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Autore: Chaosreborn_the_Sad    08/08/2013    3 recensioni
Sono passati secoli dalla Guerra dell'Anello e la Terra di Mezzo è cambiata drasticamente. Elfi e maghi elementali, vittime delle persecuzioni razziali di Nuova Gondor, sono costretti a vivere nascosti e al di fuori della Federazione. Un mago e un'elfa millenaria prenderanno in mano la situazione, in un lungo viaggio verso il cambiamento.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio, Radagast
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 - Elfi/Iena, Sfregiato e Terminator

L'abbiocco postprandiale stava avendo effetto su tutti e tre, e noi lo stavamo accogliendo con molto piacere.
Zaal ci aveva accolto a casa sua, una villetta che sembrava costruita apposta per il suo inquilino, seppur cercando di mantenere un po' d'armonia con le case del vicinato. Il risultato era inquietante: quella che da fuori poteva sembrare l'ennesima casa prettamente elfica, dentro era un agglomerato di mobili mal assortiti e di architetture bizzarre. Durante il pranzo avevo provato a chiedere al padrone di casa il senso della colonna che divideva il corridoio senza un'apparente motivo, ma lui aveva semplicemente ridacchiato, mentre Claudia aveva cominciato una digressione sui simboli fallici, l'omosessualità latente del cugino e i suoi sentimenti verso Sua Maestà Legolas la Testa di Cazzo.
“Perché, secondo te cosa abbiamo fatto per metà della Guerra del Drago?” aveva chiesto Zaal, “Legolas ed io, a rubarci momenti di amore proibito nelle fredde notti in cui l'armata si accampava. Ricorderò sempre le sere in cui mi avvolgevo in un mantello e di nascosto raggiungevo la tenda del mio Re, pronto a donare tutto me stesso alla sua mercé”. E giù a ridere, mentre Claudia si mandava di traverso il boccone ed io reprimevo un sospiro. O un conato.
“Cosa c'è Rhi?” aveva detto poi, “L'idea di Las e me che ce lo diamo a vicenda ti sconvolge?”. E di nuovo a ridere.
Quest'elfo cominciava a starmi sul cazzo più della cugina.

Mi alzai dal divano accendendomi una sigaretta e avviandomi in cucina. Claudia, o meglio Rhi, s'era stravaccata felicemente ed aveva cominciato a gettare la cenere sui cuscini mentre Zaal protestava.
“Porca puttana Rhi, la tappezzeria era tornata ieri dalla tintoria!”.
“Se tu non hai avuto la lungimiranza di procurarmi un posacenere quando mi hai accolto in casa adesso ti becchi le conseguenze” rispose la cugina, scuotendo allegramente la sigaretta sopra i cuscini.
Ma vedi te in che situazione mi vado a mettere. Frugai in cucina finché non trovai una ciotola di plastica che poteva fungere da posacenere e salvare le fottute fodere verde mela di Zaal Laurevorn, eroe della Terra di Mezzo. Misi due dita d'acqua nella ciotola e tornai verso il salotto, andando a sbattere contro la colonna di cui prima e rovesciando l'acqua in terra.
“Dimmi te se di tutti gli elfi di questo cazzo di mondo dovevo trovarmi la scopademoni millenaria e quello che si tiene dei fottuti simboli fallici in corridoio” borbottai, raccogliendo la ciotola e ritornando sui miei passi per cercare uno straccio.
“Ehi zuccherino, guarda che non è un simbolo fallico, ma una pregiata riproduzione di arte Numenoreana” fece Zaal, dall'altra stanza.
Maledetto udito elfico. Giuro che ammazzo qualcuno.
“Zaal, è una fottuta colonna in mezzo al fottuto corridoio. Se vuoi decorare casa io mi limiterei ai nani da giardino” gli rispose Claudia. Zaal esplose in una risata che durò fino al mio ritorno nel salotto.
