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Autore: BerdisDatronat    12/08/2013    3 recensioni
Avete presente quando una cosa viene definita brutta, orribile ed ingiusta? Quando tutto sembra che faccia schifo, che sia arrivato all'apice dell’orrore e poi succede qualcosa che ti dimostra che tutto può andare peggio? Che si può sempre cadere più in basso, come un pozzo senza fondo? Quando tutto e tutti ti hanno girato le spalle? Ecco, questa è sicuramente la definizione esatta della mia stupida vita.
Grazie Lou. Sei sempre stato fantastico, e questo lo sappiamo entrambi.
Scusami Lou se mi sono ridotta così, scusami se sono scappata e ti ho lasciato andare. Mi hai protetta dalle cose più cattive in questi mesi, mi hai protetta da tutte le persone che mi facevano del male. Mi proteggevi da tutti, tranne da me. Ma ti ringrazio di tutto, Louis.
Il rating non è stato scelto del tutto. Quasi sicuramente resterà arancione, in caso di variazioni lo scriverò qualche capitolo prima.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Primo Capitolo


Penso che tutti voi conosciate i classici film come ‘High School Musical’ o ‘17 Again – Ritorno al liceo’ che ti fanno desiderare con tutta te stessa di andare in una di quelle bellissime e fichissime scuole Americana? Di incontrare un Zac Efron, essere la sua Vanessa Hudgens e vivere tutti felici e contenti? Casomai con 10 figli, una tartaruga, due gatti, cinque cani ad un pesciolino rosso?
Beh, la vita Reale non è affatto così. Sinceramente sogno ogni giorno ed ogni notte che diventi così, ma non è mai cambiata. Mai migliorata. Mai.
Le scuole americane sembrano delle giungle dove dominano gli scimmioni più grandi e muscolosi.
Qui se non si è belli, stupidi e fottutamente ricchi non si va avanti! Io di queste qualità ne ho zero. 0/3.
Non sono brutta, su di questo ne sono sicura, me lo dicono i miei lunghi e lisci capelli neri come l’ebano, occhi colore della pece ed un fisico abbastanza accettabile. Ciò che mi rovina sono quei brufoli e i punti neri. Purtroppo non avendo molti soldi non posso permettermi né creme e né scrub. I vestiti poi non aiutano di certo.
La mia felicità dipende solamente dai soldi, una cosa abbastanza snervante.

Oggi il destino ha voluto che le mie presunte amiche, mi usano solo perché io a differenza loro uso il cervello e sono brava a scuola, mi usassero come una barbie per provare i loro cosmetici e creme nuove con la scusa che c’era la partita di Basket che si svolgeva nella nostra scuola. Volevano che io fossi carina per una volta, questo avevano detto, in realtà ero una cavia da laboratorio.

Accettai principalmente perché così avrei potuto sfruttare anche io qualche cosmetico o crema. Infondo anche loro mi sfruttavano per la scuola, lo scambio era equo.

Quest’oggi sarei stata costretta a vedere quei stupidi ragazzi che cercano di prendere una palla e buttarla in un cestino bucato sul fondo. Una noia mortale.

“July, oh il viola ti dona un casino! Dovresti truccarti più spesso, specialmente in viola o oro. Domani sei ob-bli-ga-ta a fare shopping con noi! Comprerai qualcosa di carino, odio vederti così!”

A parlare era Lucinda. Lei era bellissima, perfetta, faceva presto a parlare. Aveva dei capelli col taglio a caschetto color del grano secco, occhi a cerbiatto color ghiaccio, tratti morbidi e delicati, zigomi alti e leggermente colorati di un rosa candido e sempre un ghigno stampato in faccia.
Un fisico mozzafiato, tette enormi e culo disegnato col compasso, sembravano quasi rifatti talmente che erano perfetti, ma era tutta opera di madre natura. O sua madre, anche lei era bella come Lucy. Quasi sembrava una Cheerleader. Per fortuna non lo era. Non era una vanitosa come loro.

