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Autore: EzraScarlet    07/08/2013    5 recensioni
Questa fanfic è un viaggio nei pensieri di Draco, durante la giornata della memoria, che lui usa per annegare nel rimorso e nell'alcol. Non so che altro dirvi, se vi ispira leggete.
"La Seconda Guerra Magica era finita ormai da tempo. Alcuni la ricordavano con la consapevolezza di aver combattuto dalla parte giusta; altri la ricordavano per la sofferenza, il dolore, le perdite; altri ancora la ricordavano con tormento per aver sempre fatto la scelta sbagliata."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La Seconda Guerra Magica era finita ormai da tempo. Alcuni la ricordavano con la consapevolezza di aver combattuto dalla parte giusta; altri la ricordavano per la sofferenza, il dolore, le perdite; altri ancora la ricordavano con tormento per aver sempre fatto la scelta sbagliata.
Una di queste persone era Draco Malfoy. Vi ricorderete tutti di lui? No?
Draco Malfoy sin dalla tenera età era stato un ragazzo altezzoso, cattivo, bastardo, sfruttatore... niente di lusinghiero tra queste "qualità"; ma Draco Malfoy non era solamente questo: era anche un ragazzo tremendamente bello, altamente intelligente e molto furbo e solo.
Forse se avesse vissuto in una famiglia diversa, avrebbe fatto scelte diverse; e nel giorno della memoria non si sarebbe ritrovato ad annegare dolore, rimpianti e ricordi, in una bottiglia di ottimo Firewhiskey invecchiato.
Ma così non era stato, e come ogni anno lui si ritrovava solo con l'unica compagnia di un bicchiere... un bicchiere in cristallo pregiato, con le rifiniture in argento, ottima fattura, bellissimo naturalmente, e di alta classe. Peccato che fosse un semplice e freddo bicchiere.
Aveva bisogno di calore umano, ma non ne aveva mai ricevuto da nessuno... tranne da chi meno se lo aspettava.
Mai una carezza dal padre, mai un "sono fiero di te figliolo", niente di niente.
Veniva viziato con scope da corsa, regali costosi dei quali si poteva vantare, cianfrusaglie prese da Magie Sinister, e molto altro ancora, ma forse tutti questi regali non erano ciò che lui desiderava realmente.
In passato ne andava fiero e ad ogni nuova compera si vantava con i suoi compagni di casa, apriva la coda come un pavone; ora invece si domandava se non sarebbe stato meglio essere povero in canna ma amato.
Per quanto Lucius e Narcissa lo avessero sempre viziato, alla fine erano stati comunque genitori freddi e scostanti.
Solo sua madre era stata capace di dimostrare cosa realmente provava per il figlio, mettendo in pericolo la sua stessa vita, e tradendo l'Oscuro... per lui.
Per la prima volta, lui si era sentito realmente parte di qualcosa. Aveva sentito una stretta al petto, e uno strano calore si era irradiato dal centro del suo cuore in tutto il suo corpo.
Si era sentito strano. Non capiva, perché non aveva mai provato simili sensazioni.
Eppure... eppure non era  stato spiacevole, affatto.
Gli veniva da piangere, e non ne capiva il motivo.
Gli era stato insegnato che i Malfoy non piangevano mai, che non amavano, che erano superiori.
Eppure lui aveva pianto quando gli era stato affidato l'incarico dall'Oscuro.
Lui aveva tremato dinnanzi a Silente.
Lui aveva sofferto.
Lui aveva provato rimorso per aver fatto entrare i Mangiamorte nella scuola.
Lui si era per la prima volta sentito umano.
Aveva smesso la sua solita maschera di fredda indifferenza, e aveva pensato come Draco ragazzo, e non come Draco Malfoy Mangiamorte; e si era sentito morire.
Non aveva ucciso nessuno durante la battaglia, nè nemici nè amici.
Anche perché non sapeva più chi era il nemico.
Forse i Mangiamorte? Suoi amici, parenti, la sua famiglia, che lo aveva venduto come carne da macello e condannato a morte sicura?
O forse L'Ordine e l'ES? Che lo avevano salvato da una morte dolorosa e per niente dignitosa nella Stanza delle Necessità?
