Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
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Autore: Fluffy Jpeg    13/08/2013    3 recensioni
- No, non c'è niente che non va... da-davvero... E' solo, uh... l'i-incubo. Mi tormenta ancora. -. Abbozzò ad un vago sorriso. - Tutto qua. Nulla di cui p-preoccuparsi. Ora mi-mi passa.
E ciò detto, infilò in bocca le cannucce e iniziò a bere con una tale velocità da finire il suo frullato in pochi secondi. Maurice storse la bocca, poco convinto.
Beh, poteva anche essere, in fondo. Però gli sembrava troppo strano.
- ... d'accordo. - decise infine di lasciare la presa. - Se hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi. - annunciò, e discese la scaletta per tornare dietro al bancone del mini-bar, a consumare la sua colazione.
Julien stette semplicemente lì sul trono, reggendo ancora la coppa vuota, a cercare quello che sembrava oramai soltanto un fantasma.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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JpegFluffy alla riscossa! Perdonate il lungo periodo di stop.
Le spiegazioni di cosa è successo saranno in fondo, nella prefazione finale.
Per ora, vi auguro finalmente una buona lettura del terzo capitolo! <3

 

Capitolo 3: Attitudini Paranoiche

Poche ore dopo, Maurice fu svegliato dalle prime luci dell'alba, che superavano pigramente gli alti edifici di New York e iniziavano ad illuminare lo zoo di Central Park. Si tirò a sedere con calma, aprendo con fatica le palpebre assonnate.
Santo cielo, più dormiva e più avrebbe dormito.
Alzò le braccia per stiracchiarsi, mentre le iridi sondavano attorno a sé il regno di Julien per contare i danni. Non era la prima volta che, già di prima mattina, si ritrovava a dover pulire residui vari di una festa all'ultimo momento organizzata dal suo re. A volte festeggiava persino da solo, e anche così riusciva a mettere sottosopra l'intero habitat. Una cosa allucinante, davvero.
Gli capitava di dover adempiere a questo assiduo compito di pulitura più o meno ogni mattina; e quindi Maurice rimase molto sorpreso quel giorno quando, guardandosi attorno, vide che tutto era al posto dove ricordava averlo lasciato prima di addormentarsi. E c'era di più: Julien non era ancora sveglio.
Quale meraviglia è accaduta quest'oggi? pensò con un sorriso. Per una volta, il suo lavoro non iniziava subito. Era un evento più unico che raro, bisognava approfittarne!
Si alzò silenzioso e si avvicinò al piccolo bar di loro proprietà. Era sua intenzione prendere un paio di frutti per la colazione e fare un breve giro dai vicini, qualcosa di innocente mentre aspettava il risveglio del suo re. Ma il programma sfumò nella sua mente appena sentì, mentre era chinato dietro al bancone per prendere una mela dal cesto, un gemito angosciato.
Sollevò la testa, colto alla sprovvista. Che qualcuno stesse male? Appoggiò il frutto al bancone e si sporse verso il trono, guardando a terra. Mortino dormiva ancora con le braccia incrociate, ma aveva perso la posizione seduta, cadendo di lato. Sorrideva, il piccolo lemure, a volte persino ridacchiava felice, probabilmente sognando di riuscire ad incollarsi con la colla vinilica ai piedi di Julien (un desiderio che aveva espresso con un preoccupante bagliore di determinazione negli occhi).
Non poteva essere stato lui a gemere. Che me lo sia immaginato? si chiese Maurice.
Superò il bancone con passo leggero, evitando di fare rumori che avrebbero potuto disturbare il sonno degli altri due. Una volta lì, poté vedere bene il suo re; e gli fece uno strano effetto vederlo accucciato in quella piccola seduta, che si spingeva contro lo schienale del trono come se tentasse di sottrarsi ad un pericolo davanti a lui. Abbracciava con forza la sua coda, e continuava a gemere con spavento. Sudava copiosamente, e le palpebre gli tremavano nel vano sforzo di risvegliarsi.
Era da moltissimo tempo che non lo vedeva in quello stato: solo una fortissima preoccupazione poteva ridurlo così, e Maurice iniziò a chiedersi che genere di paura potesse avere. Era uno dei periodi più calmi che avessero mai passato. Non era da Julien essere paranoico; anzi, era sempre molto superficiale.
L'aye aye lo guardò qualche secondo senza parlare, poi con un sospiro disse addio ai suoi programmi mattutini, e decise di aiutarlo a svegliarsi. Scostò con dolcezza Mortino di lato per poter accedere alla scaletta, quindi la salì piano piano. Appoggiò una mano sulla spalla del catta, e lo scosse appena.
