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Autore: lu_chan    15/02/2008    0 recensioni
Quando il Male si risveglierà alla Bocca dell'inferno, un solo Campione potrebbe non essere sufficiente per fermare l'Apocalisse.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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by lu_chan

BLACKHOLE SUN

Ci tengo a scusarmi con tutti i miei lettori per il clamoroso ritardo, ma ultimamente il buco nero dove vive la mia mente è diventato un pò più buio. L'attesa ormai è finita, ho già in mente i capitoli successivi perciò restate sintonizzati! Lo so questo capitolo è un pò corto, ma non posso mica rivelarvi il bello già al secondo, no?

Come sempre ci tengo a dire che non possiedo nessuno di questi personaggi e nient'altro nel Buffyverse, a parte forse James, almeno per quanto riguarda l'idea.

Grazie per le vostre recensioni, spero che questo nuovo capitolo vi piaccia! è molto surreale e possono esservi immagini "scomode". Siete avvisati.

2: Nobody's Listening

Non si vedeva nulla.

Nessun rumore.

Come trovarsi dentro una sfera di buio.

Andava in tutte le direzioni e allo stesso tempo non andava da nessuna parte. La bocca si apriva, muta, inutile.

Poi un suono, finalmente un suono in quell'incubo. Sentiva gocciolare.

Sapeva cos'era, perchè andava sempre allo stesso modo, lui correva e il suono diventava più forte, finchè giunto ad una porta di legno sospesa sul niente, il suono smetteva.

Quanta paura aveva di aprire quella porta. Sapeva cosa c'era dall'altra parte eppure la paura era ogni volta là, a serrargli la gola in una morsa. E perchè quello stupido istinto che ogni volta gli gridava di bussare, di aspettare, di chiedere il permesso? Come se stesse per entrare in un luogo consacrato a qualcun altro.

Ma lui non bussava mai, non aspettava mai un istante. La porta si apriva con quello scricchiolìo che si sente solo nei film horror, e poi veniva immerso nella luce.

La biblioteca. Chissà perchè proprio la biblioteca del liceo di Sunnydale, quella dove lavorava suo padre.

Ed eccolo là, alla scrivania seduto con l'aria di chi aveva scoperto il significato della vita, si puliva gli occhiali. Ma erano senza lenti, eppure lui continuava a pulirli col sorriso sulle labbra.

E volgendo lo sguardo al centro della sala, la vedeva.

Seduta sul tavolo con le gambe accavallate. I lunghi capelli dorati ad incorniciarle il viso, sul quale spiccava un sorriso troppo felice, tirato quasi all'impossibile, strano visto che aveva le mani inchiodate al tavolo. Il sangue che ne usciva era come un fiume che arrivava dappertutto, bagnandogli le scarpe. E lei continuava a sorridere.

Proprio quando iniziava a tendere la mano verso la ragazza, notava che non era sola.

Venuto da chissà dove arrivava lui. L'altro se stesso. Così differente ma così maledettamente uguale. Ma questo non sorrideva.

Lo osservò avvicinarsi alla ragazza con fare sicuro, nella mano un paletto di legno d'ebano.

Osservava il movimento del braccio del suo doppio, ogni attimo un'eternità, apriva la bocca per gridare ma non emetteva suoni, i piedi erano come affondati nel sangue sul pavimento, ogni fibra del suo corpo prigioniera di quello che sapeva sarebbe accaduto.

E mentre gli occhi di lei si inondavano di stupore, dolore e lacrime, su un viso che comunque non smetteva di sorridere, il volto del gemello omicida restava impassibile, come scolpito nel marmo, e il loro genitore sempre alla scrivania interrompeva la pulizia degli occhiali senza lenti per dire "Ben Fatto" a chissà quale dei due fratelli, lui che osservava la scena vedeva lei divenire polvere.

Portandosi le mani al volto per nascondere a sè stesso quanto accaduto notava per la prima volta che il paletto di legno non era in mano al fratello, ma in mano sua, stretto con la forza e la sicurezza di chi aveva imparato a padroneggiare quella semplice arma ad arte.

Con quell'ultima, disarmante consapevolezza nel cuore.....si svegliava.

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In due stanze diverse, entrambi si svegliarono di soprassalto nello stesso momento.

Non un suono echeggiava nell'assolata casa di Revello Drive.

Due porte vennero aperte lentamente, insieme, come una sorta di coreografia che puntualmente si ripeteva ogni mattina ormai da settimane. Uno a passarsi la mano fra i capelli platinati, in uno dei rari momenti della giornata in cui non erano domati dal gel, guardava storto l'altro, che compiendo un gesto identico fra i soffici ricci castani, lo fissava con occhi tirati da stanchezza e frustrazione.

Senza una parola, si diressero lentamente alla cucina al piano di sotto, dove una colazione ormai fredda li aspettava accanto ad un biglietto con su scritto "ci vediamo a scuola" che li ammoniva silenziosamente a non fare tardi in un'elegante ma netta calligrafia.

Si sedettero al bancone della cucina, l'uno di fronte all'altro, mangiando silenziosamente senza mai guardarsi.

  
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