“Sono d’accordo con Lucy, July dovresti curarti molto di più! Domani sei di obbligo! Devi abbandonare il tuo stile da vecchia! Ti faremmo comprare qualcosa di bello.”

Lei era Amy. Capelli rossi, folti e riccissimi, quasi come se avesse fatto una permanete, ma era sempre tutto naturale, anche a lei. Il viso a cuore le donava quel qualcosa di praticamente unico. Sul suo viso non c’erano lentiggini o macchie che di solito le ragazze con i capelli rossi hanno.
Il fisico minuto era perfettamente in proporzione col viso. Nulla era esagerato in lei, era perfetta.

Infondo si capiva perché lei e Lucy erano migliore amiche, loro erano così dannatamente belle e… perfette. Ecco erano entrambe perfette. Per questo non credevo che io ero veramente loro amica, eravamo completamente diverse, io non centravo nulla con loro, ero totalmente fuori luogo.

“D’accordo ragazze, verrò. Ho qualche risparmio da parte, comprerò qualcosa sotto vostro consiglio, promesso. Non comprerò nulla senza il vostro permesso.”
“Neanche una cosa?” Disse la rossa.
“Neanche una cosa.” Affermai io sorridendo.

Festeggiarono come delle sceme. In questi momenti sembravano veramente mie amiche, peccato che fra la gente erano diverse. Quando c’era qualcuno io diventavo praticamente zero. Non contavo nulla, diventavo l’amichetta a cui dare la borsetta. L’amica che serve solo per compagnia. Quella su cui fare qualche battutina cattiva. Insomma io diventavo nulla quando c’era qualcuno. Ecco, questo era un altro dei motivi che mi convinceva che non eravamo realmente amiche, la loro noncuranza, strafottenza verso me quando c’era gente.

Dopo i vari festeggiamenti decidemmo finalmente di andare a scuola.
 

*^*^*^*

 
Entrammo nel corridoio che portava alla palestra e lì iniziarono i miei guai. Almeno in quel momento per me erano grossi guai.

Vidi una signora grassa, bassa come non mai, poteva essere scambiata molto facilmente per un folletto irlandese, capelli bianchi quasi viola a mo’ di strega, occhiali più grandi del suo stesso viso con dei vetri più doppi nella parte bassa, una collana di perle che pendeva dal suo rugoso collo, vestito lungo fino ai piedi con decorazione a pois bianchi e neri, scarpe marroni che ormai neanche mia nonna indossava più, che si avvicinava di fretta vicino me agitando le braccia.
Sembrava letteralmente un polipo vecchio e roscido, viscido. Mi squadrò.

“Sei tu Juliet Hill?”
“Sì, sono io signora. Mi dica, come posso esserle utile?”
“La mascotte si è fatta male, non potrà venire a fare il tifo per la squadra. La sostituirai, visto che hai problemi in educazione fisica non puoi rifiutare, almeno ché tu voglia essere bocciata in questa materia, ma non credo che tu voglia perdere un anno così. Vieni con me, così ti cambi.”

Venni trascinata dalla grassona, sotto lo guardo sbalordito delle mie amiche, in uno squallido spogliatoio dove mi obbligò a cambiarmi e, di conseguenza, a mettermi quel stupido costume che puzzava di morto e sudore.
Un-gallo. Siamo seri?
Ridicolissimo. Andiamo, chi vorrebbe una mascotte vestita da Gallo? In che modo poteva incitare una squadra?

Rivolsi uno sguardo disperato alla signora, ma lei mi face un brusco cenno di indossare l’abito da gallo. O il costume. O la mia morte. Non sapevo precisamente come definirlo, ma certamente era qualcosa di osceno.

Mi vestì di quel costume ed andai nel retro della palestra borbottando vari insulti verso quella vecchia signora. Li meritava tutti.

