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Autore: Ema Penniman    13/08/2013    2 recensioni
Tutto ciò che la Clare potrebbe o meno aver omesso scrivendo The Mortal Instrument
Dalla storia:
Si scostò leggermente da Jace e Izzy quando qualcuno gli mise un braccio intorno alle spalle “Hey, Nephilim, cosa ci fa un ragazzino come te con una compagnia come quella?” chiese Magnus indicando con la testa Clary che cercava Simon sotto i tavoli.
“Io… no. In verità non sono con loro. Cioè, si sono con loro ma non perché lo voglio ma perché Jace e Isabelle hanno…” iniziò a balbettare una serie di frasi sconnesse finchè Magnus non rise forte facendolo ammutolire.
“Sei davvero adorabile, piccolo Nephilim, lo sai?” domandò divertito.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: City of Forbidden Loves
Autrice: Ema Penniman
RatingArancione
Capitoli: 5/?
Avvertimenti: Spoiler di The Mortal Instrument
Genere: Introspettivo

Pairing: Malec. 
Disclaimer: Non possiedo nè i personaggi nè le ambientazione perchè entrambi appartengono a Cassandra Clare. Se sto copiando la storia di qualcuno sono veramente dispiaciuta ma di storie su shadowhunters non nè ho letta nemmeno una :/




Era lì già da un quarto d’ora.

Ma ogni volta che si avvicinava al portone per suonare il campanello non riusciva a trovare il coraggio per farlo e tornava indietro.

Certo, aveva le chiavi, ma non gli sarebbe sembrato giusto entrare così. Non dopo il modo in cui se ne era andato.

“Non è difficile, Alec. Puoi farcela” si disse cercando di infondersi un po’ di coraggio.

Si avvicinò nuovamente al campanello ma lo stregone lo batté sul tempo aprendogli il portone.

Alec rimase a fissarlo basito con il dito ancora a mezz’aria.

“Ti ho visto quando sei arrivato. Non volevo aprirti, ma mi facevi pena” disse Magnus con la sua solita aria strafottente.

Alec mosse le labbra per dire qualcosa ma l’altro lo interruppe “Tuo fratello sta parlando con qualcuno e penso ci sia bisogno di me. Come sempre”

Non appena Jace lo vide gli fece un leggero cenno col capo e continuò a parlare al telefono. Alec si accostò allo stregone “Allora, non ho molto tempo perché mia madre mi ha proibito di uscire di casa e Isabelle mi sta coprendo. Quindi, sono qui per due motivi. Mi dispiace per quello che è successo stamattina. Non volevo andarmene così io-” ma non poté continuare la frase perché in quell’esatto istante Jace aveva chiuso la telefonata e li stava osservando con un sopracciglio inarcato.

Immediatamente Alec si scostò da Magnus ed arrossì abbassando lo sguardo sul pavimento.

“Dobbiamo andare da Luke. Subito” disse Jace uscendo di casa seguito dallo stregone che gli lanciò uno sguardo divertito.

Certo, per lui era sempre tutto così divertente. Alec strinse i pugni lungo i fianchi e li seguì. Aveva bisogno di parlare a quella testa calda il prima possibile.

Jace era già parecchi metri più avanti che borbottava qualcosa, ovviamente su Clary. Magnus lo seguiva con le mani in tasca, guardando verso l’alto, con quella sua solita espressione annoiata. Alec si accostò a lui, preparandosi mentalmente il discorso da fargli.

“Ti piace?” lo interruppe lo stregone mostrandogli il mantello “l’ho comprato ieri. Mi sembrava perfetto. Si intona con il mio stile” disse rimirando l’abito decisamente orrendo. Il cacciatore rimase perplesso. Come poteva pensare ad una cosa del genere in un momento come quello?!

“Immagino che dovrei allungarlo… sono decisamente troppo alto” commentò schioccando le dita. Istantaneamente l’orrendo mantello, in un turbinio di scintille blu, si allungò fino a sfiorargli i piedi. Magnus sorrise compiaciuto del suo operato mentre il Nephilim lo guardava sempre più disgustato.

