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Autore: TeenSpiritWho_    12/08/2013    7 recensioni
Il futuro può essere cambiato anche solo dal più piccolo errore, e Duncan lo scoprirà presto. Verrà trascinato in un luogo sconosciuto e dovrà lottare contro chi amava per salvare chi ama. Perché non sempre le persone di cui ti fidi si conoscono del tutto...
Genere: Azione, Guerra, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Ti prego, ti prego, voglio solo dormire.

Ma a quanto pare la mia mente non voleva saperne di concedermi qualche ora di sonno. Era stata una giornata, come dire?, impegnativa.

Forse impegnativa non era il termine giusto. Terribile la descriveva molto meglio.

A parte il ritorno di Geoff, non era andato niente per il verso giusto.

Ehi, Duncan, guarda il lato positivo. Almeno non sei morto mangiato da una dolce famigliola di cannibali psicopatici.

Quello era vero. Ma, tanto, ero convinto che sarei morto entro un mese. Dopotutto stavo andando a compiere una missione praticamente suicida in cui dovevo convincere la donna che avevo lasciato sull'altare a tornare con me, e poi... e poi cosa? Ucciderla? Piegarla al mio volere? Dovevo solo sperare che i ribelli avessero ragione e che lei mi amasse ancora.

Feci una smorfia e mi girai a pancia in su nella mia tenda.

Erano passati cinquant'anni dall'ultimo giorno in cui l'avevo vista. Quanti anni doveva avere ora Courtney? Più o meno settantadue, pensai.

Nella mia mente si formò l'immagine di una Courtney dai lunghi capelli grigi raccolti in una crocchia, seduta sula sedia a rotelle a fissare il mondo con occhi vacui e spenti su un viso dalla pelle rugosa e cadente.

Con un gemito mi girai su un fianco, coprendomi il viso con le mani.

Ma poi quell'immagine scomparve, e mi tornò in mente Courtney il giorno in cui l'avevo baciata per la prima volta. Sorrisi, mentre il cuore mi si scioglieva, e piano piano scivolai nel sonno...

 

Io e Geoff guardavamo la casa di Lindsay Parker dall'altra parte della strada, appoggiati contro la macchina di Geoff. Si riusciva a sentire la melodia di una canzone (che riconobbi come “Call Me” di Blondie) uscire dalle finestre aperte, coperte solo dalle tende, ma attraverso le quali riuscivamo a intravedere sagome di ragazze che ballavano, chiacchieravano e sbocconcellavano pasticcini e tortine.

-Caspita, amico, guarda quante belle ragazze!- esclamò Geoff, mettendosi le mani dietro la testa per stare più comodo.

-Dio mio, sembra il paradiso.- mormorai, con un sorriso sfacciato sulle labbra.

Mi dispiaceva aver lasciato lasciato Shirley a casa da sola, ma in quel momento la mia mente era impegnata da altro. Sarei tornato in tempo. E poi c'era pur sempre nostra madre a casa, anche se lei non aveva fatto mai niente per proteggerci dalla furia di nostro padre, oltre a piangere.

Scossi la testa per liberare la mente da quei pensieri. Ora dovevo pensare ad altro.

Mi scrocchiai le dita delle mani, poi dissi con tono deciso -Si va in scena.-

Geoff rise e mi seguì, mentre mi avviavo verso la porta d'ingresso di casa Parker.

Suonai al campanello e, pochi secondi dopo, una ragazza bionda con più davanzale che cervello venne ad aprirci. Stava sorridendo, probabilmente divertita dalla battuta che qualche amica le aveva appena fatto, ma quando ci vide il suo sorriso scomparve, sostituito da un'espressione di rimprovero. In particolare il suo sguardo fulminante era rivolto a me.

-Cooper.- disse, seria.

-Oh, Lindsay, ma sei splendida! E buon compleanno!- esclamai, mimando l'atto di togliermi un cappello invisibile e fare un inchino.

Lei non rispose, ma incrociò le braccia.

