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Autore: Meow_    07/08/2013    3 recensioni
Era tardi, avevo sonno, mi bruciavano gli occhi; ero sdraiata sul mio letto e stavo leggendo Harry Potter e La Pietra Filosofale, di J.K. Rowling.
Proprio mentre stava cercando uno scompartimento… Poof. Non mi ricordo più niente, solo un vuoto di qualche ora.
Mi sono risvegliata qui, in una stazione in cui non sono mai stata. Forse l’ho già vista da qualche parte, ma non mi ricordo bene.
-
«SOFIA!!» mi chiama per la quarta volta quella che riconosco essere la voce di Draco Malfoy.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 6
L'Erede di Serpeverde





Mi sveglio intorno alle 7 nei dormitori femminili di Serpeverde. Do un’occhiata in giro: tutte le altre stanno dormendo. Pansy ha un’espressione arrabbiata, mi chiedo cosa stia sognando, forse sogna di strangolarmi. 
Salgo verso la Sala Grande per fare colazione; i corridoi sono praticamente deserti, così come lo è la Sala Grande. Ma fortunatamente gli elfi domestici preparano la colazione molto presto, ho davvero fame. 
Mi siedo al tavolo dei Serpeverde e inizio ad ingozzarmi di qualsiasi cosa: uova, pane, marmellata, il tutto in un ordine che farebbe rivoltare lo stomaco alla maggior parte delle persone, ma ho troppa fame per curarmene. 
Alleviati i morsi della fame, inizio a mangiucchiare più lentamente: voglio essere ancora qui, quando arriveranno i miei compagni di Casa, specialmente Draco. 
Durante l’attesa mi torna in mente il sogno che ho fatto. Inizialmente ricordo solo che era davvero strano, poi i particolari tornano a galla. Mi venisse un colpo! Nel sogno ero una Babbanain una casa da Babbana e con una vita da Babbana. Scrollo le spalle, mandando via il disgusto, e cerco di continuare la colazione. Ma la mia mente si riempie di nuovo dei particolare del sogno: i miei genitori reputavano la magia “una sciocchezza”, studiavo la Matematica, la Fisica, e tante altre materie Babbane.  Ma come facevo a sapere tutte quelle cose? Ovviamente i miei genitori non mi hanno mai parlato delle usanze dei Babbani, e nemmeno qualsiasi altra persona che conosco. Com’è possibile? E soprattutto, perché ho fatto questo sogno assurdo? 
Finalmente vedo entrare qualche Serpeverde, ma sono comunque pochi. Una testa chiarissima si distingue tra loro: Draco. Gli sorrido, mentre ogni pensiero sui Babbani sparisce. 
Draco mi saluta, si siede accanto a me e inizia a riempirsi il piatto di varie cose. 
«Come mai così poca gente?» chiedo. 
«Oggi è sabato» risponde. 
«Oh, giusto» dico, ma effettivamente non avevo la minima idea di che giorno fosse oggi. Ultimamente sono un po’ confusa. 
«Senti» dice Draco, guardandosi intorno, «Tra due ore ci sono gli allenamenti di Quidditch, vieni a vederli insieme a me?».
Cerco di non pensare a quanto quella frasi sembri un invito ad un appuntamento, e chiedo: «Tu non ti alleni?».
Draco si guarda nuovamente in giro, «Non ne ho voglia, dirò che sto poco male» risponde, con una scrollata di spalle. 
Le mie sopracciglia schizzano in alto, come si può non aver voglia di giocare a Quidditch? Ma non dico nulla. 
«Va bene, ma perché?» chiedo. 
Guarda per l’ennesima volta verso gli altri tavoli, ma c’è così poca gente e sono tutti così assonnati, che lascia perdere. 
«Dobbiamo parlare di una cosa molto importante» spiega. 
«E cioè?» chiedo. 
«Riguarda la Camera» risponde nervosamente, e capisco che non ha nessuna voglia di parlarne in pubblico. 
