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Autore: Death Lady    08/08/2013    1 recensioni
E se … E se Lily prima di sposarsi con James fosse stata innamorata di un altro? E se Lily fosse stata quasi costretta a sposare James?
Vi prego di perdonarmi, vi sto per stravolgere una bellissima storia d’amore per crearne un’altra. Mi perdonerete? Spero di si. Ora, leggete!
ATTENZIONE
**A CAUSA DI ALCUNI PROBLEMI MI TROVO COSTRETTA A DOVER INTERROMPERE (temporaneamente) LA STORIA. SCUSATE, A PRESTO**
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: Sirius/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Lily, ti amo

Ritardo
«Lily! Lily sbrigati, non vuoi fare tardi a lezione, no?!» la sua amica Alice le gridava da più di mezz’ora di alzarsi dal letto ma lei non ne aveva alcuna intenzione. La sera prima aveva fatto le ore piccole per colpa di quei … come si facevano chiamare? Ah, si, Malandrini. Avevano sparato Caccabombe nei corridoi del castello per tutta la sera e lei, da buon Prefetto, gli era dovuta stare dietro, fino a che non si era spazientita e non aveva chiamato la professoressa McGranitt.
«Lily, guarda che faccio venire James a svegliarti. Non penso che a lui dispiacerebbe.» la scimmiottò Alice che, come tutta la scuola, sapeva della cotta che il ragazzo aveva per la sua migliore amica.
«Lui non può salire. E poi non lo faresti mai …» le rispose girandosi la ragazza.
L’amica sbuffò: era arrivata l’ora di passare alle maniere forti.
Con passo deciso andò verso la finestra e la spalancò, poi, ancora più determinata, si avvicinò al letto di Lily e le tolse le coperte con un unico, fluido gesto.
«ALICE!» urlò la rossa scattando in piedi.
«Lily.» le rispose calma.
«Sei pazza?! Fa un freddo cane!» continuò, rabbrividendo e coprendosi le braccia con le mani.
«Non mi interessa, le parole “domani mattina devi svegliarmi a qualunque costo, non importa quello che ti dirò” sono tue.» le disse ostentando la stessa calma di prima.
La bocca della rossa si aprì come per dire qualcosa, ma si richiuse subito dopo: aveva ragione Alice.
Il vento infuriava fuori dalla finestra e la neve scendeva forte.
Un altro brivido percorse il corpo della ragazza.
«Arrivo tra cinque minuti. Tu comincia ad andare.» disse.
«Come vuoi, cara.» le rispose l’amica, uscendo saltellante dalla stanza.
La rossa, con passi pesanti, si avvicinò alla finestra e la chiuse, poi corse in bagno.
Nel giro di cinque minuti era pronta: la divisa, la sciarpa, il mantello, i guanti e la borsa dei libri. I lunghi capelli rossi le ricadevano elegantemente sulle spalle.
Scese nella Sala Comune che, a quell’ora, era deserta.
Si vedeva che non c’era un adulto a tenere a bada quel luogo. Prima dell’arrivo degli elfi domestici quel posto era un vero macello: bottiglie di firewhiskey sparse sui tavoli, pergamene ovunque, piume, carte di dolci, borse, sciarpe, perfino scarpe. L’odore delle Caccabombe che quei ribelli avevano tirato la sera precedente, aleggiava ancora per la stanza.
“ Che schifo” pensò la ragazza, attraversando a grandi falcate la stanza.
Anche i corridoi erano vuoti: se non si fosse sbrigata sarebbe arrivata in ritardo.
Cominciò a correre, cosa non affatto facile visto che si portava dietro un’enorme quantità di libri.
Dopo essersi fermata un paio di volte per riprendere fiato, arrivò finalmente all’aula.
«Buongiorno professore, mi scusi per il ritardo» disse tra una boccata d’aria e l’altra.
Il professore alzò i suoi occhi quasi trasparenti su di lei, guardandola con circospezione.
«Si sieda Signorina Evans, che non accada mai più. Mi sono spiegato?» disse.
La ragazza sospirò.
«Si professore.»
Si guardò intorno: l’unico posto libero era vicino a … NO.
«P-Professore!» esclamò.
«Si?» disse con tono scocciato.
«S-Scusi ma … dove mi siedo?» chiese.
Il vecchio fantasma alzò gli occhi al cielo. «Oh, per la barba del divino Merlino! Signorina Evans, non vede che l’unico posto vuoto è vicino al Signor Black?» rispose con tono veramente alterato.
«Si, lo vedo, ma …» provò a dire.
«Non accetto obbiezioni. Non credo che un paio d’ore accanto a quel ragazzo le facciano male. Si vada a sedere immediatamente!» disse.
La ragazza abbassò lo sguardo delusa. Poi, seguita dal borbottio del professore, andò a sedersi.
 
Black. Quel Black: Sirius Black. Lo stesso che la sera prima aveva rincorso per tutta Hogwarts e fatto rimproverare dalla McGranitt.
Si sedette il più lontano possibile dal Grifondoro, poggiò il libro sul tavolo e cominciò a leggere. Anche quel giorno avrebbero parlato della guerra degli Elfi. Che puffola. Non che non le interessasse quell’argomento, ma quella mattina non le andava proprio di seguire quella lezione.
 
«’Giorno Evans.» le sussurrò il moro che, nel frattempo, si era avvicinato.
«B-Black! Stammi lontano.» disse.
«Uff! Evans. Cara, dolce, dispettosa, bella, antipatica Evans. Ti do’ veramente così fastidio? Non sei curiosa di sapere che cosa ci faccio qui, lontano dai miei amici?» le disse all’orecchio.
Arrossì: non era abituata a quel tipo di contatti con le persone.
Si guardò intorno: fortunatamente erano all’ultimo banco e nessuno poteva vederli. E quando dico nessuno, intendo proprio nessuno: il banco, infatti, era quello più infondo di tutti, lontano da sguardi indiscreti.
«N-No Black. Non sono interessata.» disse agitata.
Una leggera risata uscì dalla bocca del ragazzo.
«Come sei buffa!» esclamò.
La ragazza si girò indispettita.
Il ragazzo dagli occhi grigio-azzurro si avvicinò ancora di più a lei.
«Oh, andiamo Evans, non volevo offenderti.» disse.
«Black. Forse non mi hai capita. Non ho voglia di parlare di con te. Il fatto che io sia seduta qui, non ti autorizza a trattarmi come tutte le altre ragazze. Io sono un Prefetto, una studentessa di tutto rispetto e non ho nulla a spartire con te. Quindi lasciami in pace immediatamente, altrimenti mi vedrò costretta a far presente questo tuo atteggiamento alla McGranitt. Ora, allontanati da me e stai zitto.» sentenziò la giovane, guardandolo seria.
«Oh mi scusi, Miss Evans. Non la disturberò più! Perdoni la mia insolenza, non volevo mancare di rispetto ad una dama di così illustre rango.» disse ironico il ragazzo, alzando le mani in segno di resa e allontanandosi dalla giovane.
 
 
Salve! Primo capitolo! Come vi sembra? E’ la prima volta che scrivo su questa generazione.
Spero che vi sia piaciuto, se volete commentate e, se ce n’è bisogno, non risparmiatevi con le critiche!
Al prossimo capitolo!
§Death Lady§
   
 
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