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Autore: Alexis Cage    11/08/2013    1 recensioni
Non volevo sposarmi, specialmente con uno sconosciuto. Ma quando lo conobbi capii che la fortuna aveva deciso di essere a mio favore (o sfavore) perchè lo amai davvero. E questa fu la mia condanna.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche quel giorno, ironia della sorte, iniziò con un temporale.

Scesi per fare colazione con la convinzione che nella stanza adibita a essa avrei trovato il mio sposo, e rimasi semplicemente senza parole quando scoprii di essere sola. Era passato un mese dal matrimonio, per me era diventata un'abitudine trovare mio marito già sveglio a leggere il giornale e bere una tazza di the.

Fu per l'insolita situazione o per un oscuro presentimento? Non so la risposta a questo quesito, ma so che appena non lo vidi a colazione ebbi la certezza che lui era nel suo studio e aveva bisogno di me.

Inutile dire che mi fiondai davanti alla porta di quella stanza e bussai con timore, pensando che mi avrebbe cacciata via. Ma quando mi annunciai, non rispose nessuno. Riprovai due volte, invano, e quando sentii un tonfo mi decisi e aprii la porta.

Rimasi senza parole.

C'era un unico termine per descrivere quella stanza: sgabuzzino. Era piccolissima, senza finestre, con una semplice scrivania piena di scartoffie che occupava quasi tutto lo spazio e, accanto ad essa, la sedia su cui era seduto mio marito. Non riuscivo a credere che lui avesse passato più di un mese là dentro, rinchiuso nella penombra dell'unica lampada ad olio presente, giorno dopo giorno.

Aveva il volto, posato sulla scrivania, sudato e cadaverico, il suo respiro era affannoso e tremava visibilmente.

Grazie a una mia zia infermiera avevo appreso, tempo addietro, cosa fare in casi di malattia, quindi in una spinta d'adrenalina trasportai mio marito fino alla sua stanza, lo stesi sul letto, gli tolsi la camicia madida di sudore e lo coprii con parecchie lenzuola, bagnai un panno con acqua fredda e gli tamponai la fronte.

Dio, se stava male. Tremava, faticava a respirare e soffriva, soffriva troppo.

Lo vegliai per tutto il giorno. Sapevo che avrei dovuto chiamare un medico ma, tra le parole deliranti che lui talvolta pronunciava, mi aveva supplicato di non chiedere aiuto a un dottore, e quando smise di tremare e si addormentò decisi di accontentarlo.

Restai con lui tutta la notte. Venni vinta dal sonno solo quando l'orologio battè tre colpi, dopo ore di riflessioni. Perchè era rimasto nel suo studio tutto il tempo? Perchè si era ridotto così?

Riaprii gli occhi che il sole non era ancora sorto. Nonostante le poche ore di sonno mi sentii rinvigorita, e guardai subito il malato, ansiosa per ciò che temevo di vedere.

Restai senza parole, quindi, quando vidi che era sveglio.

Mi stava fissando con i suoi occhi tormentati. Mi parve che stesse riflettendo, come se dovesse decidere se narrarmi o no un terribile segreto.Infine, decise.

Mi chiese se volessi sapere cosa lo tormentava tanto da farlo ammalare così gravemente. Io gli risposi subito che lo volevo, ovviamente, ma lui aggiunse che quello che mi avrebbe detto probabilmente mi avrebbe portata in un mondo pericoloso, dove avrei rischiato la vita. Il suo mondo.

Conscia che dovevo prendere una decisione che avrebbe cambiato tutto, gli dissi che volevo sapere. E lui mi raccontò ogni cosa.


Sin da quando era un bambino, aveva avuto la capacità innaturale di vedere cose invisibili al resto del mondo. Le ombre, le chiamava lui. Quando capì che solo lui le poteva vedere, iniziò a cercare una spiegazione logica per ciò che i suoi occhi gli mostravano. Trascorse ore e ore in ogni biblioteca del paese alla ricerca del minimo indizio, e solo quando giunse in un luogo sperduto tra le montagne trovò la risposta tanto ambita.

Le ombre esistevano dalla notte dei tempi, invisibili agli occhi degli umani ma sempre presenti. Ricordi degli angeli caduti assieme a Lucifero, pezzi dell'anima del demonio, le incarnazioni della sofferenza umana, erano state chiamate in tantissimi nomi, ma nessuno sapeva la loro reale natura. Semplicemente, esistevano, e non gradivano di essere sconosciute al mondo.

Nell'oscurità, manovravano le persone più influenti del mondo, guidando l'umanità al futuro che loro bramavano, controllando quegli umani ignari.

E, una volta ogni secolo, nasceva una persona capace di vederle, capace di fermarle. Mio marito.

Poichè nessuno era mai riuscito a fermarle, le ombre avevano deciso di tormentare il mio povero sposo, ben sapendo che alcuna persona gli avrebbe mai creduto. E avevano ragione: neanche i suoi genitori lo ascoltarono, nemmeno quando iniziò a manifestare sintomi di pazzia, sostenendo di essere inseguito dalle ombre, nemmeno quando disse loro che aveva trovato un modo per fermarle, nemmeno quando fallì miseramente, schiacciato dal loro potere. Nemmeno quando lo portarono a un passo dalla morte.

Ma io gli credetti. E decisi di non abbandonarlo.

  
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