“Sai, avevo provato a convincere un paio di nani a restare nel mio giardino, ma mi hanno risposto che trovavano la mia proposta un oltraggio. Dunque ho parlato con un artigiano, che mi aveva fatto uno splendido nanetto in scala da tenere vicino alla cassetta delle lettere, ma Legolas mi ha detto che assomigliava un po' troppo a Re Orloch e che sarebbe potuto sembrare offensivo. Per evitare incidenti diplomatici l'ho dovuto relegare nello sgabuzzino del bagno, però mi tiene molta compagnia” disse Zaal, guardando le nostre espressioni aspettandosi qualche reazione.
“Compagnia?” gli domandai, rassegnato.
“Lo tiro fuori quando mi siedo sulla tazza alla mattina e ci faccio delle ottime chiacchierate. Ti dico che ha un dono per l'ascolto” finì l'elfo, soddisfatto della propria battuta. Claudia sghignazzò alle mie spalle mentre io sospiravo ancora una volta.
“Per un momento ho temuto che te lo portassi a letto, come se fosse un orsacchiotto” gli rispose Claudia, riprendendo il respiro. Studiai l'elfa, appoggiandomi alla finestra e finendo di fumare la mia sigaretta. Non era affatto calma, questo no, però pareva essere molto più a suo agio. Se da una parte avrei volentieri chiuso la bocca permanentemente a quel fenomeno da baraccone di Zaal, dall'altra dovevo ammettere che la sua presenza sembrava avere un ottimo effetto su Langhribel, che di certo ne aveva bisogno. I Valar solo sanno che cosa sia storto nelle menti di questi due.
Zaal nel mentre s'era ripreso dai suoi accessi di risa e s'era procurato tre bicchieri di succo di frutta. Dopo avermene porto uno si sedette accanto alla cugina, passandole l'altro bicchiere.
“Comunque Rhi... tu devi ancora raccontarmi che cosa è successo tra te e Legolas. Non me lo sarei mai aspettato” le disse poi. L'elfa si rabbuiò ma accettò la sconfitta.
“Correggimelo con un po' di alcol, che ce n'è bisogno, poi ti racconterò tutto” rispose, restituendogli il bicchiere. L'elfo sparì in cucina per poi riapparire con una bottiglia di acquavite e degli ombrellini da cocktail. Versò una buona dose nei due bicchieri che aveva vicino per poi allungare la bottiglia verso di me. Perché no? Tanto la situazione non può essere più bizzarra di così.
Dopo che tutti i bicchieri furono adeguatamente corretti e decorati con quei pacchiani ombrellini colorati Zaal si sedé di nuovo al fianco di Claudia.
“Sono tutto orecchi tesoro”. Claudia si schiarì la gola e cominciò a parlare.
“Come ti ho già detto successe cinquant'anni fa, forse un paio di più. Non ero presente durante la Guerra tra uomini ed elfi, quella che diede inizio al Regime, vagavo nell'Harad già durante la crisi diplomatica che la precedette”. Zaal annuì e la invitò a continuare mentre io sorseggiavo quell'orrendo miscuglio di liquore e succo d'arancia.
“Non sapevo quanto la situazione fosse degenerata e al mio ritorno mi ritrovai nell'Ithilien, braccata dalle milizie umane che stavano mettendo a ferro e fuoco il vecchio reame di Legolas. In uno di questi scontri riuscirono a colpirmi, un proiettile mi prese il braccio destro”. L'elfa sospirò e bevve un sorso del suo intruglio, cercando le parole per continuare.
“Fui salvata da alcuni elfi, fuggiaschi come me. Quando arrivammo a Lasgalen, la cui costruzione era già cominciata da qualche decennio, ormai non c'era più nulla da fare: la cancrena mi aveva divorato il braccio e c'era il rischio che si diffondesse oltre la spalla. Dovettero amputarlo”. Mi voltai a guardarla, incredulo.
“Le tecnologie mediche sviluppate dagli elfi di Lasgalen permisero ai medici di ricostruirlo” disse, alzando il braccio destro. Mi avvicinai ai due elfi, passando le dita sulla pelle dell'elfa. Non era possibile.