Analizzando bene i fatti aveva compreso, che il nemico che avrebbe dovuto combattere lo aveva salvato, da quelli che erano i suoi compagni.
Ed era stato allora che aveva capito di aver sempre sbagliato tutto.
Aveva preso gli insegnamenti di suo padre come oro colato, e anche quando era stato consapevole della brutalità di ciò che gli veniva insegnato aveva taciuto. Lo diceva suo padre, quindi era giusto, quindi era vero.
Ed era stato semplice finchè si trattava di mettere in pratica a parole i suoi insegnamenti.
Era facile prendere in giro la Granger, che odiava per i suoi voti.
Potter che invidiava per la sua fama.
Weasley che non tollerava per l'amore della sua famiglia.
Era stato davvero facile.
Ma quando si era trovato di fronte alla morte, quella vera... si era sentito piccolo, sbagliato ed insignificante.
Aveva visto ragazze dilaniate, ragazzini schiacciati dai giganti, e altri che cadevano sotto l'Avada Kedavra... Morte, sangue, dolore... aveva visto tutto questo e si era domandato perché?
L'Oscuro non voleva forse preservare la razza? La purezza? E allora perché tutti cadevano senza distinzioni?
Non aveva trovato risposta a quelle domande, e non per la sua stupidità.
Semplicemente non voleva vedere, perché ancora una volta si sarebbe sentito una nullità.
Al termine della battaglia, alla quale non aveva partecipato attivamente da codardo qual era; era entrato nella Sala Grande. I corpi erano ammassati ovunque, il pavimento era imbrattato di sangue e lacrime, il silenzio era opprimete , e rotto solo da urla di dolore che facevano tremare tutta Hogwarts sin nelle fondamente.
Come se anche le mura del castello, fossero partecipi, di quel comune dolore.
La gente non lo guardava, e chi lo faceva lo guardava con disgusto... Disgusto che egli stesso ora provava per se stesso.
Ora che aveva visto il sangue uguale per i Puri e per i Nati Babbani, aveva capito.
Non c'erano differenze, non per la morte almeno.
E lui Purosangue era disprezzato da tutti senza distinzioni.
Era Puro e solo, nessuno si avvicinava.
Solo, solo, solo... col suo dolore e la sua coscenza sporca.
Non aveva alzato la bacchetta ma era un assassino, così si sentiva.
Le sue mani erano luride, macchiate di sangue innocente che aveva contribuito a versare.
Suo padre era stato arrestato, sua madre portata via per essere interrogata.
Lì aveva visti di sfuggita, e aveva visto Potter confabulare con gli Auror.
Non si era avvicinato, ma aveva sentito comunque... il ragazzo che lui aveva sempre odiato, denigrato e tentato di uccidere, stava intercedendo per sua madre.
E lui si sentiva ancora più vile e sporco per questo.
Lo aveva visto allontanarsi, per piangere lacrime amare sugli amici caduti.
Eppure non sentiva il bisogno di schernirlo, le sue erano le lacrime di un eroe, di un ragazzo che era diventato uomo, e aveva combattuto per sé e per gli altri.
Si era accasciato su una panca, e si era guardato intorno, lo avevano colpito il dolore e la sofferenza, miste a rabbia dalle quali era circondato.
Ma senza sapere perché, la scena più dolorosa era stata gurdare la famiglia Weasley. Avevano perso un figlio, ed erano lì insieme a piangerlo, uniti in un abbraccio collettivo nel quale avevano coinvolto anche la Granger e Potter. Anche lui avrebbe voluto potersi aggrappare a qualcuno.
Senza rendersene conto si era alzato, i suoi piedi, la sua testa, il suo intero corpo, sembravano guidati da qualcun'altro.
Si era avvicinato a quella famiglia di teste rosse distrutta dal dolore, e aveva chiesto scusa.
Si era sentito più leggero, e di colpo aveva percepito qualcosa di bagnato sulle guance.
Con i polpastrelli aveva toccato la pelle nivea e si era accorto che stava piangendo.
Ma questa volta non si era vergognato delle sue lacrime, erano loro l'inizio del suo cambiamento.
