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Autore: SusanTheGentle    12/08/2013    14 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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41. Un dono di Aslan
 

 
 
Rabadash si svegliò nel bel mezzo della notte e si alzò dal letto con fatica.
Doveva uscire di lì. Non era più sopportabile andare avanti in quel modo. Gli sembrava di essere prigioniero sulla sua stessa nave, ora sotto il comando della Strega Bianca.
Assolutamente intollerabile!
Udiva spesso le voci dei suoi uomini più fedeli- Aréf tarkaan e il capitano dell’Occhio di Falco- venire a chiedere dalla sua salute. Ma ecco che subito rispondeva la voce odiosa della Strega, che fredda come ghiaccio, diceva loro che l’unica cosa che potevano fare era spingere la nave alla massima velocità.
“Signora” aveva udito il capitano ribattere con rispetto “anche se riuscissimo a navigare più svelti dei nodi consentiti, non raggiungeremo mai il Veliero dell’Alba. Ormai sono troppo avanti rispetto a noi, è impossibile”
“ ‘Impossibile’ è una parola che non conosco” aveva ribattuto a sua volta Jadis con stizza, e poi li aveva allontanati tutti di nuovo.
Ovviamente, pensò Rabadash, i suoi uomini avevano ragione: non avrebbero mai potuto intercettare la nave di Narnia, ma la Strega Bianca continuava ad insistere che, presto, sarebbero giunti sulla sua isola mobile, la quale era ancora più lontana.
Rabadash fece un ghigno: un’altra magia malefica di quella creatura? Senz’altro. E non a caso.
Jadis aveva un patto con Tisroc: a Calormen serviva la Regina Susan, per cui avrebbe trovato il modo di farla avere al principe. E per quanto riluttante alla presenza della Strega, con questa prospettiva Rabadash aveva deciso di fare buon viso a cattivo gioco.
Uscì sul ponte che il sole era ormai prossimo al tramonto. I marinai gli si fecero subito intorno, felici di vedere il loro signore dopo tanti giorni.
“Dovei siamo?” volle subito sapere Rabadash.
Il capitano dell’Occhio di Falco gli si accostò. “Fino a oggi pomeriggio abbiamo seguito la solita rotta, ma la Strega Bianca ci ha ordinato di fare una breve deviazione verso nordest”
Rabadash si volse con sguardo fiammeggiante. “Avete dato ascolto a quella donna? Conto ormai così poco a bordo della mia nave, ora che sono malato?”
Il capitano s’inchinò ossequiosamente. “No, mio signore, no, ma…”
Rabadash fece un verso sprezzante, a metà con un gemito. Si sistemò meglio il mantello sulle spalle e poi chiese: “Dov’è quell’orribile donna?”
A rispondere fu Aréf tarkaan. “Ha lasciato l’Occhio di Falco quasi un’ora fa. Ha raccomandato di lasciare i comandi ai pirati”
Il principe lanciò uno sguardo al timone, dove stava Ader: quell’uomo e i suoi scagnozzi non erano mai stati ai suoi ordini, non del tutto almeno, e quasi certamente non ascoltavano Jadis più di quanto facevano con lui. Tuttavia, un dubbio gli salì alla mente: potevano i pirati di Terebinthia vendersi alla Strega? Sì, potevano. Essi erano lì solo per un tornaconto personale, solo perché Tisroc aveva assicurato loro oro e protezione. Ma se Jadis avesse dato loro qualcosa di più, sicuramente non ci avrebbero messo molto a cambiare bandiera.
Rabadash si volse verso il capitano e Aréf tarkaan. “Ho la vostra piena devozione, signori?”
Il primo chinò subito il capo; il secondo sostenne lo sguardo del principe e poi imitò il suo compagno.
“Sempre, mio principe” disse, per non destare sospetti nel giovane. Ma in realtà, Aréf pensava a Emeth.
Da quando l’aveva rivisto e aveva capito che il figlio stava molto meglio con i narniani che con i suoi connazionali, aveva iniziato a riflettere e a dubitare dei suoi servigi verso Rabadash e Tisroc.
Forse aveva sempre avuto ragione sua moglie…
Tuttavia, Aréf non poteva mostrare queste sue titubanze, perché se Rabadash avesse avuto anche solo un sospetto su di lui, di sicuro lo avrebbe giustiziato per tradimento, e inoltre si sarebbe accanito anche sulla sua amata moglie e su Emeth.
Rabadash non sapeva nulla del ragazzo, il principe era ancora convinto fosse morto tragicamente durante lo scontro sull’Isola delle Voci. Da quando il principe era stato ferito, nessuno si era potuto avvicinare alla sua cabina dopo che era arrivata la Strega Bianca. Aréf era più che sicuro che nessuno avesse avuto il tempo di riferire che Emeth tarkaan non era morto come credevano, ma bensì passato dalla parte del nemico.
E in mezzo ala preoccupazione per il figlio, Aréf aveva un altro pensiero: lo strano comportamento di Ader. Il pirata non aveva aperto bocca nemmeno con i suoi uomini, ma Aréf era più che sicuro che avesse capito che era stato lui a far fuggire il ragazzo, tradendo il principe.
“Perché non avete parlato?” gli aveva chiesto il tarkaan.
Il pirata si era limitato a rispondere così: “Ognuno di noi fa quello che deve”
Aréf davvero non capiva…
Rialzò il capo e vide Rabadash mostrare un’espressione soddisfatta sul viso tirato.
“Vi siamo tutti ancora fedeli, Altezza” ribadì.
“Così deve essere”
D’un tratto, l’ufficiale di bordo si avvicinò e annunciò che avevano avvistato terra. “Ma è molto strano, non ho mai visto qualcosa di simile. Sembra si muova, che ci stia venendo incontro”
Rabadash si portò accanto al parapetto e si accorse improvvisamente che il braccio non gli faceva più male come prima. Sentì come uno strano sollievo. Si scostò il mantello, alzando la manica della camicia. Poi spostò appena il bendaggio e vide che la ferita rossa come il fuoco si era come ‘spenta’. Non bruciava più.
Allora alzò il capo e osservò la massa di nubi temporalesche che vorticavano tutto intorno a un’isola brulla e buia, la quale a malapena si distingueva nell’oscurità: la famigerata Isola delle Tenebre.
“Siete in piedi, Altezza Reale? Mi fa piacere” disse una voce alle sue spalle.
Rabadash, Aréf e il capitano dell’Occhio di Falco si voltarono e guardarono Jadis uscire dalle ombre. Sembrava più minacciosa che mai e i marinai si ritrassero.
“Dove siete stata?” chiese subito il principe.
“A sbrigare una piccola faccenda sulla mia isola” rispose lei, fissando lo sguardo sulla massa di nubi nere.
“La vostra isola?” chiese Rabadash dubbioso. “Non avevate detto che si trovava quasi alla Fine del Mondo?”
“Sì, è così” rispose ancora lei con un sorriso soddisfatto. “Vi state chiedendo come abbia fatto la vostra nave a giungere così velocemente fino a qui?”
Rabadash la fissò con un certo disgusto. “No, non ve lo chiederò. Lo so già: la vostra isola si muove”
“Diciamo che ci siamo incontrati a metà strada” disse Jadis, poi si voltò a guardarlo molto seriamente. “Ringraziatemi, perché se state meglio è tutto merito mio. E ora che siete giunti alla mia terra, dove l’oscurità del mondo intero si concentra, starete ancora meglio fino a che non avremo il sangue della Figlia di Eva”
Il principe congedò in fretta gli uomini e prese la Strega da parte.