Lì, improvvisamente, qualcuno mi tirò per le spalle. Mi coprirono i buchi della maschera per vedere, quindi mi trascinarono come un sacco di patate. Urtai contro tante cose, trattenni ogni sorta di gemito per il dolore. Qualcuno mi spinse con una delicatezza assoluta a sedere su un sediolino e sentì un motore accendersi. Ero in una macchina. Vidi la morte in pochi secondi. La mia misera vita iniziò a scorrermi avanti gli occhi. Sarei morta così, con un costume da gallo addosso, bella morte dignitosa, eh?
Dove mi stavano portando? Ma soprattutto chi? Cosa volevano? Sentivo che non era una persona, sentivo varie risatine. Ero in pieno panico. Che mi sarebbe successo?

“Scusami sfigato, la delicatezza non fa parte di me oggi, sono molto nervoso, sai? Perché il capitano qui presente ha deciso di farmi stare a riposo, eh? – e sentii una risatina – Quindi non ti conviene affatto far resistenza o quant'altro, almeno ché tu non voglia che mi sfogo su di te, in quel caso fa tutta la resistenza che vuoi, ho proprio voglia di sfogarmi su qualcuno, quel qualcuno puoi anche essere tu.
Comunque dobbiamo portarti via per un bel poco. Sai, oggi non dovevi proprio capitare come mascotte. Avresti fatto bene a non presentarti, saresti stato più furbo. Ti faremo fare dei giri, poi ti porteremo nuovamente nella tua squallida scuola da quattro soldi. Ah, poi non lamentarti durante il viaggio, credimi neanche noi ci divertiamo, anche io vorrei essere alla partita ma devo stare qui.
Ma ora vediamo chi è lo sfigato di quest’anno. Vi ricordate quello dell’anno scorso? Faceva ridere! La macchinetta e le orecchie a sventola, ma vi vengono a cercare per essere così? O ci andate di spontanea volontà? Oppure vi ricordate il grassone! Capitano, a lei l’onore!”

Qualcuno ridacchiò nuovamente.
Stavano parlando, ansi prendendo in giro, di Bob e di Grasso Josh.
Bob anche quest’anno faceva la mascotte, ma oggi aveva deciso di darci buca così, su due piedi. Evidentemente sapeva quello che lo aspettava.
E pensare che neanche mi piaceva il Basket. Lo vedevo solo come uno stupido sport, se così si poteva chiamare, in cui dei tipi tutti pompati si sfidavano per prendere la palla. Era stupido ed insensato.

Mi tirai le gambe stringendomele al petto, quella voce, non sapevo da chi proveniva, mi aveva esplicitamente minacciata. Iniziavo ad avere seriamente paura. Decisi per il mio bene di stare in silenzio, non mi sarei mossa di un centimetro così non lo avrei fatto arrabbiare. Mi immaginavo già chi era quello a minacciarmi, un zuccone tutto muscoli e niente cervello. Un brivido di terrore mi attraverso completamente fermandosi alla testa. Sentivo come se si stesse rompendo, era la tensione a farmi questo strano ed orribile effetto.

Qualcuno mi sfilò la maschera e finalmente respirai aria pulita, pura. Non molta perché comunque il vestito puzzava, ma almeno era più limpida. Costatai che in auto c’erano tre ragazzi, uno seduto alla guida e due dietro con me. Non era un’auto, ma un furgoncino visto che difronte a me erano seduti i due tizi. Aveva dei posti a quattro dietro. Era molto carino per essere un furgoncino. Ma decisamente orribile per essere la mia tomba.

Ad un tratto sentì tutti gli occhi dei due ragazzi addosso. Mi stavano fissando. L’unico che non mi fissava era quello alla guida, per mia fortuna. Almeno non faremo un brutto incidente.

“Capitano, ma è una… ragazza?”
“Una ragazza carina.” Aggiunse quello che doveva essere il capitano. Prese il mio viso tra due dita per osservarmi meglio da vicino. “Come mai una ragazza così carina fa la mascotte?”

In quel momento credo di essere andata a fuoco. Nessun ragazzo mi aveva mai data così importanza. Anche se mi sfiorava solo il mento per me era tantissimo. Io sono quella che viene scartata perché le proprie amiche sono più belle. Ecco, mi ricordai che in quel momento io ero sola, non c’erano le mie amiche. Era solo per questo. Se vedeva Amy o Lucy si sarebbe rimangiato tutto in un secondo e sarebbe corso da una delle due.

