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Autore: _Kateep_    13/08/2013    3 recensioni
Savannah, capelli rossi, ochhi azzurri e viso spruzzato da lentiggini, è nata a Negril (Giamaica) mentre i suoi genitori erano in viaggio di nozze. Al compimento dei suoi dieci anni tornerà di nuovo lì, dove trascorrerà ogni estate per i prossimi ottant'anni. Incontrerà Matthew, da cui nascerà una storia d'amore ostacolata dalla distanza, dalle gelosie e dai problemi quotidiani.
Ce la faranno a far prevalere il loro amore su tutto?
Una storia da far mancare il fiato.
Una storia da cui non vi staccherete facilmente.
Una storia in cui vi rispecchierete.
Una storia che dura anni, ma che alla fine porterà a qualcosa di concreto?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Savannah non riesce più a contenersi dalla gioia … il grande giorno è arrivato!
Sta per ripartire verso Negril, ormai è passato più di un anno dall’ultima visita.
Non ha ricevuto notizie da Matthew, ma ha ancora la sua conchiglia e il disegno appeso sopra il letto, che guarda ogni volta prima di andare a dormire. E’come un sonnifero per lei.
Quando tutti sono pronti salgono in macchina, poi sull’aereo e ancora in macchina, finchè non raggiungono Negril.
E’ tutto identico a come se lo ricordava: i migliaia di granelli di sabbia che fremono sotto il sole, il cielo di un azzurro intenso e il mare che gli fa concorrenza.
Poi vede la cosa più bella di tutte: il suo amico  Matthew … quanto gli è mancato!
Si butta a capofitto su di lui facendolo perdere l’equilibrio e cadere all’indietro.
Lui ride mentre cerca di alzarsi. “Ehi, ehi così mi fai morire prima ancora di disegnarti un’altra stupenda conchiglia!”
“Oh taci! Sono proprio, proprio, proprio contenta di essere qui!”
La guarda. Non è cambiata di una virgola in questi mesi e a lui sta bene così, è ancora la piccola, dolce Savannah.
“A cosa pensi?” gli chiede.
“Che..ti devo presentare una persona, vieni con me”
Savannah lo segue su per la spiaggia, fino a dentro l’Hotel, dove lui si rivolge ad una cameriera “Ciao Sonja, sai dov’è mio fratello?”
“Camera 410”
“Okkey, grazie mille.” risponde.
“Hai un fratello?” Non gliene aveva mai parlato, pensò Savannah.
“Sì, fratellastro per la precisione, si chiama Simon. Ha l’età di Madge e Travis”
“Davvero? Allora potrebbero giocare insieme! I gemelli adorano tuffarsi dagli scogli. Sono sicura che gli piacerà!”
“Veramente lui non sa nuotare..”
“Oh, non c’è problema, possono sempre giocare a palla, o a tennis o…”
Matthew la guarda mentre apre la porta della stanza 410.  “Savannah, mio fratello è su una sedia a rotelle.”
Simon è seduto a disegnare, le gambe fine come stecchini e uno sguardo assente che Savannah non riesce a reggere.
Gli assomiglia pochissimo, con quegli occhi così spenti e vuoti. I capelli castani incorniciano il viso scavato e il lato sinistro è sfregiato da una cicatrice diagonale che passa per un angolo del labbro e continua lungo il collo.
“Lui è bravo quasi quanto te a disegnare.”dice Matthew.
Non sembra nemmeno essersi accorto della loro presenza.
 “Cosa gli è successo?” Savannah non si aspettava di vederlo così.
“Otto anni fa, lui e suo papà Cory erano usciti in bici. Simon era seduto sul seggiolino posteriore quando un’auto è uscita di strada e ha travolto entrambi. Cory è morto poche ore dopo l’incidente per un trauma cranico, mentre mio fratello ha perso l’uso delle gambe.”
“Mi..mi dispiace tanto” Savannah ha visto queste cose solo nei film, quando la notte non riesce a dormire e si alza di soppiatto per spiare il padre mentre guarda la televisione.
Non ha mai visto di persona qualcuno di tanto sfortunato e impotente.
“Ciao Simon! Lei è Savannah”
Lui sussulta “Ciao.”
Quando parla la cicatrice si contrae e sul suo viso appare una smorfia di dolore.
“Vuoi venire in spiaggia con noi?”
“No Matt.”
“Guarda che ti fa bene … potremo prendere le stampelle per la riabilitazione.”
“No.”
“Sai che Savannah ha due fratelli della tua età? Sono sicuro che faranno subito amicizia con te! Dai, and..”
“Caspita Matt! Non voglio venire in spiaggia. Non voglio fare riabilitazione. Non voglio fare nuove amicizie. Cosa pensi che dicano tutti di me quando mi vedono? Mi criticano. Sono su una carrozzella e ho la faccia sfregiata. Voglio stare qui a disegnare. Ok?”
“Ok”
Cala un istante di silenzio, così Savannah prova a intervenire “Ehm … Matthew ti ha mai portato alle pozze tra gli scogli?”
Simon alza lo sguardo “Quali pozze?”
