Serie TV > Rebelde Way
Segui la storia  |       
Autore: Saphira96    08/08/2013    4 recensioni
Quando si è bambini non si hanno pensieri, nascono i primi sogni e se si ha la forza e la determinazione di realizzarli, quel bambino sarà un uomo felice. Da bambini si corre, si ride, non si pensa al domani ma si vive il momento.
Questa raccolta ricorda momenti dell’infanzia degli studenti dell’Elite Way School, che ho immaginato prendendo ispirazione dalla personalità che Cris ha sottolineato nei vari episodi dei personaggi di entrambe le stagioni. Buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mia

 
 
Quel giorno come sempre Peter, il tutto fare di casa Colucci, attendeva la principessa di casa davanti il cancello della scuola materna che accoglieva Mia per l’ultimo anno. L’orologio scoccò le 15 e 30 in punto e le porte della scuola si aprirono, e i genitori iniziarono a entrare nell’istituto per prendere personalmente i figli.

Mia si trovava in classe intenta a disegnare la sua famiglia. La maestra, infatti, quel giorno aveva chiesto ai bambini di disegnare la propria famiglia insieme a loro stessi; mentre una signora che la bambina non aveva mai visto prima passava per i banchi e faceva domande.
Il primo genitore entrò in classe e Julia, una compagnetta di Mia, corse incontro alla mamma e la trascinò nel banco per mostrarle il disegno. Mia osservò la scena malinconica.

< Che bel disegno. Chi sono questi signori? > domandò la signora osservando con interesse il disegno di Mia.
< Peter > rispose Mia indicandolo con il ditino < papà > aggiunse indicando l’altra figura.
< E questa sei tu? > domandò ancora la donna.
La bambina annuì.
< Quanto siamo belle! > esclamò entusiasta la signora, nel frattempo una mamma e un papà entrarono nella stanza.
< Mi ricordi il tuo nome? > chiese la donna.
< Mia > rispose la bimba.
< Che bel nome! Senti Mia, ma la tua mamma devi ancora disegnarla? > domandò.
Gli occhi di Mia, che erano di un colore azzurro intenso, assunsero il colore chiaro del cielo perché si erano annacquati di lacrime. Si disturbò a quella domanda e voltò il viso verso il compagno che correva ad abbracciare la mamma. Perché lei non aveva una mamma? In verità non si era mai posta il problema.
< La disegniamo insieme? > insisté la donna, che era chiaramente una psicologa.
Mia scosse il capo.
< Io non ho una mamma > rispose facendo spallucce la piccola.
< Perché? > chiese la dottoressa.
Mia afferrò il pastello e continuò a colorare, ignorandola.
< Senti Mia, posso chiederti chi è Peter? > la psicologa non mollava.
Mia si tranquillizzò e, cessando di colorare tornò a parlare serenamente.
< E’ il nostro maggiordomo > rispose.
La donna sembrava parecchio turbata, ma la bambina no. Tanto che tornò a colorare.
Le seccava ricevere tante domande, si sentiva stanca. Voleva suo papà, voleva Peter.
E infatti eccolo entrare. L’uomo bussò solennemente nell’anta della porta aperta e entrò in classe; Mia si scordò della signora accanto a lei e corse verso Peter saltandogli in braccio.
< Principessa hai imparato cose nuove? > domandò rimettendola giù.
Mia annuì.
< Una signora vuole sapere dov’è la mia mamma … > annunciò. E dopo che Peter le chiese chi fosse, Mia lo vide dirigersi verso di lei e i due si misero a parlare fitto fitto. Prima di andare, la psicologa diede un biglietto al suo maggiordomo.

In macchina Mia non parlò solo quando imboccarono il vialetto di villa Colucci chiese: < Peter, ma io ho una mamma? > .
< Questo devi chiederlo a tuo padre piccola > posteggiò l’auto e l’accompagnò in casa.

Quel pomeriggio Mia chiese di andare a dormire, si sentiva improvvisamente stanca.

