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Autore: Seki    11/08/2013    4 recensioni
Una fiammella viola apparve nell’oscurità, andando a spezzare la calma monocromatica di quel luogo.
Istintivamente Dino si avvicinò alla strana apparizione e si accorse che non era una vera e propria fiamma.
Era una piccola farfalla viola, avvolta da sottili lingue di fuoco del medesimo colore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dream...'
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Like a Butterfly

Dino aprì gli occhi.

Si trovava un luogo completamente nero, nessuna sfumatura di colore ad accendere la benché minima vita.

Il giovane uomo si alzò in piedi, rendendosi conto solo in quel momento di essere seduto su un terreno che non riusciva a vedere.

Eppure, in quell’oscurità totale, lui vedeva tranquillamente, sebbene non vi fosse nulla da osservare.

Ad un tratta, però, una piccola luce attirò la sua attenzione.

Una fiammella viola apparve nell’oscurità, andando a spezzare la calma monocromatica di quel luogo.

Istintivamente Dino si avvicinò alla strana apparizione e si accorse che non era una vera e propria fiamma.

Era una piccola farfalla viola, avvolta da sottili lingue di fuoco del medesimo colore.

Istintivamente fece per afferrarla, ma la farfalla volò via, lontano.

-Aspetta…-

Sussurrò lui, ma la creatura sparì, lasciandolo nuovamente nel buio.

*****

Il giovane Boss dei Cavallone si sveglio di soprassalto a causa dell’insistente suono del suo cellulare.

Di malavoglia allungò un braccio fino al comodino, rotolando nel letto per poterlo raggiungere meglio.

-Pronto?-

Biascicò, la voce ancora impastata dal sonno.

-Dino…- dall’altra parte, la voce più che conosciuta di un bambino lo svegliò completamente.

-Avrei bisogno del tuo aiuto…-

E Cavallone stette a sentire la richiesta del suo maestro, che non poté rifiutare in alcun modo.

Troppe cose importanti dipendevano da quel compito.

Una volta riattaccato chiamò immediatamente il suo braccio destro.

-Romario, preparati…andiamo in Giappone.-

L’uomo annuì al suo Boss, prima di correre a fare tutte le preparazioni del caso.
Dino, ancora in pigiama, si avvicinò alla finestra per ammirare il cielo terso della mattina.

Dì li a poco sarebbe diventato il maestro di uno dei Guardiani di Tsuna.

*****

Dino si trovava nuovamente nella stanza buia, ma questa volta l’ansia non lo assalì.

La strana farfalla viola era già lì.

-Mi stavi aspettando?-

Le chiese, ingenuamente.

Il piccolo animale, in risposta, si mise a volteggiare appena vicino al suo viso, ma non appena fece per afferrarla, nuovamente questa s allontanò, fuggendo veloce.

-Aspetta! Non voglio farti del male!-

Ma era tutto inutile…la farfalla gli sfuggiva, lontana. Bellissima e inafferrabile.

Unica luce in un mondo buio.

*****

-Boss…-

La voce di Romario lo riportò alla realtà.

Lentamente il giovane Boss aprì gli occhi, ancora assonnato e dolorante dal giorno prima.

Da quando aveva conosciuto il suo allievo le sue condizioni al mattino erano sempre quelle.

Hibari Kyouya.

Un ragazzino terribile, dal carattere impossibile e una forza spaventosa, in grado di tenere testa a un boss mafioso nonostante avesse solo quindici anni.

Dino sorrise con affetto pensando al ragazzo.

Era passata poco più di un mese da quando Reborn glielo aveva affidato per salvarlo dall’inevitabile scontro con i Varia, ma, incredibilmente, Dino non aveva dovuto lavorare poi molto per temprare la forza di Hibari.

Il vero lavoro era arrivato quando aveva dovuto convincerlo a combattere per Tsuna; o quando aveva tentato di instaurare una conversazione amichevole con lui, ritrovandosi cacciato malamente dalla scuola…o ancora quando aveva cercato di farlo aprire, per capire cosa avesse spinto un ragazzino come lui a diventare una perfetta e spietata macchina da guerra.

In più la farfalla veniva a trovarlo tutte le notti, tormentandolo.

Cavallone sospirò, preparandosi per una nuova giornata di combattimenti e tentativi di conversazione che, sapeva sarebbero falliti.

*****

Quella notte Dino sentì che c’era qualcosa che non andava.

Solo nella stanza buia, si guardava attorno spaventato, alla ricerca di qualcosa che tardava a venire.

La farfalla non c’era.

La stilla di preoccupazione insidiatasi nel suo cuore si trasformò in una fiamma dirompente, rendendolo iperattivo.

Cominciò a camminare avanti e indietro nel sogno, alla disperata ricerca di un uscita che lo portasse nel luogo dove la piccola creatura riposava, senza trovare nulla.

Dino imprecò, urlò, scalciò e tirò pugni al nulla, preoccupato per un effimera presenza dei suoi sogni.

Poi, all’improvviso, la farfalla apparve.

La sua fiamma era tremolante e il suo volo instabile, ma il giovane uomo fu comunque felice di vederla e le corse incontro e, per la prima volta, riuscì a stabilire un contatto.

La creatura si posò docile sul palmo della sua mano, cercando riposo per le sue ali ferite.

Con cautela, Dino sollevò le dita dell’altra mano per andarla a sfiorare e, non appena entrò in contatto con l’ala rotta questa si aggiustò, come per magia.

