Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Red_Ginger    08/08/2013    4 recensioni
Quando la vidi, per la prima volta dopo secoli il cuore morto nel mio petto sembrò riprendere a battere e la cenere arida che aveva sostituito il mio sangue diventò un fiume di lava bollente. Decisi in un solo istante che l'avrei avuta. Io sono il conte Alexandros Demetriou, e questa è la mia storia.
Una gradevole (o almeno lo spero) storia nella venezia del '700.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eroe dalle nere ali

 

 

Tra le tue braccia, l’oblio,

Alekos, sarebbe stato più

dolce del miele.

Questo pensai sentendo

le tue forti braccia avvolgermi

 con dolcezza.

E mi lasciai cadere

in un calmo oceano,

nero come la notte.

E il mio cuore viaggiò in

 quell’oblio, silenzioso e

leggero come un battito

 d’ali di farfalla.

 

 

 

In quel momento

mi sembrasti un angelo.

Un angelo dolce quanto dannato.

Quando la rabbia si ridusse

 in polvere e svanì come

il male che ci aveva minacciati

ti strinsi a me,

odiandomi per averti condannata

 ad un’esistenza eterna, ad un

 dolore senza tregua.

Mi odiai perché

credevo che

anche tu mi avresti disprezzato

come mi detestavo io,

 vedendo le persone che amavi

invecchiare giorno dopo giorno,

vedendole morire.

Non avrei potuto sopportare

il rancore nel tuo cuore e

nei tuoi occhi,

gli splendidi smeraldi

di cui mi ero perdutamente

innamorato.

 

 

Sto morendo, lo sento. Sto morendo, ne sono sicura. Questo pensò Elisabetta mentre quel mostro le succhiava il sangue, mentre le succhiava la vita, lasciandola debole e vuota. La ragazza non aveva più forza nelle gambe, ma il cardinale la sosteneva senza sforzo. Non riusciva più neanche a muovere un dito, ridotta ormai ad una marionetta nelle mani del religioso.

È finita ormai, non c’è più nulla da fare. Quell’ultimo pensiero fugace le attraversò la mente vedendo Alexandros, il suo Alekos, venire sbattuto al muro da Gustavo. Il mezzo indio era riuscito a ribaltare la situazione approfittando del momento di distrazione del suo amato nonché della sua debolezza, dato che non si nutriva da giorni. Poi, la testa leggera e le palpebre pesanti, si abbandonò al suo destino, scivolando nell’incoscienza.

 

Il cardinale si nutriva con gioia feroce, gustando il sangue della ragazza.

Quel nettare scarlatto e caldo gli scivolava in gola, scaldandolo dall’interno, scorrendogli nelle vene e riempiendolo di vita. Quel nettare squisito, che sapeva di ciliegie, di fragole, di miele, di sole. Sapeva di tutte le cose più prelibate al mondo, e lui non se ne sarebbe mai stancato. Quando la giovane si abbandonò suo malgrado contro la sua spalla il suo cuore ebbe un guizzo. Il religioso si staccò da quel collo bianco e aggraziato per guardare in viso Alexandros, tenuto contro il muro dal suo fedele servo. Il più giovane lo fissava con un’espressione di pura furia, i lineamenti così fini distorti in una maschera d’odio. E i suoi occhi erano neri, e non solo di rabbia.

-Che sciocco, sei venuto qui senza nutrirti! Ecco perché sei così debole- esclamò il cardinale, leccandosi i rivoli di sangue che gli scendevano dalle labbra sul mento. Quel ragazzino poteva dire quello che voleva, poteva anche amare quella sciocca ragazza, ma ora lei era sua. Sì, sua, perché era stato lui a bere il suo sangue.

-Tu…- cominciò a dire Alexandros, subito interrotto dall’altro.

