Capitolo 5: il ballo
Vlad detestava i balli, ed in genere le occasioni
mondane.
Generalmente gli toccavano aspri litigi con sua
madre, per sottrarsi all'obbligo si apparire in società. Gli sembrava,
in qualche misura, di ripagare minimamente il debito che sentiva di avere con
la famiglia che lo aveva cresciuto.
Ma il fatto che questa volta lei non solo non
avesse insistito per averlo al suo fianco, ma addirittura gli avesse sconsigliato
di parteciparvi.. quale sintomo più evidente del disagio che l'aveva
colpita? non faceva proprio parte del suo carattere arrendersi.
E invece di potersi riposare e curare, nei mesi successivi avrebbe dovuto
prendersi cura di quella nipote, Mina.. una ragazzina che certamente non le
avrebbe creato che problemi.
Sospirò. Decisamente, questa volta non poteva sottrarsi ai suoi doveri
morali.
"Miss Cleave? Per favore, chiudete voi
l'ufficio. Stasera ho un impegno."
***********************
Mina osservava con una sorta di imbarazzata
reverenza tutti gli ospiti che le stavano sfilando davanti. Si sentiva
impacciata nel vestito nuovo, con i capelli acconciati in alto e le scarpe con
il tacco. Aveva paura di inciampare e fare una pessima figura davanti a tutta
quella gente importante.
Non si allontanava mai più di qualche
passo da Mrs Roberts. Aveva già rifiutato tre inviti a ballare, non
perchè non le piacesse farlo, ma per timidezza.
Mrs Roberts sembrava divertita dal suo disagio,
ma anche commossa. Quella ragazza conservava un riserbo decisamente d'altri
tempi, rispetto alle sue coetanee.
Soprattutto era bruciante il contrasto con quella
sfacciata della sua compagna di collegio.
Lucy infatti non era rimasta certo con le mani in
mano: circondata da una moltitudine di giovanotti, tutti attratti dalla sua
prorompente bellezza, non era ancora rimasta seduta per cinque minuti di fila,
volteggiando leggiadra per tutta la sala, e attirando in ogni caso su di
sè i pettegolezzi di tutte le signore presenti.
Questo però sembrava essere un sollievo
per Mina: impegnate a criticare l'atteggiamento civettuolo dell'amica
prediletta, avevano distolto l'attenzione da lei.
L'ultima arrivata. L'ereditiera improvvisata.
Senza farsi scorgere dalla tutrice, Mina
gettò un'occhiata alla meravigliosa pendola che troneggiava
nell'ingresso.
Erano solo le undici e mezzo. In collegio aveva
sentito raccontare che queste soireè mondane potevano protrarsi fino al
sorgere del sole.
Involontariamente, sbuffò per la noia.
I minuti passavano lenti, lentissimi.
Dinanzi a lei sfilava compunta tutta la migliore
società londinese e non solo, e lei non provava il benchè minimo
entusiasmo.
Anzi, cominciava a rimpiangere la sua insperata
fortuna: se non fosse stata un'ereditiera, e per di più nubile, nessuna
di quelle persone le avrebbe scoccato un solo sguardo.
Era fidanzata, ma nessuno ne sapeva ancora nulla.
Del resto, il fidanzamento con un amico d'infanzia non avrebbe fatto notizia,
quando fosse stato annunciato. Al limite avrebbe provocato qualche rimpianto
alle madri di scapoli interessati.
Quando, con le altri collegiali e le monache, si
recava in città in visita a qualche museo, oppure per la Messa, nessuno
le guardava se non per semplice compatimento.
Ed ora la invidiavano.
Eppure, non era mai stata così felice come
dentro le solide mura del collegio.
Circondata dal lusso, dalla ricchezza, dalle luci
sfavillanti del bel mondo, provava vero e bruciante rimpianto ripensando alle
quiete ore di raccoglimento nella piccola e modesta cappella del collegio, dove
pregando e cucendo il proprio corredo aveva trascorso ore serene ed oneste.
La madre superiora era stata l'unica vera madre
che avesse conosciuto. Quanto le sarebbe mancata.. si sentiva così sola,
nonostante la gentilezza e la disponibilità di Mrs Roberts. Quella
donna, nonostante i modi impeccabili, le suscitava una specie di paura
immotivata, quasi ancestrale.
Per fortuna aveva potuto portare Lucy con
sè. L'amica, nonostante il carattere bizzoso e fatuo, era dolce e
protettiva nei suoi confronti.