“Che c’è?” domando l’altro, accortosi dell’espressione del più piccolo. Alec scosse la testa continuando a camminare.

Nell’esatto istante in cui entrarono in casa di Luke, del quale per inciso non c’era nessuna traccia, Alec si sarebbe volentieri buttato per terra dalle risate. Gli si era presentata di fronte una scena davvero degna di una soap opera.

Clary, su un tavolo, in equilibrio precario, che teneva in mano, in maniera del tutto sbagliata, un coltello e cercava di tenere separati un vampiro piagnone e un licantropo mezzo svenuto. Davvero un bel lavoro, cacciatrice.

E come se non bastasse, Jace stava morendo di gelosia verso – ricordiamoci - quella che era sua sorella.

Guardare il fratellastro che si struggeva per Clary però non gli dava più nessun fastidio.

“Fuori dai piedi, Mondano” disse Magnus a Simon, che borbottante si spostò. Lo stregone si rivolse al licantropo con voce calma e serena. Era la prima volta che lo sentiva rivolgersi così a qualcuno. Istintivamente sorrise.

“Sono lo stregone che è qui per curarti. Non ti hanno detto che stavo arrivando?” chiese Magnus con un certo risentimento nella voce. Alec quasi rise. Egocentrico, pensò continuando ad osservarlo.

“So chi sei, ma sembri così… così… risplendente” disse il licantropo.

Drag Queen, pensò Alec mascherando una risata con un colpo di tosse.

“Che hai da fissare?” chiese Magnus annoiato, una volta che Simon, Jace e Clary si furono catapultati fuori a cercare Luke.

Alec sorrise e scosse la testa “Quando fai queste cose cambi”

Lo stregone aggrottò le sopracciglia “Quali cose?”

“Quando curi la gente. Anche quando hai curato Jace, quando era svenuto. E ora con Maia. Tu cambi” dichiarò il Nephilim osservando l’altro.

“Stai delirando. Non è che la stupidità di quei tre sta contagiando anche te?” Alec scoppiò a ridere “Dico sul serio. Guardati, sei perennemente indifferente a qualsiasi cosa, invece quando usi la magia curatrice sei… diverso”

“Si- disse Magnus annuendo e trasportando il licantropo nell’altra stanza –stai decisamente delirando” il sorriso dal viso di Alec però non scomparve finché Simon e Jace non spalancarono la porta, trascinando Luke, privo di sensi. Ovviamente, lo stregone si chinò su di lui senza batter ciglio e non si alzò finché non fu del tutto guarito.

“È ancora vivo?” chiese a quel punto Simon. Certo che lo è stupido di un succhiasangue, pensò Alec con un moto di stizza. Nessuno poteva mettere in discussione la bravura di Magnus.

“Si, ne sono sicuro- disse infatti lo stregone -sono il sommo stregone di Brooklyn, so quello che faccio” in quell’istante Jace si sporse, appoggiandosi alla spalla di Alec, sussurrandogli all’orecchio “Ma secondo te, si rende conto che è tipo la millesima volta che lo dice?” e sfortunatamente al più grande non sfuggì il guizzo di gelosia che passò negli occhi dello stregone.

“Il che mi rammenta- continuò Magnus –che non ho ben capito come mai mi chiamate ogni volta che uno di voi ha anche solo un’unghia incarnita da curare”

“Vuoi farci pagare? Ma Luke è un amico!” sbottò Clary in un moto di stizza.

Magnus schioccò le dita ed una sigaretta azzurra gli si materializzò tra le dita. Alec rimase a fissarlo con la bocca aperta. Non aveva mai fatto nessuna storia del genere. Quando Hodge l’aveva chiamato dicendogli che c’era un cacciatore ferito era corso immediatamente all’istituto senza nemmeno sapere che era lui stesso ad essere in pericolo.