-Io! Sì, ragazzino, io! Io che sto uccidendo la tua ragazza ucciderò anche te! E tu non potrai far altro che vedere la tua bella fanciulla morire, prima di essere ridotto in cenere!-

-Se dovessi morire non avrei rimpianti, sappilo! Morirei sapendo di aver amato, di aver agito nel modo migliore!-

Il cardinale scosse la testa.

-Sai, anch’io ero come te all’inizio, ma poi ho capito che l’innocenza non porta da nessuna parte. L’innocenza non ti da protezione, l’innocenza non ti da potere. Per andare avanti bisogna scendere a compromessi, bisogna sporcarsi le mani di sangue, caro mio. Puoi guardarmi male quanto ti pare, ma neanche tu puoi sfuggire all’istinto. Non puoi sfuggire alla fame, non puoi sottrarti all’istinto di sopravvivenza.  Anche tu ti sei nutrito dagli abitanti di Venezia, ricordalo. E il fatto che tu non sia velenoso ti aiuta a confonderti con loro, non ti costringe ad ucciderli- disse sempre sostenendo Elisabetta, ora priva di sensi.

-Potresti chiedermi di risparmiarti, ma sono sicuro che tu sia troppo orgoglioso per farlo- continuò il più anziano, fissandolo dritto negli occhi.

Per tutta risposta da Alexandros arrivò un ringhio.

-Continui a rivolgerti a me senza il dovuto rispetto- osservò il cardinale in tono leggero, lasciando cadere Elisabetta sul pavimento di pietra e facendo cenno a Gustavo di lasciarlo.

-Guardati, non ti reggi nemmeno in piedi- lo canzonò, vedendo che barcollava.

Alexandros alzò il viso con orgoglio. Quella mossa ricordò al religioso la notte in cui lo aveva portato via. Vide lo stesso sguardo, lo stesso coraggio.

Non l’aveva riconosciuto subito perché quando lo aveva salvato era ridotto molto male, quindi non era riuscito a distinguere i suoi lineamenti sotto i lividi e le ferite. Inoltre la trasformazione lo aveva cambiato, quindi se non avesse visto la sua espressione probabilmente non lo avrebbe mai riconosciuto.

-Potrò anche barcollare ma non mi piegherò mai davanti a te!- disse l’altro a bassa voce, tagliente.

-Bene, allora credo proprio che dovrò ucciderti-  esclamò il cardinale, prendendo il pugnale nero da Gustavo.

Quando si avventò su Alexandros qualcuno gli si parò davanti e prima che lui potesse fermarsi accoltellò Daniele.

 

Daniele si era ripreso lentamente dal colpo alla testa. All’inizio quando aveva cercato di alzarsi ci aveva visto doppio e un’ondata di nausea lo aveva assalito, perciò gli era sfuggito quello che il cardinale e l’altro si stavano dicendo. Quando la nausea era passata aveva colto le parole del religioso, chiedendosi improvvisamente perché lo avesse servito con tanto zelo, chiedendosi come avesse fatto ad essere così cieco. Aveva addirittura cercato di violentare Elisabetta, non volendo vedere la verità, ovvero che lei amava davvero il conte, contro il quale, tra l’altro, lui non avrebbe potuto nulla.

Dio mio, sono un mostro. Ho ammazzato Giovanni e ho quasi fatto lo stesso con Elisabetta aveva pensato, sentendosi un rifiuto.

-Bene, allora credo proprio che dovrò ucciderti- aveva sentito dire al cardinale.

Sapeva di dover fare qualcosa. E subito. Così si era alzato da terra, cercando di stare in piedi. Si era toccato dietro la testa, sentendo il sangue colare. Aveva sceso lentamente le scale cercando di non fare rumore, sapendo che doveva fermare il cardinale in qualsiasi modo, così quando lo aveva visto lanciarsi contro il più giovane aveva agito d’istinto, parandoglisi davanti. Non aveva nemmeno sentito dolore quando la lama lo aveva ferito a morte.

