So che è sbagliato, me ne rendo conto da sola, ma non posso fare altrimenti. Chiudo la porta della mia camera, e resto sola con il mio silenzio.
Credo di avere una personalità doppia, dentro di me.
Un io e un altro io.
La prima parte è quella razionale, che mi caratterizza quando mi sveglio, mi segue imperterrita ad ogni mio passo, esegue ogni mia mossa. È quella sensazione che mi fa sentire bene solo con me stessa, quando sfioro la solitudine, quando l’unica persona a tenermi compagnia è lui.
Anche adesso è qui con me, e lo guardo estasiata, senza parole. Seduto sulla mia poltrona, con le gambe accavallate, mi guarda con quegli occhi senza colore. Lui non è il mio ragazzo, non è mio fratello, non è mio amico. Non è bello, è stupendo, indescrivibile.
Non ha i capelli biondi, neri, castani o mori; non hanno colore o forma, come non ha un disegno il suo viso. I suoi occhi non sono a mandorla, o tondi, non sono marroni, verdi, azzurri ne neri. Sono. Lui è. So solo questo. È l’unica cosa che penso guardandolo.
E sul cuscino impeccabile su cui era seduto, adesso non c’è più niente. Se ne è andato come è venuto, senza parole, o segni. È liberi di starmi vicino quando vuole, e io non lo caccio mai. Non sono pazza come mi urla ogni tanto mio fratello, lui esiste, e non mi importa se tutti gli altri dicono che è frutto della mia fantasia, perché lui esiste. Lo so.
Poi c’è l’altra parte di me, quella che riaffiora quando sono a contatto con altre persone, quando mi presento in superficie, come dico io.
È allora che esce la parte di me che vuole farsi conoscere, che vuole fare amicizia e conversare.
Allora mi riesce naturale sorridere e salutare sconosciuti, chiacchierare amabilmente. Sto bene in mezzo alle persone, ma non appena rimango da sola, ecco che voglio evitare qualsiasi anima vivente.
A volte do più corda a una parte di me, a volte all’altra. In fondo è una fregatura dare fiducia; non si riceve mai nulla.
Quando si da incondizionatamente, torna sempre indietro poco, troppo poco per i sacrifici che si è fatto.
Forse qualcuno potrebbe dire che sono depressa, ma io preferisco definirmi cresciuta troppo in fretta. Ho scoperto troppo presto le ingiustizie e la cattiveria delle persone.
Sono vecchia dentro, e questo mi porta a evitare di ferirmi intessendo relazioni con altre persone. Potrebbe quasi definirsi autoconservazione.
Quanti colpi
può ricevere un cuore prima di spezzarsi inesorabilmente?