Rivelazioni e
decisioni
La mattina seguente Tonks si
svegliò con ancora in mente le scene di ciò che aveva sognato e percepiva le
emozioni come se tutto fosse accaduto realmente. Si alzò dal letto e si recò in
bagno. Quando si fissò allo specchio notò che i propri capelli avevano le punte
verdi mentre il resto era viola. Si stropicciò gli occhi credendo che fosse
solo frutto della sua immaginazione ma ciò che vedeva non cambiava. Fu qualcuno
che bussava alla porta a farle capire che si era fissata per troppo tempo e che
rischiava di essere in ritardo. Quando la ragazza aprì Cat notò subito i suoi
capelli chiedendosi come mai il viola fosse più acceso del giorno prima.
Le due ragazze andarono in
classe, dopo aver fatto colazione. Una volta varcata la soglia dell’aula si
sedettero ai propri banchi, non potendo stare sedute anche vicino a Taylor data
l’appartenenza ad una differente casa. Tonks si guardò attorno e scorse la
ragazza di Josh seduta vicina ad una sua compagna che rideva spensieratamente. «Chissà se è Josh che le fa questo effetto.
Magari potesse tornare tutto semplice come quando io stavo insieme a lui. Lo
vorrebbe anche lui, probabilmente. Ho visto come mi guardava: non c’era alcun
risentimento o rancore o rabbia nei suoi occhi. Anzi, quello sguardo era lo
stesso che mi rivolgeva quando stavamo assieme. No! Non posso certo tornare con
lui. L’avevo lasciato per un motivo; e quel motivo era Remus. È vero le cose
non saranno semplici ma con lui ho provato delle emozioni in pochi e sporadici
incontri che Josh non mi ha fatto mai provare in anni. No, assolutamente no».
L’inizio della lezione di difesa contro le arti oscure mise fine ai suoi
pensieri e Tonks si concentrò intenzionata ad iniziare al meglio l’anno
scolastico.
Tonks si sentì per l’intera
giornata gli occhi puntati addosso a causa dello strano colore dei suoi capelli
che non accennava a tornare normale neanche la sera durante la cena. le sue
amiche le avevano chiesto che cosa avesse per la testa ma lei preferì mentire
dicendo che fosse tutto normale. In realtà non aveva smesso di pensare al sogno
che aveva fatto e alle emozioni che aveva provato e le lezioni non l’avevano
aiutata a distrarsi. Giunte nella sala comune Cat non perse tempo e tirò Tonks
fino alla sua camera privata intenzionata a farle sputare il rospo.
«Piano... piano Cat!» si lamentò
la ragazza che si ritrovò nella sua stanza contro la propria volontà.
«Ma dai che non ti ho fatto
nulla!» scherzò l’amica che sapeva che era solo scena «Cosa è successo Dora?»
le chiese utilizzando un tono serio per far notare il proprio interessamento.
«Niente» rispose Tonks. Ormai si
rendeva conto anche lei dell’inconsistenza di questa risposta che era
palesemente falsa.
L’amica non aggiunse altro e si
limitò a fissarla con le braccia incrociate mentre Tonks si era seduta sulla
sedia di fronte a lei. Non sapeva come ci riusciva ma Cat era capace di fissare
qualcuno negli occhi senza sbattere le ciglia e questa è una cosa che Tonks non
sopporta. Subito inizia a non ricambiare il suo sguardo ma continua a
sentirselo addosso e sa che Cat non si girerà facendo finta di nulla come gli
altri compagni durante la giornata che, se lei ricambiava il loro sguardo,
cambiavano obiettivo e facevano finta di nulla. Sapeva che era arrivato il
momento di confessare e cominciò a fregarsi le mani con lo sguardo fisso a
terra. Iniziò a raccontare della prima volta che aveva incontrato Remus. Se lo
ricordava come se fosse capitato il giorno precedente:la curiosità che aveva
immediatamente provato verso di lui quando l’aveva guardato in viso;
l’ammirazione quando aveva tenuto testa sua zia; l’imbarazzo quando era
inciampata sulla pila di libri e quando lui si era accorto del suo
travestimento; e il senso di tristezza quando sua madre la costrinse a tornare
subito a casa. Raccontò, poi, il dialogo avuto con quest’ultima, parlando degli
amici di Remus ma, a questi, fece solo un cenno veloce volendo arrivare al più
presto al loro ultimo incontro che sarebbe stata la parte più faticosa. Parlò
di quando l’aveva incontrato per caso nei corridoi della scuola quando era stata
convocata da Silente: il fatto che non riusciva a staccare lo sguardo dai suoi
occhi che la fissavano, il fatto che non aveva idea di cosa dirgli, al prurito
alla nuca che aveva provato mentre si fissavano in silenzio non capendo a cosa
fosse dovuto e, infine, arrivò al vero motivo per cui aveva lasciato Josh.