«Oh, certo» tutti noi Serpeverde siamo molto incuriositi da questa storia della Camera dei Segreti e dell’Erede di Serpeverde. È ovvio: l’Erede si nasconde tra noi! «Ma perché al campo di Quidditch?».
«Già normalmente non viene quasi nessuno, oggi c’è un vento fortissimo: è il posto ideale per poter parlare senza essere disturbati e SENZA ORECCHIE INDISCRETE» quasi urla le ultime tre parole, e mi accorgo che Harry è arrivato e lo sta fissando, ora leggermente imbarazzato. 
«Vieni, andiamocene» dice, alzandosi. 
Lo seguo e torniamo in Sala Comune, già più affollata. 
Iniziamo a fare i nostri temi di Pozioni, ognuno per conto proprio (non abbiamo mica bisogno di copiarci a vicenda!), quando passa Pansy Parkinson, che saluta Draco e lancia un’occhiata velenosa a me. Draco la saluta senza nemmeno alzare gli occhi dalla pergamena. 
Mi sono stufata del suo comportamento, così le chiedo se mi può seguire nel nostro dormitorio, per dirle due parole. Lei accetta, ma è visibilmente irritata. 
Pansy sbatte la porta, sfogando la rabbia che prova nei miei confronti. Millicent Bulstrode, vedendola, decide di andarsene. Pansy sembra davvero sul punto di scoppiare.
«Senti» esordisco, nemmeno io sono tanto calma, «Qual-è-il-tuo-problema?» scandisco bene ogni parola.
«Il mio problema?» Pansy alza il mento, con fare altezzoso.
«Ogni volta che mi vedi, sembra che tu ti trattenga a malapena dalla voglia di strozzarmi, quindi sì, qual è il tuo problema?» chiedo nuovamente.
«Ma sei davvero così ottusa? Come fai a non capirlo?» mi urla contro.
«Draco. Tu sei gelosa di Draco?» chiedo.
«Vedi un po’ tu! Me l’hai rubato» afferma, con disprezzo.
Arrossisco lievemente. «Io non ho rubato un bel niente. Io e Draco siamo solo amici!» mi difendo.
«Io e lui siamo cresciuti insieme. Eravamo inseparabili, lui mi adorava» continua Pansy.«Ma da quando ti ha conosciuta, non mi guarda più in faccia!».
E a quel punto, sbotto.
«Non hai mai pensato che magari potrebbe essere perché tu sei un’oca? Non fai altro che sbattere le ciglia in continuazione e stargli sempre appiccicata, sperando che lui ti noti! Se usassi il cervello, ogni tanto, magari lui parlerebbe di più con te! Non è colpa mia se sono più intelligente di te…» e a quel punto mi afferra i capelli e inizia a tirarmeli.
«Come ti permetti? Solo perché prendi voti più alti di me non vuol dire che sei più intelligente di me!» urla Pansy, e io le tiro uno schiaffo.
«No, infatti, è il mio cervello che mi rende più intelligente di te! E a quanto pare anche Draco la pensa così, visto che ormai per lui non esisti più» rispondo.
Pansy mi molla i capelli e afferra la sua bacchetta, ma io sono più veloce: «Petrificus Totalus!» urlo, e Pansy cade a terra, come una statua di pietra.
Riprendo fiato e mi sistemo i capelli.
«Mettimi le mani addosso un’altra volta» le dico «E giuro che di pietra ci diventi sul serio».
Alcune ragazze bussano alla porta, probabilmente hanno sentito le nostre urla.
«Non è successo niente» dico, uscendo, mentre loro si precipitano da Pansy, spaventate.


Draco ed io ci dirigiamo verso il campo da Quidditch. Il vento è fortissimo, e camminare è una fatica immensa.
«Ma come fate ad allenarvi con questo vento?!» Draco è vicino a me, ma nonostante questo devo urlare, per farmi sentire.
