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Autore: Moonage Daydreamer    09/08/2013    1 recensioni
Ero l'emarginata più emarginata dell'intera Liverpool: fin da quando era bambina, infatti, le altre persone mi tenevano alla larga, i miei coetanei mi escludevano dai loro giochi e persino i professori sembravano preferire avere a che fare con me il meno possibile, come se potessi, in uno scatto di follia, replicare ciò che aveva fatto mia madre.
(PRECEDENTE VERSIONE DELLA STORIA ERA Lucy in the Sky with Diamonds, ALLA QUALE SONO STATE APPORTATE ALCUNE MODIFICHE.)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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With a little help from my friends.



Non passò molto tempo prima che diventasse evidente che Pete e Karla avevano una relazione. In genere non me ne sarebbe importato molto della loro vita privata, ma dal giorno della fiera in poi, il batterista cominciò ad allontanarsi sempre di più dagli altri membri del gruppo; appena finivano di suonare scompariva, e faceva di nuovo la sua apparizione appena prima di iniziare di nuovo a lavorare.
Ciò creava qualche problema agli altri, che non sapevano mai se il loro batterista sarebbe arrivato in tempo; più di una volta, infatti, avevano dovuto cominciare senza di lui. John era ovviamente andato a lamentarsene con il diretto interessato, ma lui aveva risposto con un'alzata di spalle e aveva continuato a comportarsi nello stesso modo. E per quanto riguarda me e Karla, la nostra amicizia finì rapidamente com'era cominciata, non già perché avessimo litigato, ma perché non c'era mai, e quando eravamo insieme al Kaiserkeller non faceva che parlare della sua storia con Pete.
Mi faceva piacere per lei, ma non ritenevo che la sua felicità fosse un buon motivo per urlare le cose ai quattro venti.
Quella, tuttavia, non fu l'unica novità. Infatti in quel periodo arrivò da Liverpool un altro complesso, che si sarebbe dovuto alternare con i Beatles; quando arrivammo scoprimmo che erano nientemeno che Rory Storm and the Hurricanes, ovvero uno dei migliori gruppi che ci fossero nella nostra città.
- Sei preoccupato? - chiesi una sera a John mentre camminavamo in un parco, riferendomi agli Hurricanes.
- No. - rispose lui.
- Non fare l'esibizionista con me. - gli dissi. - Tanto non mi freghi. -
- Ma è vero, questa volta. - mi assicurò. - Voglio dire, ogni giorno che passa diventiamo sempre più bravi. Stare qui ad Amburgo ci costringe a tirare fuori il meglio e a dare tutto quello che abbiamo. -
- Però loro sono più esperti, e hanno una divisa. - osservai, godendomi la soddisfazione di guastargli la festa.
- Touché. Ma alla fine quello che conta  è la musica. E ormai siamo al loro livello, se non li abbiamo già superati. -
Alzai un sopracciglio.
- Cos'è tutto questo scetticismo? - esclamò lui fermandosi - Non è che tra due giorni passi dalla parte del nemico? -
Io continuai a camminare, lasciandomelo alle spalle.
- Potrei anche. - dissi. - A meno che qualcuno  non mi dia un buon motivo per non farlo . -
Sentii John sogghignare, poi il ragazzo mi raggiunse e mi cinse i fianchi.
- E' meglio se non ti trovo a fraternizzare con il nemico. - sussurrò, prima di baciarmi.


