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Autore: elyxyz    18/02/2008    37 recensioni
« Non è l'attrazione dell'altro sesso che mi attira in lei, no, soltanto lei, tutta la sua persona con tutte le sue qualità hanno incatenato il mio rispetto, i miei sentimenti tutti, la mia sensibilità intera.
Quando mi accostai a lei, mi ero formato la ferma decisione di non lasciar germogliare neanche una scintilla d'amore. Ma lei mi ha sopraffatto. »
(Lettera di Beethoven a Josephine von Brunswick, 1805)
(...) “Perché tu sei il mio eterno Sole di Mezzanotte.”
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Midnight Sun

Note: Questa è la mia seconda fic su Twilight. Spero sia di vostro gradimento!
Per ulteriori spiegazioni, vi rimando alla conclusione della fic.

 

 

Dedicato a love_fool, Yuki, Lore, lupacchiotta89, Desy, Edelwen, Ed92, Elychan, _BellaBlack_, Locke, Tao, Fosuke, Setsuka, Ayako_chan, Midnight Dream, Vocedelsilenzio e Alchemist Fan che hanno commentato la mia prima fic su Twilight: Égoїste.

Grazie per le vostre meravigliose recensioni: mi hanno commossa! >////<

 

 

Midnight Sun

 

by elyxyz

 

 

 

 

« Non è l’attrazione dell’altro sesso che mi attira in lei, no, soltanto lei, tutta la sua persona con tutte le sue qualità hanno incatenato il mio rispetto, i miei sentimenti tutti, la mia sensibilità intera. Quando mi accostai a lei, mi ero formato la ferma decisione di non lasciar germogliare neanche una scintilla d’amore. Ma lei mi ha sopraffatto. »

(Lettera di Beethoven a Josephine von Brunswick, 1805)

 

 

 

“Ma…”

Bella non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca, che la porta di casa già si stava chiudendo.

 

Sbuffò, spazientita, riaccomodandosi sul morbido divano. Il suo stomaco stava gorgogliando, e allora?

Aveva inutilmente spiegato ad Edward che aveva fame, sì, ma che sarebbe riuscita a sopravvivere fino al ritorno da Charlie.

Eppure quegl’irresistibili occhioni dorati s’erano scusati di non aver cibo di scorta, in quella pseudocucina, e si erano dileguati per procacciarle qualcosa da mettere sotto i denti…

Procacciarle qualcosa da mettere sotto i denti. Lei rise, perché un pensiero così era abbastanza di dubbio gusto, se il tuo fidanzato è un vampiro e gli spuntini, per lui, sono grossi orsi inferociti.

 

Se lo conosceva almeno un pochino, sarebbe corso a piedi fino a Forks e ritorno, perché ci avrebbe impiegato meno tempo che con la macchina.

 

Sospirò, stavolta annoiata.

Era abbastanza raro trovare Casa Cullen completamente vuota, ma talvolta accadeva. Erano andati tutti a caccia, quel weekend.

Tutti, tranne Edward che – dopo la sua ennesima aggressione -, era diventato ancor più protettivo e scrupoloso nei suoi confronti e non la lasciava mai, più di qualche ora, da sola. Non avrebbe dovuto capirlo, ma sapeva che tutta la sua ‘famiglia adottiva’ applicava su di lei un costante e rigido sistema di controllo preventivo e Alice, in tutto questo piano cautelare, era di fondamentale importanza, e monitorava di continuo possibili minacce.

D’altra parte, oramai le era stato riconosciuto ufficialmente – più o meno scherzosamente – il titolo di ‘Miss Attiradisgrazie’ e lei – reginetta in carica contro la propria volontà - non poteva fare altro che tenersi scettro e corona e sperare di sopravvivere, bramando l’agognata immortalità che il suo ragazzo si ostinava a negarle.

 

Bella sbadigliò, osservandosi attorno. L’orologio da parete scandiva lento il tempo, un tempo che – per gli occupanti di quell’abitazione – era assolutamente ininfluente.

Lo sarebbe mai diventato anche per lei?, si chiese, sollevandosi alla ricerca di una distrazione, nell’attesa.

Passò davanti al gigantesco schermo al plasma, all’enorme impianto stereo Dolby Surround di ultima generazione e all’immensa pila di CD e DVD, rigorosamente disposta in ordine alfabetico.

Scrutando malevolmente i cinque telecomandi in assetto, rinunciò a priori anche solo all’idea di accendere qualcosa. Avrebbe fatto danni, ne era certa. Matematicamente certa.

