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Autore: ChiaraMad    08/08/2013    1 recensioni
[Ninas Mal]
Post prima serie. Ho provato ad immaginare - con le informazioni prese su internet - come si fosse potuta evolvere la vita di Adela a New York, dopo la sua separazione da Ignacio.
Segue la trama della seconda serie, con alcuni cambiamenti per quanto riguarda la storia di Adela e Ignacio. Maca le chiede aiuto per gestire le nuove ragazze dell'istituto, e quindi si ritroverà anche lei come una volta a vivere in quella casa. Con non poche difficoltà..
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Como el me enseno"

Lo sguardo puntato al di fuori di quell'oblò, la testa appoggiata, e la musica a risuonare forte nella testa. Lanciò uno sguardo al bambino accanto a lei, che dopo averle tenuto la mano tutto il tempo, si addormentò sulla sua spalla. 
"Ho paura, ho paura, l'aereo cadrà! Dovevo dare ascolto a mia madre!" Lo sentì blaterare, nel panico più totale. Sorrise quasi divertita, guardandolo.
"Che ti succede?" Gli chiese intenerita da quel bambino, che non doveva aver più di sette o otto anni.
"Paura di volare?" Domandò intuendo la paura del piccolo, che annuì semplicemente ad occhi chiusi, respirando sempre più affannosamente.
"Devi star tranquillo, andrà tutto bene." Sussurrò per tranquillizzarlo. "Dai, dammi la mano."
Strinse poi quella piccola mano con la sua, sorridendogli. E dopo altri "Oddio voglio scendere" e "Non voglio morire", si tranquillizzò appoggiando la testa alla sua spalla, per poi addormentarsi. 
Spense la musica, sentendo l'aereo che si apprestava ad atterrare. Lo guardò poi, vedendolo aprire gli occhi. 
"Ehi, siamo arrivati." Sorrise vedendolo sospirare, sollevato. "Ora puoi star tranquillo." 
"Scusa, ma tu come ti chiami?" Chiese lui, guardandola. 
"Io mi chiamo Adela, e tu?" Rispose dolcemente, riponendo l'ipod nella borsa. 
"Il mio nome è Ignacio!" Disse il piccolo, sorridendo.
Alzò di scatto lo sguardo verso di lui, incredula, sentendo il cuore perdere un battito e lo stomaco contorcersi in una morsa. Faceva male sentire quel nome, era ancora troppo presto - si diceva per convincere se stessa -. 
 