- Re Julien? - lo chiamò piano. - Sveglia. E' mattina.
L'altro ebbe un ultimo lamento, e aprì gli occhi di scatto con un sussulto. Si guardò ansiosamente intorno, perso dal brusco ritorno alla realtà, e solo quando Maurice ripeté il suo nome ne incontrò lo sguardo.
- Altezza, era solo un incubo. - lo rincuorò il consigliere, muovendo la mano sulla sua spalla in una leggera carezza paterna, di quelle che solo lui oramai è capace di dargli. - Va tutto bene ora, ci siamo io e Mortino con te.
Julien faticò ad ingoiare la sua saliva. Aveva la bocca stranamente secca, come se avesse corso miglia e miglia senza sosta. Sbatacchiò le palpebre più volte, e il suo sguardo parve tranquillizzarsi qualche attimo; ma un improvviso ricordo gli fece balzare il cuore in gola, e cercare la mano di Maurice per stringerla forte, come faceva poc'anzi con la sua coda.
- N-non c'è nessuno qui? - balbettò spaventato, senza osare tirarsi dritto per guardarsi attorno, quasi fosse convinto che un mostro sarebbe saltato fuori dal nulla in un qualsiasi momento se avesse solo accennato ad alzarsi. - Intendo, siamo solo i-io, tu e-e Mortino. Ve-vero?
Maurice sollevò un sopracciglio, colto nuovamente alla sprovvista. Forse frequentare così tanto Skipper l'aveva reso davvero paranoico, dopotutto.
- Sì, siamo solo noi. - gli rispose. - Perché pensi ci sia qualcun altro?
Julien serrò le labbra, ingoiando a stento. Forse è stato tutto nell'incubo, anche quell'opprimente sensazione di essere osservato. Lentamente, il viso si rilassò quel tanto che bastava per generare un sorriso piuttosto sincero, mentre lasciava la mano del consigliere e il respiro da ansante tornava normale.
- No... niente. - disse infine. - Dev'essere stato il mio sogno... Ho sognato che qualcuno mi stava fissando e mi rincorreva per portarmi via la corona. -. Fece spallucce, iniziando a ridere più tranquillo. - Sogni stupidini! Lasciano addosso sensazioni strane certe volte! Sono più belli quelli dove mi tuffo in un mare di gioielli preziosi!
- E per me quelli dove mi incollo con il liquido denso e bianco ai tuoi piedi, Vostra Maestà! - proruppe improvvisamente Mortino, svegliatosi dal nulla alla base del trono. Maurice e Julien posarono i loro occhi su di lui, ed eccezionalmente entrambi gli sorrisero.
- Buongiorno anche a te. - gli disse l'aye aye, scendendo la scaletta mentre il catta si raddrizzava sul trono e iniziava a stiracchiare i muscoli irrigiditi dalla posizione tenuta per tante ore. - Io comunque non ti consiglio di tentare di incollarti ai piedi del re, perché prima che la colla abbia effetto Julien ti avrà già calciato via, e rischi di incollarti ad una palma. E da una palma è difficile raggiungere i piedi reali.
Mortino inclinò la testa, pensando bene alle sue parole. - Mmh... okay. - disse infine con quella sua solita dolcezza, e saltellò fino ad uno degli sgabelli del bar. Vi si arrampicò sopra con una certa fatica, tanto che Maurice fu costretto ad aiutarlo spingendolo fin sopra la seduta, quindi sollevò i braccini al cielo e gridò: - Frullato!
- Arriva subito. - annunciò il consigliere, facendosi accanto al frullatore. Recuperò la mela di prima, la sua colazione che doveva essere consumata dai vicini, e la appoggiò in un angolo sorridendo. Nessun problema, l'avrebbe semplicemente mangiata dopo. - Desideri il tuo solito frullato di mango e fragola, Maestà? - domandò ad alta voce al catta, ancora seduto sul suo trono.
La voce con cui questi rispose preoccupò un po' il consigliere: - Sì... sì, va benissimo. -, detto in modo vago, distratto. Neppure lo guardò: Julien muoveva le iridi attorno a sé, alla ricerca di... qualcosa. O qualcuno.
Era successo di nuovo.