“Ascoltate, signora” calcò sulla parola con sarcasmo, “Susan è mia, avete capito bene?”
“E’ una Pevensie, e io li voglio tutti morti”
Rabadash annuì. “Sì. Siete già giunta a questo accordo con mio padre, lo so bene. Ma la voglio io! Lei il Liberatore devono morire per mano mia. Voi non la toccherete. Voglio essere io a torcere il suo bel collo”
“In che senso, la volete?”
“In tutti i sensi” ghignò il giovane, con una luce di pura follia nello sguardo.
“Non dovrete farle nulla prima che vi abbia guarito, ricordate” lo redarguì Jadis.
“Sì” annuì il giovane. “Prima mi darà quello di cui ho bisogno, poi quello che da lei desidero da tempo per salvare il mio regno. E poi potrà raggiungere il suo caro Caspian all’inferno!”
Jadis represse un sorriso. “Allora dobbiamo affrettarci, perché il Veliero dell’Alba sta per arrivare alla Tavola di Aslan”. Indicò con un lungo dito spettrale un alto promontorio a mala pena visibile in quell’oscurità.
Rabadash si mosse appena, ma lei lo fermò.
“Non siate ansioso. Saranno i Sovrani a venire da noi”
“Sembrate molto sicura”
“Li conosco da più di mille anni”
Rabadash e la Strega rimasero fianco a fianco senza parlare per un po’.
L’Occhio di Falco avanzava ora tra scogli appuntiti che circondavano l’isola, contro i quali le onde s’infrangevano con violenza. D’improvviso, dall’acqua salì una strana nebbia verde, molto simile a quella che avevano visto sulle Isole Solitarie. Immediatamente, tutti i marinai e i soldati ricordarono l’episodio e molti gridarono spaventati: “La maledizione di Tash! La maledizione di Tash!”
“Zitti!” esclamò Jadis alzando un braccio. “Non è mai stata opera di Tash, stolti uomini”
Entrarono nella nebbia e tutti si chiesero cosa mai avrebbero trovato al di là. Cosa c’era su quell’isola? Quali spaventose cose dovevano aspettarsi di vedere?
Rabadash tornò a guardare verso il mare, e sentì un brivido percorrergli la schiena quando vide qualcosa affiorare in superficie.
Anche il resto dell’equipaggio lo notò: sembravano collinette, che salivano e scendevano sopra e sotto il livello dell’acqua. Poi si udì uno strano rumore ma nessuno seppe identificarne l’origine e la provenienza.
“Ricordatevi una cosa, principe Rabadash” disse poi Jadis, quando furono vicini alla costa. “Fate quello che vi dico, e niente e nessuno vi farà del male. Traditemi, e vi darò in pasto alla mia isola con tutta la nave”
Rabadash si volse a guardare la Strega e di nuovo provò un brivido di terrore. Sembrava un fantasma nella strana luce della sera, e solo in quel momento si rese pienamente conto che non era umana.
Ma quel terrore fu nulla in confronto a ciò che provò quando vide riflesso sull’acqua un bagliore rossastro. Una nuova collinetta più grande delle altre emerse in superficie, e due occhi giganteschi brillarono nella notte.
“Che cos’è?!” gridò il principe del sud, tentando malamente di non mostrare la sua impressione.
“Ciò che fa muovere l’sola” disse tranquillamente Jadis.
 
 
I narniani camminarono a lungo esplorando con cautela le rovine attorno a loro. Somigliavano molto a quelle di Cair Paravel: il terreno era coperto in più punti da frammenti di roccia, bassi muretti e cespugli, qualche fiore. Videro panchine e archi di pietra, porticati, e ancora colonne di marmo. Quel luogo, un tempo, avrebbe potuto essere un castello o una piccola città.
A volte, pareva loro di scorgere qualche movimento tra le fronde degli alberi, ma non riuscivano mai a capire se ci fosse davvero qualcosa o no. C’erano solo insetti, uccelli e piccoli roditori. E di Ramandu nemmeno l’ombra.
Edmund rimase leggermente deluso dalla sua completa assenza. Era sicuro di trovarlo lì, forse nascosto, debole proprio come gli aveva detto la Stella Azzurra.
Mancavano un paio d’ore al tramonto, e Caspian e Peter avevano appena deciso di tornare alla nave e aspettare l’indomani per andare oltre, ma all’improvviso Ripicì alzò il naso e fiutò qualcosa. In effetti, l’aria si era riempita di un profumo delizioso.
“Forse sono i fiori” disse Miriel.
Erano nei pressi del ponte di roccia, e i grandi fiori rosa che avevano visto pendere dal ponte stesso, crescevano in gran numero e riempivano l’aria della loro fragranza.
“No, no, milady” disse ancora il topo, muovendo il naso su e giù, “sembra quasi…non saprei…”
“Prudenza, Rip” lo redarguì Caspian, ma alla fine si decise di proseguire.
Il ponte era costituito da un unico lastrone di roccia ricoperto di soffice muschio. Non c’erano ringhiere, e Lucy, che soffriva di vertigini, si aggrappò forte alla mano di Emeth mentre lo percorrevano. Erano gli ultimi della fila, perché lei insisteva a proseguire con lentezza.
“Non guardare giù. Il segreto è questo” le disse il ragazzo.
“Oh, Emeth! Se me lo dici mi viene voglia di farlo!” protestò la Valorosa.
“Ti fidi di me?” le chiese lui, mettendosi davanti a lei, sempre tenendole le mani strette nelle sue.
“Certamente” rispose Lucy vedendo che le sorrideva.
“Allora chiudi gli occhi e stringi forte le mie mani”
La ragazza spalancò i grandi occhi azzurri e scosse il capo.
“Tranquilla, io non ti lascio”
“V-va bene” acconsentì lei poco dopo.
Avanzarono piano, un passo dopo l’altro, e infine raggiunsero gli altri.
D’improvviso, le rovine acquistarono un nuovo aspetto: adesso c’era un sentiero da seguire, lastricato con pietre colorate, e colonne ancora più alte dalle quali scendevano rivoletti d’acqua che si insinuavano in apposite fessure nel pavimento. Edmund le riconobbe subito, anche quel particolare era apparso nel suo sogno.
“Più in là non sono andato” disse il Giusto, indicando il sentiero che continuava nel fitto di un boschetto davanti a loro.
Nessuno lo disse, ma sembrava che al di là degli alberi ci fosse qualcosa che li aspettava. Qualcosa o qualcuno in attesa.
“Forza” disse Caspian.
Ma non appena ebbero fatto pochi passi tra le fronde, il gruppo si arrestò per la sorpresa: c’era un enorme cancello in ferro battuto, chiuso purtroppo. Il sentiero, ancora una volta, continuava al di là, ma stavolta procedeva in salita.
“Come facciamo a passare?” fece Susan ansiosa, e come in risposta alle sue parole, le tre Spade di Bern, Restimar e Octesian s’illuminarono tutte insieme come quando avevano attraversato i vortici.
Edmund, Peter e Caspian (che custodiva per Eustace quella di Octesian) estrassero le armi dai foderi. Il cancello brillò della stessa luce azzurra e poi si spalancò davanti a loro con un clangore sommesso, invitandoli a entrare.
Ripicì fu il primo, subito seguito dai marinai più temerari, o forse curiosi e impazienti. In quel punto, il profumo era ancora più forte.
Ma le sorprese non erano finite.