Il mattino seguente la bambina iniziò a fare capricci, non voleva andare a scuola perché temeva di incontrare di nuovo la signora che le faceva mille domande a tal punto da farla stancare.
< E va bene amore mio, non andrai all’asilo > annunciò Franco Colucci, il padre della bambina.
Mia ringraziò il padre felice e si rintanò nella sua camera, e quando si affacciò alla finestra per salutare il padre sentì indicare a Peter il luogo in cui l’avrebbe dovuto accompagnare: < a scuola di Mia > .
Che cosa buffa, pensò Mia, suo padre voleva andare a scuola al posto suo. Rise e si sedette nella sua toletta. Era rosa, come tutto del resto in quella stanza. C’erano cuoricini e specchi ovunque e Mia ne approfittava per guardarsi mentre provava diverse acconciature di capelli.

Quando si stancò prese a giocare al tè con le sue bambole e quando disse alla sua bambola preferita: < io sono la tua mamma > ripensò alla donna del giorno prima e alle sue domande. Dov’era la sua mamma? Lei l’aveva? Perché non le voleva bene, come faceva suo padre? All’improvviso si sentì nuovamente stanca e uscì in salotto per chiamare Carmen, la cameriera.
Mia aspettò il padre giocando con Carmen, era bravissima a fare il tè per le sue bambole.

A metà mattina tornò Franco e Mia lo accolse con un caloroso sorriso.

< Mia, devo parlarti > annunciò allungando la mano, e la bambina capì che doveva afferrarla.
Franco la portò nella sua camera, e la fece accomodare sul lettone.
< Amore, ho parlato con la signora che ieri ti ha fatto tante domande > disse, al ricordarla Mia riprese a sentirsi nuovamente stanca e si strofinò gli occhi.
< Tesoro, tu hai una mamma > le disse sedendosi accanto a lei e sollevandola per posarla sulle sue gambe.
Mia sembrava sempre più stanca.
< Dov’è? > domandò.
Franco le indicò il cielo fuori dalla finestra.
< E lassù, ci protegge e ti guarda > una lacrima gli rigò il volto.
Mia sorrise.
< Papà, secondo te mi vuole bene? > domandò.
< Certo tesoro … > rispose. Quella mattina Franco mostrò a Mia delle foto di sua mamma e le propose di esporne una in una cornice, la bambina accettò. Franco le spiegò anche che non le aveva mai parlato della sua mamma perché pensava che sarebbe stata sempre triste guardando il cielo.
< No, adesso se guardo il cielo rido perché so che mi sta guardando > .

Il mattino seguente Mia andò a scuola e quando incontrò la signora le spiegò dov’era la sua mamma, poi chiese alla maestra di riprendere il suo disegno e su una nuvola disegnò la donna che aveva visto nelle foto il giorno prima.
 
< Piccola Mia, cosa ti rende triste? > domandò Sonia Rei a una Mia piuttosto cresciuta.
Mia la guardò, le fece cenno di sedersi e abbandonò il capo sulla spalla di Sonia. Mia non sapeva come si comportava una mamma, ma sentiva che Sonia per lei era qualcosa di simile.

 
Angolo Saphira96 ~ Eccomi qua con un nuovo personaggio. Leggendo qualche mia storia vi siete resi conto che ho scritto diverse storie di vari fandom con i personaggi bambini. Sappiate che non è una fissazione. Credo solo che le esperienze dell’infanzia delineano il carattere che si avrà in futuro, da grandi. Durante la vita possono accadere senza dubbio episodi che fanno cambiare, ma dentro rimane sempre una parte di ciò che si era. Come avrete capito questa raccolta è basata perfettamente su questa mia convinzione. Qualcosa che è accaduto in passato, e la conseguenza durante la crescita. Ma adesso bando alle ciance!
Non credo sia necessario un commento personale (io le scrivo e io le commento AHAHAH) perché è basata sulla mancanza di una figura materna nella vita di Mia; figura che la ragazza – a mio parere – vede in un certo senso nei panni di Sonia. Spero vi sia piaciuta, vi ringrazio per le recensioni e le visualizzazioni del capitolo scorso. Sbizzarritevi anche con questo, a presto!
 
Autrice ~ Saphira96
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Rebelde Way / Vai alla pagina dell'autore: Saphira96