“È bionico, un misto di tecnologia e vita. La struttura e metallica, le terminazioni nervose sono fibre ottiche o qualche altra stronzata del genere, non lo so. La pelle invece è mia, quello sono riuscita a rigenerarla sopra i muscoli di fibre animali” continuò lei. Sia io che Zaal osservavamo quell'arto con un'espressione rapita, mentre l'elfa finiva il suo bicchiere in due sorsi.
“Rimasi a Lasgalen durante tutto il mese seguente, i medici volevano assicurarsi che non ci fossero complicazioni o rigetti da parte del mio corpo, e Legolas mi accudì durante quel periodo. Questo è quanto” concluse Claudia, sospirando di nuovo.
“Come mai solo un mese?” le domandai. C'era qualcosa che mancava in questa storia, glielo si poteva leggere in faccia.
“Sua moglie era morta da dieci anni e... beh, Las non si è mai ripreso del tutto dalla perdita. Sapevo di essere solo di passaggio e la cosa andava bene ad entrambi. Lui s'era preso cura di me ed io volevo prendermi cura di lui, ma quando non ce n'è stato più bisogno mi sono fatta indietro. D'altronde, non ho mai creduto che lui l'avesse potuta prendere sul serio”.
Ritornai alla finestra, frastornato.
Un braccio finto. Un braccio meccanico.
Cazzo.
Quante altre cose ci stava tenendo nascoste? Quanti dettagli avrebbe continuato a omettere?
Dan, se tu solo sapessi! Questa non è un'elfa. È veramente Terminator con le tette. Bevvi l'ultimo sorso del pessimo drink, cercando di mantenere la mente lucida. Con tutta l'acquavite che Zaal ci ha messo dentro sarà dura.
Seriamente, facciamo il punto della situazione Rain.
Quest'elfa si scopa il tuo antenato. Risveglia un Drago. Perde un braccio e se lo fa rimettere, con tanto di scopata omaggio con il Re degli elfi accanto. Poi dal nulla decide che vuole aiutarvi e non fa un cazzo per aiutarvi. Anzi, si scopa Blaine, rischia di far saltare la nostra copertura su un treno, si droga, se la fa... cazzo non voglio pensare a dove ho messo la lingua. Joder. Poi finalmente ti porta nel bosco incantato degli elfi e riesce a farsi mettere in cella come prima cosa. E come seconda cosa si sbronza sul divano di suo cugino.
Ed io ho deciso di fidarmi di lei?
Mi avviai verso il bagno. Devo fidarmi di lei. Ormai non posso far altro, ci sono troppe vite, troppe questioni in ballo per mandarla a quel paese adesso.
Rain, sei un coglione.
Uscii dal bagno poco dopo, con i capelli che ancora grondavano dalla sciacquata che m'ero dato per ritrovare un minimo di razionalità. Non posso fare altro che fidarmi di lei, ormai, specialmente perché gli unici elfi che non mi guardano male in questa fottutissima città sono lei e quello scassacazzi di suo cugino. Quello dei nani da giardino.
Sospirai rientrando in salotto giusto in tempo per vedere Zaal che riattaccava la cornetta del telefono.
“Ragazzi, pettinatevi un po' e lavatevi i denti, che il boss vuole vederci".

Legolas ci accolse nel suo studio nella maniera più gelida possibile. Un drappello di guardie ci condusse per vari corridoi del palazzo reale -un grattacielo di vetro da una ventina di piani- fino alla sala dove il sovrano ci attendeva. Ed eccolo lì, lo sfregiato, neanche si degna di guardarci in faccia. Dritto come se avesse una scopa infilata su per il culo, le mani dietro la schiena a guardare fuori della sua bella vetrata.
“Sedetevi”.
Claudia mi diede un colpetto, invitandomi a sedermi alla sua destra, mentre Zaal prendeva posto su un'altra sedia. Le guardie si avviarono verso la porta ma rimasero nella stanza, piantonando l'uscita.
Legolas si voltò, finalmente, e prese posto dietro la sua scrivania. Gli occhi verdi e il taglio militare, uniti alla cicatrice, mostravano un gelo senza pari che, ne ero sicuro, Claudia stava percependo appieno. Nonostante ciò si poteva notare come la facciata di fierezza e gelo stesse su per miracolo, si notava quanto fosse effettivamente stanco. Questo ha bisogno di farsi vedere da uno bravo, non c'è dubbio.