Il sentiero si arrestò nei pressi di uno spiazzo rettangolare, anch’esso lastricato di pietre levigate e circondato da altissime colonne grigie. Alzarono gli occhi al cielo, dove le stelle sembravano brillare più vicine, più grandi, e ammirarono la maestosità dell’alta vetta del monte che avevano visto al loro arrivo, anch’essa molto più vicina. Erano saliti fin lassù senza quasi accorgersene.
“La luce cala troppo rapidamente. E’ innaturale” osservò Peter, e tutti notarono come le ombre si erano allungate sul terreno.
All’interno dello spiazzo vi era un lungo tavolo coperto di un panno rosso acceso che scendeva fino a terra. Su entrambe i lati correvano sedie di pietra dagli alti schienali lavorati finemente e con cuscini di seta rossa. La tavola era imbandita di ogni ben di Dio, cibi e bevande per tuti i gusti, e non c’erano dubbi che il delizioso profumo provenisse da lì.
“Incredibile!” esclamò Lucy.
“Quale prodigio!” le fece eco Drinian, ammirato.
Si avvicinarono piano. I marinai desideravano più che mai sedersi e mangiare, ma Caspian ordinò: “Che nessuno tocchi niente”
“Pensate che il cibo possa nascondere qualcosa, Sire?” chiese Rhynce, Gael per mano. “Che sia stregato, o peggio, avvelenato?”
“Non si può mai sapere” rispose Caspian.
“Giusto, giusto” annuì Tavros. “Troppa magia qui intorno, non mi piace proprio”
D’un tratto Edmund disse: “E quelli cosa sono?”
Tutti fissarono in punto indicato dal Re Giusto, dalla parte opposta della tavola. Là c’erano tre sagome in ombra, immobili, apparentemente innocue.
 “Che cosa sono?” mormorò Lucy.
“O chi sono” la corresse Susan.
Ripicì saltò sul tavolo e avanzò svelto tra calici e piatti. Quando fu davanti alla strana figura a capotavola, sbirciò sotto quella che pareva una matassa di paglia.
“Sire, venite a dare un’occhiata!”
Caspian raggiunse il topo per vedere meglio. “Ed, hai la tua torcia?”
“Sì, certo”
“Fammi luce, per favore”
Edmund prese la pila elettrica dalla propria cintura e puntò il fascio di luce dritto verso le tre figure.
“Sono persone” mormorò Caspian sbalordito.
Anche il resto della compagnia si era avvicinato, incuriosito da quella scoperta.
Erano tre uomini, con capelli e barba bianchi e così lunghi che si erano intrecciati tra loro formando un unico groviglio peloso. Coprivano loro gli occhi e il viso ed erano cresciuti tanto da toccare terra.
“Sono morti?” chiese Lucy, deglutendo.
“Non credo, Maestà” disse Ripicì, tastando il polso del primo. “Il cuore batte, la pelle è calda”
“Anche questo è vivo” disse Edmund, che si era avvicinato al secondo.
“E anche questo” disse Peter, accanto al terzo.
“Sono addormentati!” esclamò Miriel.
“Potrebbe essere stato il cibo” suggerì Emeth. “Dormono a causa di queste pietanze. Rhynce non ci è andato lontano quando ha detto che poteva essere stregato”
“Devono dormire da tanto, tanto tempo” osservò Gael.
“Potrebbero essere…” dissero a una sola voce Caspian e Susan, scambiandosi poi uno sguardo d’intesa.
“Pensi quello che penso io?” fece lui.
Lei annuì. “I Lord di Telmar”
“Accidenti, è vero!” esclamò Lucy.
“C’è un modo per accertarcene” disse Caspian, alzando il braccio dell’individuo a capotavola. Al suo polso c’era un bracciale d’oro con sopra inciso un martelletto sormontato da una stella. “Sì, sono senza dubbio Lord Revilian, Agoz e Mavramorn”
“E se sono loro ci saranno anche…” fece Peter.
“Le Spade!” concluse Edmund, scostando la massa di barbe dalla tavola, perché sotto di esse gli parve di veder brillare qualcosa.
E infatti eccole: tre Spade del tutto identiche a quelle che avevano già. I tre Re di Narnia non esitarono un momento e posarono le loro vicino a quelle sulla tavola.
“La nostra ricerca è quasi conclusa. Ne manca solo una” dichiarò Caspian.
Lui, Lucy e Susan allungarono automaticamente una mano verso una Spada diversa. Si scambiarono uno sguardo e tutti e tre pensarono che la propria li stava chiamando. Caspian fece per prendere quella del Lord a capotavola, probabilmente Revilian; Susan quella a destra, di Lord Mavramorn; e Lucy quella a sinistra, di Lord Agoz.
“Ma allora questo posto è…” mormorò la Valorosa, ma non terminò la frase, perché in quel preciso momento tutte e sei le Spade si illuminarono.
E improvvisamente, tutti capirono una cosa: ripensarono di nuovo a quel che era successo quando avevano attraversato i vortici. Una luce identica si era sprigionata dalle Spade e un’altra aveva brillato da lontano, proprio dall’Isola di Ramandu. Le Spade si erano chiamate. Si erano aiutate. Quelle di Revilian, Mavramorn e Agoz avevano chiamato quelle di Bern, Octesian e Revilian.
Poco dopo, una luce quasi accecante inondò lo spiazzo e la compagnia alzò automaticamente gli occhi al cielo, da dove scendeva una sfera luminosa. Quando toccò terra in mezzo a loro prese forma e apparve una donna. Era avvolta in una lunga veste bianca, aveva lunghi capelli biondi chiarissimi e gli occhi blu.
Edmund non poteva distogliere gli occhi da lei, emozionato. Poteva davvero essere che fosse…
“Benvenuti alla Tavola di Aslan, viaggiatori” disse la donna volgendo un sorriso intorno a sé. “Vi stavamo aspettando”
“Chi…chi siete?” chiese Edmund titubante.
Lei si volse verso di lui. “Il mio nome è Lilliandil, figlia di Ramandu. Sono la vostra guida del cielo”
A quel nome, Susan tremò.
Eccola infine, era lì davanti a lei. Era molto bella, aggraziata, una perfetta candidata per essere regina, ora capiva perché Aslan aveva proposto lei.
Non poté fare a meno di pensare che se lei non fosse stata lì, Caspian avrebbe preso quella donna con sé e l’avrebbe condotta a Narnia…e improvvisamente, Susan ebbe paura. Una folle paura che le fece mancare il respiro e allora si voltò a guardare lui. Il Liberatore era dall’altra parte del tavolo, vicino a Lucy e Peter, e guardava la Stella Azzurra. E a Susan venne voglia di urlare il suo nome, chiamarlo, correre ad abbracciarlo, stringerlo a sé, perché aveva il terrore che quella donna lo portasse via per sempre.
All’improvviso, le affiorò alla mente il suo sogno di tanti mesi prima, quello che l’aveva tormentata appena tornata a Finchley; un sogno che ormai non faceva più da tempo, perché adesso era con lui e si sentiva al sicuro. Era il songo in cui vedeva sempre Caspian girato di spalle, e lo chiamava, gridava, ma anche se infine lui si voltava, non riusciva a raggiungerlo mai.
Ed esattamente come nel sogno, ora Caspian era lì, le dava le spalle e non la guardava. E Susan ebbe l’angosciante sensazione che se anche si fosse voltato a guardarla di nuovo, lei non lo avrebbe raggiunto mai più, perché ora c’era quella donna, Lilliandil, e forse…forse Caspian avrebbe infine compreso che aveva ragione Aslan, e Drinian, e Peter; che aveva fatto la scelta sbagliata, che il suo destino era un altro.
No, non è vero!Gridò la sua mente.