Restai in silenzio a contemplare gli occhi color ghiaccio del ‘capitano’. Erano bellissimi. L’azzurro sembrava sposarsi col bianco che ogni tanto dominava a destra e a manca. Erano decisamente color del ghiaccio.
Il suo sorriso vinceva su tutto. Quando sorrideva le guance diventavano più evidenti, i denti perfetti si scoprivano, tutto nel suo viso si illuminava.
I capelli erano perfetti. Più corti sul lato e al centro si allungavano in un ciuffo. Erano marroni, ma quei riflessi di uno o due toni più chiari li rendevano ancora più belli.
Insomma, sembrava uscito da un bellissimo film. Non sembrava reale. Uno di quei modelli che si vedevano sulle riviste di moda.

“Perché non provi a ribellarti poi? Non vuoi sostenere la tua squadra?” Parlò nuovamente e mi accarezzò una guancia. Quel tocco e quelle parole mi riportarono alla realtà lasciando stare i suoi magnifici occhi e pensai una risposta sensata, senza apparire stupida.
“Pensi che io voglia tornare con la testa dentro quella cosa e casomai fare il tifo per dei tipi che sono capaci solo a spingersi cercando disperatamente di prendersi una palla? Pensi che io voglia fare tutto ciò di spontanea volontà? E poi il tuo amico due minuti fa mi ha minacciata, dov'eri?”
Lo vidi ridere, anche l’altro rise evidentemente ripensando a quello che mi aveva detto prima di scoprire che fossi una lei. “Allora perché fai la mascotte? Sembra che tu odia indossare quell'abito.”
“Io non faccio la mascotte! Oggi devo sostituire quel demente di Bob. Ecco cosa si ottiene quando non ti impegni in Educazione Fisica. Ti ritrovi ad interpretare la parte di un gallo. Che poi avranno scelto il gallo per il suo quoziente intellettivo, visto che è ai stessi livelli dei giocatori di Basket.
Dove siamo andando?”
Ora tutti e tre i ragazzi si misero a ridere. Oh, loro ridevano perché non erano loro intrappolati in un costume da Gallo. Non potevano capire quanto puzzava questo orribile costume.
Ancora una volta parlò il capitano. “Non dovresti parlare così male dei giocatori di Basket quando ne hai due davanti. Comunque faremo dei giri in auto fin quando non finirà la partita.”
“Avete benzina da sprecare? Oppure uccidere ancora di più l’ecosistema? Dah, va bene, se proprio dobbiamo girare a vuoto possiamo fermarci in un bagno almeno mi tolgo questo… coso di dosso? Puzza un casino!”

Il capitano divertito face un cenno con la testa al tipo che guidava e dopo dieci minuti accostammo vicino un bar. L’altro ragazzo mi aprì la porta e mi condusse ai bagni. Mi avrebbe aspettata lì fuori.

Tolsi in fretta e furia quel coso da dosso e mi sistemai i capelli.
Finalmente quel cattivo odore era sparito del tutto. Non si era impregnato nei miei vestiti, cioè quelli di Lucy, almeno una cosa buona era successa.

Restai un minuto a fissare lo specchio difronte a me. Lasciai che la paura mi divorasse, mi travolgesse totalmente, iniziai a tremare. Finalmente potevo farmi investire da tutta l’ansia e l’angoscia che avevo in me. Mi pentì subito di come mi ero vestita. La gonna bianca mi arrivava alle ginocchia e la camicia e fiori viola con lo scollo a V non mi rassicurava. Prima non me ne curavo molto, perché sulle gradinate nessuno se ne sarebbe accorto. Nessuno si accorgeva di me!
Subito dopo notai che sulla gamba destra avevo un livido. Me lo avevano procurato quando mi avevano strattonata come sacco di patate. La delicatezza non faceva parte di quei ragazzi.

Uscii lentamente dal  bagno e trovai il ragazzo ad aspettarmi. Quello che mi aveva procurato il livido.