E poi, naturalmente, c'era Jonathan.
Lo aveva conosciuto durante le visite al
collegio, dal momento che lui veniva spesso a trovare la sorellina Katie, di
soli 12 anni. I loro genitori erano morti, lui lavorava come praticante
avvocato in uno studio e aveva sistemato la sorella in collegio perchè
provvedessero alla sua educazione.
Mina, una delle collegiali più grandi, era
la sorvegliante della classe di Katie.
Si erano conosciuti così, in modo
innocente. E in maniera altrettanto innocente era nato il loro casto amore:
Jonathan, vero gentiluomo, aveva espresso le sue intenzione alla madre
superiora quando ancora non era nota ad alcuno l'immensa ricchezza che le
sarebbe toccata in dote. Se ne era innamorato, semplicemente.
La buona Madre era stata felice di vedere i buoni
e onesti sentimenti di quel giovanotto, e aveva più volte raccomandato a
Mina di confidargli il proprio amore, anche quando quest'ultima si era
dimostrata tentata dalla vita monastica.
Sorseggiò distrattamente il calice di vino
che le avevano offerto. Fece una smorfia: decisamente quella bevanda non era
adatta a lei, non era neppure a metà bicchiere e già si sentiva
girare la testa.
Si avvicinò alla finestra aperta, ed
inspirò profondamente l'aria frizzante della notte.
Il portone d'ingresso si aperse rumorosamente.
"Chi saranno mai i ritardatari?" si
scoperse a chiedersi. Altri nobili, senza alcun dubbio.
Gettò un'occhiata incuriosita all'uomo che
le si stava avvicinando, e quasi immediatamente perse i sensi.
E' lui... riuscì soltanto a
pensare, prima che il buio inghiottisse la sua coscienza.
**********************
Vlad non era neppure ancora entrato nella sala,
gravida di facce conosciute ma poco apprezzate, quando vide una donna, accanto
alla finestra, che si stava accartocciando al suolo.
Rapido e preciso, riuscì a coprire in
pochissimi secondi la distanza che li separava, e l'afferrò appena in
tempo fra le braccia, impedendole una rovinosa caduta.
Ma appena lo sguardo gli cadde sul viso esangue
di lei, provò un brivido gelido e strano.
I lineamenti fini e regolari, i capelli scuri e
lucidi, la bocca piccola e perfetta..
E'identica alla donna del mio sogno, pensò
allibito.
Poi d'improvviso la giovane sconosciuta
spalancò gli occhi su di lui.
E improvvisamente, lui si vide, riflesso
nella profondità di un disarmante specchio verde smeraldo.
Non era mai riuscito a provare qualcosa fissando
lo sguardo delle donne che lo avevano amato, che aveva desiderato e in alcuni
casi posseduto.
Ed ora.. quegli occhi lo avevano improvvisamente
spogliato di ogni freddezza, di ogni distanza che aveva cercato continuamente
di erigere fra sè stesso ed il sesso femminile.
Si sentì turbato dall'intimità che
provava nei confronti di quella ragazza mai vista prima.
La ragazza, del resto, era più turbata di
lui. Non appena ebbe compreso cosa era accaduto, si staccò rapidamente
dal petto del suo salvatore, arrossendo violentemente ed abbassando
istintivamente lo sguardo, in un attacco di timidezza improvviso.
"Vi ringrazio molto, signore.. io non sono
abituata.. al vino, credo, e ho molto caldo.."
Alzò il suo sguardo intenso sul viso di
lui.
"Perdonate, signore, ma.. noi ci
conosciamo?"
Vlad non riusciva ad aprire bocca, completamente
ammaliato.
Prima che potesse formulare un pensiero coerente,
alle sue spalle arrivò la madre adottiva.
"Mia cara, ma cos'è successo? ti
senti meglio ora? per fortuna Vlad sembra essere arrivato giusto in
tempo.." aggiunse turbata.
Mina le sorrise, ravviandosi una ciocca sfuggita
all'acconciatura e riprendendo un colorito normale.
"Molto meglio, grazie.. oh, che sciocca
sono! la mia prima sera in società e mi sento male come una
scolaretta.."
Mrs Roberts, compunta, si voltò verso
Vlad.
"Vedo che, a modo tuo, hai già
conosciuto mia nipote Mina. Mina, questo è Vlad, tuo cugino."
La pendola battè dodici rintocchi,
profondi e gravi.
Quell'incontro avrebbe spalancato le porte
dell'Inferno.