Aveva avvertito uno sguardo puntato dritto su di sé, da un punto che non riusciva ad individuare. Si sentiva spiato con una tale perseveranza da farlo iniziare a star male. Avvicinò le zampe posteriori alla pancia, e le abbracciò, di nuovo spaventato. Mosse la testa fino ad incontrare le sue ginocchia, e rimase acciambellato così. Solo le iridi si muovevano, alla disperata ricerca di un indizio anche minimo che lo aiutasse a capire chi lo teneva sott'occhio o dove fosse nascosto.
Maurice ricomparve nel suo campo visivo dopo un paio di minuti. Gli porse il bicchiere ricolmo di frullato nel quale aveva inserito due cannucce colorate, lo sguardo colmo di una certa preoccupazione, e anche quando Julien afferrò la bevanda non smise di guardarlo in quel modo.
- Maestà, sicuro di star bene? - domandò stranito. L'altro non rispose, e dopo aver lanciato un'occhiata a Mortino, il quale beveva il frullato con una tale ingordigia da non accorgersi della scena, l'aye aye decise di tentare un approccio più paterno. Appoggiò di nuovo una mano sulla spalla del re, facendoglisi più vicino.
- Julien. - lo chiamò per nome, con voce calda e tranquilla. Ne attirò fin da subito l'attenzione in quel modo. Portò anche l'altra mano alla spalla di lui, e le passò sulle sue braccia, accarezzandole piano piano. Arrivò fino alle sue mani tremanti, e le appoggiò sereno su di esse, tentando di fermarne il moto ansioso con la sua sola presenza. - Julien, che cosa c'è che non va? Puoi dirmelo. Mi dici sempre tutto, dimmi anche questo, no?
- No, non c'è niente che non va... da-davvero... E' solo, uh... l'i-incubo. Mi tormenta ancora. -. Abbozzò ad un vago sorriso. - Tutto qua. Nulla di cui p-preoccuparsi. Ora mi-mi passa.
E ciò detto, infilò in bocca le cannucce e iniziò a bere con una tale velocità da finire il suo frullato in pochi secondi. Maurice storse la bocca, poco convinto.
Beh, poteva anche essere, in fondo. Però gli sembrava troppo strano.
- ... d'accordo. - decise infine di lasciare la presa. - Se hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi. - annunciò, e discese la scaletta per tornare dietro al bancone del mini-bar, a consumare la sua colazione.
Julien stette semplicemente lì sul trono, reggendo ancora la coppa vuota, a cercare quello che oramai sembrava soltanto un fantasma.

- Julien, ora basta: io chiamo i pinguini.
Maurice pronunciò queste parole con assoluta sicurezza, le mani appoggiate ai fianchi e lo sguardo talmente serio da far concorrenza ad un padre severo. Quando è troppo e troppo, e oramai aveva capito che il catta era diventato paranoico. E non l'avrebbe lasciato di stucco venire a sapere che la causa di quel comportamento era il capo dei quattro, Skipper. Quel suo atteggiamento da "ognuno è pronto a tradirmi attorno a me" aveva contagiato persino lui una volta. L'aveva anzi stupito il fatto che Julien non fosse stato ancora sopraffatto da questo pensiero.
Eppure ora era lì, nascosto dietro il suo trono, sotto una copertura di foglie alla buona, lontano dagli occhi di quello che diceva essere "il peggior paparazzo della storia dei re". Si era quasi convinto che stessero vegliando i suoi movimenti per poter trovare qualcosa di scandaloso per le riviste di gossip e rubargli la corona.
- Non c'è nulla di scandaloso nelle tue azioni! Santo cielo, fai le stesse cose tutti i giorni! Bevi frullati, dai ordini e balli! Cosa c'è di strano in queste cose? - esasperò il povero Maurice, che oramai non sapeva più dove sbattere la testa per aiutare il suo re. Ma in fondo, Julien non si faceva aiutare molto facilmente, visto il suo ostinato silenzio.
- Loro trovano di tutto! - mormorò finalmente il catta, con la voce appena più alta di un soffio di vento e coprendosi la bocca, lanciando occhiate sospettose attorno a sé. - Deformano la realtà, e tu ti ritrovi con una pessima reputazione con cose che non hai mai fatto!
- Non è che coprirsi di foglie aiuti molto la tua immagine, maestà. - ribatté l'aye aye, prendendogli le mani e abbassandogliele con un gesto secco. - Senti, ora io vado a chiamare i pinguini, perché non ne posso più di vederti in questo stato. Loro passeranno in rassegna tutto lo zoo, e se qualcuno ti sta veramente guardando raggiungerà l'uscita a calci nel sedere. Ti faranno anche da guardia, così starai tranquillo. Va bene?