Rimase a guardarlo finché quell’idiota di Jace non aprì bocca “Si dà il caso che tu sia l’unico stregone che conosciamo che sta con un nostro amico

Istintivamente, Alec sbiancò. Questo era qualcosa che non aveva programmato. “Non stiamo insieme” riuscì a dire solo dopo qualche balbettio confuso, in preda al panico più grande.

“Ah, no? Dunque sei amico di tutti a quel modo, eh?” disse lo stregone con il serio intento di andare avanti nella conversazione.

Il moro non sapeva davvero che pesci prendere. Guardava Magnus sempre più implorante, ma lui non si smuoveva minimamente dalla sua posizione.

Clary, cosa che Alec non avrebbe mai pensato, venne in suo aiuto mettendo un freno alla conversazione.

Fortunatamente nessuno prestò più attenzione al ragazzo che appena gli fu concessa l’occasione uscì di casa il più velocemente possibile senza dare nell’occhio.

Sospirò, nell’aria fredda della notte, e si lasciò cadere lungo la parete della casa.

Si odiava. E odiava anche Magnus.

Perché doveva fare per forza il cretino così? Non poteva aiutarlo? Sempre imparziale… gliel’aveva detto un centinaio di volte che non doveva saperlo nessuno di quello che succedeva tra loro, era un segreto. E ovviamente Magnus non aveva saputo mantenerlo.

E poi-

Ma i suoi pensieri minatori furono costretti ad interrompersi, perché la porta della casa si era aperta ed una figura con la felpa ed il cappuccio ne era appena uscita.

Involontariamente aveva pensato fosse Magnus, ma una nota di delusione lo colse non appena si rese conto che era il mondano.

“Brutta giornata?” chiese il ragazzo al cacciatore che rispose con uno sbuffo annoiato. Simon si sedette ugualmente vicino a lui. “Sai- iniziò il vampiro -a volte quando ho una di quelle giornate no, l'unica cosa che mi calma è mettere l'amplificatore a tutto volume e suonare per un paio d'ore” disse il ragazzo. Alec rimase in silenzio. Perché gli stava dicendo quelle cose? A stento gli aveva rivolto qualche parola e non era stata esattamente gentile. Gli umani sono strani, si ritrovò a pensare il Nephilim.

Simon continuò a parlare “Vedila dal lato positivo, questa situazione non può andare certo peggio di così”

“E questo dovrebbe farmi sentire meglio?” sbottò Alec fulminando l'altro con lo sguardo. Il vampiro si strinse nelle spalle “Non lo so, non sono bravo con le parole. So che Magnus è lì dentro e tutti gli altri sono andati a dormire, quindi se vuoi entrare senza che Jace se ne accorga credo che tu possa farlo” buttò lì con noncuranza.

Alec, non appena sentì il nome dello stregone, sussultò impercettibilmente, però poi sospirò stanco “Non credo che lo farò, è colpa sua se è successo tutto questo casino” perché gli stava dicendo queste cose? Non si conoscevano nemmeno. Era la prima volta che parlavano eppure non aveva nemmeno esitato nell'ammettere che c'era qualcosa tra lui e Magnus. E non gli era pesato minimamente.

“Da quant'è che state insieme?” domandò Simon curioso. Alec sbuffò. Perché sembrava che l'argomento della giornata fosse la sua relazione con Magnus? Non potevano parlare di problemi più gravi? Come ad esempio il fatto che Clary e Jace erano fratelli ma continuavano a provarci l'uno con l'altra.

“Da un po' ” ammise il cacciatore che ormai non poteva tirarsi indietro. Simon si voltò verso di lui “E ancora non l'hai detto a nessuno? Certo che è arrabbiato. Ma dai. Anche io lo sarei. Se una persona è innamorata di te è normale che vorrebbe che tutti lo sapessero” innamorata?! Ma stiamo scherzando?! Il cervello di Alec stava iniziando seriamente ad impazzire. Si girò verso il vampiro per dirgli che aveva toppato di brutto ma in quell'esatto istante la porta di casa si aprì, palesando la figura dello stregone.