Probabilmente ce l'aveva ancora con me da quando, l'anno prima, l'avevo invitata al ballo di primavera, dopo l'ennesimo rifiuto da parte di Courtney, e, durante festa, le avevo erroneamente versato del punch sul vestito firmato. Da quel giorno la bionda cheerleader amica di Courtney non solo non aveva più voluto rivolgermi frasi con un numero superiore di due parole, ma aveva fatto di tutto per farmi ingelosire, convinta che provassi rimpianto vedendola con altri ragazzi. Naturalmente, non era così.

Ad ogni modo, quella sera Geoff era con me, e ci pensò lui a risolvere la situazione.

-Si, Lindsay, buon compleanno!- disse, e le porse un mazzo di fiori che avevamo rubato da una bancarella per l'occasione, conoscendo la vanità di Lindsay.

La ragazza li osservò per un momento, incantata, poi li prese in mano e li annusò, lanciando una sguardo ammaliato a Geoff. Ora il suo atteggiamento era più rilassato.

-Che ci fate qui, ragazzi?- chiese, cercando di mostrarsi ancora infastidita, sebbene il nostro regalo l'avesse piacevolmente sorpresa.

-Oh, beh, sai, abbiamo sentito che stavi organizzando una festa e abbiamo pensato: e se quelle povere fanciulle non avessero da bere?-

Mentre Geoff parlava io avevo tirato fuori da dietro la schiena, dove l'avevo nascosta, una confezione di lattine di birra, sventolandole davanti al naso della ragazza con un ghigno.

Lindsay sorrise maliziosa, e disse -Perché non l'avete detto subito?- e, detto ciò, si scostò dalla porta, permettendoci di entrare.

La casa di Lindsay Parker era spaziosa e in stile moderno, con mobili geometrici dai colori chiari e comodi divani di pelle. Quando entrammo nel salotto, dove sembrava si trovassero tutte le invitate, fummo accolti da esclamazioni di gioia e ragazze che si fiondavano ad abbracciarci. C'erano tutte le ragazze popolari della scuola, per lo più cheerleader come Lidsay. L'unica che non venne a salutarci fu una ragazza mora, dalla carnagione olivastra e gli occhi scuri, che si trovava in fondo alla stanza e che subito mise il broncio, alzando gli occhi al cielo.

Oh, Curtney, Courtney. Buonasera.

Io le mandai un bacio da lontano, facendole l'occhiolino, ma lei lo scacciò con un gesto della mano, stizzita.

Strinse i pugni con rabbia e si avvicinò a Lindsay, ringhiando -Cosa ci fanno loro qui?!-

Lindsay si voltò a guardarla con gli occhioni azzurri spalancati e, sputacchiando ovunque il muffin che aveva appena messo in bocca, rispose -Hanno la birra!-

Courtney lanciò un verso esasperato e la trascinò via da noi.

Trattenni una risata e lanciai uno sguardo alla chitarra appoggiata in un angolo della stanza, abbandonata. Mi venne un'idea e la sussurrai nell'orecchio a Geoff, che ridacchiò e fece si con la testa.

-Ragazze, basta con questa musica!- andai al lettore cd e lo spensi, estraendo il disco di Blondie e lanciandolo da parte.

Dopodiché afferrai la chitarra e mi accomodai sul divano accanto al mio amico, che aveva già il braccio intorno alle spalle di una ragazza.

-Vi va una canzone?- dissi, con tono ammaliante.

Tutte le invitate assentirono con gridolini di gioia.

Iniziai a suonare con gli occhi chiusi, contento di sentire tutti gli sguardi puntati su di me. Specialmente quello di Courtney che, dopo aver fatto un po' di storie, aveva acconsentito alla richiesta di Lindsay di sedersi insieme a tutti gli altri. Anche se lei era in fondo al gruppo sapevo che mi stava fissando e giudicando con quel suo sguardo da maestrina.

Probabilmente stava pensando: mah, guarda quei capelli verdi! Assurdi. E quei piercing? Un obbrobrio. Come fa a guardarsi allo specchio? Si crede tanto ribelle a bucarsi la faccia con quella roba?

Quel pensiero mi fece sorridere ancora di più, e aprii gli occhi per poi iniziare a cantare.

She was a fast machine, she kept her motor clean, was the best damn woman that I ever seen...

Il mio pubblico esultò. La mia voce era calda, roca ma allo stesso tempo bella e affascinante. Le mie dita si muovevano esperte sulle corde della chitarra.

