e di amore. Mi provocò dei brividi mai provati. Mi preparò con tutta la delicatezza che si potesse immaginare. Si preoccupò per ogni smorfia di dolore che mi feci scappare e mi chiese cento volte scusa per ognuna di esse. Si perse nei suoi stessi gemiti dovuti all'attesa forse troppo prolungata, ma li ignorò completamente perché sentiva avessi ancora bisogno di attenzioni e di preparazione. Non si lasciò sfuggire neanche un cambiamento nelle mie espressioni e forse per questo riuscì a capire quale fosse il momento migliore per smettere di prepararmi e che fossi sufficientemente pronto: in effetti aveva smesso di fare male ed era diventato maledettamente piacevole eppure, quando ritirò le sue dita per preoccuparsi del preservativo, non riuscii a non rimanere deluso del fatto che non ci fosse più il suo calore a riempirmi. Ma era questione di attimi ormai e se fossi stato soltanto un po' più paziente, allora ne avrei soltanto guadagnato.
Sistemata la protezione e cosparsa l'erezione di altro lubrificante, si posizionò meglio su di me, allineandosi perfettamente ma, prima di iniziare a spingere, si prese un istante per guardarmi ancora, quasi fosse la prima volta che mi scorgeva e per sorridermi in maniera così bella da togliere il fiato. Non sapevo che ora fosse, se fossimo ancora in Illinois e che mi chiamassi ancora Daniel Philips. Probabilmente se fuori da quella stanza fosse scoppiata la terza Guerra Mondiale noi non ce ne saremmo neanche accorti: l'unica cosa che interessava a me era fondermi con il ragazzo che amavo e che possedeva l'altra metà del mio cuore. L'unica cosa che interessava a lui era amarmi e farmi sentire speciale esattamente nel modo in cui speravo.
"Tu fai parte di me.. indipendentemente da tutto e tutti... tu mi appartieni." mormorò con la voce tremante e in un sussurro talmente carico di emozione che avvertii le lacrime formarsi ai lati degli occhi e spingere per uscire. Ma mi trattenni, almeno finché non sentii qualcosa intrufolarsi gentilmente in me; almeno finché Sebastian non scivolò giù, fino alla fine; almeno finché non fui del tutto riempito e completo e legato a lui. Come due tessere dello stesso puzzle che finalmente si ricongiungevano e tornavano ad avere un senso. Il senso dell'amore e dell'appartenenza, perché era vero.. qualsiasi cosa fosse successa, qualunque cosa avessimo fatto in futuro... Sebastian ormai mi apparteneva, era un pezzo di me e non sarebbe cambiato. Era il motivo della mia felicità, quella parte che mi avrebbe ricordato ogni giorno di essere felice nonostante tutto... ora e per sempre.  
  
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