“Sav, lui non riesce ad arrivarci..”
“Massì, possiamo portarlo fin lì con un gommone, poi sono sicura che mio papà potrà sollevarlo fino in cima agli scogli. Si sistemerà su un sasso!”
Matthew è dubbioso. E se il gommone si buca? E se scivola e annega? Però sarebbe bello fargli vedere tutti quei tesori sottomarini. “Okkey, io ci sto … che ne dici Simon?”
“No.”
“Eddai, sarà divertente! Potrai trovare qualcosa da ritrarre nel prossimo disegno.”
“Mm..”
“E’ un sì?”
“Sì”
“Fantastico, andiamo!”
Matthew bisbiglia un grazie all’orecchio di Savannah e lei gli sorride. E’ contenta che la sua idea abbia funzionato. Proprio, proprio, proprio tanto.
I tre raggiungono la spiaggia, gonfiano un gommone e chiedono  aiuto a Jordan, che acconsente subito.
Dopo una ventina di minuti sono seduti tutti e tre sugli scogli e Savannah cerca tra le pozze qualcosa da regalare a Simon.
Trova una bellissima stella marina rossa, grande come un palmo della mano.
Il bambino è raggiante, i suoi occhi brillano e continua a guardarsi intorno. Da lì la vista è spettacolare.
Trascorrono un ora buona a frugare nelle pozze alla ricerca dei “tesori nascosti”, poi Simon viene riportato a riva e i ragazzi restano soli.
“Grazie di avermi aiutato con mio fratello.”
Lei sorride “Prego”
“Allora … nuotiamo?”
“Sì!” Lei ADORA nuotare “Però ho paura nell’acqua alta, dove non tocco”
“Tranquilla, restiamo vicino alla riva”
“Perrrrfetto! Tuffiamoci da qui!”
Matthew le da uno spintone e lei cade bruscamente in acqua. Quando riemerge è un po’scocciata. “Non farlo mai più! Altrimenti me ne vado come quella volta del granchio, ok?”
“Okkey scusa, non andartene altrimenti le pozze diventano maledette. Ogni volta che ci veniamo tu scappi via”
“Adesso non mi muovo … però tuffati anche tu!”
Lui si lancia spruzzando acqua da tutte le parti.
“Facciamo a gara a chi arriva prima alla spiaggia. Io sono super brava sai? Ho imparato dalle sirene!”
“Le sirene? Bleah!”
“Ah. Ah. Ah. Bè vedi un po’tu, io vado. Pronti … via!”
Savannah inizia a nuotare il più velocemente possibile. Si sente protetta nell’acqua. E’così rilassante e accogliente,  come quando la nonna le rimboccava le coperte nel suo lettone. Ora vive in cielo e leggerà le fiabe, cucinerà e coccolerà altre bambine. Morte.
Spera che non si sia dimenticata di lei, spera che gli altri la tratteranno bene nella sua nuova casa, perché non è proprio sicura che le piaccia stare là. Spera con tutto il cuore che le voglia ancora bene.
Ama così tanto la sua nonna che potrebbe prestarle un po’del suo amore, se non ne avesse più per lei.
Le vuole proprio, proprio, proprio tanto bene.
Senza accorgersene è arrivata a riva e … prima di Matthew!
“Ho vinto! Ho vinto! Ho vinto! Lo sapevo! Lo sapevo! Lo sapevo!”
Matt le lancia un’ occhiataccia e di colpo cade a capofitto sulla sabbia.
Savannah rimane impietrita. Questa scena l’ha già vista. Lei e suo papà erano andati a far visita alla nonna e l’avevano trovata distesa sul pavimento della cucina, gli occhi fissi sul soffitto. Aveva lanciato un urlo ed era corsa fuori. Non le piaceva vederla così fredda e immobile. Lei che di solito aveva sempre le mani calde e correva qua e là per la casa per cucinare, stirare, fare i letti, pulire, ora non faceva più niente. Niente di niente. Nemmeno respirare.
Scaccia quell’orribile ricordo, non è così che vuole ricordarsi della nonna, ritorna rapidamente alla realtà e si trova di nuovo davanti il corpo mummificato di Matthew. Vuole chiamare aiuto ma i suoi genitori sono a fare una passeggiata con i gemelli, è tardi e non c’è più nessuno in spiaggia. E’ morto anche lui, pensa. Per colpa sua. Perché ha vinto la gara e lui no. Così si accascia su se stessa e inizia a piangere silenziosamente. Passano i minuti e lei si sente svuotata dentro, impotente di fronte alla morte.
“S-Savannah..” La voce di Matthew le fa alzare gli occhi. Ha la faccia intrisa dal sudore ma se non altro è vivo.
“Scusa non volevo farti spaventare, credo di essere svenuto. Probabilmente ho avuto un calo di zuccheri ma ora sto bene”
Trema tutta. E’vivo, pensa. E’ veramente vivo.
Lui si avvicina, le asciuga le lacrime e l’abbraccia forte. “Stai tranquilla. Sono ancora qui con te.
Poi, il buio.                                                                  
  
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