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Autore: Hunterwolf    06/08/2013    2 recensioni
Crocodile non aveva mai pensato di cambiare, e non lo pensa neanche adesso, e pure non avevo intenzione di cambiare, ma se non l'avessi conosciuto la mia vita sarebbe rimaste sempre la stessa, e credo che la stessa cosa valga anche per lui.
oppure no.
non pensava di cambiare per il semplice fatto che si sentiva bene in se stesso. era sempre se stesso in ogni occasione, ma io più stavo con lui più sentivo che la mia vita sarebbe cambiata per sempre...
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crocodile, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che razza di essere !!
Arrogante !!
Pensai questo, dopo averla incontrata per la prima volta. Non aveva l’aria di una che potevi impressionare facilmente, e questo mi diede molto sui nervi.
In realtà, non aveva neppure l’aria di una donna, ne avevo viste di donne isteriche ma quella le batteva tutte e su tutta la linea.
Quel suo atteggiamento ribelle e stoico all’inizio non mi piaceva per niente, come tutto il resto di lei : quegli occhi su quel visino così carino, quel corpo così forte ma piccolo, piccolo poi… era proporzionato alla sua età, anche se non conoscevo la sua età.
Mi aveva messo una tale irritazione addosso che non dissi neanche una parola quando arrivai leggermente in ritardo alla riunione degli Shichibukai.
-Ehi, di solito sei sempre il primo ad arrivare !!!- disse quel fastidioso fenicottero umano seduto sul tavolo a gambe incrociate.
-Non mi interessa quello che faccio di solito, Doflamingo, io faccio come mi pare.-
Non sono affaracci tuoi, glielo ripeto da anni, ma sembra che più spreco fiato, più quello mi sta attaccato come un parassita, uno schifoso volatile che non sa far altro che rompermi i coglioni.
Ne avevo le palle piene di fare il pirata al soldo del governo, l’ho fatto semplicemente perché mi conveniva, non per i soldi e non per altro.
Solo per me stesso.
Non ho mai fatto le cose per gli altri, giusto per fargli piacere.
Tutto quello che ho fatto e che faccio è unicamente per il sottoscritto.
Ma probamente, quel maledetto fenicottero non l’avrebbe mai capito, neanche se gli avessi svitato la testa ed infilato il concetto direttamente nella materia grigia.
Forse non aveva la materia grigia…
-Allora, cos’erano quei rumori ?- mi chiese Hancock.
-Vai a verificare di persona se ti interessa.-
-Ma tu eri già fuori !!! Perché devi essere sempre così antipatico, maledetto uomo !!!-
Quella è un’altra donna che non sopporto, arrogante ragazzina vizia ; da questo punto di vista, Angie era già più matura, ma sempre arrogante…
Esiste forse qualche essere umano che non sia arrogante ?
Almeno, io non ne conosco nessuno.
Hancock è veramente stressante, convinta della sua superiorità e che le donne sono meglio degli uomini…
Bellezza, se ci fossero state solo donne sulla faccia della Terra, non ci sarebbe stata nessuna evoluzione, perché non mi pare che le donne si possano accoppiare tra di loro.
I pezzi non si possono incastrare in quel verso.
Serve una chiave diversa…
Oltre a quella, ci sono anche degli elementi “normali” come Mihawk e Jimbei, che per mia immensa fortuna non intervennero con commenti oppure osservazioni sul mio ritardo, non era da loro giudicare.
Ci credo, vengono alle assemblee solo quando sono annoiati…
-Cambiando discorso, sembra che siano arrivati gli studenti per il corso di politica !!! Kishishishishishishiiiiiii !!!- esclamò Moira con la sua solita risata fastidiosa.
Volete la verità ?
La prima volta che vidi Moria, lo scambiai per la mutazione genetica di una lucertola ; lo penso ancora adesso, quindi forse deve essere vero…
-Sembrano tanti soldatini di piombo !!- continuò quella lucertola con la faccia aprendo la finestra.
Mihawk si era seduto con le gambe che penzolavano nel vuoto.
Non ho mai capito che cosa ci fosse nella sua testa.
“Spada nera… dormire… ammazzare gente… spada nera… dormire… ammazzare gente… spada nera… dormire… ammazzare gente…”
Credo sia questo quello che c’è nel suo sistema nervoso…
E pensare che sembra un tipo così complesso, si sa che l’apparenza inganna sempre.
Mi affacciai e vidi nel cortile del terzo piano un gran numero di ragazzi, dall’altezza che eravamo sembravano tutti uguali : tutti in giacca e cravatta o in divisa scolastica.
Non avevano uno straccio di personalità.
Tutti uguali.
Tutti effimeri.
Poi, in mezza a quel mucchio, si fece strada una piccola macchia nera piena d’energia.
Spiccava parecchio.
Forse troppo.
Ma mi piaceva il modo in cui riusciva a differenziarsi da tutto il resto del mondo, aveva carattere, aveva le palle.
-Ehi, vedo qualcosa di diverso…- sussurrò Mihawk alzando un po’ lo sguardo.
Credo si aver sentito qualcosa nel petto, come un lieve tepore che si è diffuso nei polmoni e poi nello stomaco, causandomi delle strane fitte nell’addome.
Quella sensazione poi mi è arrivata alle dita delle mani (perché avevo deciso di abbandonare l’uncino e mettermi una mano sinistra decente), ed è risalita alla testa.
Ho abbassato gli occhi e ho sentito martellarmi qualcosa sulle tempie, anche se non sapevo cosa, ma mi dava fastidio.