 

Riprese allora a vagare, annusando distrattamente le piante da salotto che Esme coltivava con tanto amore e paziente cura.

Lei non ci sarebbe mai riuscita, si rammaricò. Col pollice verde che si ritrovava, sarebbe stata capacissima di far seccare anche una piantina di plastica.

Ma il giardinaggio non rientrava tra le sue velleità, ringraziando il Cielo. E passò oltre.

 

C’era una cosa che amava profondamente, e che invidiava segretamente a Edward.

 

Il pianoforte a coda troneggiava in tutta la sua altera eleganza sopra alla piattaforma rialzata e sembrava osteggiarla apertamente.

Forse perché rappresentava grazia e armonia, la raffinatezza. Qualità che a lei mancavano.

Isabella Swan era sinonimo di goffaggine, imbranataggine e impaccio. Il suo essere grossolana era un marchio a vivo fuoco, a volte credeva di averlo stampato in faccia.

Avrebbe tanto desiderato imparare a suonare il piano, ma sapeva che era impossibile. Inconcepibile. Almeno nella sua natura umana.

Se mai fosse stata trasformata, inutile negarselo, Bella sperava di acquisire la velocità e la destrezza tipica dei vampiri: sensi più acuiti, agilità e scioltezza. E allora forse…

Forse avrebbe chiesto a Edward di insegnarle qualcosa. Almeno una ballata per principianti.

 

Si sedette sullo sgabello e sollevò con cautela il coperchio, svelando la tastiera.

Frugò nella memoria, alla ricerca di quelle poche nozioni di musica che aveva ricevuto, quando andava alla scuola di danza, come aveva preteso Renée, quando lei era bambina, e l’insegnante strimpellava con ardore su un vecchio relitto sgangherato, ma senza grandi risultati. Il tutto si limitava ad una misera infarinatura di solfeggio, che ora si rammaricava di non aver seguito con più attenzione.

Di pianoforti ne sapeva ancora meno. I tasti, al di là dell’ovvietà bicromatica, sembravano essere tutti uguali.

Qualcosa le ricordava che, nella scala musicale, il DO era la prima nota. E come punto di riferimento centrale della tastiera veniva preso quel tasto, chiamato per questo ‘DO centrale’. Era quello bianco, che si trovava prima di ogni successione di due tasti neri.

Accarezzò, quasi con timore, l’avorio e l’ebano, finché non lo trovò.

Il suono ne risultò quasi un lamento, un gemito di protesta per un disturbo arrecatogli.

 

Bella sorrise colpevole, forse era davvero un caso disperato.

Chiuse perciò il coperchio, e solo allora si accorse che, nello spostamento d’aria, gli spartiti di Edward erano scivolati a terra.

Che pasticciona!, si rimproverò, chinandosi a raccoglierli.

 

Li aveva sentiti quasi tutti: Clair de Lune di Debussy, un Notturno di Chopin, le Variazioni di Brahms per pianoforte, le Sonate di Beethoven: accarezzò La Caccia, l’Aurora e l’Appassionata.

Eppure c’era una partitura che non riconosceva. Sapeva che il vampiro amava talvolta comporre, e le note, scritte con grafia minuta ed elegante, erano senz’altro sue.

Midnight Sun, ecco il titolo vergato in alto, prima dei pentagrammi.

Era davvero un peccato che lei non sapesse valutarne il valore.

Edward gliel’avrebbe fatta sentire, prima o poi, ma adesso era curiosa.

 

Avrebbe potuto solfeggiarla?, si chiese, stimando criticamente le proprie possibilità.

Ma, in fondo, che male c’era? Nessuno era in casa, nessuno l’avrebbe scoperta.

 

“RE-E” bisbigliò, “SO-O-O-OL” le venne il dubbio che fosse più breve, ma continuò.

“DO-O, O O NO!” Scosse la testa, infastidita. “DO-O, O O O O

 

“Stai soffrendo molto?” scherzò il vampiro, prendendola in giro.

 

Bella sussultò spaventata, lanciando un gridolino di paura. Ma fu subito abbracciata prontamente, e i familiari bicipiti scolpiti l’avrebbero tranquillizzata.

 

Si girò in quella stretta, rossa di vergogna e indignazione.

“Avresti potuto farti riconoscere!” protestò, mentre calde lacrime di rabbia le pungevano le palpebre.

 

Edward sogghignò per un altro istante, sfoderando poi quel sorriso che lo rendeva impenitente ed esentato da ogni rappresaglia.

Chinandosi, le sfiorò le labbra con le proprie.