Anche lui era molto carino. Aveva i capelli completamente neri, come i miei. Non avevo ancora trovato qualcuno con lo stesso colore dei miei capelli, era un colore molto raro. Il taglio era molto simile a quello del capitano, solo che il suo ciuffo era incredibilmente più lungo, per lo meno di 3 centimetri. Occhi marroni che riuscivano a rassicurare chiunque, profondi e bellissimi. Il ghigno stampato sul volto gli dava un aspetto da stronzo. Ma le mie varie esperienze mi avevano insegnato a non giudicare mai nessuno dall'apparenza. Il fisico sembrava scolpito, ma in fondo da un giocatore di Basket, poteva essere solo così il suo fisico. Era incredibilmente alto. Mi sentivo una nana da giardino vicino a lui.

“Il capitano aveva ragione, sei veramente carina.” Disse ingrandendo il ghigno sul viso.

Non calcolai la sua affermazione, sapevo che non fosse vero, ed andai verso l’auto anche se ogni atomo del mio corpo non voleva.

Trovai il capitano e l’altro tipo appoggiati all'auto.
Il tipo che portava l’auto era molto più basso di me. Mi sentii improvvisamente sollevata. Qualcuno era più basso di me, era una soddisfazione in fondo, noh? I suoi occhi erano marroni, ma erano bellissimi come quelli azzurri del capitano. I capelli marroni e corti, molto corti. Aveva anche lui un bel fisico, ma con quella altezza poteva giocare a Basket? Il capitano prima aveva detto che solo due di loro erano dei giocatori, evidentemente quello era un loro amico.

“Zayn ci sono complicazioni, devi andare subito al campo. A quanto pare qualcuno si è fatto male quindi devi dargli il cambio, per tua fortuna, volevi tanto giocare. Ti accompagnerà Josh a scuola. Io resterò con la ragazza qui. Ok?” Disse sorridente.
“Oh, dal viso si vede che ti dispiace molto Capitano.” Disse sarcastico il più basso. A quanto pare lui era Josh.
“Josh accompagnaci al fast-food qui vicino e poi andate. Non ci potete lasciare qui.” Disse col sorriso stampato sul viso.
Entrammo nell'auto e i  due ragazzi ci accompagnarono al fast-food.

“Su, vieni ragazza.” Mi invitò il capitano porgendomi la mano sinistra. Scesi dall'auto aiutata da lui e raggiungemmo l’entrata del fast-food.
Gli altri due misero in moto l’auto e se ne andarono sfrecciando per le strade.
Entrammo e ci sedemmo.
“Allora, vuoi ordinare qualcosa? Dai, offro io, ovviamente. Devo farmi perdonare per il rapimento improvviso e sgarbato. Allora?” Disse sorridendo.

Sentivo il viso andarmi al fuoco ed ordinai un semplice panino microscopico. Non che non avessi fame, in realtà ne avrei mangiati dieci di quei cosi, ma mi sentivo in colpa nel ordinare qualcosa che costasse molto. Non volevo approfittarmi di lui.
Lui, invece, ordinò uno dei miei panini preferiti. Era enorme ed emanava un profumo buonissimo.

“I giocatori di Basket possono mangiare panini così grandi?”
“Teoricamente no, ma sono infortunato, devo nutrirmi!” Disse mostrandomi la mano destra fasciata. “Non so ancora il tuo nome però. E tu non sai il mio. Mi chiamo Louis Tomlinson. Tu?”
“Juliet, Juliet Hill.” Risposi timidamente. Non lo guardavo negli occhi perché mi sarei ripersa nei suoi bellissimi occhi ed era meglio che lui non notasse quel piccolo dettaglio.

Sul viso di Louis si aprì un altro sorriso e sollevò il mio viso con l’indice. Credo che in quel momento io mi persi nei suoi occhi, proprio come se mi trovassi in un labirinto. Lo sentii ridacchiare. Ecco, mi ero tradita. Pochi secondi prima mi ero detta che non dovevo fissare i suoi occhi ed invece ora ero praticamente entrata in loro.

La cameriera ci aveva portato i panini. Subito notai che stava facendo gli occhi dolci a Louis ma lui sembrò non curarsene più di tanto. La biondina non era il suo tipo?