I Weasley lo avevano guardato senza capire, poi Molly aveva annuito, non aveva detto niente, aveva semplicemente fatto un cenno, e lui si era sentito... fiero di aver fatto per la prima volta la cosa giusta.
Si era inchinato davanti a quella donna che gli avevano insegnato a disprezzare, e non gli importava che gli altri capissero... Ma lui sapeva, che quell'inchino era molto più di un semplice gesto.
E quando si era rialzato, aveva compreso che anche loro avevano scorto un piccolo pezzo della sua anima.
Occhi azzurri, verdi, castani... non lo guardavano più con odio, semplicemente per la prima volta lo vedevano.
Si era girato ed era andato via, scappando al profumo opprimente della morte che veleggiava in quel luogo.
Tempo dopo aveva regalato una casa ai Weasley, La Tana era stata distrutta. Loro non volevano accettare, ma poi capendo la profondità del suo gesto, la cara vecchia Molly aveva acconsentito.
Da allora aveva fatto molto altro, beneficenza, volontariato... Era cambiato profondamente, ed era stato accetato, ma ancora le sue colpe soffocavano il suo essere.
Niente era riuscito a farlo stare meglio, o farlo sentire meno colpevole, eppure in tanti lo avevano perdonato; ma non la persona più importante.
Lui doveva ancora perdonare se stesso.
I suoi erano stati errori dettati dall'età acerba e dalla mancanza di sani principi... eppure tanti altri erano a lui simili, ma non avevano commesso i suoi stessi atti vili ed atroci.
Ora sapeva cosa significava poter contare su qualcuno, per quanto sembri impensabile o impossibile, i Weasley, Potter e la Granger, suoi nemici di sempre, erano stati i primi a perdonarlo e a dargli un pò di conforto.
In quegli anni non lo avevano mai abbandonato, ma si vergognava come un ladro a stare con loro quel giorno.
Ad andare su una tomba che esisteva a causa sua.
Ogni anno cercavano di convincerlo, e ogni anno lui si annegava nell'alcol.
Ed ora mentre loro piangevano...Scacciati i ricordi, a lui, non restava altro da fare.
I suoi occhi grigi, ma non più freddi si erano posati sul bicchiere che stringeva in mano: il liquido ambrato si era scaldato a contatto con la sua pelle, e l'aroma della bevanda aveva iniziato a veleggiare per tutta la stanza.
Lui guardava il Firewhiskey affascinato, chiedendosi, se anche per lui c'era speranza... se anche lui sarebbe stato scaldato da qualcuno.
Non aveva potuto dare risposta a questa implicita domanda, perché era stato distratto dal rumore del campanello.
Svogliatamente si era alzato, i capelli erano spettinati, gli occhi lucidi e rossi, indossava solo un paio di pantaloni della tuta... decisamente non era presentabile, ma non gli importava.
Con passo lento e instabile si era avvicinato e aveva aperto la porta, trovandosi davanti la donna più intelligente, leale, e rompi balle del pianeta... ok anche molto bella, ma non voleva ammetterlo.
Questi era nientemeno che Hermione Granger.
Alta, bellissima, ogni curva al punto giusto, era dolce, generosa, leale... chiunque l'avesse vista, l'avrebbe desiderata.
Gli veniva da ridere pensarlo, visti i trascorsi, ma non erano più ragazzini. Ora erano un uomo e una donna, ed erano cambiati entrambi.
-Che ci fai qui Granger?-
Lei aveva sbuffato, e senza troppi complimenti lo aveva scostato dalla porta.
Era entrata e si era accomodata sul divano servendosi da bere.
-Malfoy me lo chiedi ogni anno, e ogni anno ti rispondo allo stesso modo. Ma non ti stanchi mai?-
Lui aveva sorriso e si era accomodato accanto a lei.
-No Hermione...-
Poi aveva sussurato:
-Di te non mi stanco mai.-
E finalmente ecco la risposta alla sua domanda... si anche lui poteva essere scaldato. E a pensarci ogni anno, era una donna forte e dolce, bella e intelligente, adulta e bambina... Era Lei.
   
 
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