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Autore: RosiesRebels    07/08/2013    0 recensioni
' Ricordi e realtà.
Siamo noi a scegliere i nostri ricordi, e la realtà si trova solamente nel nostro cuore.
Lui era sostanza che componeva entrambe. '
________
' Non lasciarmi - Continuazione. '
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Erano passati sei mesi, da quanto Miranda Murray era stata portata via e chiusa in una clinica per tossicodipendenti.
 
' Mi avevano sempre detto: 'Tu sei troppo intelligente per non venire a scuola. ' Ma come facevo a dire a tutti, che la scuola mi rendeva triste? Non sapevo come parlarne, non sapevo come parlare con nessuno. Casa mia non era un posto da cui poter uscire, ed essere normale. '
 
Le avevano consegnato quel foglio, con scritto a lato 100. 
Ripercorreva i marciapiedi verso casa, con i soliti indumenti, li teneva fino a quanto non si fossero strappati. 
-Eva guarda.- Esclamò, sorridendo lasciando intravedere la sua dentatura perfetta.
La donna davanti a quel cassonetto dell'immondizia, annui osservando quel foglio, e sorridendo insieme alla ragazza.
- Oh, è un bel voto brava continua così, sarà dura visto che tua madre è tornata.- Mormorò, la donna ritornando a rovistare dentro il cassonetto, a quell'affermazione, Liza, sorrise ampiamente salendo velocemente la rampa di scale.
 
' Il lato positivo del fatto che mia madre era stata portata in quella clinica, e che tornò ad essere mia madre. 
Puliva, cucinava, si era messa anche a studiare per fare la stenografa in tribunale, quei due mesi furono tranquillo, ma poi ricomparve la droga.'
 
-Mamma ..- escalmò, con tono felice entrando in casa  e chiudendosi, la porta alle spalle.
La vide, seduta su quel divano ormai ordinato, stava in silenzio tenendo tra le dita quella sigaretta accesa.
-Mamma ..- mormorò, la ragazza avvicinandosi a lei e sedendosi al suo fianco. 
Miranda, portava degli occhiali da vista, i suoi indumenti erano puliti, sembrava tranquilla, sembrava lei.
- Liza ..- mormorò, sorridendo la donna voltandosi verso la ragazza.
-Stai bene?- chiese lei, cercando lo sguardo della madre.
-Si sto bene .. sei proprio bella, sai?- mormorò, sorridendo ampiamente premendo la sua mano contro i capelli morbidi, della ragazza.
-Sono felice che sei qui.- Ribattè, sorridendo fino a quanto i suoi grandi occhi non cadderro, nell'esile braccio della donna ricoperto di buchi, enormi violastri. 
- Io sarò sempre qui con te.- Mormorò, afferrando la mano pallida della ragazza fredda e stringendola contro quella calda della donna.
- Io ci sarò sempre, ricordatelo .. io, sono malata Liza. -Mormorò, infine con gli occhi lucidi dietro quegli occhiali da vista.
Liza, rimase in silenzio scuotendo il capo.
-Ho l'AIZ.- Ribattè, guardando di fronte a lei.
- No no mamma ..- mormorò, appena con gli occhi lucidi.
- No no .. non devi avere paura, loro dico che non bisogna averne, perchè dicono che io potrei anche sopravvivere ma non qui.- Mormorò, stringendole la mano fortemente.
-Devo andare a casa.-
-Tu sei a casa.- Mormorò, con tono completamente basso guardandola con gli occhi pieni di lacrime.
-No, a casa da tuo nonno.- Ribattè, guardandola negli occhi.
- No tu devi restare qui ..-
-Io devo smetterla con la droga e non posso con tuo padre vicino.- Mormorò, alzandosi in piedi afferrando il capotto, e il borsone.
-Ma lui rimarrà solo ..- mormorò, sussultando e alzandosi in piedi osservando la figura della donna allontanarsi.
-Ti prego mamma resta qui ..- mormorò, supplicandola.
-Non posso.- Rispose, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
Tenendo posati gli occhi rossi e pieni di lacrime contro quella base della porta ormai sbiadita, rimase in silenzio immobile.
 
' Tutto andava in pezzi, pensai che se fossi rimasta avrei fermato la distruzione. 
  O almeno che sarei riuscita a non far peggiorare le cose. '
 
 
Bussavano con forza la porta. 
Liza se ne stava seduta contro quel divano, torturandosi i bordi delle maniche della felpa che indossava da giorni.
Si alzò in piedi, andando ad aprire.
-Tua madre e tua sorella?- chiese l'agente di polizia, entrando insieme a due assistenti sociali.
- Sono partite.- Mormorò, a bassa voce, rimanendo poi in silenzio.
-E tuo padre?- chiese, infine.
-E' uscito a comprare del cibo.- Mormorò, infine tenendo lo sguardo basso.
- Non vai al college, non lavori e non tieni pulito questo posto quindi verrai in un'istituto con noi.- Mormorò, l'agente, guardando la ragazza.
- No no mio nonno lui puo' occuparsi di me, mia sorella e mia madre sono lì.- Esclamò, con tono alto osservando l'agente sentendo gli occhi nuovamente pieni di lacrime.
-Parlerò con tuo nonno e se lui ti prende sarai fuori in meno di ventiquattro ore.- Mormorò, afferrando la piccola valigia, e dirigendosi verso l'uscita.
-E se non lo fa?- chiese, degludendo appena.
- Avrai il tempo di pensare come vivere la vita.- Mormorò, aprendo la porta e aspettandola ai cigli di essi, suo padre non c'era. Era rimasta sola, così abbassando lo sguardo e tirando su con il naso li segui, entrando dentro quell'auto e scomparendo da quel posto, e da quella casa.
 
' Pensare a come vivere la vita, le persone lo fanno veramente? ci pensano mentre sprofondano in un buco nero? '
 
Tenendo le braccia incrociate al petto, scese dall'auto, e segui quell'uomo, che teneva la sua valigia, entrarono in quell'enorme edificio.
Si guardò intorno.
 
'Citofoni e ti rinchiudono. Era come andare a trovare mia madre, solo che adesso c'ero io in quella clinica. '
 
Piegata sulle ginocchia, con quei guanti alle mani strofinava più volte la base di quel water, di quei bagni completamente sporchi. Teneva i suoi lunghi capelli raccolti una treccia scompinata.
Strofinava, strofinava fino a farsi male le mani.
Sentì dei boati, dei rumori delle ragazze che tenevano una ragazza dal viso ricoperto da uno sacchetto marrone.
Erano delle donne, rivolse lo sguardo verso di loro, e rimase a guardarli mentre la distendevano per terra, e la picchiavano prendendo dalle sue tasche tutto quello che aveva.
Si ritrovò in quella mensa, dove le porsero quella ciotola con dentro quella minestra.
La prese, e si mise seduta accanto alle altre in quel lungo tavolo.
Giocava con il cucchiaio immerso in quella minestra calda, non aveva fame. Teneva lo sguardo basso.
 
' Non uscì, in ventiquattro ore e neanche in ventiquattro giorni. 
  Nessuno mi volle, mi lasciarono lì è basta. '
  
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