“Allora, dimmi. Mi trovi ancora stupido come un pollo?”
“Gallo. C’è differenza tra i due. Il pollo oltre ad essere stupido è anche castrato.”
“Almeno mi consideri un ragazzo con le palle. È una cosa positiva. – Ridacchio per poi tornare serio – Comunque ti dimostrerò che non sono così stupido. Domani ti va di uscire con me, Juliet? Potrei dimostrarti quel che valgo! Non dirmi di no!”
“Oh, domani devo andare a fare compere con le mie… amiche. Non posso.” Dissi velocemente. Mi lasciai scappare un tono sgradevole quando nominai ‘amiche’. Non erano mie amiche, ne ero sicura.
“Dopodomani! Non puoi dirmi di no ora! La scusa delle amiche l’hai usata già. Dai, non ho neanche gli allenamenti. Voglio solo dimostrati che non siamo tutti stupidi come dei galli, solo questo. Ti vengo a prendere a scuola. Ok?”

Non mi restò che annuire. Non mi aveva lasciato scelta. Sarei dovuta uscire con lui. Fine della discussione.
In fondo dovevo ammettere che non mi dispiaceva più di tanto, lui era molto simpatico e poi un ragazzo si stava interessando a me, era un miracolo!
                                                   

*^*^*^*

 
A fine serata i ragazzi ci vennero a prendere sul lago. Avevamo passato la serata lì, dopo aver mangiato al fast-food. Era stato tutto bellissimo, perfetto. Io e Louis eravamo in perfetta sintonia, amavamo più o meno le stesse cose.

“Capitano, la partita è terminata. Abbiamo vinto noi, ovviamente, cosa si aspettavano? Di vincere? Illusi.
Ma ora portiamo la ragazza a scuola. Avresti dovuto vedere come ti cercavano ragazzina, volevano proprio la loro mascotte.”
Io di certo non li avrei cercati. Ero io quella che doveva indossare quel coso imbarazzante, non loro.
“Bhe, lei ha avuto meglio da fare, è stata con me.” Disse con un sorriso trionfante il capitano per poi avvolgermi con un braccio le spalle. Lo guardai imbarazzata e disorientata.

Erano venuti a prenderci nuovamente Zayn e Josh.
Mi riaccompagnarono a scuola. Louis scese con me dall’auto e  mi accompagnò fino all’entrata.

“Allora ci vediamo dopodomani? Guarda che ci conto. Ora scrivimi qui il tuo numero. Non scrivere uno falso però!”
“Non preoccuparti, sarà il mio numero.”
“So dove vai a scuola, quindi ti conviene. Altrimenti sarò il tuo peggior incubo.” Disse ridendo, si notava il suo tentativo per restare essere serio, ma la cosa non gli riusciva. Mi baciò la fronte e disse che mi avrebbe mandato un messaggio.

Entrai a scuola ed andai verso lo spogliatoio della palestra.

Lì c’erano Lucy e Amy ma nessuna delle due mi salutò. Stavano con due ragazzi bellissimi, erano abbastanza conosciuti nella nostra scuola, chiunque desiderava che loro gli rivolgessero la parola, cosa pretendevo? Cosa mi aspettavo? Non mi avrebbero mai salutata. In fondo io ero la sfigata.

Abbassai il capo e mi fiondai nello spogliatoio. I ragazzi avevano portato lì il costume da Gallo. Presi i miei effetti personali e scappai fuori scuola.
Il telefono squillò, mi era arrivato un messaggio.

Ehy, rispondimi a questo messaggio quando arrivi a casa, ok? Non dimenticartene, altrimenti mi preoccupo!
Scusa se non ti ho accompagnata a casa, ma il furgoncino non è mio, non decido io.
Quando vai a dormire pretendo anche la buona notte, eh!
xxx Louis.

Andai via col sorriso sulle labbra. Ero importante per qualcuno. Sapevo che sarebbe durata poco, ma almeno quel poco tempo sarei stata contenta.