She had the sightless eyes, telling me no lies...

A quel punto guardai dritto negli occhi Courtney, che arrossì all'istante e abbassò la testa, il viso nascosto dai lunghi capelli castani sciolti.

Knocking me out with those American thighs...

A queste parole Courtney alzò la testa e, quando capì che la mia canzone era riferita a lei, arrossì ancora di più, sebbene fosse quasi fisicamente impossibile, e cercò di abbassare la corta gonna che indossava. Trattenni di nuovo una risata e continuai.

Taking more than her share, had me fighting for air, she told me to come but i was alredy there... The walls start shaking, earth was quaking, my mind was aching, we were making it!

Le ragazze, tutte tranne Courtney, ovviamente, esultarono di nuovo e cominciarono a ballare a tempo, ridendo divertite, mentre Geoff iniziò a cantare il ritornello con me.

And you shook me all night long! Yeah, you shook me all night long!

Cominciai a cantare un'altra strofa, e vidi che Courtney stava ribollendo di rabbia, questo mi diede una certa soddisfazione.

Working double time on the seduction line, she's one of a kind, she's just mine, all mine! Wanted no applause, it's just another course, made a meal outta me and come back for more...

Allora Courtney si alzò di scatto dal suo posto e camminò rabbiosamente fuori dalla stanza, pestando i piedi. La mia voce si fermò e le mie dita smisero di pizzicare le corde, mentre la seguivo con lo sguardo, stupito. Un secondo dopo mi alzai a mia volta e uscii dalla stanza. Rimasto da solo, Geoff rise nervosamente, imbarazzato, e disse, prendendo in mano la chitarra che avevo abbandonato sul divano -Allora ragazze, che canzoni vi piacciono?-

Io raggiunsi Courtney fuori. Era appoggiata alla ringhiera della veranda di casa Parker, le labbra serrate e gli occhi fissi nel buio della notte. Mi misi accanto a lei.

-Ehi, cosa c'è?-

Lei sbuffò -C'è che sei un idiota, ecco cosa c'è.-

Aggrottai le sopracciglia, momentaneamente sorpreso, poi scoppiai a ridere. Vidi Courtney fare un debole sorriso a sua volta, ma cercare subito di nasconderlo.

-Dai, mi dispiace, ti ho offesa con quella canzone?- dissi, cercando di intercettare il suo sguardo sporgendomi in avanti.

Lei non rispose, ma si degnò di guardarmi.

-Volevo solo farti capire quanto ti trovo bella.- dissi, con il mio tipico sorriso sfacciato.

Lei arrossì leggermente e disse -E non potevi farmelo capire con una canzone romantica?-

-Non è il mio stile- risposi -E poi, con una canzone romantica ti avrei imbarazzata ancora di più davanti alle tue amiche, non credi?-

Lei non seppe cosa rispondere e rimase ancora in silenzio.

Sospirai -D'accordo. Tu pensi che io non sia romantico, non è vero? E se ti dimostrassi che ti sbagli?-

Lei mi lanciò un'occhiata curiosa -E come?-

Le porsi la mano, raddrizzandomi -Vieni con me.-

Courtney esitò per un istante, poi mi guardò negli occhi azzurri per un tempo che mi sembrò infinito. Quando sembrò sicura che non volessi farle del male, prese delicatamente la mia mano.

Geoff era rimasto dentro, quindi immaginai che non gli sarebbe dispiaciuto se gli avessi rubato la macchina per una mezz'oretta. Guidai in silenzio, sempre con un sorriso dipinto sulle labbra. Courtney era seduta accanto a me, nel sedile del passeggero, ma, per quanto cercasse di rilassarsi, la curiosità continuava ad avere la meglio su di lei.

-Allora, Duncan, me lo vuoi dire dove stiamo andando?- chiese, con tono quasi supplicante.

Scossi lentamente la testa -Tutto a tempo debito. Non preoccuparti, siamo quasi arrivati.-

Uno scroscio cominciava a sentirsi in lontananza. Misi un braccio e la testa fuori dal finestrino aperto, continuando a manovrare il volante con una mano, lasciando che l'aria fresca della notte mi sferzasse il viso.

