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Autore: Cyanide_Camelia    16/02/2008    2 recensioni
Robyn e Joy, due diciassettenni in una frenetica New York, per eccellenza città immortale, alle prese con i pregiudizi, le umiliazioni, feste, ragazzi, passati dolorosi e sogni di ogni genere. Questa è una fanfiction roundrobin scritta da me e Sakura03, avviso tutti coloro che si accingono a leggere che sarà una YURI, perciò se non gradite il genere non leggete, oppure fatelo se ne avete voglia ma nel caso voi rimaneste disgustati o altro, vi invito a NON COMMENTARE, dal momento che non vi obbliga nessuno a farlo! Vi ringrazio per la gentilezza e per l'attenzione e spero che vi atteniate all'avvertimento e speriamo nel vostro appoggio. Un bacio e buona lettura.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Everytime we touch

Everytime we touch

 

Mother, looking at me tell me what do you see

Yes, I’ve lost my mind…

Daddy, looking at me, will I ever be free?

Yes, I’ve crossed the line…

 

All the things she said - tATu

 

 

Come sei bella, Joy.

Fisico asciutto, né troppo alta né troppo bassa, tonica, gambe lunghe ed affusolate, pancia levigata, pelle straordinariamente liscia e profumatissima.

Decisamente atletica e veloce.

Ma guardati, rannicchiata in mezzo alle mie gambe, tenera e peccaminosa.

Quegli occhi verdi decisamente troppo innocenti e chiari per non lasciarsi intrappolare dai miei.

La afferro per i fianchi e la attiro a me, su di me.

Percepisco il suo respiro accelerare, emozionata e curiosa al tempo stesso.

Mi volto su un fianco e, trattenendola per le spalle, comincio a baciarle la clavicola, il collo, la nuca, scendendo giù nell’incavo del seno, dove le riservo una veloce leccatina in punta di lingua, che la fa ridere teneramente.

E proseguo sulla pancia, leccando l’ombelico dolcemente, leggermente impacciata.

Le lascio un bacio sull’anca sinistra, poi mi stendo su di lei e la guardo negli occhi dilatati.

 

“Vado oltre?” le chiedo, facendo scivolare la mia mano sul suo inguine caldo.

 

Ci guardiamo intensamente per pochi attimi che sembrano secoli.

 

È lei a spingere la mia mano più in basso, a guidarmi gentilmente.

La bacio sulle guance con tenerezza mentre raggiungo la sua intimità e mi faccio avanti lentamente, terrorizzata all’idea di farle del male, ma continuo a mantenere il contatto con i suoi occhi, prima sereni, per un secondo impercettibilmente impauriti, infine sedotti dagli spasmi di piacere.

 

Sento il suo respiro farsi sempre più incalzante, le sfugge un gemito del quale si vergogna innegabilmente, infine ritiro la mano inumidita e la asciugo con un fazzoletto, per poi stringere amorosamente Joy, scossa dai tremiti, che si aggrappa a me e che affonda il viso nel mio petto.

Le accarezzo piano i capelli, ascoltando il battito del suo cuore che si regolarizza.

 

Mi studia con le dita, percorrendo il mio profilo, incerta seppure impaziente.

 

“Sei bellissima, Joy.” Dico sorniona, osservandola con i miei occhi nocciola-ambra.

 

“Ah, Robyn, anche tu sei stupenda! E’ semplicemente prefetto essere qua con te…Ti amo.”

 

Le nostre labbra si incontrano di nuovo in qualcosa che non è solo passione, ma bensì un encomio del nostro amore, una sublimazione di ciò che può essere umanamente provato.

E tutti i sensi di colpa scompaiono.

 

“Vuoi dormire ora?” le chiedo materna.

 

“Sì sono un po’ stanca.” Risponde con quella sua irresistibile aria da cucciolo.

 

Va ad infilarsi il pigiama in bagno, io la aspetto in camera con il mio addosso, quello con gli ippopotamini rosa (kawaii! NdA), e me ne sto seduta sul letto con Glauce in braccio che fa le fusa.

Nel frattempo, verso il latte nella ciotola della gatta e raccolgo i miei capelli ricci in una lunga treccia che mi ricade nell’incavo della schiena.

Detto ciò, spengo le luci lasciando accesa solo l’abat-jour e mi stendo, abbracciando un cuscino.

Accendo lo stereo e mi rilasso.

 

Dopo circa cinque minuti esce con un delizioso pigiama giallo a paperelle blu.

Si sdraia accanto a me sorridente e mi prende per mano, poi ci infiliamo sotto le coperte e ci addormentiamo.

