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Autore: CinziaPV    09/08/2013    1 recensioni
E' un Draco Malfoy accecato dall'odio quello che incontriamo fra le mura di Hogwarts, alcuni anni dopo la fine della seconda guerra magica. Voldemort è caduto, ma non tutti sono disposti a dimenticare.
Dalla storia:
Hermione realizzò di non avere più tempo.
Si trovava ad Hogwarts, il luogo dove tutto era cominciato e stava finendo. Avrebbe preferito che al suo fianco ci fossero Harry e Ginny, o magari Lavanda... invece si trovava vicino a persone con cui non aveva avuto alcun genere di rapporto nel corso degli anni precedenti.
Anche il suo abbigliamento era inadatto.
Indossava un semplice vestito di lana verde, che le arrivava appena fino al ginocchio e evidenziava le forme perfette di un corpo non più adolescente. E si sentiva vulnerabile con il polso ancora bloccato nella presa ferrea di Malfoy.
Si sentiva vulnerabile, perché lui la guardava come nessuno aveva mai fatto, e le impediva d'abbassare lo sguardo.
Eppure doveva farlo, abbassare gli occhi se voleva parlare, altrimenti sarebbe fuggita all'infinito. Così lo fece.
- Non sono più una strega - sussurrò, quasi in contemporanea al ghigno sfrontato di lui.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La foresta proibita

 
 
 
 
– Sei cambiato. – Pansy Parkinson con una sinuosità che non le apparteneva, almeno non in passato, si avvicinò felina all’uomo che da qualche settimana a quella parte tormentava i suoi sogni. Fece risalire le mani lungo il suo costato e lentamente iniziò a liberarlo della camicia rigorosamente nera.
Draco Malfoy era stato il suo primo uomo, era a lui che aveva donato la propria verginità, quando credeva che prima o poi avrebbe sciolto la promessa fatta a Daphne Greengrass. Gli fece scivolare la camicia per le spalle e poi si dedicò ai pantaloni.
“Stava tradendo suo marito.” Una piccola vocina nella testa glielo ricordava, eppure per quanto si sforzasse, non riusciva a sentirsi in colpa. Non col corpo di Draco a ridosso del suo, non con le sue mani, che flebili le accarezzavo i seni, che la liberavano del vestito succinto… che la costringevano a stringere le gambe attorno alla sua vita.
Era un gioco pericoloso quello, e Pansy lo sapeva bene, ma invece di porvi fine, reclinò la testa all’indietro e beandosi di altre carezze lasciò che Malfoy le facesse ciò che volesse.
Non permise ad alcun pensiero di ostacolarla, conscia soltanto di volerlo dentro di sé.
Ogni pudore era andato a farsi benedire.
Draco non fu dolce, la morse e la lambì come nessuno aveva mai fatto prima, e lei si ritrovò a corto d’aria quando le sue mani le artigliarono i fianchi, costringendola con una morsa ferrea ad andargli incontro.
Non vi era niente di romantico in quell’unione, nessun talamo, nessuna promessa, solo due corpi vogliosi di appartenersi… solo carne, respiri corti e ansimi. 
– Èsolo sesso – Malfoy era stato cristallino, fin da subito. L’aveva stretta forte e sospinta contro una parete. Ed era lì che l’aveva posseduta, sul pavimento duro e legnoso della libreria, forse per sfogare i suoi istinti. Ma a Pansy non importava, l’unica cosa cui anelava era di fare della sua vita ciò che voleva, e mentre il corpo di Malfoy si faceva spazio nel suo, le catene della sua prigionia iniziarono a vacillare.  
 