Trascinava il trolley dietro di lei, col telefono nella mano sinistra. Si guardò attorno, fermandosi per qualche istante, notando tutte quelle persone che si muovevano svelte per raggiungere il loro check in. 
E in un attimo, ricordò quello che era successo solo due anni prima, in quello stesso aeroporto. Lei e lui, seduti vicini, abbracciati, ad attendere di partire insieme per New York. 
"Non vedo l'ora di arrivare!" Ricordò le parole di lui, seguite da quel bacio che subito le stampò sulle labbra. Sentì un'altra volta quella tristezza invaderla, gli occhi che piano piano cominciavano a bruciare. Li chiuse, respirando profondamente. Non doveva lasciarsi andare, non poteva piangere un'altra volta per lui, che aveva deciso di andarsene. Doveva esser forte, come sempre. 
"Adela!" Si sentì chiamare alle spalle, attonita. Si guardò attorno, ansiosa. Incontrò quel sorriso familiare, e quegli occhi verdi che in quei mesi le erano tanto mancati. Sorrise incredula, lasciando cadere a terra la valigia, per poi correrle incontro, felice di rivederla. 
"Non ci posso credere! Ma che ci fai tu qui?" Greta l'abbracciò forte, sorridente. Non si aspettava di rivederla in Colombia. 
"Io sono tornata perchè mi ha chiamata Maca! E tu invece?" Chiese incredula, guardando l'amica negli occhi. 
"Io ed Emiliano siamo stati in Spagna, siamo appena ritornati proprio perchè Maca gli ha offerto di nuovo il suo vecchio lavoro." Si voltò poi, vedendolo arrivare con le valigie. Salutò Adela, sorridente.
"Tu qui?" Chiese divertito.
"Si, e anche voi a quanto pare! Dai, andiamo, che Maca ci starà sicuramente aspettando." A  braccetto, trascinò l'amica fuori da quell'aeroporto, seguite da Emiliano che gentilmente aveva preso le valigie di entrambe. 
"Ma come mai Maca ti ha chiesto di tornare?" Domandò Greta, curiosa.
"Mi ha chiesto aiuto!" Abbozzò un sorriso ironico, alzando le spalle. "Dice che non riesce a gestire le nuove ragazze dell'istituto, e così mi ha chiesto di darle una mano, anche se ancora non ho capito cosa io debba fare esattamente.." Corrucciò la fronte, confusa.
"Avrà sicuramente qualcosa in mente, anche a me ha chiesto di tornare, ma dei problemi che ha non mi ha detto niente." 
"Non vi sembra strano che in tutto questo tempo, non abbia trovato un altro guardiano?" Riflettè Emiliano, accanto a loro.
"A me tempo fa ha detto che la casa era stata chiusa per un periodo, e l'hanno riaperta da poco. Penso che dopo di te, non ci sia stato nessuno amore mio." Lo baciò poi, sotto lo sguardo divertito di Adela. 
 
La macchina parcheggiata davanti la casa, e l'immagine di Maca e Teo che scendono velocemente quelle scale per raggiungerli. 
Adela scese dalla macchina, sorridente, guardandosi attorno. Alzò gli occhiali scuri, rivedendo per un istante l'immagine di se stessa scendere da quella macchina grigia, solo un paio d'anni prima. Ignacio che la guardava preoccupato, e lei che sorridente cercava ancora di attutire quel duro colpo. 
"Ragazzi! E' bellissimo riavervi qui!" Maca li abbracciò, quasi commossa. I capelli più lunghi, e gli stessi occhi color ghiaccio che tanto erano mancati ad entrambe.
"Grazie Maca." Abbracciò poi Teo, poco più distante. "Teo, quanto mi sei mancata!" Adorava quella donna, le voleva davvero bene.
"Ti ringrazio Maca per averci riuniti qui." Sorrise Greta, lasciandosi trascinare in casa da Teo, assieme ad Emiliano e ad Adela.
Le ragazze si guardarono attorno, ritrovando la casa esattamente uguale a come l'avevano lasciata due anni prima. 
E i ricordi raffioravano nelle menti di entrambe. 
 