Simon sorrise impercettibilmente “Beh, io vado. Non vorrei che spuntasse il sole” disse andandosene. Alec avrebbe voluto buttargli un vaso in testa. Erano ancora le 3. Non voleva rimanere solo con Magnus.

Il più grande si sedette accanto a lui in modo che non si toccassero. Alec si strinse istintivamente le gambe al petto.

Poco sopra di lui scintille azzurre iniziarono ad apparire. Dapprima qualche sprazzo di colore, poi però iniziarono ad aumentare. Sempre più veloci si mischiavano tra loro. Lingue di magia blu s'infrangevano a un paio di metri d'altezza nel cielo. Senza rumore, silenziosamente. Le scintille azzurre continuarono il loro gioco pirotecnico, mentre Magnus in silenzio agitava elegantemente la mano.

Alec, roteando gli occhi, con la sua bloccò la mano dello stregone “Potrebbe vederci qualcuno” mormorò, terminando quel contatto immediatamente.

“Ti va di parlare?” chiese Magnus sottovoce, come se potesse sentirli qualcuno. Il Nephilim rimase in silenzio e lo stregone prese la mano del cacciatore, ormai abbandonata sul fianco, sfiorandone lentamente i polpastrelli.

“Cosa pensi?”

Alec trattenne il respiro. Il formicolio familiare che sentiva alla mano ogni volta che Magnus lo sfiorava, semplicemente, in quel momento gli stava dando sui nervi. Era mai possibile che non potesse essere arrabbiato con lui? Non ci riusciva.

Lo stregone, non ricevendo risposta, sorrise tristemente “Potrei sapere esattamente cosa ti passa per la mente. Potrei schioccare le dita e ti metteresti a raccontare i tuoi segreti più intimi. Ma non l'ho mai fatto, perché credo che tu sia la persona più facile da leggere, almeno per me. Sei arrabbiato a morte con me, ma in fondo sai anche che ho ragione. Ma al contempo vorresti piantarmi un coltello nel fianco per quello che ho fatto. Dimmi se vado errato” disse sorridendo.

Alec annuì stanco, stringendo a sua volta la mano di Magnus nella sua. Per qualche secondo rimase a fissarle. Quella scura e liscia di Magnus con lo smalto viola glitterato e la sua: chiara, piena di cicatrici e con le unghie mangiate.

Lo stregone lo osservò a lungo per poi sorridere. E Alec adorava quel tipo di sorriso, perché non era coinvolta la bocca, ma solo gli occhi. Quegli strani occhi da gatto che lo facevano letteralmente impazzire.

Senza pensarci, si avvicinò allo stregone e appoggiò le labbra su di lui. Era la cosa più normale del mondo. Le labbra di Magnus si adattavano alle sue perfettamente, nemmeno le avessero disegnate su misura.

“Da quanto sei innamorato di Jace?” chiese poi lo stregone a bruciapelo.

Alec raggelò sul posto. Quello proprio non se lo aspettava “Ma di che diamine stai parlando?”

“Non prendere in giro la mia intelligenza, Alexander. Non sono certo nato ieri. L'avrebbe capito anche un cieco” commentò Magnus con una certa freddezza nella voce, continuando a stringere la mano del cacciatore. I suoi occhi dal giallo erano passati al verde scuro. Era la prima volta che il cacciatore li vedeva di quel colore. Non era mai arrabbiato, mai. O almeno non lo era mai stato con lui, fino a quel momento. Alec avrebbe voluto buttargli le braccia al collo chiedendogli scusa, dicendogli che non era ancora pronto a portare alla luce la loro relazione perché i suoi genitori non l'avrebbero mai accettato, nemmeno in un milione di anni. Ma non lo fece.

