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Autore: Zia Palla    12/08/2013    2 recensioni
Tratto dalla storia: “– E tu? Tu cosa provi? – gli domandò Harry, dopo parecchio.
– Io? Io preferirei non provare niente. Né dolore, né tristezza, né amore, né felicità. – rispose, guardando fisso di fronte a sé. Harry tirò su col naso, impedendosi di piangere e sedette accanto a lui.
– Ma proviamo tutte queste cose perché siamo vivi, giusto? Tu lo dici sempre. – mormorò, mentre la voce gli si spezzava con un singhiozzo. Louis asciugò una piccola lacrima sfuggita al controllo di Harry e sorrise lievemente.”
Louis Tomlinson ha tutto dalla vita: una carriera promettente, una ragazza splendida e soldi a palate e, a sentir ciò, sembra che la sua esistenza sia perfetta, ma Louis Tomlinson ha anche un migliore amico con cui condivide un rapporto indefinito e strano, un ruolo stressante, tre amici pazzoidi e le idee poco chiare.
Una settimana. Una settimana decisiva per la vita di Louis e quella di chi lo circonda. Una settimana per vederlo com’è in realtà. Otto capitoli per questa settimana e otto capitoli per vedere l’altro lato della medaglia, l’altro lato del successo.
#It's a Larry!
Partecipa al concorso: "Red Carpet: fanfiction da Oscar [Multifandom e Original Contest] sul forum di Efp.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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#5. Butterfly fly away

Track: Butterfly fly away, Miley Cyrus
“Caterpillar in the tree
How you wonder who you’ll be
Can’t go far but you can always dream
Wish you may and wish you might
Don’t worry, hold tight
I promise you there will come a day
Butterfly fly away.
[…]
Got your wings, now you can’t stay
Take those dreams and make them all come true
Butterfly fly away.”

 

Johannah incrociò le mani sotto il mento, poggiando i gomiti sul tavolo e osservando il figlio con lo sguardo che solo una madre poteva avere.
Sorrideva lievemente, Johannah, come se trovasse tutta quella situazione divertente, ma la verità era che tutto faceva schifo. Soffriva nel vedere il suo bambino soffrire e avrebbe voluto combattere contro quel mondo e quegli uomini che gli impedivano di essere se stesso.
Dovevo chiuderlo in camera sua e impedirgli di affrontare tutto questo, si disse, sospirando e cambiando posizione, incrociando le braccia e portando le mani a stringersi la vita.
– Non doveva andare così. – disse, abbassando lo sguardo sulla cioccolata calda che non aveva osato toccare. Louis la guardò, facendo quella smorfia che era tipicamente sua e che faceva da sempre.
– In che senso? – domandò il ragazzo, tendendo una mano che Jay afferrò immediatamente.
– Dovevi vivere il tuo sogno, ma, da come ne parli, sembra quasi un incubo. – disse, stringendo la mano al figlio e accarezzandone il dorso con il pollice.
– Non avrei dovuto permetterti di conoscere il mondo e la sua crudeltà. – continuò, portandosi una mano sugli occhi, cercando di non piangere.
– Non è colpa tua. Cosa avresti potuto fare? Impedirmi di vivere? – le chiese Louis e questa volta Jay dovette lasciargli la mano per portarsela davanti alla bocca.
Cominciò a singhiozzare, senza sapere bene perché.
Perché il mio bambino soffre e io non posso fare niente per lui. Perché fa tutto così schifo. Oh, ma sentimi! Sembro Lottie in una delle sue crisi di nervi, pensò, senza smettere di piangere.
Alla fine prese un fazzoletto e si tamponò lievemente gli angoli degli occhi. Si soffiò il naso e rivolse un sorriso riconoscente al figlio, che non aveva né commentato né interrotto quel suo momento di esagerata commozione. Jay non era una donna molto emotiva o almeno non si mostrava mai triste davanti ai figli e Louis l’adorava, molte volte aveva detto che la cosa senza la quale non poteva vivere era sua madre.
Il rapporto tra loro due era speciale e ogni volta che Louis perdeva la sua naturale allegria era Jay a ridargliela. Poi era arrivato Harry e Louis si era un po’ staccato dalla madre, come un bambino che comincia a camminare e non ha più bisogno di appoggiarsi ai genitori.
Louis aveva sempre avuto bisogno dei consigli di Jay, nonostante fosse un ragazzo che disubbidiva e ne combinava di tutti i colori. Louis aveva avuto bisogno di Jay, perché Jay era la persona più importante della sua vita.
Poi, come già abbiamo detto, era arrivato Harry.
Per un po’ Jay aveva odiato quel ragazzino che gli aveva portato via il suo meraviglioso bambino, ma ben presto si era accorta di come gli occhi di Louis brillassero di più quando guardava l’amico. Questa contestazione l’aveva spiazzata, perché per tanto tempo aveva pensato che gli occhi del figlio non potessero brillare di più di quando già facessero.
Guardò il ragazzo in quelle iridi color cielo, che aveva ereditato da lei, e capì che era stata sciocca a pensare di poterlo chiudere in una camera: Louis avrebbe trovato il modo di uscire, perché era nella sua natura essere libero e curioso, ma, soprattutto, odiava le gabbie.
Per questo motivo questa situazione lo fa soffrire, constatò.
 – Vorrei che tu non soffrissi. – gli disse, immergendo il cucchiaio nella tazza.
– Ma si prova dolore perché si è vivi, no? – disse Louis, facendo un mezzo sorriso a cui Jay rispose, ricordando quella volta quando Louis si era sbucciato un ginocchio e aveva continuato a piagnucolare e a lamentarsi finché lei non aveva detto: “È bene che ti faccia male, altrimenti non saresti vivo.”.
– Sei un bravo ragazzo. –
 – Mi hai cresciuto tu. Sei la madre migliore del mondo e non avrei mai potuto chiedere di meglio. –
– Sai cosa dovresti fare ora? –
 – Cosa? –
– Va’ da Eleonor e mollala. La vostra relazione non fa bene a nessuno. – mormorò Johannah, usando il tono che adottava quando gli dava un ordine, sicura che per una volta Louis avrebbe obbedito.
– Grazie, mamma. – le disse, alzandosi dal suo posto e posandole un dolce bacio tra i capelli. – Sei sempre la migliore con i consigli. –
 – Sono tua madre. – ribatté, Louis rise e uscì dal locale.
Jay rimase da sola a sorridere soddisfatta.
Alla facciaccia tua, Styles! I miei consigli restano sempre migliori dei tuoi!


Quando vuoi bene, bene davvero,
a una persona e la vedi soffrire,
non vorresti prenderti tutto quel male?
(cit.)

 

   
 
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