Un fastidio brutto e bello.
Alzai i tacchi e me ne andai da quella sala.
L’aria che stavo respirando lì dentro mi soffocava, aveva un odore orribile e non sapevo che odore fosse.
In verità, non c’era un motivo preciso della decisione di andarmene dall’assemblea, mi giravano così.
Quando mi girano, mi girano.
Perché io sono me stesso e faccio come mi pare.
Non vedo perché dovrei dare conto a qualcuno su quello che faccio.
Tanto non mi interessavano le stronzate di Sengoku o di qualunque altro ufficiale di Marina, non mi era mai fregato.
Il più delle volte si discuteva su come uccidere un certo rivoluzionario oppure su come appostarsi per tendere una trappola ; tutte cose inutili per me, se vuoi eliminare un problema non bisogna mica farsi degli scrupoli. Non importa quando o come uccidi. L’azione rimane sempre la stessa, incondizionatamente dall’ideale o dall’intenzione.
Sono tutte cazzate.
A furia di pensare, mi ritrovai in uno dei tanti giardini interni e notai gli studenti un po’ dappertutto per i corridoi esterni, con l’aria smarrita e bagagli sotto mano ; sembravano tanti vermi impauriti.
Mi venne una voglia matta di schiacciarli, di sentirli tremare di paura, giusto per il piacere di farlo.
Avevo già cominciato, quei scolaretti si erano accorti di me da un pezzo e cercavano di starmi alla larga, aumentavano il passo quando mi vedevano e sobbalzavano quando li guardavo.
“Proprio… un bel… modo… di farsi… riconoscere…” pensai senza troppo peso, poi mi appoggi ad un muro qualunque e mi accesi un sigaro nero. Li fumo da quando avevo la metà dei miei anni, da quando avevo l’età di quella piccola teppista.
Quella piccola teppista.
Lei non aveva fatto nulla quando mi aveva visto, era rimasta immobile con un certa aria di ammirazione degli occhi, lo notai con una certa facilità.
Da alcuni punti di vista, però… mi era piaciuto il modo in cui aveva pestato quel marine, e mi era piaciuto il suo tono di voce e la sua fermezza, il modo poi in cui mi ha risposto e tutto il resto.
Il fumo mi stava facendo passare il mal di testa, ma le fitte allo stomaco non volevano proprio saperne di andarsene e lasciai cadere la testa all’indietro.
Solo in quel momento mi accorsi che c’erano due occhi blu-grigio che mi stavano fissando con una certa intensità.
-Ehi, signor coccodrillo !! Che ci fai sotto la mia finestra ?- mi chiese quella piccola teppista con un sorriso limpido e semplice.
-Non sapevo neppure che era la tua finestra.-
-Adesso lo sai !!-
Mi misi davanti a lei e notai le braccia, che fuori uscivano dalla canottiera bianca strappata, appoggiate al davanzale, il tatuaggio a striscia intrecciata che aveva su quello sinistro ed i bracciali borchiati ai polsi.
Si calò dalla finestra e me la ritrovai davanti, naturalmente lo dico per dire, ero più alto di me anche se lei era abbastanza alta.
-Tu non dovevi andare dove sapevi tu ?-
-Non mi andava di andarci.-
-Comprensibile, tu sei un pirata ed i pirati raramente fanno quello che gli viene ordinato. Non rispetti le regole della politica.-
Regole ?
Non c’erano regole in politica, solo il migliore che prevale sugli altri.
Continuavo a guardarla senza dire più nulla, la squadravo con gli occhi e mi convinsi che quella forse era una proiezione della mia mente, uno scherzetto perché era troppo giusta con tutto per essere veramente reale.
-Non dovresti fumare, ti ammazzi i polmoni.- mi disse alla fine, come per cambiare discorso ed aprirne uno molto più neutro.
-Io faccio come mi pare. Non voglio smettere e non consiglio a nessuno di farlo, dal momento che sono il primo a non farlo.-
-Mi piace che dici sempre quello che pensi…-
Quella frase mi spiazzò leggermente, come aveva capito che io dicevo sempre quello che pensavo ?
E poi, io ti piaccio ?
-Sei una che va subito al sodo…- fece qualche passo verso di lei, ma mi punto l’indice contro il petto e me lo appoggiò proprio su quello, premendo un po’ sul gilé.
-Ho detto che mi piace che tu mi dica sempre le cose in faccia, non che mi piaci tu.-
La mia arroganza mi aveva fregato un pochino, ma non avevo fatto passi falsi, almeno… non mi sembrò di averli fatti.
Continuò a tenere il dito contro il mio torace e poi lo allontanò e si mise la mano dietro la schiena, mi sorrise in modo veramente maligno ed orribile per alcuni, ma per me, era la migliore espressione che potesse mai mostrarmi.
-Voglio che tu mi dica sempre quello che pensi…-
In tutta risposta, gli feci vedere il mio sorriso malvagio e macabro, voltai le spalle e mi allontanai altrove.
La stupii, qualunque altro uomo non se ne sarebbe andato, avrebbe continuato ad avanzare, ma non era il momento e non mi andava.
-Ci si vede… Crocodile !!- mi urlò da lontano.
-Io non so il tuo nome, teppistella !!-
-Io mi chiamo Angie !!-
Alzai la mano per salutarla, non l’avevo mai fatto per una donna, tanto meno per una ragazzina, ma lo feci.
Da alcuni punti di vista, quel suo sorrisino mi piaceva un sacco ed i crampi allo stomaco passarono.
  
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