 
 
 
 
 
 

***

 
 
 
 
 
– Sei una stupida mezzosangue, come hai fatto a dimenticarti della presenza del Platano picchiatore? – Seduto a pochi centimetri dal suo capezzale, Oliver Wenerth non aveva fatto altro che inveire. – Mi aspettavo ben altro da un’alunna perspicace come te.
Entrambi gli studenti si trovavano in infermeria, sotto le cure dispotiche di Madame Chips.
– Neanche tu te ne sei ricordato – si difese Atena Jane Rowling guardandolo di sottecchi. Aveva riportato un trauma cranico, che la costringeva a restare a letto e a bere orribili porzioni verdognole.
– Potevi anche lasciarmi lì: nessuno ti ha obbligato. – Si portò teatralmente una mano alla fronte. – Ops… quasi dimenticavo il motivo che ti tiene incollato a me, non sia mai sia mi accada qualcosa. – Voleva essere ironica, ma le parole risuonarono amare, perfino alle sue stesse orecchie.
– Esatto mezzosangue, non è mai stato fra i miei desideri passare così tanto tempo con te, figurarsi preoccuparmi della tua incolumità.  – Fece una pausa. – E quando tutto questo sarà finito sai che faro? – chiese gelido. Senza aspettare alcuna risposta, si alzò dalla propria postazione  e muovendo qualche passo verso la ragazza tornò a parlare. – Mi dimenticherò di te, di questi mesi, sarà come se non fossi mai esistita – berciò duro a pochi centimetri dal suo viso.
Aveva parlato senza pensare, non credendo di poterla ferire, abituato com’era a inveirle contro. Si sorprese di vederla tremare. – Non ti preoccupare… – rispose fievole – non lo farei mai. – Si portò una ciocca dietro l’orecchio e si morse le labbra, come faceva sovente quando era nervosa.
– Che cosa?
– Illudermi… che tu possa cambiare e che una guerra per stabilire la supremazia del sangue possa portare a qualcosa – disse girandosi dall’altra parte.
– E adesso che fai? Non pensavo do offenderti.– Oliver la guardò sospettoso, continuando a rimanere all’in piedi vicino al capezzale.
– Non mi sono offesa – chiarì tornando a guardarlo. – Mi abituo all’idea di esserti indìfferente… fingo che tu non esista – si bloccò vedendolo arretrare.
– Così non vale mezzosangue. Avrai tempo per tornare a evitarmi, non credi?
– Inizierò oggi – continuò caparbia. Una fitta più forte delle altre, la costrinse a chiudere gli occhi.
– Non credo le tue condizioni te lo permettano.
– Sono io che stabilisco ciò che posso o non posso permettermi, e di certo non posso permettermi il lusso di fingere che tu sia mio amico – fece una pausa – perché non lo sei – specificò.
Il serpeverde sospirò. – Già non lo sono… e comunque – la voce di Oliver s’interruppe nel momento in cui Madame Chips fece il suo ingresso a  seguito di Minerva McGranitt e Draco Malfoy.
– In fondo Hogwarts non è molto cambiata – ghignò quest’ultimo, lasciando intendere che avesse udito ogni cosa.
– Già… – Minerva McGranitt parlò con sufficienza rivolgendosi ai due alunni – ma sono sicura che d’ora in avanti saranno meno impulsivi, anche perché questo gesto farà perdere parecchi punti alle loro case. – Si sistemò meglio gli occhiali scivolati casualmente sul naso oblungo.  – Ditemi esattamente cosa è accaduto nella foresta proibita e chi ha trattenuto la signorina Hermione Granger…  per causa vostra aggiungerei.
 
 
 
