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Autore: Stephanie86    08/08/2013    1 recensioni
Breaking Dawn: Bella è incinta. Edward intende liberarsi al più presto della "cosa" che rischia di uccidere la sua amata moglie. Quindi lei chiede aiuto a Rosalie. Tutto questo lo sapevamo già. Ma cos'è successo a Bella mentre noi leggevamo la storia dal POV di Jacob? Come ha agito? Cos'ha provato?
Questa fic è un lungo Missing Moment e parla proprio di questo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Rosalie Hale, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Riuscii a calmarmi, ma solo dopo diverse ore. Le parole di Leah ronzavano nella mia testa. Erano veritiere, sì. Ma la sua brutalità mi aveva spaventata.

“Jake stava bene prima di conoscere te. Tu l’hai... distrutto. L’hai costretto a ribellarsi al resto del suo branco. Il suo amore per te è talmente grande che ha abbandonato i suoi fratelli per proteggerti. Per proteggerti e... per proteggere quella cosa immonda!”.

Era stato orribile. E dov’era andato Jake? Quando sarebbe tornato?

Mi dispiace, Jacob. Ritorna. Per favore.

Quando gli altri rientrarono, Edward li mise al corrente di quello che era accaduto.

«Bella non dovrebbe essere sottoposta a questo genere di emozioni. Non le fanno bene», disse Alice, preoccupata.

«L’ho detto che dovevo farla a pezzi», commentò Rosalie.

«Non sarebbe stata la cosa giusta. Avremmo peggiorato la situazione», asserì Jasper, cupo.

A quel punto sarebbe toccato ad Edward, Rose ed Emmett andare a caccia. Prima, però, mio marito informò la sua famiglia del fatto che era in grado di sentire il bambino. Finalmente lo chiamava “bambino”, non più “la cosa”. Ero sollevata.

Il bambino. Il nostro bambino.

«Una buona notizia», disse Alice. «É una buona notizia, vero?».

Edward annuì. «Sì, lo è. Possiamo muoverci meglio, ora. Senza contare che lui ci capisce. Capisce cosa fa male a Bella. Sta cercando di... comportarsi bene».

Sorrisi e accarezzai la mia pancia.

«Sei convinto? », chiese Rosalie, ad un certo punto.

«Convinto di cosa? Di che parlate?», volle sapere Alice.

«Sì, penso sia la cosa giusta da fare. Siamo stati sciocchi ad aspettare. É troppo rischioso», rispose Edward.

«Dov’è Carlisle? », chiesi.

«É rimasto fuori», disse Alice. «Vuole recuperare un po’ di sangue per te, Bella. Rientrerà solo domani a mezzogiorno».

Un attimo di silenzio.

«Ho bisogno di parlare con lui», disse Edward. «É una cosa importante».

Già. Edward voleva convincere Carlisle a far nascere il bambino proprio l’indomani. La trovavo una buona idea dato che ormai lui o lei non aveva più spazio ed io ero troppo debole per reggere fino al termine. Avevo paura, ma non lo diedi troppo a vedere. Speravo andasse tutto bene.

Le mie ultime ore da umana... Era strano pensarci.

Cosa sarebbe accaduto dopo? Sarei stata davvero una neonata incontrollabile?

Sapevo già cosa raccontare a Charlie. Gli avrei detto che dovevo essere portata in un ospedale specializzato dall’altra parte del mondo. Dovevo temporeggiare in qualche modo. Forse, fra un anno o giù di lì... l’avrei rivisto. Senza correre il rischio di ucciderlo.

«Sei sicuro, Edward?», domandò Alice, aggrottando la fronte, quando lui le ebbe spiegato cosa intendeva fare.

«Sì. Non abbiamo scelta. E’ troppo grosso, ormai. Cresce più in fretta di quanto ci aspettavamo».

«Diamine, allora Carlisle deve farlo», intervenne improvvisamente Emmett. «Questo nanerottolo sta diventando forte quanto me! Facciamolo uscire prima che ciò accada. Non voglio essere battuto da un neonato».

«Bene, ora...», cominciò Rose.

«Andate a caccia. Io rimango con Bella», disse Edward.