Il giorno seguente, mentre lavoravo, rimasi concentrata ad ascoltare gli Hurricanes, tanto che sbagliai a servire ai tavoli.
- Mi scusi tanto. - dissi al cliente, un ragazzo tedesco piuttosto strano, vestito completamente di nero. Da che ero lì avevo imparato quel poco di tedesco (frasi fatte per lo più) che mi era utile durante le serate.
- Nessun problema. - replicò lui sorridendo e tornò ad ascoltare la musica con attenzione.
Dopo un po' gli Hurricanes smisero di suonare e fu il turno dei Beatles. Non li avevo mai visti tanto carichi; dire che ci diedero dentro al massimo era un eufemismo, ma ogni volta che i due gruppi si alternavano alzavano l'asticella sempre di più.
Tuttavia, sorprendentemente, i rapporti fra i due complessi erano molto amichevoli, come scoprii alla fine della serata, quando servii loro un giro di birre; mi resi conto solo allora di quanto l'esperienza in Germania ci aveva e ci stava ancora cambiando. Se si fossero trovati di fronte gli Hurricanes a Liverpool, probabilmente i miei amici sarebbero stati un intimoriti dalla loro fama e dal loro modo di fare , mentre adesso ci scherzavano senza alcun problema e facevano commenti tipicamente “da inglesi” nei confronti di ogni tedesco che passava davanti all'entrata del locale.
Da quel giorno in poi, fra i due complessi si instaurò una sorta di competizione musicale, che da una parte li esaltava e dall'altra li prosciugava. Nemmeno la birra bastava più. Arrivavano a fine serata ubriachi fradici e distrutti, tanto che per tornare al Bambi Kino barcollavano inciampando l'uno sull'altro. Fu allora che cominciarono a girare le pastiglie. All'inizio sembrava che non facessero altro che ricaricare l'energia dei musicisti, ma con il passare del tempo mi accorsi che li rendeva anche molto più irascibili. In ogni caso, esse erano l'unico modo con cui loro riuscissero a sostenere i ritmi ai quali erano sottoposti, perciò continuarono a prenderle senza farsi problemi, tutti tranne Paul, che per il momento si limitava ancora all'alcol.
- Ehi, sai dov'è Karla? - mi chiese un'altra cameriera distogliendomi dai miei pensieri. - Doveva darmi il cambio un quarto d'ora fa. -
- No, non l'ho vista per tutto il giorno. - risposi.
Oh, no” pensai “se Karla non c'è, non ci sarà neppure...
- Dove diavolo è Pete?! - gridò John infuriato dall'altra parte del locale.
Fissai lo sguardo su di loro, in apprensione, vedendo quanto il ragazzo era fuori di sé.
- Calma, John. - cercò di tranquillizzarlo Paul. - Ci aggiustiamo come al solito; suono io la batteria, non è un problema. -
- Sì, che c'è. Eppure glielo avevo detto: o viene in orario o se ne torna in Inghilterra a calci in culo! -
In quel momento entrarono gli Hurricanes, venuti prima nonostante loro iniziassero per secondi.
- Ehi, qualche problema? - chiese Rory.
- Pete non si è presentato. Ancora una volta.- spiegò Stu mentre accordava il basso.
- Lo sostituisco io. - si offrì il batterista degli Hurricanes, Ringo Starr.
- Davvero? - chiese Paul sorpreso.
- Sì, nessun problema. - lo assicurò l'altro.
- Grazie mille, ci tiri fuori da un grande casino. - disse John. - Dopo ti offro un giro di birra. -
Così, alla fine, la serata fu salva, anzi, mi parve che tutti si divertissero molto a suonare con Ringo, il cui sound era davvero molto particolare, e modificava quello dell'intero gruppo.
Dopo che ebbero finito il loro ultimo brano, gli Hurricanes se ne andarono, ma ai Beatles dovevano suonare ancora per un po'.
A quell'ora non c'era più praticamente nessuno, quindi dopo aver servito le due o tre persone che ancora erano lì ad ascoltare, mi sedetti ad un tavolino in disparte e mi misi a guardare. Mi piaceva la pace di quell'ora tarda. Rimasi incantata fino a quando il silenzio mi risvegliò; mi alzai, andai a riempire cinque boccali di birra e li portai ai miei amici mentre smontavano.
John, che ormai era ubriaco fradicio, alzò il boccale:- Un brindisi al mio amico Ringo, che 'sta sera ci ha fatto vedere come si suona la batteria! -
Buttò giù quasi mezzo boccale tutto d'un fiato, subito imitato dagli altri ragazzi, poi riprese:- Un brindisi anche a quel coglione d'un Pete Best, che appena lo vedo gli faccio il culo a striscie! -
Si alzò in piedi barcollando e mi venne incontro; mi accarezzò il viso nel modo più delicato che lo stato in cui era gli permetteva:- E un brindisi alla nostra Anna, che gentilmente tutte le sere ci porta un barile di birra.
- A me non da nessun problema, finché sei tu a pagarlo. - replicai.
Con un sorrisetto gli diedi un bacio sull'angolo della bocca, che lui trasformò subito in qualcosa di ben più appassionato, mentre gli altri ridevano e fischiavano.
- Ragazzi, devo cacciarvi fuori: è orario di chiusura. - comunicai loro dopo un po'.
La mia affermazione fu accolta dai lamenti generali, così dovetti prendere per le braccia John e Ringo (che erano quelli che avevo più vicino) e trascinarli di peso fino all'uscita del locale. Gli altri, per fortuna, li seguirono di loro spontanea volontà.
- E tu non vieni? - chiese Paul mentre gli altri già se ne stavano andando.
- Devo pulire. Vi raggiungo appena finisco. Voi andate al Bambi? - risposi.
Il mio amico annuì, mi salutò e raggiunse gli altri. Sospirai e mi misi al lavoro. Come al solito, qualcuno aveva rovesciato della birra per terra e molti avevano lasciato i tavoli sporchi, ma tutto sommato io e le mie due colleghe di turno quella sera non ci mettemmo molto prima di poter chiudere il locale.
Arrivai al Bambi che ero stanca morta e non desideravo altro che andare a dormire, ma come passai davanti alla porta della stanza centrale sentii ridere.
- Ehi, deve essere Anna! - esclamò la voce di George. - Andate a chiamarla prima che se la svigni! -
Provai a sgattaiolare fino alla mia porta, ma Stu uscì di corsa e mi intercettò.
- Non provare a scappare, Mitchell. - mi disse.
- Ma ho sonno! - protestai.
- Dai, è troppo da sfigati andare a letto così presto! - ribatté, anche se quello che disse non era molto sensato, visto che erano le tre del mattino.
