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Autore: Magica Emy    07/08/2013    1 recensioni
Si gira su un fianco, voltandomi le spalle e permettendomi così di abbracciarla da dietro e posarle un leggero bacio sulla nuca, che la fa rabbrividire di piacere. Adoro sentirla fremere fra le mie braccia, e in più da un po’ di tempo mi sono accorto che alcune parti del suo corpo sono diventate particolarmente sensibili al tatto, così ne approfitto ogni volta che posso. Come adesso, per esempio, mentre prendo ad accarezzarle il collo con studiata lentezza, per poi percorrerlo in tutta la sua lunghezza con una scia di piccoli baci morbidi che la portano a fremere violentemente contro il mio petto, facendosi ancora più vicina...
Seguito di "Je t'aime", se qualcuno non l'ha ancora letta...corra a farlo!
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Ma uffa! Così non vale, hai vinto di nuovo…voglio la rivincita!

Esclama Grace, imbronciata, incrociando le braccia al petto e sbuffando infastidita di fronte all’ennesimo game over. È più di mezz’ora che giochiamo, e convincerla a gettare la spugna e staccarsi finalmente da quel televisore sembra davvero un’ardua impresa, ma c’è una sola cosa che sia mai stata facile con lei? Appunto. Presuntuosa e testarda come suo padre, deve sempre avere l’ultima parola, ma questa volta troverà pane per i suoi denti.

- Te l’ho già data la rivincita – ribatto, guardandola storto – almeno tre volte, e la tua moto continua miseramente a schiantarsi contro quel muro. Non c’è niente da fare, mia cara, sono io la più forte. E tu sei una schiappa!

- Non è vero, io non sono una schiappa!

Grida, punta sul vivo, facendomi scoppiare a ridere.

- Si che lo sei – la canzono – e se continui così ti soffierò il primo premio da sotto il naso. Schiappa!

Mi fa una linguaccia.

- Antipatica!

Replica, rispondendo alle mie provocazioni senza perdere un colpo. La fisso a lungo, fingendomi mortalmente offesa.

- Che cos’hai detto? Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio!

Esclamo, afferrandola per le braccia e spingendola sul divano con decisione per cominciare a farle il solletico, facendola ridacchiare divertita.

- Smettila, sai che non lo sopporto!

Si lamenta, dimenandosi come impazzita, ma non ho alcuna intenzione di mollare la presa.

- Ritira subito quello che hai detto, piccola strega!

- No!

Ribatte lei, ridendo a crepapelle mentre un’intensa, meravigliosa luce illumina ben presto il suo bel visetto paffuto, rendendola ancora più bella e solare.

- Sapevo che prima o poi saresti tornata.

Mi sussurra poi, inaspettatamente, cogliendomi di sorpresa e facendomi venire una gran voglia di abbracciarla forte. E probabilmente lo avrei fatto se solo Christian non fosse improvvisamente comparso dal nulla, materializzandosi davanti a noi e facendoci trasalire entrambe.

- Tornata? In che senso tornata?

Chiede subito, lanciando a Grace delle occhiate piene di curiosità che mi fanno desiderare di mettere subito fine a questa conversazione.

- Dal supermercato – mi affretto a dire, così, sperando con tutte le mie forze di risultare convincente almeno un po’ – tornata dal supermercato. Mi sono accorta che mancava il latte, così…sono andata a prenderlo. Grace, tesoro, perché non vai un po’ fuori a giocare? È una così bella giornata…su fila via, ti chiamo quando è pronto da mangiare!

Le do una scherzosa pacca sul sedere per costringerla a rialzarsi dal divano, cosa che lei fa con una certa riluttanza prima di decidersi a correre verso la porta d’ingresso, aprendola con uno scatto veloce e sparendo ben presto dalla nostra vista. A quel punto sospiro profondamente e abbasso lo sguardo, ancora una volta più che decisa a non incrociare quegli occhi scuri che, come sempre, da giorni ormai, continuano disperatamente a cercare i miei. Ho pregato le ragazze di non dire a Christian che ho recuperato la memoria e, anche se sembrano essere rimaste un po’ perplesse da questa mia insolita richiesta, hanno comunque finito per acconsentire senza fare troppe domande. La verità è che non sono ancora pronta per questo, non adesso. Non voglio che sappia che qualcosa è cambiato, perché non riuscirei nemmeno a spiegarglielo. Non ho voglia di parlargli, né di guardarlo in faccia in questo momento. Non ne ho la forza, io…non posso.

- Johanna…

Comincia, palesemente a disagio, ma non ho alcuna intenzione di starlo a sentire.

- Sarà meglio che vada a preparare la cena, si è fatto tardi.

Dico infatti, interrompendo qualunque cosa stesse per dire e bloccando così sul nascere ogni suo possibile tentativo di conversazione, affrettandomi poi a rialzarmi in piedi e dirigermi verso la cucina, sforzandomi di non voltarmi indietro…

 

 

 

 

 

 

Sono insofferente all’aria condizionata: non la sopporto proprio, mi fa sempre venire il torcicollo. E non sopporto nemmeno di dormire da solo, in questo letto fin troppo grande per me, dove mi accorgo di fare davvero fatica a prendere sonno. La verità è che Johanna mi manca terribilmente, e in un modo che mai avrei creduto possibile. Mi mancano i suoi baci, le sue attenzioni, le nostre lunghe chiacchierate notturne, quando spesso ci perdevamo a fantasticare sul nostro matrimonio, su come sarebbe stato vivere la nostra vita insieme. “ Come lo vedi il tuo futuro fra vent’anni? “