-Che stai facendo?- chiese Courtney, quasi preoccupata.

-Mi godo l'aria notturna, fallo anche tu.-

Courtney si mordicchiò un labbro, poi sbuffò come per dire “oh, al diavolo” e si affacciò fuori dal finestrino come me. Per la prima volta quella sera la vidi sorridere sul serio, mentre il vento le scompigliava i capelli. Rise e chiuse gli occhi con espressione sognante.

La osservai per qualche secondo, incantato dalla sua bellezza, poi tornai anche io a mettere la testa fuori dal finestrino, gridando di gioia. Courtney rise di nuovo, e gridò insieme a me.

In quel momento mi sentii un tutt'uno con lei, ma tutti i momenti belli sono destinati a finire, e presto arrivammo a destinazione e dovemmo scendere dalla macchina.

Ora lo scroscio era molto più forte. Eravamo circondati da alberi talmente alti da impedirci di vedere il cielo stellato, ma in mezzo a loro si apriva un sentiero ghiaioso, così io e Courtney cominciammo a percorrerlo, fianco a fianco, in silenzio.

Lei si stava sistemando i capelli, spettinati dal vento, quasi imbarazzata. Ma a me aveva fatto piacere vedere che anche in lei c'era un lato scatenato.

A ogni passo che facevamo lo scroscio diventava più forte, quasi impedendoci di sentire i nostri stessi passi sulla ghiaia. Il sentiero finì, aprendosi in una larga radura sterrata, che finiva a strapiombo. Il paesaggio davanti a noi era spettacolare: poco lontano dal nostro sentiero riuscivamo a vedere uscire dagli alberi un fiume, che arrivava nella radura e precipitava poi giù dallo strapiombo, creando una bellissima cascata. In più lì, essendo quel posto molto in alto, si riusciva a vedere tutta la città, con le sue luci, le sue strade e i suoi palazzi.

Courtney avanzò lentamente verso la cascata, a bocca aperta. Si appoggiò allo steccato che la divideva da essa e si sporse in avanti, meravigliata.

-Io... non posso credere che un panorama così meraviglioso sia così vicino alla città!- commentò, urlando per farsi sentire sopra il rumore dell'acqua.

-Vero?- confermai, mettendomi accanto a lei. Indicai un punto della città -Guarda, là c'è casa mia!-

Courtney rise -E lì la mia!-

-E lì il ristorante Bobby's!-

-E lì il cinema!-

Continuammo a indicare luoghi per un po', divertiti da quel passatempo così particolare.

Poi Courtney parlò -Questo posto è spettacolare...-

Sorrisi teneramente -Tu di più, principessa.-

Courtney si voltò a guardarmi, socchiudendo la bocca, poi tornò a guardare il paesaggio con un sorrisetto.

-Vedi?- dissi, spalancando le braccia -Anche io so essere romantico!-

Courtney sogghignò -Puoi fare di meglio, caro.-

Guardai il suo profilo rivoltò verso la città, illuminata dalle sue luci colorate e dai riflessi sull'acqua. La guardai mettersi una ciocca di capelli color cioccolato dietro un orecchio e chiudere gli occhi per farsi rinfrescare dalla brezza. Guardai le sua labbra distendersi in un sorriso sincero.

-Ti amo.- mormorai.

Lei si voltò e urlò -Come? Non riesco a sentire nulla con quest'acqua!-

-Ho detto che ti amo!- dissi, alzando un po' il tono.

-Eh? Non capisco!-

-Courtney, io ti amo!- stavo quasi gridando, ma l'imbarazzo mi impediva di alzare abbastanza la voce.

-Duncan, parla più forte!-

Ok, niente parole allora. Non ero bravo con le parole. Volevo dimostrarle il mio amore? Tanto valeva farlo direttamente.

Le presi il viso tra le mani e la baciai, con trasporto. Mi aspettavo che lei si dibattesse per staccarsi, invece, dopo la sorpresa iniziale, mi circondò con le braccia e mi baciò a sua volta.

Non so quanto restammo avvinghiati. So solo che Courtney ad un certo aprì gli occhi e lanciò un'occhiata distratta al panorama della città. Poi si staccò da me di scatto.