"Questa casa, è piena di ricordi. Per me, per Greta, per Emiliano, e per tutte le eltre. Belli, brutti, tristi o allegri, hanno fatto parte delle nostre giornate passate il più delle volte recluse in questa casa. Quando Maca ci impediva di scappare, ed eravamo costrette a passare il nostro tempo chiuse qui dentro. A litigare, come è successo il più delle volte tra tutte noi. "Tu ti meriti tutte le corna che Kike ti ha messo, ti mette, e ti metterà!" 
La festa per raccogliere fondi, in giardino. Dopo che Greta per vendericarsi di qualcosa che non c'era, mise all'asta il ciondolo di mia madre. Ricordo ancora lo schiaffo che mi tirò, furiosa. Finimmo a terra rotolando, tirandoci i capelli, urlando. Non parlammo per giorni, fino a quando non fu lei stessa a chiedermi scusa. 
Oppure in camera da letto, quando dopo aver scoperto di Lola, mi divertii a prenderla in giro. "Ascolta finta perfettina, se io volessi Ignacio me lo sarei già preso è chiaro?" "Ah si? Io non penso. Credi che non abbia visto il tuo disappunto quando ci hai visti nel parcheggio del Limite?" "Dipendeva solo dal fatto che mi ha sorpresa che sia sceso ad un livello così basso." " Certo che se io sono bugiarda, tu non sei da meno Adea la Huerta." "Ma io però aspetto Carnevale per travestirmi, Greta!" "E' che non ne hai il coraggio! Fai tanto la dura ma sei solo una stupida innamorata che se la fa sotto dalla paura!" "Paura di cosa Greta? Di te?" "No! Hai paura di Ignacio. Hai paura di lasciarti andare, di innamorarti, e che poi lui ti lasci. E hai paura di finire come tua madre, suicida in preda all'alcol e ai sonniferi!" Ancora ricordo lo schiaffo che le tirai. Voltata dall'altra parte cominciò ad urlare perchè la liberassi, e non posso fare a meno di sorridere ricordando la scena a dir poco comica che ci vide protagoniste quella notte. 
Oppure quando quella piromane di Nina, si svegliò una mattina con l'intenzione di dar fuoco alla casa. 
"Non ti piace la tua vita?! Beh allora datti fuoco! Ma datti fuoco da sola! Io mi preoccupavo per te! Mi preoccupavo e ti difendevo, ma perchè l'hai fatto?!" Pia, Valentina, Marisa e Greta che cercavano di fermarmi, di impedirmi di saltarle addosso e riempirla di schiaffi. 
"Si! Volevo bruciare tutto! Volevo che sparisse tutto! E allora?" "Sei una pazza! Sei soltanto una pazza, sei solamente un'idiota!"
Ricordo e sorrido, perchè ormai quella rabbia è lontana. 
"Tu?" Lo guardai incredula, vedendolo in piedi voltato di spalle. "Che cosa fai qui? Ignacio perchè sei venuto?" 
"Per questo." Mi si avvicinò velocemente, senza nemmeno darmi il tempo per rendermi conto di quello che stava facendo. Si abbassò, sfiorando le mie labbra. Fu un attimo, risposi a quel bacio, incerta, non potendo farne a meno. Il fatto è che mi destabilizzava ogni volta rivederlo. Il cuore batteva, la mente volava, e lo stomaco si contorceva sempre in quella morsa dolorosa ma allo stesso tempo dolce. Il respiro accellerato, quei continui brividi che mi attraversavano l'anima ed il corpo. Mi staccai, ricordando quello che era riuscito a fare in quell'ultimo periodo, lontano da me. Icè, la droga, i debiti, l'irruzione in casa di mio padre assieme a quel gruppo di stronzi delinquenti. Lo schiaffeggiai forte, vedendolo voltare la testa dall'altra parte.
"Come ti permetti di baciarmi?!" Lo guardai furiosa, vedendolo spalancare gli occhi.
"Perchè? Che cosa ti prende Adela?"
"Non lo sai? Quindi hai già dimenticato tutte le cavolate che hai combinato vero?" 
"No beh, io non capisco assolutamente!" Si massaggiò la guancia, guardandomi attonito. 
"Sei uno stupido allora! Ti sei messo con una pazza, una delinquente, l'hai portata a casa mia e hai distrutto l'appartamento!" Gli urlai contro, sfogando la rabbia che avevo tenuto dentro di me per tutte quelle settimane. 
"Ma era un momento difficile. Un momento buio della mia vita, e non sapevo neanche quello che stavo facendo!" Si difese, risvegliandosi.
"Si, e per di più adesso vieni qui e cerchi di fare il romantico con me." Mi addolcii, ma come al solito lo nascosi, rimproverandolo.
"Adela però tu mi ami! E me l'hai dimostrato col messaggio che mi hai mandato." Mi prese le mani, avvicinandosi.
"Beh si, può anche essere, ma non è con un bacio che risolverai questa situazione." Mentii, scappando ancora una volta. In realtà quel bacio, era bastato eccome a farmi cedere, e a farmi ritornare sui miei passi. Sentirlo così vicino bastava ogni volta a sciogliermi. Ogni bacio, ogni sguardo, ogni sorriso, davano ogni volta una picconata in più a quell'iceberg che avevo costruito per difendermi da lui, e quello che per la prima volta in vita mia stavo provando per un ragazzo."
 