Appena arrivai a casa mantenni la parola, gli mandai un messaggio con scritto che ero arrivata sottolineando poi che gli avevo dato il numero giusto.

“Amore, come è andata la partita?”
“Mamma bene… domani esco con le ragazze, andiamo al centro commerciale. È ok?”
“Certo tesoro.”

Ebbi una piccola conversazione con mia madre e poi sgattaiolai in camera mia. Indossai il pigiama ed inviai un messaggio a Louis.

Buonanotte e sogni d’oro Louis.
xxx Juliet.

Dopo poco crollai in un sonno profondo.

*^*^*^*


Mi svegliai molto presto quel giorno. Erano le sei e trenta. Mi alzai dopo aver provato svariate volte ad riaddormentarmi, tentativi inutili.

Feci colazione e mi preparai con una lentezza assurda.
Decisi persino di truccarmi, cosa che non facevo mai quando andavo a scuola. Solitamente mi truccavo solo per uscire perché, sinceramente, di trucchi ne avevo pochissimi, quindi li tenevo come oro. Ma quella mattina una vocina nella mia testa mi disse che avevo nettamente bisogno di quell’oro.

Dopo aver terminato ogni azione mattutina mi recai a scuola.
Era deserta, non c’era nessuno. Decisi di andare al parco per leggere il mio libro preferito “Il ritratto di Dorian Grey”. Amavo con tutta me stessa Oscar Wilde.
Restai lì fino alle otto meno venti. A quell’ora la scuola si popolava.

Vidi subito Amy e Lucy così mi avvicinai a loro. Mi guardarono sbalordite perché mi ero truccata. Avevo solo un po’ di Eyeliner e Fondotinta. Nulla di sconvolgente, non c’era bisogno di fare le dementi.

Le ore scolastiche volarono in un me che non si dica.
Quando uscimmo di scuola ci recammo a casa per cambiarci. A scuola indossavamo delle uniformi quindi dovevamo cambiarci. Erano veramente imbarazzanti. Gonne grigio topo e camicie bianche, tipo convento.

Al centro facemmo molte compere. Cioè fecero molte compere, io principalmente non comprai niente. Solo un abito da indossare il giorno dopo con Louis.

Raccontai tutto quello che mi era successo il giorno prima alle ragazze e loro erano molto felici per me. A quanto pare lo conoscevano Louis e lui era famoso proprio per le sue storie amorose e la sua strabiliante bellezza. Solitamente i capitani precedenti avevano centouno ragazze in un mese, invece la sua storia più breve era durata cinque mesi e la più lunga nove mesi.

Facemmo tre volte il centro e poi tornammo a casa.



Giunta a casa non mi sentivo a casa. Veramente non mi sentivo neanche nel mio corpo. Mi sentivo fuori luogo e non sapevo neanche più io chi ero. Chi ero? La risposta era ovvia, ero Juliet Hill. Ma chi era Juliet Hill? Mi trovai a fare una lunga riflessione sul pianerottolo di casa mia. Non mi riconoscevo più. Non sapevo neanche più cosa volevo io dalla vita.
Ero felice? No.
Mi ritrovai con tutta la mia vita fra le mani. Le mie mani erano incredibilmente vuote. La mia vita era completamente vuota.
Improvvisamente mi accorsi che non sapevo più niente di me, non ricordavo neanche il mio aspetto fisico. Corsi in bagno e mi specchiai. Tutti i difetti che avevo mi saltarono agli occhi. Quegli occhi che iniziavano a bruciarmi.
Non mi sentivo in grado neanche di andare in giro con Louis, lui era perfetto, io ero l’esatto contrario.

Sentii poi delle urla. I miei genitori erano rincasati. Stavano litigando. Sentivo gli insulti di mia madre rivolti a mio padre. Le bestemmie di mio padre. Scoppiai in lacrime, ero stanca di tutto ciò. Sentì dei passi verso di me, già sapevo chi fosse.

“Tesoro… Perché piangi? È per loro? Non pensarli, dai vieni in camera con me, passerà tutto, ok? Ora smetti di piangere cucciola.”