«Edward, no...», mormorai. «Ne hai bisogno...»

«Non me ne vado. Posso farcela. Sono abituato al tuo odore, Bella».

«Bene. Allora resto anch’io», annunciò Rosalie.

«Rose, non hai niente da temere», disse lui.

«Forse no. Ma non si sa mai. E anch’io posso resistere».

Non c’era altro da aggiungere. Emmett dovette andare a caccia da solo.

«Mi raccomando. Fa attenzione. Potrebbero esserci Sam e gli altri lupi in giro», lo avvisò Edward.

«Non mi fanno paura. Posso affrontarli tutti da solo, se necessario».

Nessuno commentò.

«Tutta la selvaggina per me. Pancia mia fatti capanna!». Ed Emmett schizzò via, ridacchiando.

Il suo senso dell’umorismo mi aiutava. Risi anch’io e persino Edward.

Poco dopo mi addormentai, esausta e quando mi risvegliai avevo fame... o sete. Non sapevo quale dei due termini fosse più corretto.

Bevvi a lungo, succhiando sangue dall’apposita cannuccia. Rosalie dovette riempirmi più volte il bicchiere.

Quando Jacob tornò, accompagnato da Edward, che era uscito insieme a lui per spiegargli cosa sarebbe successo non appena Carlisle fosse rientrato, stavo ancora... bevendo. Mio marito gli aveva certamente chiesto anche della deroga. Una deroga al patto stipulato con Ephraim Black, il bisnonno di Jake. Avrebbe accettato? Sul suo volto bruno vedevo mille ombre. Emozioni che si contorcevano dentro di lui. Dolore, indecisione, speranza, collera.

«Bella, amore. Pensavo stessi dormendo», disse Edward, venendo vicino a me.

Gli dissi di non preoccuparsi. Avevo sete e per questo mi ero svegliata.

«Finalmente», disse Alice.

Jacob si fece avanti ed io gli sorrisi. Poi, ripensando a Leah, il mio sorriso si spense.

«Ehi, Bells. Come va?», chiese lui.

«Bene.

«Gran giorno oggi, eh? Un sacco di novità.

«Non sei costretto, Jacob», dissi, sperando che questo alleviasse un po’ il mio senso di colpa.

«Non so di cosa stai parlando», rispose lui. Si sedette accanto a me.

Io non smisi di fissare Jake. «Mi dis...»

Mi chiuse le labbra con un dito.

«Jake», mugugnai.

«Potrai parlare quando non dirai più stupidaggini».

«Va bene. Non lo dico», promisi. Ma non appena lui tolse la mano presi fiato ed esclamai: «Mi dispiace». E poi sorrisi.

Alzò gli occhi al cielo. Infine prese a guardarmi intensamente.

Alla fine, sospirò, si girò verso Edward come se intendesse dirgli qualcosa di importante. Non aprì bocca, ma vidi mio marito muovere le labbra, dopo un attimo. Un sibilo. Un paio di parole che non compresi.

«Allora», dissi, cercando di mostrarmi tranquilla. «Com’è andata la giornata?».

«Piacevole. Ho fatto un giro in macchina. Ho passato un po’ di tempo al parco».

«Ah, bello», dissi, non proprio convinta. Una parte di me era sicura che avrebbe distrutto la Aston Martin Vanquish solo per fare un dispetto ai Cullen, a Rosalie in modo particolare. Invece non era stato così.

«Certo, certo», rispose Jake, con un mezzo sorriso.

Tacqui. Avvertii un bisogno impellente, l’ennesimo, che mi fece arrossire. «Rose...»

Rosalie ridacchiò. «Ancora?».

«Credo di aver bevuto sette litri in un’ora». E non era un eufemismo. La mia sete aumentava. Temevano tutti che le scorte non fossero sufficienti. Per questo Carlisle sperava di racimolare qualche sacca di sangue in più.

Rose si affrettò a cingermi con le braccia. Io, invece, chiesi se potevo camminare. Avevo davvero bisogno di poggiare i piedi per terra e sgranchirmi.

«Sei sicura?», chiese Edward.

«Rose mi prenderà se inciampo. Cosa molto probabile dato che neanche riesco a vedermi i piedi».

