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a Butterfly
Si trovava
un luogo completamente
nero, nessuna sfumatura di colore ad accendere la benché
minima vita.
Il giovane
uomo si alzò in piedi,
rendendosi conto solo in quel momento di essere seduto su un terreno
che non
riusciva a vedere.
Eppure, in
quell’oscurità totale,
lui vedeva tranquillamente, sebbene non vi fosse nulla da osservare.
Ad un
tratta, però, una piccola
luce attirò la sua attenzione.
Una
fiammella viola apparve nell’oscurità,
andando a spezzare la calma monocromatica di quel luogo.
Istintivamente
Dino si avvicinò
alla strana apparizione e si accorse che non era una vera e propria
fiamma.
Era una
piccola farfalla viola,
avvolta da sottili lingue di fuoco del medesimo colore.
Istintivamente
fece per
afferrarla, ma la farfalla volò via, lontano.
-Aspetta…-
Sussurrò lui, ma la creatura sparì, lasciandolo nuovamente nel buio.
*****
Il giovane
Boss dei Cavallone si
sveglio di soprassalto a causa dell’insistente suono del suo
cellulare.
Di
malavoglia allungò un braccio
fino al comodino, rotolando nel letto per poterlo raggiungere meglio.
-Pronto?-
Biascicò,
la voce ancora impastata
dal sonno.
-Dino…-
dall’altra parte, la voce
più che conosciuta di un bambino lo svegliò
completamente.
-Avrei
bisogno del tuo aiuto…-
E Cavallone
stette a sentire la
richiesta del suo maestro, che non poté rifiutare in alcun
modo.
Troppe cose
importanti
dipendevano da quel compito.
Una volta
riattaccato chiamò
immediatamente il suo braccio destro.
-Romario,
preparati…andiamo in
Giappone.-
L’uomo
annuì al suo Boss, prima
di correre a fare tutte le preparazioni del caso.
Dino, ancora in pigiama, si avvicinò alla finestra per
ammirare il cielo terso
della mattina.
Dì
li a poco sarebbe diventato il
maestro di uno dei Guardiani di Tsuna.
*****
Dino si
trovava nuovamente nella
stanza buia, ma questa volta l’ansia non lo assalì.
La strana
farfalla viola era già
lì.
-Mi stavi
aspettando?-
Le chiese,
ingenuamente.
Il piccolo
animale, in risposta,
si mise a volteggiare appena vicino al suo viso, ma non appena fece per
afferrarla, nuovamente questa s allontanò, fuggendo veloce.
-Aspetta!
Non voglio farti del
male!-
Ma era tutto
inutile…la farfalla
gli sfuggiva, lontana. Bellissima e inafferrabile.
Unica luce
in un mondo buio.
*****
-Boss…-
La voce di
Romario lo riportò
alla realtà.
Lentamente
il giovane Boss aprì
gli occhi, ancora assonnato e dolorante dal giorno prima.
Da quando
aveva conosciuto il suo
allievo le sue condizioni al mattino erano sempre quelle.
Hibari
Kyouya.
Un ragazzino
terribile, dal carattere
impossibile e una forza spaventosa, in grado di tenere testa a un boss
mafioso
nonostante avesse solo quindici anni.
Dino sorrise
con affetto pensando
al ragazzo.
Era passata
poco più di un mese
da quando Reborn glielo aveva affidato per salvarlo
dall’inevitabile scontro
con i Varia, ma, incredibilmente, Dino non aveva dovuto lavorare poi
molto per
temprare la forza di Hibari.
Il vero
lavoro era arrivato
quando aveva dovuto convincerlo a combattere per Tsuna; o quando aveva
tentato
di instaurare una conversazione amichevole con lui, ritrovandosi
cacciato
malamente dalla scuola…o ancora quando aveva cercato di
farlo aprire, per
capire cosa avesse spinto un ragazzino come lui a diventare una
perfetta e
spietata macchina da guerra.
In
più la farfalla veniva a
trovarlo tutte le notti, tormentandolo.
Cavallone
sospirò, preparandosi
per una nuova giornata di combattimenti e tentativi di conversazione
che,
sapeva sarebbero falliti.
*****
Quella notte
Dino sentì che c’era
qualcosa che non andava.
Solo nella
stanza buia, si guardava
attorno spaventato, alla ricerca di qualcosa che tardava a venire.
La farfalla
non c’era.
La stilla di
preoccupazione
insidiatasi nel suo cuore si trasformò in una fiamma
dirompente, rendendolo
iperattivo.
Cominciò
a camminare avanti e
indietro nel sogno, alla disperata ricerca di un uscita che lo portasse
nel
luogo dove la piccola creatura riposava, senza trovare nulla.
Dino
imprecò, urlò, scalciò e
tirò pugni al nulla, preoccupato per un effimera presenza
dei suoi sogni.
Poi,
all’improvviso, la farfalla
apparve.
La sua
fiamma era tremolante e il
suo volo instabile, ma il giovane uomo fu comunque felice di vederla e
le corse
incontro e, per la prima volta, riuscì a stabilire un
contatto.
La creatura
si posò docile sul
palmo della sua mano, cercando riposo per le sue ali ferite.
Con cautela,
Dino sollevò le dita
dell’altra mano per andarla a sfiorare e, non appena
entrò in contatto con l’ala
rotta questa si aggiustò, come per magia.
Il sollievo
si palesò negli occhi
di lui e i suoi sentimenti raggiunsero l’animale che, come se
lo stesse
ringraziando, si posò sul suo naso, sbattendo velocemente le
ali.