Claudia gli consegnò il chip di memoria che il Re intascò subito, per poi fissarla di nuovo.
“Parla”.
L'elfa cominciò a narrargli della morte di Galad, sforzandosi di restare oggettiva. Tra i due il gelo stava diventando palpabile, Legolas non tradiva alcuna emozione e Claudia pareva una macchina nel raccontargli i fatti. Quando l'elfa ebbe finito vidi il sovrano alzarsi e ritornare a guardare fuori dalla finestra. Non era cambiato nulla nella scena, se non forse per le spalle di Legolas vagamente incurvate.
Diedi un colpetto a Claudia, lanciandole un'occhiata eloquente. Aveva totalmente omesso la mia presenza dal racconto. Non sostenne il mio sguardo.
Legolas prese un respiro profondo, poi riprese a parlare dalla sua postazione.
“Sei esiliata da Lasgalen, Langrhibel. L'effetto della pena è immediato”.
Come? Cosa?
Le guardie cominciarono ad avvicinarsi a noi, mentre l'elfo continuava.
“Verrai accompagnata ai confini del Bosco e le tue generalità, i tuoi privilegi e i tuoi dati saranno cancellati dagli archivi. Se proverai a tornare ti spareremo a vista”.
Finalmente lo stronzo si voltò a guardarci. Sembrava triste, nonostante tutto.
“Questo è un addio, Langrhibel” concluse, mentre due guardie afferravano Claudia per le spalle. Cazzo, le cose stanno sfuggendo dalle mani di tutte per colpa di un fottutissimo sovrano rancoroso.
“Legolas aspetta! Non essere avventato!”. Zaal s'era alzato mentre Claudia tentava di divincolarsi dalla presa delle due guardie e sibilava a Zaal di stare zitto.
“Pensaci! Ti ha riportato il chip di memoria, ha tentato di aiutarci, ti ha portato un possibile alleato!” aveva continuato, sperando di far ragionare il Re. Legolas l'aveva congelato con uno sguardo.
“Non le è mai interessato nulla se non il suo guadagno. Non ha mai cercato un posto dove mettere radici e non sarà Lasgalen a permetterglielo” aveva risposto per poi finalmente guardare me.
“Quanto a questo mortale, è opportuno che anche lui torni da dov'è venuto. Accompagnatelo a una talpa. Non abbiamo più nulla da spartire con voi Haradrim malfidati” aveva detto.
No. Caro il mio sfregiato di merda, no. Non ho fatto chilometri su chilometri in compagnia di un'elfa irriverente, mettendo a rischio l'intera Ribellione e cercando di trovare il vostro aiuto per poi esser cacciato in questo modo. Caro il mio Re degli Stronzi, non hai proprio capito un cazzo.
Mi alzai dalla sedia e rivolsi un sorriso allo sfregiato in questione. Neanche ti rendi conto di cosa sta per succederti e pretendi ancora di guardarmi male? Spero che il resto di questi elfi non sia idiota come te, che altrimenti non resisteremmo un minuto in caso di guerra. Sia benedetta la monarchia, elimina il rischio che il resto del popolo di Lasgalen sia stato abbastanza coglione da eleggerti.
Con la coda dell'occhio notai che sia Zaal che Claudia sembravano pietrificati. Bene. Significa che hanno idea di quello che posso fare, dunque. Andiamo in scena.
Il vento riempì la stanza e Legolas si trovò piantato contro il muro del suo studio, mentre la forza dell'aria gli premeva sulla gola togliendogli il respiro. Avevo meditato per un momento se accompagnare la magia al gesto di star strangolando qualcuno ma sarebbe stato troppo un cliché. Sentii Claudia gridarmi qualcosa ma non le prestai attenzione. Feci un paio di passi verso Legolas, che nel mentre stava cercando di artigliare e togliersi il vento dalla gola, e lo guardai negli occhi.
“Adesso mi hai proprio stufato” gli dissi.