Boccheggiò alla ricerca di parole finendo per rimanere in silenzio a fissare il Nascosto. Lui voleva dirglielo. Voleva dare voce a tutto quello su cui si era soffermato a pensare in quei giorni. Ai suoi sentimenti per Jace che si andavano lentamente affievolendo. A quelli per Magnus che si stavano sviluppando invece sempre più velocemente. Ma tutta quella serie di parole rimase intrappolata nella via tra il cervello e la bocca. Riuscì a mugolare uno stentano “non è come pensi” e a quel punto le stregone lasciò la presa sulla sua mano.

Il Nascosto sospirò e si rilassò contro la parete della casa “Hai ragione quando dici che questa cosa che abbiamo noi è solo qualcosa. Non sarà mai niente più di qualcosa” lo stregone si voltò verso di lui fissandolo negli occhi “tempo fa conoscevo un ragazzo. Assomigli a lui in un modo incredibile. Però al contempo sei il suo opposto” osservò assorto Magnus, continuando a guardare Alec dritto negli occhi. Si strinse nelle spalle, alzandosi da terra “vai a dormire. Domani sarà una giornata pesante” disse, per poi ritornare in casa senza aggiungere altro.

Alec rimase solo, seduto contro la parete, con lo sguardo puntato ancora dove prima c'era la figura di Magnus.

Voleva piangere. Avrebbe voluto urlargli contro, prenderlo a pugni, ma non era riuscito nemmeno a parlargli.

Incassò il viso tra le ginocchia, attendendo le lacrime che non arrivarono.

Rimase in quella posizione finché non si accorse del sole che aveva iniziato ad illuminarlo.

Si alzò, sgranchendosi le gambe.

Qual è la cosa migliore da fare quando ci si deve far perdonare da Magnus? Portargli del caffè, ma probabilmente l'avrà già preso, pensò Alec, così si diresse verso la pasticceria più vicina per prendere dei dolcetti.

Entrato nel locale, non appena vide il bancone con le ciambelle, istintivamente un sorriso gli si aprì in volto. Erano divise per colore.

Alcune erano piene di praline che le rendevano davvero adorabili. A Magnus sarebbero piaciute senz'altro.

Prese un po' di tutto lasciando un fila di sei ciambelle totalmente vuota. Poi né prese una di ogni colore, fino a formare l'arcobaleno. Lo stregone non ci avrebbe pensato due volte a perdonarlo. Ne era più che sicuro.

L'unico problema a quel piano praticamente perfetto era la totale dimenticanza da parte di Alec della sua insicurezza. Infatti, non appena uscito dalla pasticceria e una volta, attraversata la strada, davanti alla casa di Luke tutta la sua sicurezza svanì in uno schiocco di dita.

Fortuna o sfortuna volle che Jace lo trovò a girovagare come un vagabondo davanti alla casa e, con non poche moine, lo trascinò dentro.

~*~~*~

Magnus si svegliò con un umore particolarmente brutto. Non che per lui fosse esattamente una novità, ma quella mattina era più nera del solito. In parte per il lavoro che, già lo sapeva, avrebbe dovuto fare quel giorno, in parte, e forse non voleva ammettere che non era solo in parte, per la litigata che la sera prima aveva avuto con Alec.

Quel piccolo Nephilim avrebbe finito per farlo impazzire totalmente. Né era sicuro.

Si alzò lentamente. Distendendo una per volta tutte le articolazioni. Aveva dormito malissimo. I Nephilim erano tutti così bassi o erano questi qui che non superavano una certa altezza?

Aveva dovuto dormire sul divano perché Luke non aveva altri letti e non era stata esattamente nella lista dei posti più comodi dove riposare. Lui era alto, per la miseria, oltre ad essere il Sommo Stregone di Brooklyn. Aveva bisogno di un letto dove come minimo non fosse dovuto rimanere piegato per tutta la notte.

Aveva necessariamente bisogno di una doccia. Peccato che era occupata, però. E, per sua grande sfortuna, c'era Clary dentro.