«Infatti io non lo faccio, troppa fatica» dice senza problemi.
«Magari riusciresti a prendere il boccino prima di Harry qualche volta, se lo facessi» dico a bassa voce.
Riusciamo finalmente a raggiungere le scalinate, che sono vuote, come Draco aveva predetto. In lontananza vedo una manciata di studenti che si avvicinano, devono essere proprio dei fanatici del Quidditch.
«Quindi, di cosa dovevi parlarmi?» urlo a Draco.
«Shh» mi dice lui, «Avvicinati, o ci sentiranno!».
Probabilmente non ci sentirebbero nemmeno se usassimo un autoparlante, ma mi avvicino comunque, non sono molte le occasioni in cui possiamo stare così vicini.
«Ora puoi dirmi tutto. Lo sai, con me ti puoi confidare!» mi dice Draco, attingendo a tutte le capacità di persuasione tipiche dei Serpeverde.
«Di cosa stai parlando?» chiedo.
«Te l’ho detto, dell’Erede…» risponde.
«Sì, ma ti ho già detto tutto quello che so. Non ho idea di chi sia» dico.
«Oh, andiamo. Lo sanno tutti che i Gaunt sono i discendenti di Salazar Serpeverde» continua Draco.
«Tu…» sono senza parole, «Tu credi che io… Credi che l’Erede di Serpeverde sia io?!» chiedo, un po’ troppo a voce alta.
«Ssh» ripete lui, «Be’… Mi sembra logico».
«Draco, posso giurarti su quello che vuoi che non sono io. Non potrei mai fare una cosa del genere ad altre persone!» mi difendo.
«La feccia merita questo trattamento» risponde Draco.
«Seriamente, pensi che meritino di morire solo perché non hanno genitori magici? Draco! Non è colpa loro» gli spiego.
«Tu… Tu stai diventando una traditrice del tuo sangue?» chiede Draco, disgustato.
«No, solo che penso che nessuno dovrebbe morire a causa delle sue origini. E sono sicura che anche tu la pensi così, anche se non lo vuoi ammettere» rispondo.
Draco non dice nulla.
«E comunque, io non sono l’Erede, e non ho nemmeno idea di chi sia!» dico.
«D’accordo» risponde Draco, un po’ deluso e un po’ ancora arrabbiato.
«Ora possiamo tornare al caldo?» chiedo.
«Certo» risponde, alzandosi.
Il vento è sempre più forte. Mi giro per guardare le nuvole, cercando di capire se ci beccheremo pure un acquazzone, quando vedo tre persone che non sarebbero dovute essere qui: Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger, tutti e tre con uno sguardo colpevole. Do un colpetto a Draco.
«VOI!» urla lui, «Stavate origliando?!» e afferra la bacchetta.
«Sta-stavamo solo guardando gli allenamenti…» balbetta Ron, rosso in faccia.
«Oh, certo» dice Draco, ironico.
Tutti stringiamo le nostre bacchette, tesi.
«Potter, la tua mammina non ti ha insegnato...» inzia Draco, ma in quel momento Harry e Ron muovono le bacchette. Draco, io e Hermione facciamo lo stesso.
Ron, con la sua bacchetta rotta, ottiene l’unico risultato di farsi rimbalzare un spiacevole incantesimo Mangia Lumache addosso.
Io e Hermione, invece, abbiamo la stessa idea. Lei disarma Draco, io Harry. Per un attimo ci sorridiamo a vicenda, poi lei distoglie lo sguardo.
«Andiamo via» dice Hermione ai suoi due amici.
«Anche noi, Draco» dico io.
Tutti e cinque ci allontaniamo dallo stadio, io e Draco lontani dal trio, e Ron che ogni tanto vomita qualche lumaca. 




Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (anche se sono un po' in ritardo, scusatemi). Ringrazio chi segue la storia e recensisce. 
A presto!
(I contatti per Facebook, Twitter e Ask li trovate nella bio).
   
 
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