“Scusa, amore. Ma eri così deliziosamente buffa!” si difese, nascondendo un nuovo accesso d’ilarità.

 

Bella tentò di colpirlo sul torace di marmo, ma vi rinunciò presto.

 

“La tua cena si raffredda.” Si sentì dire, mentre il biondo la scostava delicatamente da sé.

Ah, sì. La cena. Se n’era completamente scordata. Non sentiva quasi più fame.

 

“Stavi lavorando a questo?” domandò, sollevando il componimento. E solo in quel mentre s’accorse che si era stropicciato, sgualcito irrimediabilmente. “Oh!, scusa, mi dispiace! Non volevo…”

 

“Non importa,” la tacitò lui, posandole un dito sulle labbra. “E’ tutto qui dentro.” Ma non si indicò la testa, bensì il torace, allargando una mano all’altezza del cuore.

 

Dannazione a lui! Come poteva resistergli, se se ne usciva con parole così?!

 

“Me la suoneresti?” chiese, porgendogli il foglio.

 

Edward arricciò il naso. “Non è ancora finita…” temporeggiò.

 

“Sarà perfetta comunque, già lo so.” Lo rassicurò, spingendolo un po’ verso il piano. In realtà non si spostarono di un millimetro, data la mole sovrumana del vampiro.

 

“…e tu non avresti dovuto neppure vederla. La sgridò, ma senza convinzione.

 

Sorrise incerta. “E’ per me?”

 

A volte era davvero frustrante non sapere cosa le passasse per quella bella testolina mora.

“Certo che è per te!” replicò, confuso e un po’ imbarazzato.

 

Bella si disse che era sicuramente un peccato che lui non potesse più arrossire, perché sarebbe stato delizioso vederlo. E quella sembrava una di quelle rare occasioni in cui era indubbiamente in difficoltà.

 

“Allora suonala.” Gli ordinò, con gentilezza.

 

Ed egli capitolò, tirandosela al fianco sullo sgabello. E in meno di un secondo il grande salotto fu invaso da note dolci e struggenti. Un’aura magica. Le dita pallide scorrevano veloci e suadenti.

Isabella le fissava incantata, incapace di staccarsene.

 

“Se tu volessi… potrei insegnarti i primi rudimenti…” le propose, garbato.

 

“Non ancora,” sorrise. “Ma un giorno… sì.”

 

“Saprò pazientare. La mia indole mi porta a non avere fretta, mia cara. Sai com’è… l’eternità è un pochino lunga.” Scherzò, cingendole la vita con le braccia e carezzandole la pelle sensibile dietro l’orecchio con la punta del naso.

 

“Perché l’hai chiamata ‘Midnight Sun’?” s’interessò Bella, lasciando che il respiro freddo del compagno la vezzeggiasse, creandole piacevoli brividi lungo la schiena. “Intendo dire… cos’ha a che fare la tua canzone con il solstizio d’estate e le regioni oltre il circolo polare?”

 

Come avrebbe potuto spiegarle che, da quando l’aveva incontrata, la sua esistenza era cambiata?
Aveva trascorso oltre un secolo nell’apatia, nel disinteresse. Ma lei, come un sole privato, - suo, tutto suo - aveva dato nuova luce ad ogni cosa, aveva attribuito un valore alla sua inutile non-vita.

Perché Bella era come il Sole, che non si sarebbe più nascosto oltre l’orizzonte, e quindi non sarebbe più calata la notte, su di lui.

“Perché tu sei il mio eterno Sole di Mezzanotte.

 

 

 

-Fine-



Disclaimers: I personaggi e i brani musicali citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Note: Poiché i titoli dei libri della Meyer sono sempre presi da una delle frasi dette all’interno della storia stessa, e visto che Midnight Sun sarà con POV Edward, mi sembrava giusto che fosse una sua frase a motivare il tutto. Secondo me, (finché il libro non mi smentirà) Midnight Sun significa proprio questo per il nostro adorabile vampiro. Bella è – per lui - come un sole che non tramonta mai.

Per chi non lo sapesse: Il sole di mezzanotte (midnight sun) è un fenomeno astronomico che si verifica nelle regioni oltre il circolo polare.
In prossimità del solstizio estivo, a causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra, a latitudini superiori a 66°33‘ il sole non scende mai sotto l’orizzonte, e quindi non cala mai la notte.
La durata di questo fenomeno dipende dalla latitudine: a 70° il sole non tramonta per 17 giorni consecutivi, a 80° per 71 giorni, ai poli (90°) per metà dell’anno.
(Informazioni prese da Wikipedia, l’Enciclopedia Libera).

 

 

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Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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