Stu mi prese per mano, spingendomi fino alla stanza. Scoprii che Ringo era ancora con loro, e che avevano spostato il divano da un lato; erano tutti seduti a terra in cerchio, con al centro cinque o sei bottiglie di alcolici, di cui evidentemente si erano riforniti mentre io pulivo il Kaiserkeller.
- Visto che avete bevuto poco... - commentai.
Stu mi fece sedere tra John e Paul, poi andò a sedersi accanto a Ringo.
- Cosa si fa? - chiesi.
- Le regole sono queste - cominciò Paul. - Chi comincia sceglie uno di noi, che può decidere se rispondere ad una domanda o eseguire un ordine; non ci si può rifiutare di dire o fare qualcosa, a meno che non si mandi giù uno shottino di... questa roba qui. Tutto chiaro? - 
- E se io non volessi giocare? - domandai, presagendo che la cosa sarebbe finita male.
- Non puoi. - replicò secco John.
- Okay, era solo per sapere... -
Ma chi mi ci aveva trascinato in quel viaggio ad Amburgo?!
- Domande un po' più intelligenti di quella proposta da Anna? - chiese nuovamente Paul.
- Chi comincia? - chiese George.
- Siamo gentiluomini. Inizia la nostra fanciulla. -
Mi scervellai cercando una domanda interessante da fare, ma come al solito quando avevo bisogno di lei, la mia testa era vuota. Non c'era traccia nemmeno della mia Coscienza, il che era preoccupante.
- Dunque... Ringo. - dissi.
- Domanda. - scelse lui.
- Il tuo vero nome qual è? - chiesi. Ma che domanda stupida! Mi pentii subito di avere posto un quesito così banale.
- Non andiamo troppo sul personale, mi raccomando. - John non si lasciò scappare l'occasione per commentare, e io gli diedi una gomitata.
- Richard Parkin Starkey. - rispose Ringo. - John. -
- Domanda. -
- La tua prima volta? -
- La prima volta per cosa? La prima volta in cui ho mangiato fish and chips, o ho raccolto lamponi? In cui ho visto due uccelli accoppiarsi? - scherzò lui.
- No, in cui ti sei accoppiato tu! - precisò Ringo.
- Quindici anni, nei bagni pubblici.  - disse lui senza scomporsi.
Dopo toccò a George, il quale malauguratamente scelse l'obbligo.
- Vai di là e indossa gli abiti di Anna. - ordinò John.
- Ehi, no! Mi oppongo! - protestai, anche se l'immagine di George vestito da donna mi faceva ridere.
- Se la proprietaria non vuole, non posso disobbedirle!- disse lui.
Paul stappò una bottiglia e versò un po' del contenuto in un bicchiere.
- A goccia. - precisò il ragazzo passando il bicchiere a George, il quale tracannò l'alcolico in un sorso, poi scelse Stu.
- Tu, con la tua aura di fascino e mistero, sei mai stato rifiutato da una gentil donzella? - gli chiese.
Stu rimase un secondo in silenzio. Mi si strinse il cuore.
- Ho sete. - disse poi, dissimulando il suo stato d'animo con un sorriso. - Fatemi bere. -
Il giro seguente ci ritrovammo tutti a bere, persino io, perché John mi aveva proposto di togliermi la maglietta e io mi ero naturalmente rifiutata. Mi bastò un solo shottino per sentirmi girare la testa. Certo che lo reggevo proprio male, l'alcol!
- Posto più strano in cui hai scopato. - chiese Paul a John.
- Il cimitero di Liverpool. - rispose lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Probabilmente la tizia era una fan di Bram Stoker. - borbottai.
- Quando torniamo ti ci porto, promesso. - sussurrò lui al mio orecchio, ma io gli diedi uno spintone. Toccò di nuovo a Ringo, poi a Paul, che volle fare una domanda a me.
- Hai mai fatto sesso con qualcuno che non fosse John? -
Mi portai una mano alla testa, che pulsava per effetto dell'alcol... o della domanda? Scossi la testa e allungai la mano per chiedere che mi fosse servito da bere. Mandai giù quella che forse era vodka in silenzio.
- Ah, la cosa è sospetta! - commentò George ridendo.
Subito dopo Ringo fu costretto ad inscenare un balletto con in sottofondo un brano de Il lago dei Cigni cantato (in modo stonato, per di più) da John, mentre Paul, in boxer e calzini, fu costretto ad andare nell’atrio del cinema per provare a rimorchiare la bigliettaia che ci aveva accolti tanto calorosamente, seguito a ruota da George che controllava se davvero stesse assolvendo all’obbligo.
Quando furono rientrati sghignazzando, Paul scelse me per vendicarsi.
- Quante mutande ti sei portata dietro per il viaggio? -
- Ma che razza di domanda è? Non lo so, un po’! - esclamai, ma i ragazzi non furono soddisfatti della risposta e mi costrinsero a bere un altro bicchiere.
Dopo un paio di altri obblighi, Stu volle portmi una domanda.
- Ehi, ma è una cospirazione! - esclamai completamente ubriaca, tanto da non essermi accorta che l'umore di Stuart era completamente cambiato.
 - Ti senti mai in colpa nei confronti di Cyn? - chiese lui.
Lo fissai. Voleva davvero togliersi la soddisfazione di vedermi in difficoltà come lo era stato lui poco tempo prima? Afferrai di nuovo il bicchiere; che traesse le sue conclusioni da solo
.
- John, ti sei mai fatto fantasie su un uomo? - chiesi al mio ragazzo, e scoppiai a ridere mentre nella mia testa mi immaginavo la scena, dimenticandomi subito del mio disagio.
- No! - si affrettò ad esclamare John, poi pose la sua domanda prima che si potessero fare commenti  - Paul, sentiamo: qual'è la tua fantasia più selvaggia? -
Andammo avanti così per un po', mentre le domande diventavano sempre più esplicite e gli obblighi sempre più assurdi, e alla fine mi ritrovai a giocare di fronte a loro in biancheria, mentre  i miei pantaloni e la mia camicia furono requisiti da Paul che obbligò George a vestirsene e ad andare in strada urlando "Hitler è morto, e c'era anche una vodka!" . Nonostante la mia sbronza colossale, però, riuscii a trattenermi ( a stento) dall'assolvere altri obblighi ben più imbarazzanti .
Il gioco finì solo quando finì anche l'alcol, ovvero non molto lentamente.
Mi alzai barcollando; m i sembrava di essere dentro una nave che navigava su un mare mosso. I ragazzi si misero a fumare, ma io rifiutai le sigarette che mi offrirono.
Non li salutai nemmeno e mi appoggiai al muro per cercare di raggiungere la mia stanza, ridendo a più non posso per nessun motivo. Alla fine inciampai e caddi di sbieco sul letto, con le gambe a penzoloni, e mi addormentai come un sasso..