 

 

***

 

 

Devo sbrigarmi a studiare, o non ce la farò mai ad uscire per le 6 con Joy e con gli altri.

È che non ci sto proprio con la testa.

Mi rigiro tra le mani la collana che mi ha regalato, e non posso fare a meno di sospirare e ritornare con la mente a ieri mattina, quando svegliandomi l’ho vista accanto a me, serena, ancora immersa nei suoi sogni, con i capelli sparsi sul cuscino, stesa a pancia in giù, con un leggero sorriso sulle labbra.

Questi attimi rimarranno per sempre nel mio cuore come i più belli della mia vita, e lo saranno perché c’è lei.

Guardo l’orologio e mi rendo conto che è davvero tardissimo, perciò chiudo il libro di chimica con rassegnazione e mi vesto svogliatamente.

Perché devono esserci tutti quando io vorrei rimanere sola con Joy?

Mi metto un paio di jeans, maglietta D&G Jeanswear, scarpe Gucci e la mia solita borsa nera Gucci.

Raccolgo i capelli in una coda e mi metto l’impermeabile, poi chiudo casa e vado in garage a prendere la macchina.

 

Per una volta in vita mia vado a velocità normale, mi fermo con il semaforo rosso, ecc.

Il fatto è che ho una strana malinconia addosso e non mi andava molto di uscire stasera, però cosa avrei fatto dopo da sola?

Avrei solo pensato a lei, che si insinua nella mia testa nei momenti in cui sono più vulnerabile, e ravviva il ricordo del mio dolore per la sua perdita, avvenuta due anni fa.

È morta d’autunno, con la pioggia, una domenica mattina.

Tobey era andato a svegliarla, e lei era già gelida.

Il peggior giorno della mia vita.

Tutto ciò che ho saputo fare è stato uscire di casa e cominciare a correre senza fermarmi mai, piangendo, solo che quando mi sono bloccata ero zuppa e mi sono dovuta far venire a prendere.

Ma non la dimenticherò mai: da quel momento in poi nulla è più stato davvero completo, finché non è arrivata Joy.

 

Arrivo davanti al punto d’incontro e saluto tutti i presenti. La vedo in un angolo, mi osserva con un sorrisetto malizioso stampato in faccia.

Ci salutiamo tranquillamente e poi andiamo con gli altri a fare un po’ di shopping.

 

Dopo circa un’ora e mezza, riusciamo a scappare da quel noiosissimo appuntamento e ce ne andiamo a fare una passeggiata sulla 6th avenue, entrando nei negozi Levi’s e comprando di tutto.

 

“Ho una fame!” soggiungo io allegra.

 

“Anche io..mmm perché non ci prendiamo qualcosa al Dunkin Donuts?” suggerisce lei, ed io annuisco.

 

Ci compriamo due ciambelle glassate e della cioccolata calda e poi  torniamo a passeggiare, rilassate, chiacchierando del più e del meno.

 

“Joy, provi ancora qualcosa per Matt? Perché in quel caso, io non mi arrabbierò, mi limiterò ad essere la tua buona, vecchia amica Robyn.

 

Ma che dici? Te l’ho già precisato: ora per me ci sei solo tu. Risponde sorridendo dolcemente, poi mi prende per la nuca e mi bacia dolcemente.

 

“Andiamo via, oppure domani non so come ci alzeremo per andare a scuola!”

 

Ci alziamo dalla panchina dove ci eravamo sedute e riprendiamo la mia macchina. La accompagno sotto casa sua, dove ci scambiamo un ultimo, fugacissimo bacio, e dopo riprendo la mia strada.

 

Quando torno a casa, trovo mio padre che mi aspetta ancora in piedi.

 

Come è andata? Ti sei divertita?”

 

“Sì, un mondo! Tu invece come stai?”

 

“Tutto bene, tesoro, non mi lamento…Dimmi un po’, c’è di nuovo un ragazzo nella tua vita?”

 

In un attimo mi sembra che mi sia crollato il mondo addosso. Non so cosa rispondere.

Non voglio mentire a mio padre: è da sempre il mio confidente; d’altro canto non me la sento di dirgli la verità perché temo la sua reazione.

Mi sfugge un sospiro, mentre lui mi fissa con sguardo inquisitore.

 

Diciamo che mi sto dedicando di più a certe amicizie!” dico con un finto sorriso.

 

Meno male, se l’è bevuta.

 

“Papi, io vado a letto che ho sonno. A domani, buonanotte.”

 

Mi infilo sotto le coperte con gli occhi pesanti, sebbene sia così nervosa da non riuscire a prendere sonno prima delle 3.

 

Joy, che cosa farai tu?

  
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