Il sollievo si palesò negli occhi di lui e i suoi sentimenti raggiunsero l’animale che, come se lo stesse ringraziando, si posò sul suo naso, sbattendo velocemente le ali.

Guardami, sono guarita grazie a te.

Sembrava volesse dirgli.

Dino rise, felice.

Quella volta la piccola luce restò più a lungo, volteggiando attorno al giovane per quasi tutta la notte.

*****

Il giorno seguente, quando arrivando sul tetto della scuola media Namimori non trovò Hibari a fingere di non aspettarlo, Dino cadde nel panico.

Preoccupato, vago per tutta la scuola, sicuro che fosse ancora lì, speranzoso che si fosse allontanato solo per terrorizzare qualche sfortunato allievo di quell’istituto pieno di pazzi.

Lo cercò in lungo e in largo, senza trovarlo, e, a tradimento, le sensazioni del sogno precedente si fecero improvvisamente vive e vere, nella sua realtà.

Stava per uscire a cercare il ragazzo nel cortile quando un’idea gli balenò in testa.

Controllare nel posto più ovvio gli era sembrato assurdo, perché se Kyouya voleva far perdere le tracce non si sarebbe andato a nascondere nel posto in cui, chiunque, lo avrebbe cercato.

Ma forse Kyouya voleva essere trovato…

E infatti eccolo lì, nella sala del Comitato Disciplinare.

Tuttavia c’era qualcosa che non andava: il ragazzo stava seduto per terra, la schiena poggiata al divano e la testa appoggiata sulle gambe raccolte, che teneva strette sulle braccia.

Hibird accoccolato su una spalla che non diceva nulla. I tonfa dimenticati.

Dino gli si avvicinò lentamente, come si fa con gli animali feriti.

Hibari lo sentì e subito sollevò il viso per uccidere con il suo sguardo di ghiaccio chiunque avesse osato entrare lì dentro, a quando si accorse che era solo lui, solo lo Stupido Cavallo, si rilassò, tornando a fissare il vuoto davanti a se.

-Kyouya…-

Il giovane boss lo chiamò piano, mentre si sedeva al suo fianco, senza ottenere risposta, ma senza nemmeno venire cacciato.

Non sapeva se era un buono o un cattivo segno.

-Kyo-chan…che succede?-

Riprovò, usando il soprannome che l’altro odiava, e questa volta una risposta, seppur nulla, la ottenne.

-Niente che ti riguardi, erbivoro.-

Dino sorrise gentilmente.

-Se riguarda te, allora riguarda anche me…-

Ed era terribile quanto fosse vero.

Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo, ma non disse nulla e Dino non lo forzò.

Conosceva abbastanza bene il ragazzo per sapere che non avrebbe mai parlato con nessuno di quello che lo aveva ferito –perché era chiaro che qualcosa lo aveva colpito-, ma Dino sapeva anche che, in momenti come quelli, quando Hibari si chiudeva a riccio verso il mondo, aveva solo bisogno di qualcuno che riuscisse a superare i suoi aculei appuntiti.

Ma Dino non aveva mai avuto paura degli aghi.

Così si ritrovò a stringere a se il ragazzo, avvolgendo le sue spalle con un braccio, lasciando che il suo petto gli nascondesse il volto, sicuramente molto irritato per quel trattamento.

-Che diavolo stai facendo, idiota?-

Ah, Kyouya non sarebbe cambiato mai.

-Lasciami!-

Ma Dino si limitò ad allontanarlo da se quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.

-Mai..-

Un sussurro che si perse nel sapore di un bacio.

*****

Quella notte Dino arrivò contemporaneamente alla farfalla.

Istintivamente le sorrise, dolce, mentre questa gli svolazzava attorno alla testa, come sempre.

-Ciao…-

La salutò, come si salutano le vecchie amiche.

La creatura fatta di fiamme si avvicinò lentamente a Dino, come ad invitarlo a fare qualcosa che il giovane riuscì a capire solo dopo qualche secondo.

Lentamente allungò la mano, il palmo rivolto verso l’alto e lì la farfalla si posò subito, senza esitazione.

Istintivamente Dino chiuse la mano, catturandola.

Improvvisamente il mondo nero sparì, illuminandosi di una luce bianca che ferì gli occhi del biondo, costringendolo a chiuderli.

Quando li riaprì si ritrovò a fissare due occhi grigi che conosceva bene, mentre tra le dita stringeva una mano non sua.

-Sapevo che eri tu…-

Sussurrò al ragazzo che aveva di fronte.

Hibari però non gli rispose, limitandosi a guardarlo stizzito, ma Dino non se ne curò.

Lo tirò verso di se, coinvolgendolo in un bacio che, almeno in quel sogno, sperava potesse durare per sempre.

 

  

 

 

°Blaterazoni varie°
Ok…questa volta non so davvero cosa dire.
Io volevo solo studiare la mondializzazione! Perché è uscita questa cosa? Qualcuno curi il mio cervello vi prego!
Non sono sicura di aver scritto cose molto sensate, e sì sono una fottuta romanticona: insultatemi pure!
Detto ciò..boh. La demenza mi ha lasciata senza parole.
Comunque sia, anche questo scempio è per la challenge che blablabla lo sappiamosekismetiladidirlo!
Spero possiate perdonarmi.
Un bacio, Seki

   
 
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