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Buon pomeriggio a tutti, come va?
Qui si muore di caldo, e probabilmente è a ciò che deve imputarsi la questo capitolo.  Per inciso, non so nemmeno se negli anni '60 esistesse il gioco "obbligo-verità", ma mi è venuta fuori quest'idea e sono stata tanto pazza da seguirla, nonostante sfiorasse l'assurdo.  Spero che nei prossimi giorni mi riesca di scrivere qualcosa di meno demenziale, davvero. (anche perché più demenziale di così non si può…)

Weasleywalrus93: be’, però, alla lunga anche  l’amore di Georgie per il cibo potrebbe rivelarsi diabetico, in senso letterale però. (Okay, questa battuta è tristissimerrima e potevo benissimo risparmiartela, ma non sono riuscita a trattenermi.) Ti invidio tanto perché vai a Liverpool, e ti capisco riguardo agli esami. Ora vado prima di rovinarti irrimediabilmente la giornata con un’altra battuta tristissimerrima. (p.s. Spero che gli esami ti vadano bene!!)

Cagiu_Dida: Ciaoo!!! Grazie mille per aver avuto la voglia di leggermi e recensirmi la storia, mi ha fatto un piacere immenso!!!! Sono felicissima che la storia di piaccia, che ti piacciano i protagonisti e tutte le loro particolarità. Spero che capitolo dopo capitolo continui ad appassionarti sempre di più. Alla prossima (scusa la risposta orrenda…)

Peace n Love.

  
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