"Le ragazze hanno il week end libero, torneranno dopo domani. Ho bisogno del vostro aiuto, gestirle sta diventando impossibile. Ognuna di loro fa a modo suo, in questa casa poi da quando è arrivato Alex regna l'anarchia!" Maca sorseggiò la sua tazza di thè, guardando le ragazze sedute difronte a lei. 
"Alex? E questo chi è?" Chiese Adela confusa, ricordando che dentro l'istituto erano ammesse solo ragazze. 
Maca sospirò, appoggiando la tazza sul tavolino. 
"E' un ragazzo con un passato difficile alle spalle. E' qui perchè l'hanno coinvolto in una sparatoria." Soffiò Maca, visibilmente dispiaciuta.
"E le altre?" Chiese Greta, interessata.
"Sono qui per motivi diversi, vi farò leggere i fascicoli che tengo nel mio ufficio. Sono ribelli, fuori controllo, non mi ascoltano! E' per questo che ho bisogno del vostro aiuto, per capire come poter comportarmi con loro. In fondo anche con voi non era facile, ma alla fine.." Sorrise, allusiva.
"Siamo diventate delle brave ragazze!" Risero Adela e Greta, divertite. "Prima di tutto, sanno che ci hai chiesto aiuto?" Chiese Adela, guardandola. Maca scosse la testa, negando. 
"Bene." Continuò. "Saremo noi a parlare con loro." 
"Quindi torneremo a vivere in questa casa?" Domandò Greta, vedendo Maca alzare le spalle. 
"Non ho intenzione di obbligarvi, è una vostra scelta. Se deciderete di tornare qui, sarò ben lieta di riaccogliervi ragazze. Ovvio che sarete libere di uscire da qui quando vorrete, dato che la vostra pena qui dentro l'avete già scontata." 
Adela sorrise, rifiutando gentilmente l'offerta. Stare in quella casa, faceva male. Troppi ricordi, troppi momenti passati insieme a lui difficili da cancellare. Non poteva tornare a vivere li.
"Ti ringrazio Maca, ma io volevo affittare un appartamento. In questi anni ho acquisito la mia indipendenza, e non mi va di perderla." Guardò Greta, sorridendo. "Pensavo che tu, potessi venire a vivere con me. Sempre che tu sia disposta a sopportare un'insopportabile "senatorina" come me." Sorrise allusiva, ricordandole il soprannome che le aveva affibbiato qualche anno fa, per prenderla in giro. 
"Adela Huerta mi sta davvero chiedendo di andare a vivere con lei?" La prese in giro Greta, alzandosi.
"Ammetto che può sembrare strano, ma.." 
"Anche tu mi sei mancata. Anche tu." L'abbracciò poi forte, facendola sorridere, sotto lo sguardo orgoglioso di Maca. 
"Basta con questi abbracci strappalacrime! Oppure ci ritroveremo ad esser scelte per interpretare le nuove protagoniste di una telenovela in televisione!" Scherzò Adela, ricambiando l'abbraccio. 
"Ragazze, potete passare la notte qui se desiderate. Io, sto uscendo." Sorrise.
La guardarono sospettose, intuendo forse il motivo di quel sorriso troppo evidente.
"Maca, c'è per caso un maschietto la fuori che ti aspetta?" Ipotizzò Adela, punzecchiandola.
"Hilda Macarena De la Fuente, che ci stai nascondendo?" Continuò Greta, divertita.
Maca si alzò in piedi, nervosa. 
"Non so di cosa stiate parlando! E comunque io vado, si è fatto tardi. Buona serata!" Si avvicinò velocemente alla porta, sotto lo sguardo divertito delle ragazze, per poi uscire di corsa e scendere le scale.
Adela e Greta si guardarono, ridendo.
"Secondo me ci abbiamo preso in pieno!" Disse Greta, indicando la porta.
"E ti dirò di più: era anche ora che smettesse con la sua clausura insensata!" Rise Adela, ancora troppo divertita.
Greta si calmò, guardandola seriamente. "A proposito di clausura insensata.. Tu.."
Adela smise di ridere, alzando una mano per bloccarla. 
"Io niente Greta. Sono stata una stupida, punto. Un'illusa che aveva deciso di rompere la promessa che aveva fatto a se stessa, innamorandosi di un idiota al sapore di mango." Sospirò infine, portandosi i capelli all'indietro. 
L'amica la guardò, dispiaciuta. Sapeva bene quanto le fosse costato rompere quella promessa. E sapeva bene quanto fosse ancora nonostante tutto innamorata di quello "stupido al sapore di mango". Dopo di lui, in quei mesi, non c'era stato nessuno. I ragazzi si avvicinavano, e lei li allontanava. 
"Sei caduta, è vero. Ma tu mi hai sempre insegnato che ad ogni caduta, bisogna risalire, e continuare fino alla fine."
"Risalire sulla giostra? Ho già dato Greta!" Esclamò, infastidita. Si alzò poi, prendendola per mano. "Anzi perchè non usciamo? Dai non ho voglia di restarmene qui al Sabato sera!" Cambiò volutamente discorso, trascinandola fuori da quella porta. Greta sospirò, assecondandola. 
"Mando un messaggio ad Emiliano per dirgli che usciamo, è ancora dai suoi genitori."
"Va bene, andiamo." 
Uscirono da quella casa, con l'intenzione di divertirsi e passare una serata assieme. Smettere di pensare Adela, stare accanto all'amica Greta. 

