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Autore: stellabrilla    16/02/2008    2 recensioni
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http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=706693&i=1
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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 L’aereo atterrò perfettamente in orario, e un taxi portò la famiglia Hornett all’albergo con tutti i loro bagagli.
Le strade di Las Vegas erano uno spettacolo fantastico di notte, rigogliose di luce e di vita. Un fiume interminabile di insegne colorate, persone di ogni genere e sorta che si riversavano fuori e dentro gli alberghi e i casinò. Un caos gioioso e terribile insieme.
Allo stesso modo anche la Hall dell’MGM era molto affollata, e c’era un un gran fermeto.
Quando l’autista li ebbe lasciati all’ingresso un facchino venne a prelevare le valigie.
Intravidero Lobo, vestito con un completo scuro e con un auricolare nero nelle orecchie. Anche lui li vide, ovviametne, ma non diede alcun segno di averli riconosciuti.
Trovarono la prenotazione fatta a nome ti Thomas Hornett: due suite adicenti. Tra le migliori di tutto l’albergo. E anche tra le più costose.
Salirono nelle stanze dove finalmente poterno darsi una rinfrescata, dopo le 5 ore di volo.
Erano stanchi.
A Washington sarebbero state quasi le due di notte, ma a Las Vegas erano appena le undici e dovevano mettersi subito all’opera.
Jethor e Nikita, ovviamente dividevano una matrimoniale, come due normali coniugi. Mentre Tony si godeva da solo la suite accanto.
- Ho una fame terribile. Quelle schifezze che propinano sull’aereo sono immangiabili. - Esordì lei, uscendo da un bagno traboccante di vapore. - Perché non chiami il servizio in camera? -
Era scalza, aveva un accappatoio bianco e un asciugamano a mo di turbante sulla testa.
Per lei avere uomini intorno era assolutamente naturale, ed era totalmente indifferente a quei consueti dogmi di riservatezza che, normalmente determinano i rapporti di due persone adulte che si sono appena conosciute. Con ogni probabilità non si sarebbe fatta alcun problema a spogliarsi e cambiarsi di fronte a Jethro, se fosse stato necessario.
Questo atteggiamento, per certi versi, affascinava Gibbs, ma per altri lo disorientava. Era a metà tra la disibinizione totale e la completa ingenuità.
Di certo Nikita era una donna abituata ad avere gli uomini ai suoi piedi, ma in certi momenti sembrava comportasi come una ragazzina spensierata, totalmente ignara delle reazioni che provocava nell’altro sesso.
Di Leroy Jethro Gibbs tutto si poteva dire, ma certo non che fosse indifferente al genere femminile! E li c’era una bellissima donna che fingeva di essere la sua devota moglie.
Quella situazione fece riaffiorare in lui molti ricordi. Le lunghe notti delle missioni sotto copertura in Italia, quando era un semplice agente, insieme a Jenny.
Un discreto brivido di eccitazione lo percorse.
- E cosa desidera mangiare la signora? - Il suo lato galante si manifestava molto raramente, ma in quelle occasioni sapeva essere davvero irresistibile.
Kiki gli si avvicinò lentamente, e lui potè carpire una zaffata di profumo provenire dal suo corpo ancora umido per la doccia, gli sembrò vaniglia.
- Non saprei. Se devo dirla tutta, mangerei volentieri un gigantesco piatto di pasta, una bistecca e una fetta di torta... Ma va a finire che poi non mi entra più il vestito che dovo mettere stasera! Quindi teniamoci sul leggero: un “assiette de fourmage” magari, o della frutta. -
Mentre si avvicinava aveva sciolto il turbante, lasciando ricadere i capelli bangati e luicidi. Si fermò davanti a Jethro. Nonostante fosse a piedi nudi era alta quasi quanto lui.
Si guardarono intensamente per un istante, consci dell’attrazione che provavano l’uno per l’altra. Ma senza che nessuno dei due dicesse niente.
Una posta secondaria si aprì di colpo riportandoli alla realtà.
- Hei! Guardate, abbiamo le stanze comunicanti! - Tony fissò perplesso l’imbarazzo dei due, e si rese conto che aveva scelto un pessimo momento per entrare.