“Sei la Stella Azzurra!” udì poi esclamare Lucy. La Valorosa era sbalordita, così come tutti.
“Sì, sono io” disse Lilliandil.
“Ma noi credevamo che fossi prigioniera della Strega Bianca” disse Edmund, emozionato.
La Stella si voltò e i loro occhi s’incontrarono. Il Giusto ebbe un fremito lungo la schiena al quale non seppe dare una definizione.
Come poteva essere?, si chiese il giovane Re. Era davvero lei? Assomigliava moltissimo alla ragazza che aveva veduto nei suoi sogni, i capelli sembravano gli stessi, e la voce, e l’abito, soprattutto gli occhi…sembrava davvero lei… E perché non avrebbe dovuto esserlo?, pensò di nuovo.
“Lo so che vi starete chiedendo perché sono qui” disse la Stella, fissando ancora Edmund negli occhi.  “Il fatto è che la Strega Bianca ha fatto uno scambio: ha lasciato andare me ma ha catturato il mio povero padre che ha tentato di salvarmi. E io adesso sono qui e assolvo il mio dovere, mentre lui…” gli occhi di Lilliandil si riempirono di lacrime. “Vostre Maestà, ho assoluto bisogno del vostro aiuto!”
“Diteci cosa è successo” disse Miriel avvicinandosi a lei.
Lilliandil le sorrise. “Non ci siamo mai conosciute, mia cara, ma anche voi siete una guida come me, e ho pensato molto a voi.”
“Ci conosciamo ora” sorrise la Driade in risposta. “Anch’io ho pensato a voi. Ma ora raccontateci tutto”
“Venite con me” disse la Stella Azzurra. Poi, si rivolse all’equipaggio. “Intanto, se volete ristorarvi, potete star certi che queste pietanze non avranno su di voi alcun effetto malefico”
I marinai ringraziarono e poi sedettero attorno al tavolo.
Intanto, Lilliandil pregò i Sovrani e Miriel di seguirla. Emeth si mosse con loro in automatico, ma la donna lo fermò.
“Sono spiacente, ma posso parlare solo con i Re e le Regine. Così mi è stato ordinato. Miriel fa eccezione perché come me è una delle guide. Tu devi aspettare qui con gli altri”
Il soldato fece un passo indietro, chiaramente deluso e forse offeso.
“No, Emeth viene” disse Lucy. “Ha rischiato tanto per aiutarci”
“Oh…come volete, Maestà” rispose Lilliandil con un inchino. “Scusate, io non ho potuto seguire le vostre vicende come avrei dovuto, e non sono a conoscenza di tutto quello che è successo. Ma se la Regina Lucy me lo chiede...”.
Detto ciò, li guidò tutti attraverso un nuovo sentiero, e salirono in alto, sulla cima del monte.
Susan era l’ultima della fila. Caspian si fermò, mandando avanti gli altri e aspettando che lo raggiungesse. Non appena lei fu vicino a lui, le sorrise dolcemente e la prese tra le braccia.
“Che cos’hai?”
“Niente”
“Non mentire a me, Susan”
Lei alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi. “Caspian, io…”
Non terminò la frase, perché lui la baciò.
“Io voglio te, Susan. Amo te. Solo te” le disse molto seriamente, a un centimetro dal volto, accarezzandoglielo.
Lei chiuse gli occhi per un momento soltanto e lo abbracciò ancora. “Rimani vicino a me”
“Sempre”
Raggiunsero il resto del gruppo e la Stella Azzurra iniziò il suo racconto.
“Mesi fa, dal mare sorse una strana nebbia, e molti animali che vivono qui si sono addormentati misteriosamente quando ne sono venuti a contatto. Mio padre Ramandu, mandato qui nel mondo da Aslan per divenire il guardiano della sua Tavola sacra, e io con lui, indagò su questi strani fatti e scoprì che la nebbia proveniva da una terra apparsa improvvisamente dal nulla. Eccola”. Lilliandil indicò un punto lontano alle spalle dei ragazzi.
Tutti si volsero e videro una strana massa di nubi nere dalle quali si sprigionavano lampi verdastri, lo stesso colore della nebbia che aleggiava tutto intorno a quello strano luogo. Faceva venire i brividi solo a vederla da lontano. Il mare, che sotto di loro era così tranquillo, laggiù era impetuoso e s’infrangeva su alti scogli appuntiti che circondavano l’isola.
“Che cos’è?” chiese Peter.
“L’Isola delle Tenebre, il luogo dove si annida tutto il male. L’isola mobile della Strega Bianca. Ella giunse qui perché aveva bisogno di entrare alla Tavola di Aslan. Sapeva che quaggiù c’era qualcosa che le avrebbe permesso di tornare in pieno possesso dei suoi poteri: una magia potentissima, la magia delle Sette Spade. Sapeva che tre di esse erano già qui, e sono state molteplici le volte in cui ha tentato di impossessarsene. Ma alla Tavola di Aslan non può accedere chiunque. Come avete constatato coi vostri occhi, ci sono dei vortici che si attivano come una barriera e non lasciano passare nessuno che non sia stato invitato”
“Ma noi siamo stati invitati qui da Aslan” protestò subito Lucy “Perché allora i vortici si sono attivati?”
Edmund e Peter si scambiarono uno sguardo e aspettarono che la Stella Azzurra confermasse ciò che avevano sospettato.
“La Strega Bianca è giunta qui prima di voi” disse infatti Lilliandil. “Mio padre l’ha tenuta lontana grazie a quell’espediente, così come ha tenuto lontani tanti intrusi dalle cattive intenzioni che negli anni passati hanno tentato di arrivare qui. Poi, però, è accaduto qualcosa…” La voce e il viso di Lilliandil si fecero molto tristi. “Una cara sorella, una figlia delle stelle della quale nessuno di noi avrebbe mai sospettato, ci tradì. Si vendette alla Strega e le permise di entrare alla Tavola di Aslan. Rubò la chiave a mio padre e aprì il cancello. Io ero appena stata scelta per divenire guida del cielo delle Vostre Maestà, e Jadis allora mi prese e mi portò al suo palazzo, sull’Isola delle Tenebre. Mio padre cercò più volte di aiutarmi, affrontò la Strega ma lei ebbe la meglio e lo privò dei suoi poteri. La Strega voleva costringermi a portarvi fuori strada, per non farvi mai arrivare alla Tavola di Aslan. Ma io non obbedii ai suoi ordini, anche se mi minacciò più volte e minacciò mio padre. Lui radunò le ultime forze per chiudere i cancelli, per far sì che Jadis non s’impossessasse delle tre Spade che erano già qui. Ci riuscì, ma ora che voi siete entrati, i cancelli sono aperti, i vortici si sono disattivati, e lei potrebbe arrivare da un momento all’altro”
“Allora non avremmo dovuto oltrepassarli!” esclamò Edmund.
“Oh no, dovevate. Voi siete l’unica speranza per liberare Narnia dal giogo della Strega Bianca e dalla terribile maledizione che ha lanciato sul regno. Dovete trovare l’ultima Spada e non permettere in alcun modo alla Strega di portarvele via. E poi…vi prego ancora una volta di salvare mio padre. Lui si è sacrificato per liberarmi”
“Come ha fatto a convincere Jadis?” chiese Susan, prendendo parola per la prima volta.
“Non lo so, ma c’è riuscito”
Le due ragazze si guardarono.
Susan ebbe un fremito. Fu un guizzo negli occhi di Lilliandil, il modo in cui la fissava insistentemente, i suoi movimenti, il suo strano sorriso…Non seppe determinare esattamente cosa fosse successo, ma un campanello di allarme risuonò nella testa della Regina Dolce.
