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Autore: Luceeeeeee    11/08/2013    2 recensioni
Questa storia parla di come tutto è iniziato.
Quando Valentine era "solo un ragazzo" e Jocelyn una ragazzina.
Gli amori, i dolori e le delusioni dei membri del circolo raccontate in questa FF.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Circolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Bene ragazzi, cominciamo con tre giri di corsa e poi continuiamo con il tiro con l’arco. Difesa molto efficace quando si è a cavallo. Io eseguirò tutti i vostri esercizi.”
 Valentine disse quelle parole con un tono fermo.
Evidentemente già dall’inizio voleva spronarli a dare il meglio.
Non fissare quei capelli biondi.
Jocelyn si costrinse a spostare lo sguardo verso la ragazza davanti a lei.
Era Alice Kingsmill. Non la conosceva molto bene, eppure la ragazza le sorrise.
Sembrava anche lei terrorizzata all’idea di scontrarsi, anche solo per allenamento, con membri di famiglie potentissime.
“Ops… è già cominciato l’allenamento?”
Maryse Trueblood fece irruzione nella sala e si mise vicino a Stephen Herondale e Clarissa Penhallow.
Clarissa, che nome affascinante.
Cominciarono a correre.
I pensieri di Jocelyn vennero interrotti dall’arrivo di Luke.
“Tutto bene? Sembri turbata.”
“Potevi dirmelo che il nostro addestratore sarebbe stato Valentine!”
La ragazza cercò di non farsi sentire.
Il risultato fu una foce strozzata, la quale faceva trapelare tutta la sua indignazione.
“Perché te ne importa? E poi non ci credevo neanche io…insomma a soli diciassette anni non credevo che fosse possibile insegnare”
“Effettivamente Stephen e Patrick hanno vent’anni, potevano dare a loro il compito di allenarci.”
I tre giri finirono e cominciò una competizione di tiro con l’arco.
Ovviamente in vantaggio c’era Stephen Herondale, il quale affermava che oltre a essere un uomo dalla straordinaria bellezza, era anche un grande arciere.
Era proprio un Herondale!
Jocelyn sentì un dolore atroce al petto
Forse il cuore, a forza di battere velocemente, aveva  rotto la gabbia toracica e ora colpiva direttamente la pelle.
Quell’immagine la fece rabbrividire.
“Jocelyn è il tuo turno.”
Gli occhi neri di Valentine la scrutarono  in cerca di qualche reazione.
La ragazza si avvicinò all’arco e lo prese.
 E’ così pesante. Pensò Jocelyn.
 Si mise in posizione.
Infilò la freccia.
BUM BUM BUM
Il suono del suo cuore le rimbombava nelle orecchie.
Sentì il sangue affluirle fino alle guance, come una rosa che sboccia nella neve.
Tese l’arco. La corda era vicinissima all’occhio.
Prese la mira e scoccò la freccia.
Centro.
La seconda volta era più sicura di sé.
Centro.
Avevano a disposizione quattro tiri.
Centro.
Mancava solo l’ultimo.
Centro.
Jocelyn si guardò intorno. Tutti le sorridevano. Persino Stephen( a dirla tutta lui le fece l’occhiolino).
“Direi che abbiamo una vincitrice. Beh, la prossima volta lei sarà la prima a gareggiare nella lotta a corpo libero!”
Jocelyn, come sempre, si era scavata la fossa da sola.
 
 
 