Ma quella consapevolezza servì solo a farlo gongolare: il pettegolezzo era una delle sue debolezze.
Nikita tornò di fretta nel bagno, frizionandosi i capelli con l’asciugamano.
- Nessuno ti ha insegnato a bussare? - gli disse Gibbs acido.
- Scusa, Capo. Stavo pensando di adare a fare un giro di perlustrazione. Per... vedere se riconosco qualcuna delle persone che abbiamo visto nelle foto identificative che Nkita ci ha mostrato ieri. Ovviamente. -
- Ecco bravo. Ottima idea. E ti serve il mio permesso, per andarci?-
- No... certo che no Capo. Cioè, volevo solo avvertirti. Nel caso mi aveste cercato... Non che voi abbiate bisogno di me. Assolutamente. Non penso questo... ma... -
Gibbs lo guardò in modo eloquente, interrompendo quel flusso di parole senza senso.
- Certo Capo. Vado! - E scomparve chiudendosi la porta lalle spalle. Gibbs alzò le braccia in un gesto esasperato. Poi prese il telefono e ordinò qualcosa da mangiare.
Attese alcuni minuti, durante i quali si cambiò d’abito, indossando una camicia pulita, un pantalone nero e una giacca più elegante. Prorpio mentre finiva di annodarsi la cravatta bussarono alla porta. Andò ad aprire e un cameriere portò un carrello nella stanza.
Dopo un secondo riconobbe Max, che, non appena entrato, si allentò il papillon sbuffando.
- La stanza è sicura. Ho controllato prima che arrivaste. -
Sentendo la voce familiare Kiki uscì dal bagno. Perfettamente vestita e in ordine (certo che aveva fatto presto!).
- Che ci porti di bello Max? -
Il ragazzo sollevò il telo del carrello scoprendo un altro ripiano, sul quale era riposta una grossa scatola nera di metallo.
- Con gli omaggi della casa. - disse tirandola fuori, e poggiandola sul pavimento.
La aprì, rivelando il contenuto. Pistole di vario calibro, coltelli, auricolari, microspie e altri begli oggetti di vario genere.
- Questo si che si chiama servizio in camera. - si complimentò Gibbs, prendendo senza esitazione una delle pistole e inserendovi un caricatore. - Ma da dove salta fuori tutta questa roba? -
- Abbiamo una piccola base di appoggio, da queste parti. Per ogni evenienza. - gli rispose Max
- Essere sempre un passo avanti. Ottima filosofia. - Gibbs caricò un colpo per verificare il funzionamento dell’arma.
- Hai già trovato qualcosa di interessante? - Chiese Nikita rivolta al suo uomo.
- Un paio di facce conosciute. Due francesi: Anicet Denise ed Èmile Théo, trafficano armi con la Tunisia. Si sono fatti passare per antiquari canadesi. -
- In che stanza alloggiano? -
- 7034 e 7036, un piano sotto di voi. Sto per andare a controllarle, sono appena scesi al ristorante. -
- Ottimo Maximilian. Tra poco andremo al casinò e passeremo al bar. Mi aggiornerai li. -
Max si congedò e uscì portando con se il carrello vuoto.
Gibbs e Kiki sistemarono la scatola con le armi, nascondendola dentro una valigia vuota, e la riposero in un armadio.
Si concessero alcuni minuti per spiluccare qualcosa dal vassoio che Max aveva portato loro. E durante i quali Gibbs ebbe modo di ammirare la mise serale indossata da lei, per quella sera: un vestito fasciante color bronzo leggermente scollato davanti, con lunghe maniche a sboffo. La gonna (strettissima e notevolmente corta) lasciva scoperte un paio di gambe lunghe e ben definite. Una fascia dello stesso colore del vestito le cingeva la gola. I capelli erano raccolti all’indietro, in maniera molto elegante, e i sandali avevano almeno sette centimetri di tacco a spillo.
- Bene. Ho un paio di scarpe scomodissime, un vestito quasi indecente, ma che ho pagato una fortuna, un coltello legato alla coscia sinistra e ho messo la pistola nella borsetta, insieme al rossetto. Direi che possiamo andare. - Proclamò la donna sorridendo. - Che fine ha fatto Tony?-
- Ha detto che sarebbe andato in “perlustrazione”. -
- Scommetti che lo troviamo al casinò che beve un drink e gioca a Black-jack? -
- No che non scommetto. -
- Perché hai di lui un’opinione migliore? -
- No. Perché già so che perderei. –

 [Continua...]

   
 
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