- Oh, sì, sì! - piagnucolò Julien, sfoderando un sorriso da vittima. - Vai! Porta gli uccellotti grassocci!
- Vieni con me? O preferisci stare qui? - domandò il consigliere, guardando con un certo sospetto il volto dell'altro, che esprimeva un non so che di poco sincero.
- Sto qui! Sto qui. - rispose rapido il catta. - Vai, vai! Veloce!
- Ci potrei impiegare un po', prima devo spiegare loro la situazione. - lo avvertì. - ... e convincere Skipper ad aiutarti. Di nuovo. Mortino verrà con me, non riesce a stare qui. Ha detto che è troppo nervoso e che mi vuole aiutare.
- Va bene! Andate! - lo liquidò alla svelta Julien, e tornò a nascondersi sotto le foglie, come se quella conversazione non avesse mai avuto luogo.
Maurice scosse la testa con un sospiro. Era una situazione davvero strana quella che si era creata, e Skipper ne avrebbe dovuto fare le spese! Aveva ridotto una mente infantile e spensierata a quello stato pietoso. Aveva già in mente un bel discorsetto, come quelli che farebbe un padre all'uomo che ha maltrattato il figlio.
- Mortino, vieni, andiamo dai pinguini. - chiamò, prima di avviarsi verso l'habitat degli uccelli antartici. Il piccolo lemure lo seguì a ruota, ansioso come se fosse lui in paranoia.
Julien osservò i loro movimenti da dietro il banco di foglie che aveva creato, fino a quando non spostarono la ciotola del pesce ed entrarono nella base segreta dei quattro vicini. Quindi, con gesti molto lenti, si tolse il nascondiglio di dosso e si allontanò dal suo trono.
Non era in paranoia da paparazzi. Julien sapeva esattamente cosa stava succedendo: l'aveva scoperto. E non voleva coinvolgere Maurice o Mortino mentre andava ad incontrare la causa di quella sua agitazione, che per una volta aveva riconosciuto subito. Non aveva avuto bisogno di flashback del consigliere, né spiegazioni enigmatiche dal pinguino genio. Aveva fatto tutto con la sua testa; e si odiava per questo. Sarebbe andato all'appuntamento, se così si può definire, da solo.
Scese dal piedistallo centrale, atterrando agilmente sul rivestimento del canale sottostante. Puntò fin da subito verso un cespuglio alla sua destra, e vi si avvicinò con passo titubante, mentre la coda continuava a fremere agitata alle sue spalle.
- E-ehilà...? - chiamò piano. - Sono solo, tipo di cui non ricordo il nome...
Le foglie ebbero un fremito; quindi si allargarono, e da esse apparve la figura del lemure rosso, che per tutto quel tempo era rimasto pazientemente a fissarlo. Gli rivolse un largo sorriso, del tutto tranquillo. La schiena era tenuta dritta, le braccia lungo i fianchi, ma la coda tradiva un certo senso di eccitazione dal modo sinuoso in cui si muoveva.
- Mettitelo bene in testa, mediocre di un re. - iniziò subito, attaccando con la sua parlantina rapida ma chiara. - Il mio nome è Clemson. E sono colui che ti sfilerà il trono da sotto il muso.
- Beh... finora ci hai provato due volte e non ci sei riuscito. - controbatté Julien, nonostante il suo tono di voce fosse un po' tremante. L'altro emise uno sbuffo, inclinando la testa di lato.
- Se vogliamo dirla tutta, la seconda volta ci sono riuscito. Ma tu te la sei ripresa, grazie a quei quattro furbastri.
Il catta sorrise sotto i baffi. Quei quattro meravigliosi furbastri, prego.
- Come mai prima mi hai detto... anzi, mi hai segnalato... di incontrarti qui? Io e tu, tu ed io? - chiese Julien, gesticolando in base alle parole che pronunciava. - ... se hai qualche sorpresa, non mi interessa, eh!
- Non ti piacciono più? Aww, peccato... la mia aveva un buon sapore. -. Clemson gli si avvicinò, con passo leggero e in totale nonchalance. Gli girò dietro le spalle, e arrivato al suo fianco pose un braccio dietro il suo collo, in quello che poteva definirsi un abbraccio amichevole, se solo lui non fosse stato un nemico. - Beh... in fondo non è la fine del mondo. Ci sono altri modi. - continuò pacato, dandogli una leggera spinta con il braccio in modo da portarlo a camminare con lui verso il cespuglio.