Buffo, sto morendo per mano della persona alla quale ho promesso di essere fedele si disse cadendo a terra e per di più sono stato ferito nello stesso modo in cui ho aggredito Giovanni, con la stessa arma.

Il cardinale lo guardò in modo gelido.

-Debole. Perché?- la voce del religioso era più tagliente di una lama.

-Perché voi siete malvagio. E io l’ho capito troppo tardi- rispose a fatica Daniele, ora pallido come un cencio.

Un debole sorriso gli spuntò sulle labbra, mentre diceva le sue ultime parole: -So che andrò all’inferno, ma non mi importa, perché muoio facendo una buona azione- e poi si abbandonò alla morte.

 

Voi ce la potete fare, ce la dovete fare, ce la farete. Ad Alexandros tornarono in mente le parole di Aicha.

Voi siete forte.

Voi potete resistere.

Voi potete farcela.

Voi dovete farcela.

Ora o mai più. Il cardinale è distratto. Il pugnale è a terra. Ora!

Muovendosi più veloce che mai Alexandros raccolse il pugnale da terra e si avventò sul religioso, colpendolo con forza e precisione. Gli occhi del cardinale si spalancarono quando la lama nera e lunga gli penetrò nella carne, trovando il suo cuore morto.

In un attimo rivide tutta la sua vuota esistenza immortale. Una distesa di fredda nebbia, perché tutto il tempo passato dal momento dopo la trasformazione, in cui aveva aperto gli occhi, dotati di una vista perfetta, era stato inutile. Freddo e vuoto come una tomba.

-Io ti ho creato, e tu mi uccidi. Io ti ho dato una nuova vita e tu poni fine alla mia- disse con voce stentata –che ironia, vero? Il creatore ucciso dalla sua creatura-

-Già, che ironia- ribatté amaramente Alexandros, prima di girare il pugnale nella carne del religioso, lacerandogli definitivamente il cuore. Uccidendolo.

Non guardò nemmeno il cadavere del suo creatore trasformarsi lentamente in polvere argentata, non degnò di un’occhiata Gustavo, che lo guardava con terrore, ma si diresse verso Elisabetta, stesa a terra. Ormai anche la rabbia che aveva provato si era dissolta, proprio come il corpo del cardinale. Ora voleva solo occuparsi di Betta, la sua Betta. E c’era Giovanni, che aveva dimostrato di essergli profondamente fedele, che aveva dimostrato coraggio venendolo a cercare per aiutarlo nonostante fosse ferito.

-Vattene. Non voglio più vederti- ordinò al mezzo indio, a voce bassa. L’altro non se lo fece ripetere due volte e fuggì più veloce che poteva.

Ora quel palazzo abbandonato sembrava quasi prendere vita, sembrava quasi fiorire dopo la presenza di quel mostro, si rese conto il vampiro.

Alexandros  prese in braccio tutti e due, la sua amata e il suo fedele servitore dirigendosi fuori con calma.

Una folata di vento sollevò la cenere argentata  che era stata il cardinale, spargendola nell’aria come polvere di stelle.

 

 

Angolo autrice ritardataria e ritardata

Hola a todos, muchachos! Coma va? State passando bene le vacanze? Io mi sto arrostendo al lago, spero che vuoi abbiate trovato un po’ di fresco.

Allora, qui abbiamo visto la fine del cardinale, che se la meritava proprio, la morte di Daniele, forse l’unica buona azione di tutta la sua vita, e Alekos che porta via la sua Betta e il povero Giovanni.

Ormai siamo agli sgoccioli, dato che mancano solo 3 capitoli alla fine della storia.

Chissà che succederà in città ora che il cardinale ha tirato le cuoia e come andranno le cose tra Alekos e Betta e tra Giovanni e Aicha. Vi lascio con questo interrogativo e vado a buttarmi a lago :)

Hasta la vista :D

Elena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Red_Ginger