“Vuoi sapere come sono andate le cose? Bene. Se proprio vuoi saperlo quell'elfa stava per rischiarci la vita, su quel treno, per fare qualcosa di immensamente stupido come rivelarsi. Se io non l'avessi fermata sia alla morte di tuo figlio che dopo, quando avrebbe voluto correre a riesumare il suo cadavere, adesso non avresti né lei né il tuo prezioso chip di dati che, per quanto mi riguarda, avrei fatto meglio a lanciare giù per lo scarico del cesso. Il problema è che di questi tempi non ha senso perdere la propria vita per dar una degna sepoltura a un cadavere. Non tentare di darci colpe che non abbiamo, dunque”.
I due elfi che avevano afferrato Claudia avevano nel mentre spianato le armi e cominciato a sparare nella mia direzione. Deviai i proiettili con un gesto della sinistra per poi spingere entrambi i soldati contro il muro in fondo. Persero i sensi.
Rivolsi di nuovo l'attenzione verso il Re dei miei sacrosanti coglioni, che ormai aveva assunto un piacevole colorito prugna, per dirgli qualche parola di commiato quando fui placcato da Zaal. Legolas cadde a terra con un tonfo e così noi due, avvinghiati in un corpo a corpo inaspettato. Zaal riuscì a bloccarmi per un momento e si avvicinò al mio orecchio.
“Fuggite, vi ritroverò” mi sussurrò. Mi divincolai dalla sua presa e mi lasciò andare. Corsi verso Claudia, lanciando a Zaal una fugace occhiata di ringraziamento.
“Muoviamoci” le dissi, afferrandola per un polso.

Uscimmo di corsa nel corridoio, cercando a caso una via d'uscita.
Cazzo Rain! Che cosa è successo alla razionalità, alla diplomazia cazzo!
Senti, inutile che mi fai la predica. Quell'elfo è impossibile da far ragionare, a un certo punto ha oltrepassato la linea.
Svoltammo a destra, sperando che la nostra memoria non ci avesse tradito. Presto saremmo dovuti arrivare a degli ascensori.
Porca puttana Rain, tutto questo perché? Ti dispiace che abbiano esiliato la tua elfa?
Si sarebbe fatta esiliare comunque, conoscendola. Sta contento che Sua Altezza del Cazzo sia ancora vivo, piuttosto.
La voce di Legolas risuonò nei corridoi:
“Ammazzateli!”.
Contento?
S'è ripreso più in fretta di quanto pensassi, cazzo. Ma almeno sembrava un po' meno gelido di prima, magari rischiare la morte per causa mia gli ha fatto bene.
Meno gelido? È fottutamente furioso. Questa è la fine Zèf, non ne usciamo vivi da questa storia.
Girammo l'ennesimo angolo, sperando di trovarci davanti agli ascensori, per poi bloccarci. Gli ascensori c'erano, ma oltre a loro c'erano anche tre elfi armati fino ai denti che stavano spianando i fucili verso di noi.
Mi lanciai davanti Claudia e l'abbracciai proprio mentre i tre aprivano il fuoco verso di noi. L'elfa stava tremando ma riuscii a deviare le pallottole contro i muri attorno a noi. Sollevai l'elfa quasi di peso e tornai dietro l'angolo, infilandomi nella prima stanza che trovai. In fondo allo studio, molto simile a quello di Legolas, c'era una vetrata. Trascinai Claudia fino alla finestra, conscio che i soldati ci avrebbero presto raggiunti.
Poggiai la mano sul vetro e canalizzai una raffica di vento dal palmo della mano. Presto il vetro cedette, infrangendosi in una miriade di schegge mentre i tre elfi di prima ci raggiungevano.
“Stringiti a me!” gridai a Claudia. Ringraziai tutti i Valar che avesse deciso di fidarsi di me in quel momento, perché mi abbracciò senza un attimo di esitazione. Passai il braccio destro dietro le sue spalle e mi lanciai dalla finestra, evitando per la seconda volta la morte per pallottole.