Durante l’intero racconto Cat
non l’aveva mai interrotta e si era limitata a fissarla e ad annuire. Sapeva
che doveva essere successo qualcosa di importante per far capire all’amica, da
un giorno all’altro, che ciò che provava per Josh non fosse amore con certezza.
Le piaceva la storia che lei le stava raccontando ma conosceva fin troppo bene
Tonks da capire che c’era stato qualcosa che era andato storto. «Magari per la differenza d’età» pensò.
Intanto era calato il silenzio mentre Tonks cercava il coraggio per raccontare
il resto della storia. Capendo la sua difficoltà, Cat si abbassò in modo da
avere la faccia allo stesso livello della sua, le strinse le mani confortandola
e facendole capire, silenziosamente, che lei ci sarebbe sempre stata e che non
aveva fretta.
Tonks si sentì sollevata anche
se non aveva paura della reazione dell’amica ma della propria ma, sentendola
vicina, sapeva che qualsiasi cosa avesse fatto o detto sarebbe stata accettata.
Cominciò a raccontare di quel che aveva fatto dopo che Cat e Taylor erano
andate via: la sua mente che continuava a viaggiare tra incontri avvenuti
realmente e immagini fantasiose finché non aveva sentito la sua voce chiamarla,
subito pensava fosse tutto finto ma la gola secca e la bocca che non accennava
ad aprirsi, poiché ogni cosa che pensava di dire le sembrava inappropriato, le
fecero capire che era reale; la felicità che aveva provato quando lui le chiese
come erano andati gli esami, poiché sembrava davvero interessato; il suo
sorriso che le aveva rivolto quando aveva raccontato dell’esame di pozioni e
che lei aveva trovato stupendo; il suo cuore che aveva iniziato a battere
ancora più veloce mentre lui si avvicinava e che poi si era come fermato quando
i loro occhi si erano incontrati vicinissimi. Tonks fece un pausa e un respiro
profondo mentre le immagini le scorrevano nella mante: aveva chiuso gli occhi
sperando di incontrare le labbra di Remus con le proprie ma, l’unica cosa che
aveva sentito fu una folata d’aria sulla faccia. Ricominciò a raccontare la
scena che le si era presentata davanti: i denti aguzzi e lo spavento chele
avevano procurato; la voglia e l’incapacità di allontanarsi; il dolore alla
faccia provocato dalla zampata ricevuta; lo svenimento mentre una figura
indefinita la proteggeva; la speranza del mattino seguente che fosse stato
tutto un sogno; la rabbia che l’aveva pervasa dallo sentirsi esclusa da Remus e
la tristezza travolgente quando pensò di non essere abbastanza importante per
lui.
Durante quest’ultima parte del
racconto la bocca di Cat si era aperta per lo stupore e collegò subito le fila
di ciò che, secondo lei, era successo dopo, ma non volle interrompere l’amica
che aveva evidentemente bisogno di parlare con qualcuno.
Tonks arrivò a parlare del loro
ultimo saluto provando a nascondere la propria tristezza ma sentiva la voce che
tremava e si incrinava. Cat non le fece alcuna pressione e lei continuò
lentamente non riuscendo più a trattenersi quando parlò del modo in cui lui le
aveva voltato le spalle ed era sparito nel nulla.
Questa era la stessa conclusione
a cui era arrivata anche l’amica quando aveva saputo del segreto di Remus.
L’unica differenza era che Tonks pensava che la fuga di Remus fosse
un’ulteriore prova del suo disinteresse nei suoi confronti, mentre Cat lo aveva
interpretata come la prova che, anche lui, tenesse alla sua amica.
Tonks si sentì subito meglio
dopo aver raccontato tutto, non aveva potuto dire niente riguardo l’Ordine per
la segretezza che lo circondava ma l’amica non aveva fatto alcuna domanda sul
motivo per cui i la sua famiglia conoscesse Remus. «Magari pensa che sia normale che ci si conosca tra maghi. Beh,
comunque, meglio così», pensò.