-Ehi, principessa, che succede?- chiesi, stranito.

Lei era impallidita -Duncan, guarda laggiù. Quella è casa tua, no?-

-Si...- risposi, strizzando gli occhi per vedere meglio.

-C'è un'ambulanza davanti a casa tua.- continuò la ragazza.

La mia felicità per aver finalmente ottenuto l'amore di Courtney si dissolse all'istante, sostituita da un vago senso di colpa e preoccupazione.

Shirley, pensai, Shirley è a casa senza di me.

-E' meglio se vado a vedere cos'è successo.- conclusi infine. La voce che mi tremava.

-Ti accompagno.- Courtney mi prese la mano con sguardo deciso.

-Sei sicura?-

Sorrise -Sono o non sono la “signora Duncan” adesso?-

Mi presi giusto un istante per poterle accarezzare il viso, poi corremmo in macchina.

 

Mi svegliai di soprassalto, rizzandomi a sedere nella tenda, madido di sudore.

-Shirley!- gridai. Quando poi mi accorsi di essere sveglio feci un sospiro e mormorai -Sherry...-

Mi stropicciai gli occhi. Ormai mi sarebbe stato impossibile riprendere a dormire, tanto valeva fare due passi per sgranchirsi le gambe.

Uscii dalla tenda e salutai Noah che era di guardia davanti al fuoco. Poi cominciai a camminare tra gli alberi, diretto sulla sponda del torrente vicino al quale ci eravamo accampati. Mi sedetti su un grosso masso e guardai l'acqua trasparente che scorreva davanti a me. Poi, di punto in bianco, cominciai a piangere. Dapprima semplici lacrime mi inumidivano le guance, delicatamente, poi iniziai a piangere sul serio, singhiozzando come un disperato.

Non ero ancora riuscito a farlo da quando ero arrivato nel futuro, ma finalmente riuscii a sfogarmi. Mi sfogai perché Courtney mi aveva deluso, mi sfogai perché mi sentivo in colpa per mia sorella, mi sfogai perché dovevo salvare il pianeta e non ne ero all'altezza, mi sfogai perché avevo dannatamente bisogno di Gwen in quel momento, ma lei non c'era. Almeno, non per me.

Mettiamo le cose in chiaro. Duncan, tu ami ancora Courtney?

Io mi sono innamorato di Gwen.

Ma ami Courtney?

No, amo il suo ricordo.

Smisi di frignare come una bambinetta e mi asciugai gli occhi con la manica della divisa militare.

Io non amo Courtney, io amo il suo ricordo.

Ma tanto dovrai ugualmente fingere di amarla se vuoi salvare il mondo.

Dovrò fingere, si, ma questo non vuol dire che io non possa dare il mio vero amore a Gwen.

E se lei non lo volesse?

Scoppiai in una risata isterica.

Certo che non lo vorrà. Ma che importa? Ormai ho il cuore a pezzi, non può farmi più male di così.

Avevo smesso di piangere ma continuavo ancora a sentire qualcuno singhiozzare. Qualcuno vicino al punto dove mi trovavo io. Incuriosito, seguii il rumore. Sembra che tutti piangano, stasera.

Una sagoma era seduta contro un albero, illuminata a malapena dai raggi della luna. La luce era poca, ma bastò a far risaltare il blu dei capelli della persona che era seduta contro il tronco dell'albero.

-Gwen, che succede?- domandai, ansioso, dimenticando per un momento l'astio che c'era tra di noi. Mi sedetti accanto a lei, cingendole le spalle con un braccio.

Lei non tentò nemmeno di asciugarsi le lacrime e non alzò lo sguardo su di me. Rimase a testa bassa e non rispose, la sentii solamente tirare su col naso.

Cercai di essere più dolce possibile e trattenere il tono pieno d'odio che mi sarebbe venuto naturale parlando di lui -E' per Trent?-

Questa volta Gwen, esasperata, mi diede un debole spintone e rispose -No, stupido! E' perché avevi ragione tu.-

-Di che stai parlando?-

La ragazza alzò i neri occhioni lucidi su di me -Quello che hai detto oggi... è vero. Io mi vergogno di Trent perché non lo amo.-

Un moto di tenerezza mi pervase -Gwen, quante volte devo ripeterti che mi dispiace? Ho detto solo un mucchio di cazzate, non devi starmi a sentire...-

-No, hai detto quello che pensavi davvero e avevi ragione, solo che io ero troppo cieca per accorgermene. La storia tra me e Trent non può funzionare... lui per me è come un fratello. Gli voglio infinitamente bene, ma...- un singhiozzo la interruppe.