Pensandoci bene sarebbe anche potuto entrare, immobilizzarla per un po' e farsi la doccia come niente fosse, ma forse non tutti avrebbero reagito positivamente ad un'azione del genere. No, decisamente non poteva farlo.

Decise di aspettare il suo turno, seduto sul divanetto, sbuffando sonoramente.

Era ancora seccato per quello che era successo con Alec, però gli era mancato durante quella notte. Si era sentito anche un po' in colpa, a dire la verità.

Forse aveva esagerato la sera prima. Non si sarebbe dovuto schierare contro il suo Nephilim, però era stato più forte di lui. Aver visto Jace e Alec così vicini e con la loro dannatissima affinità da parabatai l'aveva fatto sragionare. Non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma era geloso di Jace.

Mentre si scervellava nel cercare di capire come fare a parlare con Alec il prima possibile la porta del bagno finalmente si aprì. Ma era mai possibile che le donne fossero così lente in bagno? Nemmeno lui ci impiegava così tanto e lui ci impiegava davvero tanto per gli standard. Prima o poi avrebbe fatto un incantesimo per capire cosa facessero.

Non si curò più di nulla in particolare finché, con sua grande sorpresa, in casa entrò Jace, seguito dal protagonista dei suoi pensieri contorti.

Non aveva dormito. Ci avrebbe scommesso. I capelli erano un totale disastro e gli occhi del cacciatore rimanevano puntati sul pavimento senza mai abbandonarlo.

Magnus staccò gli occhi dal moro soltanto per rimproverare il fratellastro. Ma poi ritornarono immediatamente su Alec, che stava cercando una scusa per far credere che era tornato a casa a dormire. Ma chi voleva prendere in giro?! Aveva gli stessi vestiti del giorno prima.

“Che cosa c'è nella scatola?” chiese poi Clary, osservando quello che il nascosto non aveva nemmeno notato, troppo impegnato a cogliere i ogni suo movimento.

Per una frazione di secondo il Nephilim incrociò lo sguardo con lo stregone e Magnus vide un guizzò di celeste che durò un secondo, per poi sparire nuovamente.

Non appena il cacciatore aprì la scatola però i suoi occhi si incatenarono con quelli del più grande. Era come se lo stesse invitando a dimenticare tutto quello che era successo la notte precedente. Magnus gli sorrise impercettibilmente guardando le ciambelline che aveva portato, su cui tutti si stavano catapultando, ed il suo sorriso si aprì maggiormente. Erano per lui. Le aveva scelte esattamente come avrebbe fatto lui. Tutte colorate e sistemate secondo la scala cromatica.

Gli occhi dello stregone si alzarono su quelli di Alec, che lo stava ancora guardando, e piegò la testa di lato con un sorriso sul volto. Stava davvero cercando di farsi perdonare? Non sarebbe riuscito a rimanere arrabbiato con lui nemmeno per un microsecondo.

Alec ricambiò il sorriso e anche lui prese una ciambella. In fondo cosa c'era di male nel perdonare il piccolo Nephilim? Si domandò Magnus, una volta addentato il primo morso.

Il cacciatore comunque non si avvicinò nemmeno per idea allo stregone, rimanendo relegato per tutto il tempo nell'angolo più lontano da lui, finché non si propose volontario per farsi marchiare dalla nuova runa di Clary. Cosa che non piacque nemmeno un po' a Magnus.

Sfortunatamente, pochi secondi dopo il campanello di casa di Luke trillò avvisando l'arrivo dei coniugi Lightwood, accompagnati dall'inquisitrice.

Non appena Alec li vide, si parò davanti a loro, iniziando un discorso parecchio confuso “Madre. Padre. C'è una cosa che devo dirvi. Mi vedo con qualcuno” ed in quel momento anche Magnus sbiancò e fortunatamente se ne accorse. L'Antipaura si stava consumando lentamente sul braccio del Nephilim.