Si era fatto abbastanza tardi e
le due ragazza sarebbero dovute essere a letto da un sacco di tempo, quindi,
dopo che Cat ebbe promesso di non raccontare nulla a nessuno, le due si
divisero e si misero a dormire. quando entrambe furono ognuna nel proprio letto
si resero conto che non avevano concluso la conversazione poiché non avevano
perlato ancora del colore dei capelli di Tonks. «Domani» pensarono entrambe sorridendo per il fatto che si erano
completamente scordare di ciò di cui dovevano parlare realmente.
*******************************
Erano trascorsi alcuni mesi
dal’inizio dell’anno scolastico, la professoressa Sprite continuava ad
osservare Tonks, come le era stato chiesto dalla madre di quest’ultima, per
controllare che si fosse ripresa. In questi mesi la professoressa e la donna si
erano tenute in contatto con lettere in cui la prima deludeva i desideri della
seconda riguardo alla conoscenza di qualche nuovo ragazzo. L’unica buona
notizia in cui Andromeda riponeva le proprie speranze era il fatto che la figlia
fosse riuscita a riallacciare i rapporti con il suo ex ragazzo Josh, e che i
due passassero molto tempo assieme in quanto prefetti, seppur di case diverse. Queste
speranze venivano sempre cancellate dalle lettere che riceveva dalla figlia che
continuava a parlare di lui come un “grandissimo amico” e dal fatto che lui
avesse anche una ragazza. Per di più, neanche ciò che le scriveva la
professoressa era confortante, infatti anche quest’ultima le aveva comunicato
che fra i due non era nato lo stesso rapporto che avevano negli anni precedenti
e, inoltre, lei aveva notato anche un allontanamento di Taylor dal gruppo
avendo visto, spesso, le altre due amiche parlarsi in disparte di qualche
segreto tagliandola fuori.
L’insegnante sapeva che
Andromeda non avrebbe impedito a Ninfadora di seguire il proprio cuore ma si
augurava solamente che, questo, prendesse una strada più semplice e meno
rischiosa: nella prima lettera che ricevette dalla donna, quella in cui lei le
chiedeva il favore di controllare la figlia, non c’era, difatti, alcuna parola
di disprezzo verso Remus o verso ciò che era successo alla figlia. Piano piano
l’umore della ragazza stava migliorando, almeno quando era in compagnia di
altra gente, infatti durante le lezioni continuava ad avere lo sguardo perso
nel vuoto per alcuni minuti, finché i professori non richiamavano la sua
attenzione. Aveva provato a parlare con lei di questo poiché rischiava di
mandare all’aria il proprio sogno di diventare Auror, ma Tonks continuava a
sostenere che avrebbe recuperato e che i suoi voti non sarebbero peggiorati.
Stava pensando a tutto questo mentre aspettava il suo ospite: alla fine la
professoressa Sprite si era decisa a chiedere a Silente di poter invitare il
ragazzo una sera al castello, in modo da parlare a quattr’ occhi con lui della
situazione. Il preside aveva acconsentito credendo che le servisse un aiuto
per analizzare qualche pianta che
avrebbe potuto aiutarlo a non trasformarsi durante l’apparizione della luna
piena.
«Sempre puntuale a quanto vedo»
disse la donna quando Remus aprì la porta del suo studio dopo aver bussato.
«Salve professoressa» rispose
lui sorridendo e sentendosi sollevato e rattristato per non aver
accidentalmente incrociato Tonks nei corridoi.
«Desideri una tazza di tè caldo?»
«No grazie sono a posto così.
Proseguono bene le lezioni?»
«Si, anche se non vedo l’ora che
arrivino le vacanze di natale per poter riposarmi un po’». I due si sorrisero.
Lupin si guardò intorno alla ricerca delle pianta di cui gli aveva parlato il
professore Silente, ma non vedeva nulla di particolare.
«Dobbiamo spostarci nella serra?»
chiese.
«No. Mi dispiace deluderti ma
non ti ho chiamato qui per questo motivo, Remus caro. Purtroppo sono ancora
molto lontana da trovare una soluzione al tuo problema anche se ci sto
lavorando molto con il professor Piton. Tranquillo lo tengo d’occhio io»
aggiunse lei sorridendo quando vide lo sguardo stupito e diffidente che l’altro
aveva lanciato sentendo che collaborava con qualcuno a cui lui non stava molto
simpatico.
«Per cosa mi ha chiamato allora?»
«Ti volevo parlare Ninfadora
Tonks. So che la conosci e so anche cosa è successo quest’estate: la tua
trasformazione e il vostro addio» rispose la professoressa senza usare troppi preamboli
poiché sapeva che non sarebbe servito a nulla. Remus si irrigidì sulla sedia e
si strinse le mani per parere meno agitato di quello che era realmente.