Le ho domandato una volta mentre, dopo aver fatto l’amore, la tenevo stretta a me e le accarezzavo dolcemente i capelli, ascoltando il suo respiro lento e regolare poco prima che si addormentasse. “ Non ne ho idea, ma so che in un modo o nell’altro, tu ne farai sempre parte “ mi ha risposto, facendomi sorridere e sfiorandomi le labbra con un bacio lieve. Si, è questa la promessa che ci siamo fatti, far sempre parte della vita dell’altro e sostenersi a vicenda dividendo ansie e preoccupazioni, anche se lei ora lo ha completamente rimosso. Come tutto il resto. Ma cos’è cambiato da allora, possibile che l’amnesia che l’ha colpita l’abbia improvvisamente trasformata in una persona così diversa da quella che era, da quella che è sempre stata, cancellando di colpo tutta la sua allegria, la sua solarità e quella voglia di vivere che ha sempre fatto parte del suo carattere, rendendola invece così fredda e distaccata? Quasi…ostile, oserei dire. Magari è in ansia per il bambino, ed è perfettamente comprensibile visto che lo sono anch’io, o forse…la perdita della memoria le causa strani sbalzi d’umore che non riesce a controllare…io non lo so, non so più che pensare. Vorrei solo riaverla indietro, poterla stringere e vederla finalmente tornare a sorridermi, come una volta. Invece non mi rivolge quasi la parola, e tutte le volte che lo fa è solo per chiedermi qualcosa riguardo a Grace o altre stupidaggini senza senso. Tipo cosa vorrei per cena ad esempio, domanda assolutamente irrilevante, considerando che il cibo non è proprio una delle mie priorità in questo periodo. Il resto del tempo, invece, preferisce passarlo a ignorarmi completamente, tra l’altro senza mai guardarmi in faccia, come se per lei non esistessi nemmeno. E forse è proprio così. Quel pensiero improvviso mi attraversa la mente come uno sparo, facendomi più male di una pugnalata in pieno petto. No, non è possibile, devo smetterla di torturarmi in questo modo. Forse ho solo bisogno di una bella boccata d’aria fresca per vedere le cose sotto un’altra prospettiva, poi potrò finalmente dormire più tranquillo. Almeno spero. Sospiro profondamente, rimettendomi in piedi con uno scatto improvviso e deciso più che mai ad adempiere a ciò che mi sono appena ripromesso di fare, ma quando raggiungo la veranda, una figura esile e alta proprio di fronte a me cattura la mia attenzione. Johanna. È in piedi, con le braccia incrociate al petto e mi da le spalle, completamente persa in chissà quali pensieri, tanto che sembra non accorgersi della mia presenza finchè non mi avvicino lentamente, abbracciandola da dietro. Le sfioro la nuca con le labbra, respirando forte il profumo dei suoi capelli mentre la sento irrigidirsi contro il mio petto. Ma non si muove, rimane esattamente dov’è, e questo basta a incoraggiarmi per cominciare a parlarle. Se non altro, sembra un buon inizio.

- Ehy, a quanto pare stasera abbiamo avuto la stessa idea – le sussurro, cercando così  di attirare la sua attenzione – nemmeno tu riesci a dormire?

- Avevo solo voglia di farmi un thè.

Risponde dopo un breve attimo di esitazione, e mi accorgo che tenta di sciogliersi dal mio abbraccio ma io, pronto, la stringo ancora più forte, bloccandola con il mio corpo e rendendo così vano ogni suo possibile tentativo di fuga.

- Ti prego, non andare via – dico a voce bassa, senza smettere di stringerla – non continuare a ignorarmi. Non stavolta, perché non lo sopporterei. Io ti amo Johanna, ti amo davvero tanto e non importa quanto tempo ci vorrà perché tutto ti torni in mente, sono disposto ad aspettarti anche tutta la vita se necessario, ma…ti prego, per favore, parlami. Dimmi qualcosa, qualunque cosa. Raccontami di tutto quello che senti, di ciò che provi e, se qualcosa non va, proveremo a trovare un modo per risolverla. Lo faremo insieme. Io sono qui amore mio, e voglio starti vicino. So che non è facile per te affrontare questa situazione e desidero soltanto poterti aiutare, ma…non so come fare se tu non mi permetti di esserci, se continui a respingermi in tutti i modi, trattandomi come un estraneo. Sei così fredda e distante, quasi non mi rivolgi la parola, e questo mi fa davvero star male. Voglio solo che tu sappia che non sei sola, che puoi contare su di me e che io ci sarò sempre, di qualunque cosa tu abbia bisogno, perciò…ti scongiuro, non continuare a comportarti così. Non continuare a far finta che io non esista.

Sento i muscoli delle sue spalle contrarsi nuovamente alle mie parole, e stavolta non oppongo resistenza quando prova ancora ad allontanarsi da me, finendo ben presto per sciogliersi dal mio abbraccio. A quel punto si volta, alzando finalmente lo sguardo solo per incontrare il mio, ed è allora che i suoi bellissimi occhi chiari sono improvvisamente attraversati da un lampo di infinita tristezza che, se pur breve, non sfugge  certo alla mia attenzione, e che ancora una volta mi fa un male insopportabile.

- Non devi preoccuparti per me, Christian, io sto bene. Davvero. Anzi, non credo di essermi mai sentita meglio. Buonanotte.

Dice, gelida, voltandomi lentamente le spalle per incamminarsi verso la sua camera e lasciandomi lì, ancora una volta solo e pieno di dubbi…

   
 
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