“Jadis ha lanciato la maledizione, non solo perché odia profondamente il popolo di Narnia” disse Caspian con aria grave, “ma anche per spingerci a farci arrivare sin qui, vero?”
“Non lo so, mi rincresce” disse Lilliandil.
“Io conosco Jadis” intervenne Edmund con un certo disagio. “Certamente sapeva già che le Spade erano destinate a noi, lo ha sempre saputo. E forse all’inizio voleva ostacolarci, ma poi deve aver capito che non avrebbe potuto entrare alla Tavola di Aslan e nemmeno trovare e usare le Spade senza di noi. Di conseguenza, ci ha fatto fare tutto il lavoro per lei. Per cui, rispondendo alla tua domanda, Caspian, potrei dire che sì, Jadis ha lanciato la maledizione del sonno eterno per spingerci a fare più di quel che avremmo fatto.”
“Quindi stiamo facendo il suo gioco” disse Emeth.
“No, stiamo facendo il volere di Aslan” ribatté Lucy perentoria.
“E’ vero” annuì Lilliandil con un sorriso.
“Per favore, signora” disse Caspian. “Raccontatemi come sono giunti sulla vostra isola i tre Lord”
“Sono qui da molto, molto tempo. Arrivarono con la loro nave, stanchi, in cerca d’aiuto. Avevano perso quasi tutti i loro compagni e cercarono asilo presso mio padre. Lui ovviamente li aiutò, ma un giorno, quando decisero che sarebbero tornati indietro, anche loro caddero in un sonno profondissimo, poiché vennero per errore a contatto con la nebbia verde. Finché non avrete sciolto l’incantesimo, non si sveglieranno”
“Avete idea di dove possa trovarsi l’ultima Spada?” chiese ancora il Liberatore.
“Oserei dire proprio là: sull’Isola delle Tenebre”
Guardarono nuovamente in direzione della massa di nubi tempestose e non si accorsero del riso maligno di soddisfazione che era apparso sul volto della Stella.
“Sbrighiamoci, allora” disse infine il Re di Narnia, voltandosi verso gli amici. “Dobbiamo fare un piano”
Poco dopo, tornarono insieme a Lilliandil dagli altri marinai, i quali si erano ristorati per bene e ora chiacchieravano allegramente attorno al tavolo. Ma non appena videro i volti preoccupati dei loro Sovrani, si alzarono e ascoltarono con attenzione tutto il racconto.
“State tranquilla” disse Edmund a Lilliandil, nervoso. “Troveremo vostro padre e saleremo Narnia”
“Grazie” fece lei chinando il capo.
Il ragazzo si sentiva a disagio accanto a lei, e non seppe perché. Era anche abbastanza scontento dal fatto che la Stella non lo degnasse quasi di uno sguardo e non avesse accennato ai due sogni in cui si erano incontrati. Fu tentato di chiederle chi fosse l’altra donna, quella che aveva visto con il pugnale di pietra, ma non ve ne fu il tempo, perché Lilliandil lo sorpassò e andò dritta verso Caspian.
“Perdonatemi, Vostra Maestà”
Il Liberatore si voltò e lei s’inchinò appena. Gli si avvicinò e gli sorrise timidamente.
“Prima che torniate sul vostro veliero, avrei desiderio di parlarvi, Sire” la donna abbassò gli occhi e un lieve rossore colorò il suo viso. “Io…io non so se vi è stato riferito che ho accettato con gioia la vostra proposta di matrimonio e vi ho aspettato a lungo. Volevo sapere quando potrò venire a Narnia con voi”
Caspian si schiarì la gola molto imbarazzato. Lei lo fissava con occhi lucenti e speranzosi, sorridente.
“Forse…forse di questo dovremmo parlare in privato”
La Stella lo fissò perplessa ma annuì.
Caspian si volse indietro e chiamò Drinian, dicendogli di prendere un gruppo di uomini e di iniziare a tornare alla nave per organizzare le cose.
“Io e gli altri Sovrani vi raggiungeremo presto” disse il Re, e poi incontrò lo sguardo spaventato di Susan.
Lei sentì che i suoi nervi fremevano, ed erano rimasti tesi per tutto il tempo in attesa di quel momento.
Lui le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle, baciandole la fronte. Susan avrebbe voluto gridargli di non andare, ma sapeva che non sarebbe stato giusto. Lilliandil non era colpevole di nulla. Giustamente, lei attendeva l’arrivo di Caspian perché così era stato stabilito. Così sarebbero dovute andare le cose.
Caspian spostò le labbra dalla sua pelle e le fece una carezza sul viso. “Glielo devo. Devo spiegarle ogni cosa”
“Sì, lo so. E’ giusto”
“Vuoi venire con me?”
Susan scosse il capo. “No, vai solo tu. Io non me la sento, davvero. Vai a parlarle. Io ti aspetto qui con gli altri.”
“Non voglio mentire più a nessuno” disse il Re, e lei gli gettò le braccia al collo.
“Caspian…”
Ma ancora una volta lui non le lasciò terminare la frase. Premette le labbra su quelle di lei con intensità, e la baciò in modo tale da farle quasi dimenticare i suoi timori.
Era una sciocca…non poteva avere paura, non più. Nessuno le avrebbe più portato via Caspian. Lei non lo avrebbe permesso. Pensò all’improvviso che se fosse successo, se qualcuno avesse osato farlo, allontanarlo da lei, stavolta non avrebbe rinunciato a lui senza lottare. Ma lottare davvero, con unghie e denti. Non le importava niente se non era il suo destino o che altro, non le importava di nessuno, solo di Caspian.
Con una lentezza dolorosa, lui si separò da lei e le accarezzò ancora il viso, senza sorridere. Si voltò e tornò verso la Tavola di Aslan, mentre Susan lo guardava allontanarsi con quella donna.
Distolse subito lo sguardo, perché non voleva che altri brutti pensieri affiorassero. Poi si mosse dietro ai marinai, apprestandosi a tornare alla nave.
“Non rimani qui con noi ad aspettare Caspian?” le chiese Lucy molto perplessa.
“No, io…non mi sento bene e preferirei tornare con Drinian e il suo gruppo sul Veliero dell’Alba. Non preoccuparti Lu, va tutto bene” tagliò corto la Regina Dolce.
Non poteva stare lì. Non ci riusciva. Doveva allontanarsi da quel posto il più in fretta possibile. Avrebbe chiesto scusa a Caspian più tardi, e forse lui le avrebbe detto che era stupida e l’avrebbe rimproverata come una bambina. Ma Susan si sentiva una bambina: era smarrita e spaventata.
Continuava a pensare a Caspian e a quella donna insieme.
Procedette svelta per raggiungere il gruppo di Drinian. Presto, le voci di chi era rimasto in attesa del ritorno del Re alla Tavola di Aslan, si allontanarono e infine si spensero. Adesso, attorno a lei c’erano solo il silenzio e i rumori del bosco: lievi fruscii e il canto dei grilli. Camminò a lungo, a testa bassa, senza curarsi di dove andava.
All’improvviso avvertì uno strano dolore al ventre. Si fermò e appoggiò una mano a un albero.
“Non adesso” pensò rabbiosa, mentre la testa iniziò a girarle.