«Lei non è a conoscenza di
questo nostro incontro, nessuno lo è. Non ti voglio rimproverare: sappiamo
entrambi che non era tua intenzione trasformarti davanti a lei e sappiamo
quanto ti è costato ciò che è successo dopo» lui la guardò con aria stranita
chiedendosi che cosa ne potesse sapere lei di quello che lui provava.
«Ti conosco Remus! Conosco il
tuo sguardo teso e triste: è quello che avevi al funerale dei Potter mentre
scoprivi che Black li aveva traditi. Da quel giorno quell’aria di tristezza non
ti ha abbandonato ma, oggi, la vedo peggiore, come se ti stessi portando un
grande peso sulle spalle. Quando ti ho visto parlare con Ninfadora, qualche
anno fa, invece, il tuo sguardo era un po’ più leggero spensierato e lo hai
sentito anche te!».
«Non riesco a capire. Non capisco
cosa mi stia succedendo» iniziò Remus sapendo di non poter negare l’evidenza e
sentendo il bisogno di parlare con qualcuno. «Non mi era mai successo qualcosa
del genere. Ogni volta che si presenta la luna piena mi ritiro in angoli
sperduti per non causare problemi. So perfettamente le date di quando questo si
verifica e non me lo dimentico MAI; ma quella sera, quando l’ho vista uscire
fuori in cortile non ho pensato a nient’altro. La volevo vedere, la dovevo
vedere: ne avevo bisogno. Non ho idea di come mai mi faccia questo effetto, non
ci conosciamo gran ché, ma quando sto con lei riesco a sorridere spontaneamente
e la mia mente non è più immersa nelle preoccupazioni o nella malinconia che,
invece, mi perseguita ogni giorno per quello che è successo e per ciò che
potrebbe succedere. Quello che so, però, è che non posso assecondare queste mie
sensazioni: sarebbe troppo complicato! Lei si merita una vita felice e
tranquilla, non certo uno come me che si porta dietro abbastanza guai. Ho visto
la vita che facevano i miei genitori per nascondere la mia mostruosità agli
altri e li ho visti pieni di ferite al mio risveglio il giorno dopo la mia
trasformazione, quando ancora non sapevo che cosa mi succedesse. Non posso far
rischiare anche lei, dopo la trasformazione di quella sera mi guardava già con
occhi diversi e si allontanava istintivamente da me. Il dirci addio è stata la cosa
migliore che le potesse capitare» pronunciò l’ultima frase sotto voce con la
faccia tra le mani e gli occhi pieni di lacrime.
«Remus» fece l’insegnante. che
era di fronte a lui, con aria consolatoria. Lei allungò la mano per confortarlo
ma lui si ritrasse per non perdere del tutto l’orgoglio che tutti i Grifondoro
possedevano.
Il pianto durò pochi minuti e
lui tornò a guardarla in faccia con gli occhi rossi sperando che lei gli desse
ragione.
«Remus, quello che dici è
giusto, ma l’amore, quello vero, non si può nascondere. Io lo vedo nei tuoi
occhi e nelle tue lacrime, come te lo senti nel tuo cuore. Se lo negherai
starai solo peggio mio caro».
«Ma io lo faccio per lei!»
«Dora è grande ed è
intelligente: lascia che sia lei a scegliere per se stessa. O almeno dalle una
spiegazione migliore così avrebbe un bel ricordo di te, se proprio vuoi che le
resti solo il ricordo. Se lo merita!»
«Non riesco! So già che non ce
la farei a dirle addio una seconda volta, per di più aprendole il mio cuore. Preferisco
che mi continui ad odiare come ora. Sarà più facile per lei venirne fuori»
«Ma Remus caro, lei non ti odia!
Non posso dirti ciò che prova per te ma ti assicuro che non è nulla di negativo»
«Come fai a saperlo? Ti ha detto
qualcosa lei a riguardo?»
«No. Non rivelerò le mie fonti,
ma fidati di me, dille la verità, ripeto, si merita almeno questo» concluse l’insegnante.
I due si fissarono per qualche
momento in cui Remus cercava una risposta ma l’unica cosa a cui riusciva a
pensare era il fatto che lei non lo odiasse. Voleva essere sincero con Dora ma
aveva timore di ciò che sarebbe potuto succedere: se lei avesse insistito
perché stessero assieme lui sarebbe stato ugualmente capace di fare ciò che era
giusto e di farle avere la vita che più si meritava?. «Però almeno se fosse lei a dirmi di allontanarmi sarebbe più facile
accettare la situazione anche per me. Si la rincontrò, ho deciso!».