E in quel momento tutto rallentò. Stavamo volando, precipitando di testa verso il marciapiede della strada sottostante. Dicono che in quei momenti vedi tutta la tua vita passare davanti, ma non era questo il nostro caso. Claudia non aveva la forza neanche di urlare, quando riuscii a incrociare il suo sguardo per un attimo sembrava essere completamente avulsa da sé stessa. L'unica certezza che non fosse svenuta era la forza con cui si stava avvinghiando a me.
Mossi la mano libera, creando una corrente che ci permettesse di girarci e spostando il mio peso in modo da poter cadere sui miei piedi.
Dieci piani.
Puntai la destra verso il basso, concentrando tutto me stesso sulla riuscita dell'incantesimo. O va o siamo morti.
Niente. Cazzo. Rhi, è stato un piacere, ma non ce la facciamo.
Ehi, almeno potrò presto tirare quel cazzotto in faccia al mio omonimo.
Cinque piani.
Cazzo Rain, cazzo! Sei o non sei il fottuto leader dell'enclave di maghi? Non riesci neanche a rallentare la tua caduta?
Tre piani. Una folata di aria verso il basso. Lavorala Rain.
Due piani. Stiamo rallentando, cazzo, ce la stiamo facendo.
Un piano. Ce la facciamo!
Toccammo terra con la leggerezza di un gatto.

Poggiai Claudia, che nel mentre non mi aveva ancora lasciato. Tremava come mai avrei creduto potesse tremare.
“Sei ferita?” le domandai, prendendole il mento e guardandola negli occhi. Mi fece no con la testa.
“Bene. Ce la fai a camminare?”. L'elfa annuì.
Mi guardai attorno. Le guardie del palazzo sarebbero arrivate a breve, dovevamo toglierci da qui al più presto.
Dove? Dove andremo?
Via, fuori da Lasgalen.
Di certo non via talpa, non credo ce le lasceranno usare.
Ci serve una macchina.
“Claudia ci serve un mezzo!” le dissi. Mi guardò con un'espressione vacua, ancora palesemente sotto shock. La presi per le spalle e la scossi leggermente.
“Rhi! Devi riprenderti!”. L'elfa smise di tremare e si guardò attorno, finalmente lucida.
“Vieni” mi disse, indicandomi tre macchine argentate parcheggiate un centinaio di metri più avanti.
Girai attorno alla macchina, cercando di aprire lo sportello dalla parte del guidatore.
“Cazzo!” sbottai, tirando un cazzotto contro il vetro del finestrino, ottenendo solo di farmi un male cane alla mano. Claudia dal canto suo non perse tempo, caricò il destro e tirò un colpo che infranse il vetro come se fosse cartapesta.
Le feci un rapido cenno di ringraziamento con il capo per poi sedermi al posto di guida, trovandomi davanti una miriade di pulsanti degna di un'astronave.
“Che cazzo hanno bevuto quando hanno progettato questa macchina?!” gridai, cercando di capire dove fossero il volante, i pedali, il quadro d'accensione, qualunque fottuta cosa.
“Muoviti Rain, abbiamo compagnia!” mi gridò di rimando l'elfa seduta al mio fianco. Porca puttana, porca puttana, porca puttana!
“Come cazzo faccio? Come pretendi che guidi un'auto senza un fottuto pedale?! Perché cazzo di motivo non gli andava bene un volante?!”.
“Provaci, mago dei miei stivali, prima che ti tiro un calcio nel culo!” mi rispose Claudia, osservando febbrilmente i tasti. Non so quale premette, ma spuntarono finalmente due pedali ai miei piedi.
“Il volante, porca puttana!”.
“Dai gas e sta zitto, che la strada è dritta!”.
Pigiai il piede sul pedale a destra, facendo accelerare l'auto di colpo.
“Hanno cominciato a seguirci” m'informò Claudia, guardandosi indietro. Io d'altro canto non sapevo dove mettere le mani, rischiavamo di beccare in pieno un'aiuola quando l'auto sbandò.
“È questa levetta del cazzo!” mi disse Claudia, indicandomi quella che avevo scambiato per la leva del cambio. Doveva averla urtata. Notai in quel momento che aveva imbracciato un fucile e che mi stava sorridendo.
“E quello?”.