Il dolore si fece più acuto e Susan fu costretta a sedersi sull’erba fresca, nei pressi del ponte di roccia. Si appoggiò con la schiena al tronco dell’albero, la testa all’indietro, tirando un profondo respiro. Si passò la mano sinistra sulla fronte e poi osservò il proprio anulare, dove brillava l’anello reale. Se l’afferrò con la destra e la strinse al petto, accarezzando piano il cerchietto dorato con le dita. Chiuse gli occhi e sentì il dolore svanire piano piano.
Poi vi fu uno schiocco, come di un ramo spezzato, che risuonò fortissimo, o così le parve, nell’immobilità della sera.
Susan si guardò intorno freneticamente. Le sembrò di vedere qualcosa, un’ombra in mezzo agli alberi al di là del ponte. Veniva verso di lei, stava attraversando il ponte adesso. Era l’ombra di un animale. Camminava a quattro zampe ed era enorme.
Susan si alzò e fissò la sagoma avanzare lentamente verso di lei. Diventava sempre più grande, sempre più grande...
C’erano animali feroci alla Tavola di…?
“Aslan?” esalò la fanciulla.
Possibile…?
A quel punto, l’animale si fermò. I suoi grandi occhi luminosi brillavano nell’oscurità. La guardava.
Un profumo inebriante si propagò nell’aria. Ma non erano i fiori che crescevano lì intorno, e nemmeno l’aroma del cibo che proveniva dalla Tavola. Era un profumo che Susan aveva già sentito ma che non era mai stata capace di descrivere. Si sentì forte e il suo cuore tornò pieno di serenità.
Poi, l’animale parlò.
“Perché sei triste, Regina di Narnia?”
La sua voce era calda, profonda, gentile.
Susan non rispose subito. Non sapeva cosa dire.
“Aslan” mormorò ancora, allungando un braccio e sentendo le proprie dita affondare nella sua criniera morbida e setosa.
Stava sognando o era sveglia? Non le importò saperlo, perché l’unica cosa che contava era che lui era lì, in un modo o nell’altro; era venuto da lei. E lui l’avrebbe consolata, come aveva già fatto tanto tempo prima quando lei aveva pianto nella sua bella criniera, bagnadola di lacrime.
Ma Susan non avrebbe pianto ora, perché era felice. Felice che proprio a lei si fosse rivelato. A lei, che era quella che più di tutti gli altri aveva dubitato di lui e forse in un momento della sua vita aveva anche smesso di credere. Eppure…
Osò avvicinarsi ancora e come quella volta lo abbracciò.
 “Continuo ad avere paura” disse infine la ragazza. “Perché? Non voglio più averne”
“E non devi. Non ne hai motivo” le rispose lui, gentilmente. “Devi prenderti cura di te stessa, Dolce Regina. Una nuova vita sta per giungere a Narnia e tu ne sarai responsabile. Devi gioire. Non c’è tempo per le lacrime, mia cara”
Erano parole strane e Susan non ne afferrò il pieno significato.
“Non lasciarti vincere dai dubbi” udì la sua voce, mista a un lieve ron ron. “Su, ora destati, cara Amica di Narnia. Ormai è tempo”
E un attimo dopo, l’isola sparì. Tutto si fece ancor più buio, e una lieve brezza si alzò e portò via quel buon profumo. Susan percepì le proprie dita allontanarsi dal morbido manto del Leone e si chiese di nuovo se Lui fosse mai stato lì o se avesse sognato.
Lentamente aprì gli occhi e vide il soffitto color ambra della sua cabina. Era sdraiata a letto. Fece vagare gli occhi attorno sé, leggermente confusa, e si stupì nel vedere il medico di bordo accanto a lei e che le sorrideva, mentre riponeva i suoi attrezzi da lavoro.
“Siete già sveglia, mi fa piacere”
“Che cosa è successo?” chiese Susan, tirandosi su a sedere
“Vi siete sentita ancora male, Maestà. Non ricordate? E’ stato alla Tavola di Aslan. Vostra sorella ha detto che volevate tornare indietro da sola ma siete svenuta all’improvviso, e così i vostri fratelli vi hanno portata subito sulla nave”
“Mi dispiace. Ho fatto preoccupare tutti, non era mia intenzione” si scusò sinceramente Susan. “Caspian?” chiese subito dopo.
“Oh, Sua Maestà era molto preoccupato, così come tutti. E’ qua fuori, non vi lascia un momento” sorrise ancora il medico, soffocando una bonaria risatina. “Mia cara bambina, cercate di avere un po’ più cura di voi stessa, d’ora in avanti” la rimproverò.
Susan sussultò, ricordando le stesse identiche parole pronunciate da Aslan.
Prendersi cura di se stessa…cosa voleva dire?
Il dottore si avvicinò e le fece cenno di stendersi di nuovo. Lei obbedì.
“Vostra Maestà permette?”
“Certamente” disse Susan, mentre lui le posava le mani sul ventre e pigiava qua e là con molta delicatezza.
“Sentite dolore?”
“No”
“Mmm…mmm….bene, bene” annuì lui molto soddisfatto. “Un po’ di riposo e sarete come nuova”
“Ma che cos’ho?” domandò svelta, sedendosi ancora. “Sono tanto malata?”
“Mia cara!” esclamò il medico con un sorriso imbarazzato. “Davvero non sapevate allora?”
“Che cosa?”
Il dottore si mise davanti a lei e raddrizzò le spalle, schiarendosi la voce. “Ho il grande onore di informarvi che Vostra Maestà è in stato interessante” annunciò allegramente.
Susan spalancò i begli occhi celesti e li fissò in quelli scuri del dottore, che non aveva mai smesso di sorriderle.
Non aveva capito che cos’aveva che non andasse nei giorni precedenti, il perché si sentiva così stanca e i continui giramenti di testa. Poi, quella sera, il dolore al ventre.
Aspetto un bambino! gridò nella propria mente.
Che sciocca a non averci pensato!
Conosceva bene i sintomi di tale condizione, ma senza nausea non aveva pensato a quella possibilità. Credeva di essere semplicemente stanca e stressata, un po’ come tutti. Ma ripensandoci ora…era logico. La spossatezza, i capogiri, il poco appetito…
Si appoggiò con la schiena ai cuscini e un sorriso di pura gioia si aprì sul suo volto.
Il dottore le prese le mani nelle sue. Era sempre stato tanto affezionato a quella giovane donna così coraggiosa.
“Le mie felicitazioni, Maestà!”
Susan lo abbracciò con gratitudine. “Non ditelo al Re, vi prego. Vorrei dirglielo io”
“Ma certo. La mia bocca è cucita” disse lui scherzosamente. Poi le fece promettere di riposare ancora per qualche ora.
Ma lei voleva vedere subito Caspian. Non poteva aspettare.
“Non mi muoverò di qui, lo giuro. Ma andate a chiamarlo, per favore”
Poco dopo, il dottore uscì dalla cabina.
Susan rimase sola a fissare il vuoto, con il sorriso sulle labbra. Si portò le mani al viso, ridendo. Un brivido di emozione attraversò tutto il suo corpo e si sentì meravigliosamente bene. Non vedeva l’ora di dirlo a Caspian. Sarebbe corsa letteralmente a dargli la notizia se non avesse promesso al medico di restare a riposo, e così si trattenne, rimanendo in attesa di vedere la porta aprirsi e lui apparire sulla soglia.
Tremò al pensiero di dirglielo. Come avrebbe reagito? Avrebbe sorriso o sarebbe rimasto sbalordito dalla notizia?
E gli altri? Che cosa avrebbero detto? Peter, Edmund, Lucy e tutti gli amici.
Calma,si disse, andrà tutto bene.
Doveva stare tranquilla. Doveva avere riguardo di sé stessa ma anche di qualcun altro. Doveva pensare prima di tutto a lui…o a lei.