 
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dove stiamo andando? – Hermione parlò, lasciando trasparire una sicurezza che in realtà non possedeva.
Un vento impetuoso frastagliava le fronde degli alberi, facendoli rassomigliare a esseri terrificanti nel buio della sera.
Cercando di non incespicare nei propri passi seguiva il centauro, conscia di non poter fare altrimenti.
In realtà era una fiaccola ardente a indicar loro la via e a far sì che non si smarrissero, una di quelle luci sospese a mezz’aria.
Il terreno dove camminava era sdrucciolevole, e il vestiario costituito da un vestito scuro e aderente, le impediva i movimenti.
“Perché non indossava jeans sbiaditi come la maggior parte delle sue coetanee?”Se l’era chiesto spesso negli ultimi tempi, e la risposta più convincente era, che le avrebbero ricordato ancor più con prepotenza ciò che adesso non era più.
Il centauro, continuava ad avanzare senza badare alla sua persona, ma Hermione aveva l’impressione che milioni di altri occhi le fossero puntati addosso. Li sentiva sottoforma di un formicolio fastidioso alla schiena, che dalla nuca scendeva più in basso.
Dei rauchi sibili le giungevano alle orecchie, facendole accapponare la pelle.
Aveva avuto a che fare con altri centauri in passato, quando credeva nell’amicizia di Harry, solida e imperturbabile, ma sembravano passati secoli.   
Erano anni che non metteva piede nella foresta proibita, e adesso che si guardava in giro, appariva ancora più terrificante.
Il buio era calato in fretta, e la luce debole della luna non riusciva a penetrare nel folto degli alberi.
Alla sua domanda il centauro si era fermato, e poi con una lentezza esasperante si era girato verso la sua direzione, rimanendo immobile come una statua per svariati minuti, e facendola sentire piccola e insignificante.  – Mi devi seguire – disse autorevole.
La sua pelle sembrava onice, talmente era scura e i suoi capelli, lisci e corpulenti presentavano dei riflessi rossastri.
Hermione guardò le funi che iniziavano a crearle dei solchi nella pelle e ignorando il fastidioso bruciore, quando il centauro riprese ad avanzare, si costrinse a farlo a sua volta, cercando di non badare al freddo e ai sibili che iniziavano ad assumere un significato, alla tensione nervosa che con il passare dei minuti stava diventando paura.
Negli ultimi mesi erano davvero accadute troppe cose, e lei si sentiva debole e sola come mai prima di allora, complice forse la lontananza da tutti i suoi affetti… da Ron e dai suoi genitori. Da Ginny che per tanti anni aveva considerato come una sorella.
La guerra, la ricerca degli orcrux e quanto avvenuto negli anni precedenti erano solo un lontano ricordo, troppo sbiadito e a tratti confuso.
Non seppe per quanto tempo seguì il centauro. Il buio non le dava modo di orientarsi, ma seppe d’esser arrivata a destinazione quando le funi che le imprigionavano i polsi, cedettero all’improvviso.
Ad attenderla non c’era l’intera mandria di centauri come aveva immaginato, ma soltanto un altro della loro specie.
Il luogo dove era stata condotta era tetro, e Hermione sentiva l’odore di dittamo, penetrarle nelle narici.
Si strinse le braccia intorno al petto smarrita, e quando aprì la bocca per parlare il primo centauro, quello che l’aveva scortata in quel posto, parlò.
– Non puoi far ritorno a Hogwarts… la tua presenza è una minaccia.
Hermione sbarrò gli occhi confusa, mentre il cuore iniziava a martellarle nel petto. Di tutti i risvolti immaginati, quello era il più tragico. – Non puoi perché chi ha deciso d’averti deve essere fermato, e la scelta di Minerva McGranitt… quella di proteggerti non è certo la più saggia.
Hermione tremò, mentre la tenue speranza che l’aveva accompagnata in tutti quei mesi, svaniva: era stata un’illusa a credere di poter cambiare gli eventi. 
Chiuse gli occhi sconfortata e quando li riaprì i centauri, erano scomparsi. Di fronte a lei c’era il buio, a tratti intervallato da sprazzi di luce e un enorme essere a tre teste.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