I presenti azzardarono un sorriso. La mia pancia era un pallone. Non sembravo incinta di nove mesi. Di dieci, forse. O undici. Mi sentivo goffa. Molto più del solito.

Rose mi aiutò ad alzarmi e non appena fui in piedi stirai le braccia. Che sollievo... I miei muscoli erano indolenziti.

«Ah, ora sto meglio. Mamma mia sono enorme». Toccai la pancia. «Ancora un giorno...»

Notai l’espressione rammaricata di Jake.

Mi girai. «Tutto bene allora...»  

E combinai un disastro. C’era da aspettarselo. La mia mano urtò il bicchiere ancora pieno per metà e il sangue rosso andò ad inzaccherare il pavimento.

«Ops...»

Tre mani si allungarono per prenderlo, ma io istintivamente mi chinai, cercando di rimediare al porcile che avevo creato.

Allora dentro di me qualcosa si strappò...

Sì, si strappò letteralmente.

Udii il suono smorzato e una fitta di dolore che mi mozzò il respiro per un istante. L’avevano sentito tutti, quel suono. Jacob mi guardava, allarmato. Rosalie tratteneva il respiro, mentre mi sorreggeva. Alice non diceva nulla. Era paralizzata. Gli occhi dorati sporgevano dalle orbite.

«Bella?», mi chiamò Edward.

Sgranai gli occhi. Un dolore assurdo, terrificante esplose al centro del mio ventre. Un dolore inaudito.

Urlai. Urlai talmente forte che Edward sobbalzò e restò impietrito. Jake allungò le mani come se volesse prendermi.

Non vidi più niente. Solo macchie nere e rosse. Sentivo le voci di chi mi stava intorno, ma si allontanavano sempre di più.

Il bambino..., pensai, sconvolta. Il bambino... Tiratelo fuori, vi prego!

Era allucinante. Non avevo mai provato nulla di simile in vita mia. Era come se qualcosa mi stesse sgranocchiando gli organi interni.

Un attimo prima di precipitare in un abisso più nero della notte, ebbi il tempo di pensare che il bambino non aveva più spazio. Stava cercando di uscire, perché, con il mio gesto, ossia chinarmi a raccogliere il bicchiere, gli avevo tolto quel poco spazio che aveva. Gli avevo fatto male, forse.

Oh! Oh, vi prego! Tiratelo fuori!

Non svenni. Non riuscivo a vedere niente, ma non persi del tutto conoscenza. Sentivo le voci, le grida. Il dolore.

«La morfina!», urlava qualcuno.

Poi...

«Alice, chiama Carlisle!».

Mi sentii sballottare. Gridai, o credetti di farlo.

Basta, per favore. Basta! Non ce la faccio!

«Il bambino sta soffocando!».

«La placenta deve essersi staccata!».

Voci rotte. Voci disperate. Tramestii e confusione.

Era la fine? Non ero sicura di poter resistere a tutto quel dolore. Era pazzesco. Sentivo anche il sapore del sangue in bocca. Quel tipico sapore metallico. Avevo l’impressione di scivolare via. Di scivolare verso un luogo buio. Magari, in quel luogo, non avrei provato tutta quella sofferenza. Mi sarei lasciata andare. Mi sarei adagiata e avrei ritrovato la pace...

No.

No, non potevo lasciarmi andare. Non potevo. Non dopo quello che avevo fatto per dare una possibilità a mio figlio, al figlio di Edward.

Dovevo resistere. Dovevo ritornare a galla...

Resistere... Dovevo resistere...

Dovevo farlo per Rose, per mio marito, per Jacob. Per quello che loro avevano sopportato per stare vicino a me. Dovevo farlo per Alice, che mi era sembrata sconvolta. Dovevo farlo per Carlisle, che si era occupato di me, nonostante non fosse d’accordo con la decisione che avevo preso. Dovevo farlo per Esme, che era stata dalla mia parte, dolce e premurosa, fin dall’inizio. Dovevo farlo per mio padre. Per Renèe. Per tutti. Tutti quanti.

Dovevo farlo per EJ.

O Renesmee.

   
 
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