2.
Ritrovarsi.
La rupe era come la ricordava.
Non
era più tornata al capanno di Oromis da quando era diventata
Regina e non perché aveva dimenticato quel luogo, anzi, ma aveva
sempre desistito, per paura di sentirsi ancora più sola e
desiderosa di persone che non poteva più avere al suo fianco.
Fìrnen atterrò vicino al basso capanno, stranamente
però non riuscivano a scorgere nessun drago ed era impossibile
visto che le squame luminose dei draghi non poteva passare inosservato
nella radura. Arya si girò intorno confusa, non sentiva presenze
attorno a sé, che il messaggero si fosse sbagliato? Intorno a
lei c'era solo erba e piccoli animali, però sentiva una strana
sensazione che la faceva stare all'erta, la rendeva inquieta. Odiava
essere all’oscuro di qualcosa e l’atmosfera che percepiva
la preoccupava. Stava per tornare da Fìrnen quando un rumore la
fece girare di scatto con la spada sguainata. La porta del capanno
cigolò e si aprì dall'interno, la figura di un uomo si
stagliò davanti alla porta. Era alto, muscoloso, con due larghe
braccia, il viso era coperto dal cappuccio del lungo mantello
rosso che gli svolazzava attorno. L'uomo scese i gradini del capanno e
le si avvicinò con le braccia alzate, Arya si ricordò
solo allora che teneva ancora la spada puntata verso di lui.
L'abbassò subito e guardò curiosa l'uomo. Non aveva
sentito nessuna presenza prima e non la sentiva neanche adesso, la
mente del Cavaliere era invisibile.
Lui
s'inchinò si toccò le labbra e torse la mano destra
portandola al centro del petto, nel gesto formale di saluto degli elfi.
-Arya
Drottning. Atra esternì ono thelduin. - la voce dell' uomo era
forte, sicura, con una nota di dolore nella voce e Arya sapeva a chi
apparteneva.
-Atra du evarìnya ono varda. - la sua voce era rotta, non riusciva a controllarla.
-Un atra mor'ranr lìfa unin hjarta onr.-
-
Qual’ è il tuo nome Cavaliere? - la domanda cadde nel
vuoto e Arya chiuse a lungo gli occhi nell'attesa della risposta.
-Nam
iet er Eragon Sundavar-Vergandì sonr abr Brom. - mentre diceva
questo si abbassò il cappuccio e le sorrise. Arya lo
fissò emozionata,cercando inutilmente di nasconderlo. Rivedere
quel viso, quegli occhi, era lui...uguale all'ultima volta che l'aveva
visto. Era Eragon. Davanti a lei, ancora una volta uno di fronte
all’altro insieme al capanno di Oromis. Le sembrava di sognare.
Non poteva essere vero.
-
Cosa ci fai qui? - una volta che ebbe detto quelle parole si morse la
lingua ma insomma quanto poteva essere stupida. Lui tornava dalle terre
sconosciute, dove era impegnato in qualcosa di ben più
importante di lei e la prima cosa che faceva era venire da lei, l'unica
cosa che sapeva chiedergli e cosa ci faceva lì? Era un caso
disperato.
Per
fortuna Eragon non sembrava turbato molto probabilmente non si
aspettava nient'altro ma un lampo di delusione nei suoi occhi, Arya lo
aveva potuto leggere lo stesso per un piccolo istante. Era così
cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto , il suo volto
sembrava felice di averla davanti ma un ombra lo oscurava. Arya sapeva
cosa voleva dire. Nuovi problemi per loro ed Alagaesia.
-
Sono qui perché un nuovo problema minaccia tutti noi e ho
bisogno del tuo aiuto e di quello di Fìrnen. - la voce di Eragon
era seria e preoccupata. Arya adesso era davvero spaventata, se
c'era qualcosa che riusciva a spaventare Eragon che era il Cavaliere e
l'uomo più forte di tutte le terre conosciute, non doveva essere
un piccolo problema.
-
Io e Fìrnen siamo sempre pronti ad aiutarvi. A proposito dov'
è Saphira? - le sembrava strano che la dragonessa avesse
lasciato Eragon da solo ad aspettare il loro arrivo. Forse,
però, era occupata nella caccia.
-
Saphira non è più con me. La minaccia di cui ti parlavo
l'ha rapita. - la voce di Eragon era triste ma anche minacciosa. Non
doveva essere facile accettare che Saphira non era più al suo
fianco. Quelle parole l'avevano costretta involontariamente a
controllare Fìrnen, che vicino a lei aspettava notizia proprio
sue notizie, ruggì deluso e aggressivo, la sua mente era piena
di pensieri di vendetta, voleva solo saperne di più. Una piccola
parte di lui c’è l’aveva anche con Eragon
perché non l’aveva protetta. Lui era lì, Saphira no.