La abbracciai, e sentii le sue lacrime calde scorrermi lungo il collo, mentre lei mormorava -Mi dispiace di averti detto quelle cose cattive, mi dispiace così tanto...-

-Basta scusarti, l'unico che deve farlo sono io.- la interruppi, continuando a stringerla.

-Sei sempre così gentile con me, non me lo merito...-

La zittii -Ssh, non dire così. Tu sei la ragazza migliore che io abbia mai incontrato.-

Allora Gwen si sciolse dall'abbraccio. Si asciugò lentamente gli occhi, quasi con teatralità, e poi mi fissò negli occhi. C'era qualcosa di strano in quello sguardo che mi paralizzò.

-Ricordi quando oggi ho detto che tu sei arrivato e hai sconvolto tutto?-

Non risposi, gli occhi fissi nei suoi.

-Non... non l'hai fatto in modo negativo, solo che...- sembrava non riuscire a trovare le parole, e improvvisamente la pelle bianca come il latte si tinse di rosso -Io avevo finalmente sistemato le cose nella mia vita, avevo uno scopo, un lavoro e un ragazzo... che tu mi hai fatto accorgere di non amare.-

-Non volevo...-

-No.- Gwen mi bloccò con un gesto della mano -Ti ringrazio.-

Spalancai la bocca e sbattei le palpebre, sbalordito, con un'espressione molto poco intelligente.

-Ti ringrazio perché mi hai impedito di passare la vita con la persona sbagliata.-

La mia mente si era svuotata da ogni pensiero. L'unica risposta vagamente sensata che riuscii ad emettere fu un balbettato -P-prego.-

Gwen sembrò arrossire ancora di più, ma il suo sguardo, che spiccava nel buio della notte, era diventato deciso -Posso... posso provare a fare una cosa?-

Annuii, deglutendo.

Cosa vuole fare?

Ti tirerà uno schiaffone e si rimangerà tutto quello che ha appena detto. Lei ti odia, te ne sei dimenticato, Duncan?

Forse no...

Gwen si avvicinò a me con gli occhi chiusi, protendendosi in avanti. Restai paralizzato, incapace di distogliere lo sguardo dal suo viso, così perfetto.

Le sue labbra incontrarono le mie per un momento, e qualcosa sembrò esplodere nel mio cuore. Un misto di felicità, amore e sollievo. Gwen si staccò velocemente da me, imbarazzata.

-Mi dispiace.- mormorò.

Le parole mi uscirono da sole -A me no.-

La baciai di nuovo, con più passione. Gwen ricambiò immediatamente il bacio, e mi circondò il collo con le braccia per starmi più stretta. Eravamo una cosa sola.

Courtney ormai era solo un ricordo lontano per me.

Mi staccai un momento, la guardai negli occhi, cercando di vedere se lei stava provando quello che provavo io. Quando ne ebbi la conferma sorrisi.

-Ti amo.-

-Dio, Duncan, ti amo anche io.-




AMATEMI.
Si, potete farlo. c:
So che ci sono molti momenti DxC, ma devo metterli per forza, capitemi! D:
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, io mi sono impegnata tanto! Ma come sempre è stato e sempre sarà non sono soddisfatta del risultato... pazienza!
Qui c'è la traduzione del brano che canta Duncan, se ne avete bisogno -> http://www.testitradotti.it/canzoni/acdc/you-shook-all-night-long
Qui invece c'è un altro splendido disegno della mia cara collega Dalhia_Gwen ispirato a questa storia, che sta diventando sempre più brava! :3 -> http://dalhia-gwen.deviantart.com/art/DxG-This-means-war-390987990
Bene, io ho finito. Fatemi sapere cosa pensate del capitolo, please!
Baci,
TeenSpirit

  
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