***

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
– Non capisco tutta questa fretta. – Pansy Parkinson seguiva torva Theodore Nott – in fin dei conti stiamo parlando di una mezzosangue, – disse con sdegno.
Avevano appena superato il lago nero e sotto lo sguardo corrucciato di Hangrid si stavano dirigendo verso la foresta proibita senza avere la benché minima idea di cosa stesse accadendo.
Theodore Nott le rivolse un sorriso complice. – La guerra è finita Pansy credi che a qualcuno interessi? E poi non è detto che riusciremo a entrare. Per quel che ne so, ci sono delle barriere magiche erte a protezione della foresta e l’unica cosa che mi chiedo, è come abbia fatto la Granger ad accedervi.
 La bruna sbuffò artigliando un suo braccio, e preferendo non rispondere.
Si sentiva stanca e assonnata e non proprio a suo agio senza trucco e con un semplice paio di pantaloni neri a vita bassa e una camicia bianca, troppo pratica e poco succinta.
Era stata svegliata nel cuore della notte, senza alcuna spiegazione plausibile, e quando si era vestita di tutto punto e aveva raggiunto gli altri nella torre di astronomia, aveva scoperto che la causa era niente poco di meno che Hermione Jane Granger.
“La signorina Granger si trova nella foresta proibita”stava spiegando la preside al suo arrivo.  “Non ci vuole grande ingegno per capire che ha bisogno d’aiuto… siamo una squadra e andremo a cercarla.”
Non mancava nessuno all’appello. La più agitata sembrava Hannah Abbott, mentre il più scanzonato proprio Nott al suo fianco, vestito completamente di blu.  
La storia delle barriere non era una leggenda come molti avevano supposto. Erano state erte sul serio, e ogni volta che provavano ad accedere, erano sbalzati lontano. Tutti, nessuno escluso, almeno fino a quando non fu il turno di Draco Malfoy.
– A quanto pare è lei il prescelto – berciò la McGranitt.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Il capitolo è concluso e spero non sia stato deludente.
Forse non vi aspettavate la performance di Draco e Pansy, ma lasciate che mi spieghi.
Il Draco Malfoy che sto cercando di descrivere è divorato dall’odio, perché qualcun altro ha deciso a suo posto cosa farne della sua vita. Ècresciuto privo d’affetto, non è romantico, né usa falso buonismo verso alcuno.
Draco ha incontrato Hermione e la trova bella, ma la cosa per adesso finisce lì. Il loro incontro non ha cambiato le abitudini di Draco, c’è un percorso da seguire.
Draco Malfoy, almeno per adesso è lo stesso che ho descritto nel prologo: non è interessato all’amore e non lo cerca.
Il primo sentimento che gli suscita Hermione è rabbia, perché in modo del tutto inconsapevole l’ha fatto scendere a patti con se stesso, quando a Nottey Valley incontra Lucius.
Draco è freddo, a tratti rude, e a parte al sesso non aspira ad altro.
Hermione è in una situazione particolare, perché non è più una strega e si sente confusa. La vedremo spesso in crisi, e cercherò di spiegare a modo mio, la fragilità di cui spesso ha parlato la Rowling.
La scrittrice sosteneva che Hermione mascherasse la propria fragilità con un’apparente forza. Non credo ci siano altri elementi da analizzare.
Abbiamo lasciato Hermione nella foresta proibita. Lì incontra i centauri e poi Fuffi, un enorme cane a tre teste, particolarmente aggressivo.
Vi ricordo che Hermione è senza magia e i centauri le dicono che non può lasciare la foresta. C’è qualcuno che la reclama, e a questo punto mi chiedo chi ha fatto delle supposizioni in proposito.
Atena e Oliver si commentano da soli. Inutile dire che per quanto adori Draco e Hermione, i personaggi creati da me, mi appassionano particolarmente.
Su Pansy non dirò molto, credo l’abbiate capita e indubbiamente prova qualcosa per Draco, forse a causa dei ricordi.
Non so quanti si ricordano Theodore Nott, ma nel dubbio lascio un link con l’immagine:
 
http://moryhp88.files.wordpress.com/2008/02/theodore-nott.jpg
 
Il capitolo è concluso, e spero possiate commentare numerosi, per me è veramente importante sapere cosa ne pensate, se la storia piaccia, se questo Draco e Hermione v’intrigano.
Grazie infinite a chi ha recensito e a chi ha inserito la storia fra le seguite, preferite e ricordate.
Un abbraccio
Tess
 
Angolo pubblicità:
Ne approfitto per ricordarvi l’altra mia storia in corso:
-        Promessi sposi.
Ecco il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1462705&i=1
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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