Ella era alla disperata ricerca del suo amico licantropo.
Subito dopo la cena aveva accompagnato Maryse ad allenamento e in seguito si era recata fuori da Aliacante.
“Dolce da parte tua venire a trovarmi…dolcezza.”
Lucas stava imitando perfettamente il tono di Stephen Herondale.
La ragazza scoppiò a ridere.
Lucas era un licantropo, non che uno degli amici più cari ad Ella.
L’aveva conosciuto a inizio anno. I suoi genitori non erano molto felici all’idea che sua figlia avesse un nascosto per amico, ma a lei non importava.
“Novità dal mondo dei cacciatori supertosti?”
“Oh sì. Da oggi cominciano le sessioni di allenamento supplementari per chi ha compiuto sedici anni.”
“ Fammi indovinare, la tua sorellona strafi…molto bella, è stata scelta per partecipare.”
Lucas non perdeva occasione per ricordare a Ella quanto fosse bella sua sorella.
Era un amore platonico che riusciva a strapparle sempre una risata.
“Sarò una cognata perfetta, te lo prometto.”
Passarono il resto della serata a chiacchierare, scherzare e guardare le stelle.
Lui le aveva raccontato di come il suo branco collaborasse con gli Shadowhunters, per difendere le zone oltre i confini di Idris.
Ella apprezzava molto gli Accordi.
Non era di quei cacciatori che disprezzavano totalmente i nascosti.
A fine serata Lucas l’aveva accompagnata alle porte di Aliacante.
Il giorno dopo era domenica, quindi poteva stare sveglia fino a mezzanotte.
Ne approfittò per andare nella stalle a trovare Jonathan.
Era il suo cavallo. Bianco come il latte, ma con una striatura nera sul fianco destro.
Lo pulì per bene e gli diede del foraggio.
Prese una boccata d’aria all’esterno e sentì delle voci in lontananza. Tornò dentro.
Le voci si avvicinavano.
Erano in tre. Ella ne riconobbe due.
Proprio il ragazzo di cui non conosceva la voce piombò davanti alla stalla e le disse:
“Ehi bellissima, te lo fai un giretto con noi?”
La ragazza capì che era ubriaco dal tono di voce.
Eppure era così bello: i capelli erano castani con svariate sfumature rame. Gli occhi erano la perfetta unione tra azzurro e verde. Le guancie arrossate poi…gli davano un’aria così buffa.
Subito dopo arrivarono Michael Wayland, anche lui sotto l’effetto dell’alcool, e Robert Lightwood, l’unico sobrio.
Quest’ultimo disse: “ O andiamo Mark, ha a malapena quindici anni, lasciala stare.”
“Wow devo essere proprio ubriaco. Non mi sembrava una pivella.”
I tre proseguirono per la loro strada.
Mark pensò con un filo di malizia Ti troverò e ti dimostrerò che non sono una pivella.
 
 
Amatis si stava recando verso la sala degli Accordi.
Il messaggio di Stephen recitava:
Incontriamoci sulle solite scale a mezzanotte.
Amatis era elettrizzata all’idea di frequentare un Herondale.
Per secoli, i ragazzi di questa famiglia, avevano fatto battere i cuori delle cacciatrici.
Adesso era proprio lei la fortunata.
“Credevo non arrivassi più. “ Stephen sembrava distante anni luce. La voce non aveva sfumature, era piatta.
“Mi dispiace, ma Luke è passato a prendere una cosa a casa. Non volevo che mi vedesse uscire.”
“Scusa non volevo essere scontroso, però ogni minuto senza te è una sofferenza.”
A quelle parole le si sciolse il cuore.
Come un pezzo di ghiaccio sotto al sole.
Stephen era il suo sole.
Si accomodò vicino a lui e l’osservò. Era così bello. Anzi bello non era la definizione esatta.
Stephen era la personificazione della perfezione.
Cominciò a baciarla sul collo. Piccole scosse elettriche la percorsero per tutto il corpo.
Si irradiavano dal punto in cui Stephen aveva posato le labbra, fino alle dita dei piedi.
Quando finalmente la sua bocca si posò su quella di Amatis, le sembrò ti toccare le stelle.
Il Grande Carro, l’Orsa Maggiore, la Stella Polare.
Le sue labbra si aprirono al tocco di quelle di lui.
Le loro lingue giocavano, si sfioravano.
Quando le sue mani s’intrecciarono con i capelli di lei, quest’ultima smise di respirare.
Stephen se ne accorse e sorrise sulla bocca della ragazza.
“Mi dispiace Amatis ma devo andare. Domani parto per Amsterdam, molto presto.”
Lasciò cedere le braccia e le sue mani sfiorarono quelle di lei.
“Quindi ci vediamo fra cinque giorni?”
La sua voce trasudava tristezza e delusione.
“Certo piccola.”
Stephen se ne andò, lasciando Amatis su i gradini. Da sola.
 
 
Monteverde era un piccolo bar gestito dalla famiglia omonima.
Era abbastanza dislocato dal centro di Aliacante.
Jocelyn, Luke, Valentine, Maryse, Patrick, Clarissa e Alice si erano recati lì dopo l’allenamento.
Si sedettero ad un tavolo e ordinarono.
Jocelyn era seduta accanto a Valentine. Le sudavano le mani.
Non sapeva esattamente da quando la sua vicinanza le facesse questo effetto.
Era sempre stata abituata a vedere Luke e Valentine allenarsi insieme.
Non che quest’ultimo l’avesse degnata di qualche attenzione. Le rare volte in cui le rivolgeva la parola era per dirle un semplice “Ciao”.
Eppure in quel momento Valentine si girò a guardarla.
“Sei migliorata moltissimo Fairchild!”
Il modo in cui aveva pronunciato il suo cognome la fece sorridere.
“Grazie. Con l’arco me la cavo…ma ho paura per la lotta libera.”
“Tranquilla, basta trovare il punto debole dell’avversario.”
Lo disse con una tale sicurezza, che le venne voglia di provare subito a picchiare qualcuno.
Si scostò i capelli dal viso e le sorrise.
Da quel momento, Jocelyn ne era sicura, non avrebbe avuto occhi per altri.
 
  
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