Guardami,
sono guarita grazie a te.
Sembrava
volesse dirgli.
Dino rise,
felice.
Quella volta
la piccola luce restò
più a lungo, volteggiando attorno al giovane per quasi tutta
la notte.
*****
Il giorno
seguente, quando
arrivando sul tetto della scuola media Namimori non trovò
Hibari a fingere di
non aspettarlo, Dino cadde nel panico.
Preoccupato,
vago per tutta la
scuola, sicuro che fosse ancora lì, speranzoso che si fosse
allontanato solo
per terrorizzare qualche sfortunato allievo di quell’istituto
pieno di pazzi.
Lo
cercò in lungo e in largo,
senza trovarlo, e, a tradimento, le sensazioni del sogno precedente si
fecero
improvvisamente vive e vere, nella sua realtà.
Stava per
uscire a cercare il
ragazzo nel cortile quando un’idea gli balenò in
testa.
Controllare
nel posto più ovvio
gli era sembrato assurdo, perché se Kyouya voleva far
perdere le tracce non si
sarebbe andato a nascondere nel posto in cui, chiunque, lo avrebbe
cercato.
Ma forse
Kyouya voleva essere
trovato…
E infatti
eccolo lì, nella sala
del Comitato Disciplinare.
Tuttavia
c’era qualcosa che non
andava: il ragazzo stava seduto per terra, la schiena poggiata al
divano e la
testa appoggiata sulle gambe raccolte, che teneva strette sulle braccia.
Hibird
accoccolato su una spalla
che non diceva nulla. I tonfa dimenticati.
Dino gli si
avvicinò lentamente,
come si fa con gli animali feriti.
Hibari lo
sentì e subito sollevò
il viso per uccidere con il suo sguardo di ghiaccio chiunque avesse
osato
entrare lì dentro, a quando si accorse che era solo lui,
solo lo Stupido Cavallo,
si rilassò, tornando a fissare il vuoto davanti a se.
-Kyouya…-
Il giovane
boss lo chiamò piano,
mentre si sedeva al suo fianco, senza ottenere risposta, ma senza
nemmeno
venire cacciato.
Non sapeva
se era un buono o un
cattivo segno.
-Kyo-chan…che
succede?-
Riprovò,
usando il soprannome che
l’altro odiava, e questa volta una risposta, seppur nulla, la
ottenne.
-Niente che
ti riguardi,
erbivoro.-
Dino sorrise
gentilmente.
-Se riguarda
te, allora riguarda
anche me…-
Ed era
terribile quanto fosse
vero.
Il ragazzo
lo fulminò con lo
sguardo, ma non disse nulla e Dino non lo forzò.
Conosceva
abbastanza bene il
ragazzo per sapere che non avrebbe mai parlato con nessuno di quello
che lo
aveva ferito –perché era chiaro che qualcosa lo
aveva colpito-, ma Dino sapeva
anche che, in momenti come quelli, quando Hibari si chiudeva a riccio
verso il
mondo, aveva solo bisogno di qualcuno che riuscisse a superare i suoi
aculei
appuntiti.
Ma Dino non
aveva mai avuto paura
degli aghi.
Così
si ritrovò a stringere a se
il ragazzo, avvolgendo le sue spalle con un braccio, lasciando che il
suo petto
gli nascondesse il volto, sicuramente molto irritato per quel
trattamento.
-Che diavolo
stai facendo,
idiota?-
Ah, Kyouya
non sarebbe cambiato
mai.
-Lasciami!-
Ma Dino si
limitò ad allontanarlo
da se quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.
-Mai..-
Un sussurro
che si perse nel
sapore di un bacio.
*****
Quella notte
Dino arrivò
contemporaneamente alla farfalla.
Istintivamente
le sorrise, dolce,
mentre questa gli svolazzava attorno alla testa, come sempre.
-Ciao…-
La
salutò, come si salutano le
vecchie amiche.
La creatura
fatta di fiamme si
avvicinò lentamente a Dino, come ad invitarlo a fare
qualcosa che il giovane
riuscì a capire solo dopo qualche secondo.
Lentamente
allungò la mano, il
palmo rivolto verso l’alto e lì la farfalla si
posò subito, senza esitazione.
Istintivamente
Dino chiuse la
mano, catturandola.
Improvvisamente
il mondo nero
sparì, illuminandosi di una luce bianca che ferì
gli occhi del biondo,
costringendolo a chiuderli.
Quando li
riaprì si ritrovò a
fissare due occhi grigi che conosceva bene, mentre tra le dita
stringeva una
mano non sua.
-Sapevo che
eri tu…-
Sussurrò
al ragazzo che aveva di
fronte.
Hibari
però non gli rispose,
limitandosi a guardarlo stizzito, ma Dino non se ne curò.
Lo
tirò verso di se,
coinvolgendolo in un bacio che, almeno in quel sogno, sperava potesse
durare
per sempre.
°Blaterazoni
varie°
Ok…questa volta non so davvero
cosa dire.
Io volevo solo studiare la
mondializzazione! Perché è uscita questa cosa?
Qualcuno curi il mio cervello vi
prego!
Non sono sicura di aver scritto
cose molto sensate, e sì sono una fottuta romanticona:
insultatemi pure!
Detto ciò..boh. La demenza mi ha
lasciata senza parole.
Comunque sia, anche questo
scempio è per la challenge che blablabla lo
sappiamosekismetiladidirlo!
Spero possiate perdonarmi.
Un bacio, Seki