Dolci lacrime di felicità solcarono improvvisamente il suo volto. Susan abbassò le mani per coprire il ventre e la nuova vita che vi stava crescendo, per proteggerla.
Un figlio. Un figlio di Caspian. Loro figlio.
Le pareva già di poterlo vedere. Una piccola creatura forte e ardita come lui, magari con gli stessi capelli scuri e gli occhi neri e dolci.
Forse sarebbe stato un maschio…un undicesimo Caspian.
Aslan…pensò d’un tratto. Ecco cosa avevano voluto significare la sue prole! Aslan era stato il primo a sapere ed era venuto per annunciarle la notizia. Sogno o no, lui era giunto per avvertirla e per dirle, come il dottore, di avere cura di sé perché portava nel grembo il principe di Narnia. Un futuro Re.
Ma la cosa più importante, è che glielo aveva detto sorridendo. Aveva udito la gioia nella sua bella voce. E ora era sicurissima che il Leone non sarebbe mai stato contrario alla sua unione con Caspian. Al contrario: era venuto per incoraggiarla.
“Caro Aslan…” mormorò chiudendo gli occhi. “Grazie”
In quel momento, la porta si spalancò e Susan sentì il cuore balzarle nel petto. Caspian era sulla soglia con un vago cipiglio sul volto e gli occhi scuri pieni di spavento. Era davvero preoccupatissimo.
Ma Susan lo tranquillizzò subito sfoderando un enorme sorriso e allungando le mani, che lui subito afferrò saldamente nelle proprie.
“Vieni qui” gli disse e Caspian sedette accanto a lei.
“Mi hai fatto spaventare sul serio, stavolta. Che è successo?”
“Tranquillo, va tutto bene, sto bene” rispose lei abbracciandolo forte. “Devo dirti una cosa”
“Sì, anch’io. Ma prima devi giurarmi che non hai niente”
Lui la guardò seriamente e lei gli accarezzò il volto. “Giuro”
Susan vide che sembrava preoccupato e ansioso, così decise di rimandare un attimo l'istante in cui gli avrebbe dato la notizia, ascoltando attentamente mentre lui le narrava la sua conversazione con la Stella Azzurra.
In un altro momento, Susan non avrebbe voluto sentirla nominare in una circostanza simile, ma stranamente sentì che poteva sopportarlo.
“Non era felice quando gliel’ho detto. Quando le ho detto che ho sposato te, che ti ho sempre amata e aspettata, e che in ogni caso non l’avrei mai presa in moglie. Ma sembra che abbia capito”
Caspian si sentì libero di un peso, il cuore leggero come non lo era da mesi. Infine liberò un respiro.
“Ora voglio buttarmi questa storia alle spalle e non ne voglio più parlare. Voglio pensare solo a te”
Susan gli sorrise ancora. “Vuoi un’altra rassicurazione sulla mia salute?”
“Mi tranquillizzerebbe, sì”
“Mi spiace di averti fatto preoccupare, davvero”
“Il dottore che ti ha detto?”
“Che non sono malata”
Caspian aggrottò la fronte. “E allora…”. La vide sorridere, sempre, e non riuscì a comprendere perché lei non parlasse. “Susan, non farmi impazzire”
Lei gli accarezzò il volto pungente. “Mi dai due secondi per mettere insieme le parole giuste? Credevo fosse più facile, ma non so da dove cominciare”
Caspian la guardò stupito. Susan sembrava tranquilla, a differenza di lui. Anzi, era più che tranquilla, sembrava…emozionata. Sì, emozionata.
“Ho visto Aslan, sai?” disse lei poco dopo.
Caspian la guardò colpito. “Cosa?”
Susan annuì, giocherellando con il colletto della sua camicia. “Anche lui era preoccupato per me. E sai, ora ho l’assoluta certezza che ci permetterà di stare insieme per sempre”
Caspian la guardò e vide che era veramente sicura di quello che diceva.
“Lo spero con tutto il cuore, ma Peter ha ragione, sai? Non saremo sicuri al cento per cento finché non saremo davanti a Lui” disse il Re con rammarico. “Aslan non dev’essere molto fiero di me, purtroppo, non dopo il modo in cui mi sono comportato ultimamente”
“No, amore mio, non dire così. Aslan è molto fiero di te, lo so. Ci ha fatto un dono, Caspian. Un dono meraviglioso!” Susan lo fissò dritto negli occhi e sorrise di più, vedendo lo sconcerto sul volto di lui. “Forse non siamo sicuri di come andranno le cose domani, o tra una settimana, o tra un mese, ma io una cosa la so, ed è qualcosa che nessuno può cambiare” Susan prese un respiro e finalmente trovò le parole adatte. “Io so che un giorno, presto, metterò al mondo tuo figlio, Caspian il Liberatore”
Il Re la fissò un attimo, incredulo, frastornato, senza parole. Cercò di prendere fiato per parlare ma non poté. Il suo cuore si era fermato, poi ricominciò a battere più forte che mai. Guardò il volto della sua sposa, i suoi splendenti occhi azzurri. In un lampo, ogni momento vissuto insieme a lei percorse la sua mente. Ne avevano passate tante, troppe, e adesso…adesso venivano ripagati con questo.
Doveva essere vero, pensò Caspian. Doveva, o se avesse scoperto che era solo un sogno…
Sì, forse lo era: un songo divenuto realtà.
“Ti prego, dimmi qualcosa” disse Susan, liberando una breve risata nervosa.
“Io…io non…sei sicura?” balbettò lui, leggermente stordito.
Lei annuì.
“Sei assolutamente sicura? Tu…aspetti un bambino... Aspetti un bambino?! Sul serio?!”
“Sì, amore mio, sì!” esclamò Susan gettandogli le braccia al collo e ridendo insieme a lui.
Un attimo dopo, si sentì sollevare e ora era stretta tra le sue braccia. Caspian la sollevò in alto e la fece volteggiare in preda a un’euforia incontrollabile.
“Piano! Piano!” lo ammonì lei e lui la rimise subito a terra.
“Oh, Susan! Mia dolce, Susan” mormorò il Re prendendole le mani e portandosele alle labbra più volte.
“Dovremo stare un pò più attenti, adesso” disse la Regina.
Lui annuì e un secondo dopo la riportò verso il letto. “Allora devi stenderti, riposare, sdraiati subito!”
Lei rise e sedette con lui “Non sono così fragile. Solo, per i primi tempi è sempre meglio fare un po’ d’attenzione”
“E’ per questo che si stata male, allora” disse Caspian. Non era una domanda.
“Sì, ma io non ci ho pensato” ammise lei.
“Non ti è venuto nemmeno il sospetto?”
Susan scosse il capo. “Lo so che forse avrebbe dovuto venirmi in mente come prima cosa, ma…no. Non so perché”
“E Aslan è venuto a dirtelo”
“A farmelo capire” lo corresse lei. “Sì. Perché questo figlio è un dono di Aslan”
“Susan, io ti amo. Ti amo come non mai” disse Caspian con estrema dolcezza e sincerità. Poi si chinò versò di lei e la baciò teneramente.
“Anch’io ti amo, Caspian. Ti amo tantissimo”
La Regina vide il suo timido tentativo di allungare una mano verso di lei, e allora la prese nelle sue e gliela fece poggiare sul suo ventre. Caspian l’accarezzò piano sopra la stoffa dell’abito, lo sguardo e la voce pieni di commozione.