Era Edward, mio fratello. Eddy aveva i capelli ricci e neri che gli ricadevano in un ciuffo sulla destra della fronte, occhi azzurri come quelli di papà, alto quasi uno e ottantacinque, fisico muscoloso, viso pulito, bello. A prima vista non sembrava mio fratello, lui perfetto, io no.

Piansi ancora di più pensando a quanto Ed fosse perfetto.

Ed c’era sempre nei momenti di sconforto, era perfetto. Molte persone non andavano d’accordo con il proprio fratello. Tra me e lui avveniva l’esatto contrario. Eravamo completamente in sintonia. Mi dispiaceva per chi non aveva un fratello come il mio, si perdevano davvero tanto.

Entrammo in camera sua e ci stendemmo sul letto.
Mi baciò una guancia per poi guardarmi negli occhi. In quel momento mi stava studiando. Cercava di capire cosa mi affliggeva, se le mie lacrime erano dovute solo alla nostra situazione familiare oppure ad altro.

“Chi ti ha fatto soffrire così tanto tesoro mio? Non penso che tu stia così male solo per colpa di quei due coglioni al piano di sotto.”
“Ed sono io! Non mi vedi? Perché devo essere così? Perché non posso essere perfetta come te?”
“Tesoro, tu sei bellissima, perché dici di essere brutta? Sei stupenda così come sei! Le persone farebbero a gara per avere dei capelli come i tuoi! Per averli così lisci e belli. E poi…”

Lui non capiva? Era forse cieco? Mi ritrovai ad urlargli contro tutti i miei difetti.

Ma mi vedi? Dico, sei forse cieco? I miei capelli sono completamente sfibrati e morti, non belli come dici tu.
I miei occhi sono neri, inespressivi. Non potevo avere quelli di papà o i tuoi? Che sono azzurri?
Essendo magra mi ritrovo una pancia che non dovrei avere, come quella dei bambini del terzo mondo! Perché deve essere gonfia? Non può essere normale come ogni essere umano?
Il mio viso! Lo vedi? È quello che più fa schifo! Sono piena di punti neri e brufoloni! Faccio schifo!
Hai visto le mie mani? Fanno schifo, sono storte e i miei due indici sono diversi l’uno dall’altro.
Le mie cosce sono troppo grosse e i miei piedi troppo lunghi. Tra un po’ mi entreranno le tue scarpe!
Sono bassa.
Le mie labbra sono sbiadite e potrei ancora continuare. Ed!


Ero nel pieno di una crisi. Mi odiavo e lo stavo urlando ad Ed. Lui mi fissava con aria amara. Senza parole. Cosa poteva dire in fondo? Stavo affermando solo il vero.

“Non capisco il perché tu pensi a tutte queste cose, o chi te le abbia messe intesta, tu sei bellissima. Non capisco poi perché tu devi preoccuparti di queste cose ora. Tesoro, sei fantastica così come sei, sono sicuro che non sono l’unico a dirtelo. Ora dormi piccola mia che è tardi.”

Mi abbracciò per poi riempirmi di baci sul viso. Restò li a coccolarmi senza proferire altre parole. Ad ogni singhiozzo che fuoriusciva dalle mie labbra lui mi stringeva ancora di più a se stesso. Mi consolava e cercava di capirmi, ma non ci riusciva. Se non ci sei dentro non potrai mai capire.

Commenti D'autore.
Eccomi qui col primo capitolo.
Che ne pensate del caratterino di Zayn? E dell'entrata di Louis? E di Josh? Ok, troppe domande lol.
Vorrei qualche commentino da parte vostra, per sapere come sto andando e se la storia sta diventando noiosa oppure no.
Aggiornerò tra il 25 al 28.
Vi chiedo esplicitamente un commento sulla crisi di identità affrontata da Juliet. Vorrei sapere se sono stata capace di descrivere bene il tutto oppure no.
Se trovate eventuali errori grammaticali vi sarei grata se me li segnalate!
Ok, dopo ciò chiudo!
Un bacio, Berdis. 

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Se mi volete, contattatemi su Twitter: Berdis Datronat

   
 
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