Julien lo guardò titubante. Sentiva che stava per succedere qualcosa... e non aveva la benché minima idea di come comportarsi. - Altri modi per... cosa?
- Ma per darti il mio regalo, ovviamente. - affermò Clemson, la voce amichevole, ma lo sguardo che tradì una scintilla di malignità. - Come obbligarti.
Non lasciò al catta il tempo di aggiungere una qualsivoglia cosa: il braccio che aveva attorno alle spalle di lui lo spinse per terra e lì lo bloccò, mentre l'altra mano entrò nel cespuglio, e tirò fuori la provetta ricolma del denso liquido scuro recuperata la sera prima, già privata del tappo.
Mentre tentava di tenere fermo Julien, che si agitava cercando di liberarsi della sua presa, Clemson sentì la ciotola del pesce venir spostata un'altra volta, e capì di non aver più molto tempo. Maurice ci aveva impiegato meno del previsto, evidentemente.
- Da bravo, reuccio da strapazzo! Fai "aaah". - ordinò con fretta il lemure rosso, sporgendosi in avanti e forzando Julien ad aprire la bocca. Gliela tenne così mentre inclinava la provetta, e senza che il catta potesse fare niente si ritrovò con più della metà del liquido scuro in gola, in procinto di strozzarlo se non lo avesse sputato o mandato giù.
Clemson mise sottobraccio l'oggetto con il liquido restante, preservandolo con cura. Aveva l'impressione che gli sarebbe tornato utile. Con entrambe le zampe tenne chiusa la bocca di Julien, per evitargli di buttare fuori la sostanza, fino a quando il catta non si trovò costretto ad ingoiarlo.
Fu proprio in questo momento che Maurice, Mortino e i quattro pinguini fecero la loro comparsa, saltando quasi contemporaneamente sul muretto che delimitava l'habitat dei lemuri. Il più piccolo fu il primo ad accorgersi della scena e ad indicarla agli altri tremando, gridando la frase: - Clemson! E' malvaaagio! - che subito portò gli sguardi degli altri nello stesso punto.
Skipper si mosse all'istante, saltando giù e atterrando a pochi passi da lui. Gli altri lo seguirono a ruota.
- Ehi, soldo di cacio! - lo chiamò. - Lascialo immediatamente stare, e sparisci!
- Dovresti sceglierli con maggiore cura i soprannomi, papera che non sa volare. - affermò Clemson, voltando la testa in sua direzione con un sorriso di preoccupante vittoria sulle labbra. Ancora aveva le zampe sul muso di Julien, e continuava a obbligarlo a fargli ingoiare la sua saliva. - Ovviamente lo lascio stare... come vuoi tu. Ma sappiate, mi rivedrete molto presto. -. Lanciò uno sguardo che diceva tutto agli altri due lemuri. - Che lo vogliate oppure no.
Si alzò quindi, lasciando finalmente il volto del catta e prendendo con maggiore attenzione la provetta in mano, e iniziò ad allontanarsi. Saltò sul muretto, ma prima di andarsene si girò un'altra volta, e sollevato il contenitore del liquido scuro al cielo gridò: - Ah, e quasi dimenticavo: grazie mille, Kowalski!
Nessuno diede grande importanza alle sue parole, concentrandosi piuttosto sullo stato Julien. Solo Kowalski le capì; e rimase immobile, con il cuore in gola e pallido come un cadavere, a fissare il catta che sputava nel vano tentativo di buttare fuori qualsiasi cosa avesse mandato giù.

 

Ed eccoci alle note d'autore! Grazie per aver letto questo nuovo capitolo di Presa di Potere! ^^
Avrei voluto metterlo già qualche settimana fa, ma ho riscontrato un problema su EFP: avevo cambiato il mio nome utente, e le mie storie erano
improvvisamente sparite. destinyWeb e Syugi mi hanno aiutato, e le ringrazio dal profondo del cuore per quello che hanno fatto! <3
Ciò detto, subentrano le note della storia: ora le grane iniziano veramente.
Come ho detto già prima, Clemson me lo immagino vagamente sadico, e spero di essere riuscita ad integrare questa mia idea
con il suo carattere, ed essere rimasta quindi IC. Vi assicuro che non avete ancora visto niente da parte sua - io ho immagini terribili (?)
legate a Clemson. Ma non vi voglio anticipare niente~!
La prossima volta dovrei postare il nuovo capitolo presto (in fondo, è già pronto, devo solo correggerlo). Quindi, a breve con capitolo 4!
Fate i buoni~

   
 
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