Non ci pensò un secondo di più e schioccò le dita, facendo cadere il cacciatore per terra svenuto. Dopo pochissimi istanti, questo si svegliò, guardando Isabelle che lo scrutava con un cipiglio leggermente adirato.

“Ti ricordi che ci chiedevamo se quella roba creata da Clary funzionasse o meno?” domandò Jace con la sua solita espressione strafottente “beh, ecco. Funziona eccome!”

“Cosa ho detto?” domandò il ragazzo sul pavimento con un'espressione davvero terrorizzata.

“Hai detto che ti vedevi con qualcuno, ma non hai spiegato perché fosse tanto importante” disse il padre.

“Non lo è- si affrettò a dire Alec con voce particolarmente stridula -voglio dire, non mi vedo con nessuno. E non è importante. E non lo sarebbe neanche se mi vedessi con qualcuno, il che non è” Magnus avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani. Altro che non riuscire a rimanere arrabbiato con lui.

Un conto era tenere la loro pseudo relazione segreta, un conto era negare totalmente l'esistenza di Magnus nella sua vita. Alec si era rintronato una volta per tutte.

Dopo pochi minuti, uscì finalmente di casa, ritrovandosi davanti quella psicopatica della sorella di Alec che gli puntò un dito contro “E' colpa tua”

Magnus sbuffò “Ma è possibile che tutti i cacciatori di New York siano impazziti contemporaneamente?”

“E' da quando state insieme che mio fratello è impazzito del tutto. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere prima”

Lo stregone rimase in silenzio sbattendo le palpebre un paio di volte “Tu... chi te l'ha detto?”

Isabelle roteò gli occhi al cielo “Non ci vuole certo un'arca di scienza per capirlo. Qualsiasi cosa succeda nella vita di Alec è di dominio pubblico perché, e credo che non ti sia sfuggito, non è capace di nascondere quello che pensa” sbottò seccata.

“E lui sa che tu lo sai?” Isabelle lo guardò come se fosse scemo “Certo che lo sa. È mio fratello”disse come se questo sistemasse ovviamente le cose.

Magnus scosse la testa, rassegnato “Bene, in qualunque cosa pensi che io e tuo fratello siamo coinvolti è finita, perché quell'idiota, ogni volta che Jace è nei paraggi, non capisce più nulla”

Isabelle aggrottò le sopracciglia “Non ti seguo”

“Prima- continuò Magnus -era sotto l'effetto di una runa che elimina la paura. Quando questa si è dissolta si è rimangiato tutto quello che ha detto”

La ragazza scosse violentemente la testa “Non è per Jace. I nostri genitori non l'accetterebbero mai, devi credermi. È difficile per noi-” non fece nemmeno in tempo a finire la frase che lo stregone era sparito in una nube di fumo azzurro.

In quel momento uscirono tutti gli altri, con l'inquisitrice davanti ed Alec dietro che trascinava i piedi sul terreno. Si accostò a lui e gli tirò uno scappellotto sulla nuca.

“Hey, ma che ho fatto?” domandò il fratello risentito. Izzy lo guardò assottigliando gli occhi “Sei un idiota”





Spazietto di Ema

Well... si, sono in ritardo, mi dispiace immensamente, ma non riuscirò mai ad essere puntuale... pensavo che, visto che non ho nulla da fare, essendo in estate, sarei riuscita a gestirmi meglio il tempo, ma evidentemente sono una pippa nello scrivere e ci sto impiegando più tempo di quello che avevo previsto :D
Coooomunque, questo è il quinto capitolo, mi sto riferendo esattamente al corso degli eventi che ci sono in the mortal instruments dalla parte di quei due deficienti e mi sto divertendo un casino a scrivere :DD ringrazio la mia parabatai Occhidacerbiatta, che mi corregge le bozze perchè io non sono capace di usare le virgole.
Bene, sono stata anche troppo prolissa, quindi mi dileguo.

ἔρχομαι :D

Ema :D



 

   
 
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