"Carino, no?" Greta si guardò attorno, riferendosi al posto. 
"Non male." Sedute ad un tavolo in quel locale in centro, si guardavano attorno, curiose.
Non si accorsero di un ragazzo che le stava osservando, da lontano, seduto al bancone. 
"Allora? Mi vuoi dire che ti succede?" Cominciò Greta, portandosi il bicchiere alle labbra.
Adela alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
"Niente, non mi succede assolutamente niente. Te l'ho già detto prima." 
"E allora perchè non vuoi parlarmi dello "stupido al sapore di mango"? " Provò Greta, guardandola.
"Appunto, è uno stupido, non c'è altro da dire." Bevve quel drink tutto d'un fiato, sotto lo sguardo rassegnato dell'amica.
"Adela?" Si sentì chiamare da qualcuno. Si voltò, trovandosi davanti Matteo, l'amico di lui.
Alzò gli occhi al cielo, salutandolo.
"Ciao Matteo." Disse semplicemente, con nessuna voglia di parlargli.
"Come stai? Ma non eri a New York?" Domandò confuso.
"Si, ma sono tornata qui come vedi." Sorrise ironica, sotto lo sguardo divertito di Greta. 
"Ti trovo bene." Provò a dire lui, intuendo il distacco di lei. 
"Grazie, anche io." Guardò poi Greta, alzandosi. "Greta, andiamo?" L'amica annuì, attonita, seguendola.
"E' stato un piacere vederti Matteo! Salutami il tuo amico quando lo vedi!" Disse ironica, uscendo da quel locale. Greta la seguì, scusandosi con lui.
Matteo sospirò, tirando fuori dalla giacca il telefono. 
"Non sospetta di niente, mi ha solo detto in modo molto ironico di "salutarti"." Scrisse velocemente quel messaggio, per poi inviarlo. 
 

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Secondo capitolo postato, non mi convince molto. Nel prossimo però verranno svelate alcune cose che qui non ho detto! Insomma, come al solito spero che vi piaccia! :D

Un bacio,

Chiara. <3 
  
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