“E’ qui”
“Sì, è qui”
“E’ meraviglioso, Susan”
La Regina gli passò una mano sul volto e gli asciugò una lacrima, poi infilò le dita nei suoi capelli accarezzandoli piano e sorridendo ancora.
“E’ una cosa nostra, Caspian. Solo nostra. Nessuno può portarcela via”
“No, mai. Io vi proteggerò” disse il Re con decisione, prendendole il volto tra le mani e baciandola ancora.
Si sdraiarono vicini, ma lui insisté perché lei dormisse subito, anche se Susan avrebbe voluto rimanere sveglia a parlare, a immaginare. Avrebbero avuto a vita meravigliosa, lui, Susan e il loro bambino.
“Primo di una lunga serie” le disse scherzando, o forse no, coprendo entrambi con il lenzuolo.
Lei rise. “Ho sempre voluto una famiglia numerosa, essendoci cresciuta io. Per cui, affare fatto”
Anche lui rise e la baciò sulla fronte.
“Caspian? Sei felice?” chiese lei contro il suo petto, al quale era stretta.
“E’ una domanda inutile” disse lui allontanandola un poco. “Sono immensamente felice. Tu stasera mi hai reso felice come niente avrebbe potuto mai. Sono sempre stato solo, e ora…”
“Ora ci siamo noi”
Susan gli fece appoggiare ancora una mano sul suo ventre, intrecciando le dita a quelle di lui in una dolce danza. Caspian la stinse a sé e la guardò a lungo, mentre gli occhi di Susan pian piano si chiudevano. La baciò ancora sulla fronte e si addormentò con lei.
Il mattino dopo, furono svegliati da un gran trambusto. Rumore di passi, più simile a un terremoto, voci animate fuori dalla porta.
Caspian e Susan aprirono lentamente gli occhi e si fissarono, mettendoci un attimo per svegliarsi e riconoscere le voci.
“Non potete piombare nella loro camera così!”
“Sì, che possiamo!”
“Lucy” mormorò Susan, a bassa voce.
“Peter” sussurrò Caspian a voce ancora più bassa.
“No, Edmund” lo corresse lei.
“E’ vero, è Ed. Le loro voci si assomigliano”
“Avrò almeno il diritto di sapere come sta mia sorella? Almeno questo?”
Susan sbuffò e fece una smorfia. “Questo è Peter”
“Oh, Peter, smettila, per favore”
“E Miriel” la seguì Caspian, in quella specie di gioco.
“Io non vorrei che stessero ancora dormendo”
“Emeth” dissero in coro.
“Posso entrare anch’io?”
“Gael” concluse Caspian, alzandosi dal letto.
“Bussiamo, bussiamo”
“Oh, c’è anche Rip” disse Susan mettendosi a sedere.
Ma prima che potessero realmente bussare, il Re di Narnia aprì la porta e vide Lucy con il braccio alzato in procinto di farlo.
“Ciao!” esclamò la ragazzina.
“Entrate, muovetevi” fece Caspian con un cenno del braccio, lasciandoli passare tutti.
Subito vollero sapere della salute di Susan e lei, scambiandosi sguardi furtivi con il Re, disse che stava molto meglio.
“Mi spiace, davvero. Non volevo far preoccupare nessuno” ripeté per l'ennesima volta.
Restarono a parlare ancora un po’ e poi andarono a fare colazione tutti insieme. I marinai avevano portato decine di prelibatezze dalla Tavola di Aslan.
“Dobbiamo salire ancora sull’Isola di Ramandu” annunciò Peter. “Lilliandil ha detto così che ha ancora qualcosa da mostrarci”
“Che cosa?” chiese Caspian.
“Non lo so, ma vuole che andiamo solo noi Sovrani, stavolta, con Eustace. Credo sia qualcosa che riguarda gli Amici di Narnia”
“D’accordo, ci andremo” disse Susan, pronta ad affrontare lo sguardo di biasimo di quella donna, ma per nulla spaventata. Forse avrebbe dovuto parlarle anche lei. Dopotutto, era la loro guida del cielo…
“Forse tu dovresti rimanere a riposo ancora un po’ ” le disse Caspian apprensivo.
“No, sto bene”
“Cosa ci nascondete?” chiese Peter guardando dall’uno all’altra.
“Perché pensi che nascondiamo qualcosa?” chiese Caspian sedendosi accanto a Susan e mettendole un braccio attorno alla vita.
“Non so…” fece il Re Supremo, aggrottando la fronte. “Ma avete l’aria strana”
I due ragazzi si scambiarono una nuova occhiata.
“In realtà…” iniziò la Dolce. “Bè, c’è qualcosa in effetti…”
“Sue ha visto Aslan” disse Caspian e tutti si fermarono di colpo. A Edmund andò di traverso il cibo.
Susan allora raccontò tutto. “Ma non è solo questo. Ecco…promettete di non arrabbiarvi?”
“Perché dovremmo? Che avete combinato stavolta?” indagò Peter.
“Smettila di essere così insistente, non vedi che li metti a disagio?” sussurrò Miriel al suo orecchio.
Il Re Supremo allora si trattene dal fare altre domande e aspettò.
“Promettete di non picchiarvi?” domandò di nuovo la Dolce, guardando il fratello maggiore e il suo sposo.
“Tenterò”
“Peter…” sussurrò ancora la Driade.
Susan sospirò e strinse la mano di Caspian, che ne baciò il dorso per tranquillizzarla.
“Ecco…Lu, Ed, Peter…ragazzi…è successa una cosa”
“Non sei malata, vero Sue?” chiese subito Lucy, allarmata.
La Regina Dolce le sorrise e scosse il capo. “No, non sono malata…aspetto un bambino”

 
 


 
E ci siamo!!!!!!!!!!!!!!! Lo so che ormai avevate capito tutti cosa stava per succedere alla nostra cara Sue, ma io sono rimasta sul vago fino all’ultimo per non rovinarvi questo momento!!! Purtroppo, minato dalla presenza di sta cosa luccicante che sarebbe la lucciola molesta. Non sapete che nervoso scrivere il suo pezzo….odio profondo… non posso farci proprio nulla, la detesto!!!
Non vedo l’ora di leggere i vostri commenti sulla Suspian, comunque, perché scommetto che è uno dei pezzi più attesi da tutti voi, vero?
Che dite, ho fatto bene ad alternare momenti di commozione e momenti più lieti, come il risveglio finale? E a proposito del finale: non sapevo proprio come fare a far dire a Susan la notiziona!!! E' stato troppo affrettato, secondo voi? Vi è piaciuto??? Ditemi, ditemi, che sono ansiosa!!! XD
E dell’intervento di Aslan cosa ne pensate? E dei cattivi?
Ah, se ci sono errori nel testo scusatemi, correggerò quanto prima, è che in questi tempi non faccio tempo a rileggere se non dopo aver postato.  
Passiamo di filato ai ringraziamenti!!!!
 
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Angolino delle Anticipazioni:
Non ho idea di come reagiranno gli altri alla notizia del bimbo, ma prevedo casini, anche se poi tutto si risolverà.
Lilliandil farà ancora la mongola (tanto per cambiare).
I nostri eroi sbarcheranno sull’Isola delle Tenebre in ceca dell’ultima spada, ma troveranno una sgradita sorpresa ad attenderli…

 
Ci avviciniamo sempre più al finale, gente, e io già sono triste…T______T ma voi rimanete con me fino alla fine, vi prego!!! Il vostro appoggio è importantissimo per me, ora più che mai!!!
Vi ringrazio moltissimo come sempre, vi adoro e vi abbraccio!
Alla prossima settimana!
Baci, Susan<3
   
 
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