-
Com' è possibile rapire un drago? Tra l'altro Saphira è
la più grande della sua specie e il suo Cavaliere è il
più forte. Cosa dobbiamo aspettarci noi? -
-
Non è stata propriamente rapita, la minaccia che ci sovrasta
è ben più pericolosa di un esercito immenso o di
Galbatorix stesso.-
Arya lo guardò scioccata, cosa stava accadendo? Una minaccia più pericolosa dello stesso Galbatorix?
-
Non so come ma dopo averci riflettuto a lungo sono giunto alla
conclusione che molto probabilmente nelle terre che abbiamo esplorato,
nel valle dove abbiamo costruito la nuova città ,abbiamo
risvegliato qualcosa. Come se lo avessimo profanato. Non è
magia, è qualcosa che va ben oltre. Per questo non sono riuscito
a capire. Abbiamo risvegliato creature che non vengono influenzate
dalla magia e che sono capaci di impadronirsi dei nostri corpi e delle
nostre menti. - Eragon respirò a fondo e poi con gli occhi
lucidi la guardò. - E' quello che è successo a Saphira e
ad altri tre draghi. Una sera,lei e i suoi tre allievi si erano
allontanati dal villaggio per il loro allenamento, quando sono tornati
non erano più loro stessi. Ci hanno attaccati e io non riuscivo
a parlare con Saphira, lei non era più nel suo corpo. Non c'era
più, Arya. Era scomparsa. Il suo corpo era posseduto da
qualcosa,qualcuno, che non avevo mai incontrato fino ad allora. Non
sono riuscito a fare niente. Ho combatutto contro di lei ma era
impossibile. Mi sono accorta che qualunque magia io cercassi di
lanciare non faceva effetto. Non solo dovevo combatterla, ma non avevo
neanche le armi per farlo. Non riuscivo a capire, anche contro gli
altri due draghi la nostra magia era inutile. Ho manipolato il vento in
modo di allontanarli e poi ho evacuato il villaggio. Non sapevo che
cosa fare, io, Blodhgarm e i nostri compagni abbiamo discusso e abbiamo
deciso di tornare qui, in Alagaesia, dai nostri amici per farci aiutare
e per vedere se quelle creature avevano colpito anche voi. Ho lasciato
i miei amici e i draghi a Ilirea. Lì saranno al sicuro, ho
parlato con il giovane Ajhiad, ci ha accolti nei migliori dei modi
e ci ha aiutato, adesso sta richiamando tutti i Cavalieri di
Alagaesia. Io mi sono preso il compito di informare te Arya Drottning,
perché volevo vederti da molto e perché ho bisogno in
questo momento di un' amica. Sei
un Cavaliere anche tu, puoi capire. Non mi sento più me stesso e
come se una parte di me stesso mi fosse stato strappato. E’
peggio che se l’avessero uccisa, si sono impadroniti di lei. -
Eragon si prese la testa fra le mani e si sedette su un ceppo. Si
vedeva che era disperato e sofferente, Arya si chiese come avesse fatto
anzi a restare così tranquillo. Il suo dolore doveva essere
immenso e anche lei si sentiva male per la sorte di Saphira. Si
avvicinò a lui esitante, non sapeva come dimostrargli che lei
era partecipe al suo dolore e che voleva stargli vicino. Passare tutta
la vita a nascondere i suoi sentimenti non l'aiutava adesso.
Gli
poggiò una mano sulla spalla con una piccola carezza e si
sedette vicino a lui. Eragon non si muoveva, adesso che le aveva
spiegato tutto sembrava che avesse perso tutte le sue energie.
- Troveremo un modo per aiutare Saphira, Eragon ne sono sicura. -
Erano
l'uno affianco all'altra. Fìrnen sbuffava fumo in una collina
lontano da loro. Rabbioso, vendicativo e triste. Aveva aspettato a
lungo Saphira e non si aspettava questo. Tutto il suo animo era pronto
alla vendetta e alla rabbia. Alla vista del dolore di Eragon poi, aveva
lasciato perdere le sue accuse. Poteva capire che lui non avesse potuto
fare niente, ma questo faceva lo irritava comunque. Non aveva un nemico
fisico da combattere e di certo non voleva combattere contro Saphira.
Si sentiva pieno di frustrazione, aveva voglia di sradicare
l’intera foresta!