“Era sul sedile posteriore, abbiamo tre auto che c'inseguono, è il caso che li faccia desistere” mi rispose.
La notai con la coda dell'occhio mentre si aggrappava al soffitto della macchina con la destra e, seduta sul bordo del finestrino, cominciava a rispondere al fuoco dei nostri inseguitori.
“Fuori uno!” esultò poco dopo. Notai nello specchietto retrovisore l'auto degli elfi infilata dentro un fruttivendolo.
Nei minuti successivi Claudia si occupò delle altre due macchine mentre io continuavo a guidare lungo la strada che pian piano ci stava portando fuori città.
“Quanto manca alla frontiera?” le domandai, quando lei si fu di nuovo seduta al mio fianco.
“Non dovrebbe mancare molto e visto che stiamo andando verso Ovest non dovrebbero esserci troppi problemi. Il problema sono i fottutissimi specchi che tengono la città nascosta dall'esterno” mi rispose lei.
Specchi? Perché mi suona... cazzo. Malachi, giuro che ti strangolo.
“I vetri dell'auto sono antisfondamento, giusto?”.
“Sì, probabilmente è un'auto della scorta di Legolas, altrimenti non mi spiego il fucile”.
“Chiudi il finestrino allora” le gridai, sovrastando il fischio del vento. Stavamo correndo per la strada a centoventi chilometri all'ora, mi chiedevo perché non l'avesse già fatto.
“L'ho spaccato quel cazzo di finestrino, Rain!”.
Cazzo. Nel mentre gli specchi erano apparsi, cinquecento metri di fronte a noi.
“Rain che cosa cazzo credi di fare, rallenta!”.
“Non ci penso neanche tesoro. Infilati dietro il mio sedile, sbrigati!”.
Quattrocento metri.
“Cazzo Rain, se crepiamo giuro che farò in modo di vendicarmi su di te!”.
Trecento metri.
Gli alberi ormai erano un miscuglio di colori sfocati, ero concentrato totalmente sul gigantesco specchio che mi stava davanti.
Duecento metri.
“Ci siamo tesoro!”.
Sfrecciavamo a centosessanta, la macchina tremava come non mai.
Cento metri. Cinquanta. Quaranta.
Claudia stava mormorando imprecazioni e bestemmie con una velocità inaudita.
Venti metri. Dieci.
“Fanculo!”. Il mio grido fu coperto dal rumore dell'impatto. Passammo attraverso la vetrata come un coltello caldo nel burro, trovandoci in una radura.
“Siamo vivi?” domandò l'elfa alle mie spalle.
“Non so te ma io sono vivo e vegeto”.
Cominciai a rallentare, non avendo più la strada sotto le ruote e frugai in tasca cercando il pacchetto di sigarette. Ne estrassi due, porgendole una a Claudia dietro di me. Lei la accettò con mano tremante mentre io muovevo la levetta per girare a Sud.
“Hai da accendere?” mi chiese lei. Mi voltai velocemente a guardarla con la sigaretta spenta che penzolava dal labbro.
“Solo se riesci a trovare un accendisigari in mezzo a tutti questi pulsanti del cazzo, dolcezza”.













E si fugge da Lasgalen, dunque.
Dunque che ne pensate dei gusti artistici del nostro Zaal? Io li trovo pessimi, ma conoscendolo non c'è limite al pacchiano per lui.
In realtà devo dire che comincio a comprendere l'amore diffuso per quell'elfo, è decisamente divertente da scrivere anche quando fa il cazzone solo per il gusto di farlo.
In ogni caso, ci stiamo avvicinando ad un'altra bella svolta, speriamo arrivi presto. Ah, da aggiungere alla soundtrack per tutta la parte della fuga Whole Lotta Love, in versione Cornell-Santana, che lega benissimo con il tutto. Senza nulla togliere a Plant e agli Zeppelin, ma in questo caso la cover rende meglio.
Detto ciò si fa ancora un ringraziamento a Pandi per il suo lavoro di betareading e a tutti voi che leggete e recensite. Saluti, ci si risente presto.


  
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