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Autore: M_Cullen    08/08/2013    1 recensioni
Era strano... come se una parte di me fosse morta, ma in realtà, per la prima volta mi sentivo vivo davvero.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri, Felix, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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- RIFLESSIONI –


 

 
“Coraggio…” mi rassicurò Felix, spalancando la finestra.

“Cosa dovrei fare?”

“Saltare.”

Lo guardai accigliato, socchiudendo le labbra, incredulo, anche se sapevo benissimo di farcela.

Guardai giù, accovacciandomi poi sul davanzale, pronto a spiccare il grande salto nel vuoto, ma prima che potessi farlo, la mano di Felix si poggiò sulla mia spalla.

Mi voltai di scatto. “Vuoi che ti accompagni…?”

Gentile da parte sua. Sapevo già di aver trovato un amico di cui fidarmi. Lo avevo intuito subito, non appena mi risvegliai dalle fiamme.

“Grazie Felix, ma forse è meglio che io vada da solo… ho bisogno di riflettere…”

Allargò le labbra in un sorriso, e da quel gesto compresi che aveva capito perfettamente ciò che intendevo.

Ricambiai, spostando nuovamente lo sguardo verso il basso e cercando di essere disinvolto, caddi nel vuoto, atterrando con estrema grazia.

Mi meravigliai della leggerezza con cui il mio piede toccò terra. Fu semplice come camminare.

Feci qualche passo in avanti, poi mi voltai verso dietro, rivolgendo lo sguardo a Felix, che mi osservava sorridente dalla finestra.

Gli feci cenno col capo, ricambiando il suo sorriso, dopodiché sparii nel buio fitto tra gli alberi.

Non passò nemmeno un frammento di secondo tra il mio pensiero di correre, e l’azione stessa… stavo già librando in aria, chissà a quanti chilometri di distanza dal palazzo. Era impressionante.

Andavo a circa centocinquanta all’ora, ma nonostante tutto, il vento che sfiorava il mio viso non mi causava nessun fastidio, anzi, mi dava l’impressione che lo carezzasse dolcemente, procurandomi un senso di piacere, mentre mi scompigliava i capelli.

Ebbi la sensazione di volare, anziché correre… non accusavo nemmeno un lieve sintomo di stanchezza. Il mio respiro era regolare, come se stessi semplicemente camminando.

Avrei continuato per ore, se non fosse stato per la fragranza insopportabile  che arrivò dritta all’interno delle mie narici. Ebbi un attacco di sete improvvisa che mi incendiò la gola, dandomi l’impressione di incenerirla.

Il fuoco avvampò all’interno di essa, impedendomi di pensare ad altro.

Sfoderai i denti, ringhiando sonoramente…. il bisogno di placarla diveniva sempre più incontenibile.

Sapevo già dove trovare la vittima, e questa mia capacità mi sorprese… l’avrei trovata a qualche chilometro verso est, e dovevo farlo immediatamente. Non potevo più attendere.

Più mi avvicinavo a quella fonte e più avrei voluto squarciare la mia gola, tanto era lacerante il bruciore.

Balzai silenziosamente verso la cima di un albero e spensi il cervello.

Umani.

Poveri sciocchi… che ci facevano in giro a quell’ora della notte?

Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, cercando di percepire quale tra essi, mi avrebbe soddisfatto maggiormente.

Inquadrai la mia prima preda, un ragazzo più o meno della mia età. Più giovane sarebbe stata la mia vittima, più avrebbe accresciuto in me la voglia di assaporare il suo sangue.  Il suo odore mi mandò in stato di estasi. Lui era la mia preda ed io il suo predatore… l’essere più pericoloso al mondo.

Mostrai i denti e scattai giù dall’albero, atterrando in punta di piedi alle sue spalle, senza richiamare la sua attenzione. Lo afferrai per i capelli e affondai i denti in quel morbido collo, prima che potesse emettere alcun suono.

Il sangue era caldo, una dolce linfa che riusciva a spegnere le fiamme che avevo in gola. Mi bastarono pochi secondi per dissanguarlo completamente.

Lasciai scivolare al suolo il suo corpo privo di vita, sentendomi leggermente stordito, ma nonostante tutto, il suo sangue non bastò a calmare totalmente la mia sete.

Ne volevo ancora e ancora… era come una droga.

Nel giro di pochi minuti riuscii a sterminarne parecchi, liberandomi di quel fastidioso vuoto che sentivo dentro, e placando il fuoco che mi lacerava l’interno, anche se avevo il timore che ben presto sarebbe ricomparso.

Mi accostai al tronco di un albero ad osservare tutti i corpi privi di vita che avevo appena dissanguato, riflettendo su ciò che ero diventato: un demone. Avrei dovuto abituarmi presto al mio nuovo essere, accettando tutto quello che comportava.

Improvvisamente qualcosa mi distrasse dai miei pensieri… un odore nuovo, intenso… irresistibile. Qualcosa mi diceva di seguirlo, anche perché sapevo benissimo dove trovarlo. Ma non sapevo di cosa si trattasse, quindi preferii cambiare strada.
 
Ripresi a correre con l’intenzione di ritornare al palazzo, la mia nuova casa, accorgendomi di essere sempre più in sintonia con il mio corpo.

Era strano, ma mi piaceva… non mi ero mai sentito più vivo prima d’allora.






  
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