Eragon
alzò lo sguardo e la guardò, una piccola scia umida
bagnava la sua guancia, liscia come quella degli elfi. Era difficile
mantenere il suo sguardo, anche per lei, tutto quel dolore la
schiacciava e la faceva sentire inutile. Voleva aiutarlo ma non sapeva
come...niente di quello che lei poteva dire o fare poteva allievare la
perdita di Eragon. Si chiedeva, anzi, come non fosse ancora impazzito.
Nella sua stessa situazione non aveva idea di come avrebbe reagito.
-Mi
sento così strano senza di lei. Respingerla è stata la
cosa più difficile che ho mai fatto. Non avevo mai usato la
magia contro di lei. E' stato come cercare di colpire me stesso. Anzi,
peggio. - la sua voce era vuota. Si alzò all'improvviso e
cominciò a camminare agitato. - Dobbiamo trovarla Arya,
dobbiamo salvarla. Ho bisogno di lei!- l'eco del suo grido si perse
intorno a loro, disturbando gli animali. Arya si alzò e con
dolcezza lo abbracciò, cullandolo come un bambino. Solo allora
Eragon si abbandonò e pianse come non aveva mai pianto in vita
sua. Pianse e si strinse ad Arya come se fosse l'unica cosa che ancora
lo manteneva in vita.
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Eragon
dormiva. Il suo sonno però era agitato e Arya non poteva far
altro che restargli vicino. Gli cantava qualcosa nell'antica lingua
nella speranza di confortarlo almeno nel sonno. Saphira rapita e la
minaccia di questi "esseri" che si impadronivano della mente e del
corpo delle altre creature, agitava anche lei. Era preoccupata come non
lo era mai stata neanche durante la guerra contro Galbatorix.
Galbatorix, alla fine, era un nemico di cui conoscevano tutto e di cui
sapevano le sue potenzialità e quello che dovevano fare per
ucciderlo. Questi nemici, invece, si nascondevamo nei corpi di altre
persone e, secondo Eragon, la magia non aveva effetto su di loro. Era
impossibile! Avevano perso in partenza.
-Mi
ero scordata di quanto fosse bella la tua voce. - Arya interruppe il
canto e lo guardò imbarazzata. Da quando aveva capito i
sentimenti per lui, era più difficile stargli vicino. Si sentiva
così bene quando lui gli era vicino, sopratutto quando gli
sorrideva come adesso, era un sorriso così aperto, genuino e
innocente che le faceva tremare il cuore.
-Grazie, Eragon. Come ti senti? -
-Mi
sento meglio, ora che sei vicino a me. - i suoi occhi non l'
abbandonavano un attimo ed erano pieni di un calore e di una
consapevolezza che lei non gli aveva mai visto. Era dai suoi occhi che
si vedeva quanto fosse cresciuto dall'ultima volta che si erano visti.
Quella frase la spiazzò e lo guardò spaesata, non era
pronta. Non sapeva se lo sarebbe mai stata. Aveva paura. Ne aveva
sempre avuta dei suoi sentimenti, ma aveva avuto più di un
secolo per pensare ai suoi sentimenti per lui e adesso non poteva
più tirarsi indietro. Eragon aveva bisogno di chiarezza e di una
decisione da parte sua. Aveva bisogno di lei. E lei non voleva
più tirarsi indietro.
- Sono felice di essere vicino a te, Eragon. -
NOTE
Mi
scuso per il ritardo ma sono stata molto impegnata con il mio lavoro .
Non sono molto soddisfatta di questo capitolo perché a causa dei
miei impegni non ho avuto tempo per rivederlo ma non potevo più
tardare perché ci tengo a rispettare i tempi, quindi ho cercato
di postarlo il prima possibile, che è ADESSO ! eheheheh. Spero che questo capitolo anche se piccolo vi piaccia. Fatemi sapere che cosa ne pensate mi raccomando !
Sono le vostre opinioni che mi aiutano a scrivere. Che dire spero di
pubblicare la prossima settimana ma non vi prometto niente. Mi
dispiace!
un bacio enorme a tutti. Elrun ono.
Qui sotto il dizionario dell'antica lingua.
Drottning = regina
Atra esternì ono thelduin = che la fortuna ti assista.
Atra du evarìnya ono varda = che le stelle ti proteggano.
Un atra Mon'ranr lìfa unin hjarta onr = E che la pace regni nel tuo cuore
Nam iet er Eragon Sundavar-Vergandì sonr abr Brom = il mio nome è Eragon Ammazzaspettri , figlio di Brom
Elrun ono = Grazie